Paul Bley
(1932 - 2016)


album in pagina:

- Ramblin'
-
Paul Bley And Scorpio


collabora in:

- Jaco
(Jaco Pastorius)


- Ramblin'
(1966) Affinity fa 15- vinile

1. Both
9.30 - 2. Albert's Love Theme 9.22 - 3. Ida Lupino 3.36 - 4. Ramblin' 5.41 - 5. Touching 7.26 - 6. Mazatalon 7.30

Musicians:
Paul Bley, Mark Levinson, Barry Altschul


Produced by Jean Georgakarakos and Jean Luc Young
Recorded at Studio RCA Rome on July 1, 1966

Paul Bley è straordinario. Classe 1932 e ancora non si è stancato di mettersi in gioco (tra gli ultimi "esercizi ludici" il bel trio con un altro "vecchio", Barre Phillips e il "giovincello" Evan Parker). Canadese ebreo tra cattolici, pianista in un mondo in cui dominano le ance, bianco tra neri, dolce tra la violenza del jazz "new thing", apolitico eppure associato a momenti "estremisti". Se, certo, c'è enfasi in quelle parole (qualche considerazione può anche essere data), tuttavia non si può negare che esse colgono un tratto immanente della personalità di Bley, il quale è sempre stato dentro il suo tempo, dentro la storia, raccontando però le sue storie, chiosando con la sua musica un mondo che solo in parte sentiva proprio.
Ramblin', dal punto di vista tecnico, fotografa un interprete sensibilissimo, (tra Bill Evans e Jarrett, tanto per suggerire), attento alla singola nota, icastico e con l'esigenza di viaggiare negli stili: la sola ossessione è cambiare musica, - ama ripetere. E in questo disco cambia; perchè c'è distanza tra le riflessioni di Annette Peacock (ora con aperture sinfoniche e poi nervose - Both - ora quasi sussurri, - Touching), la carica ritmica di Ornette Coleman (Ramblin'), il senso melodico di Carla Bey (Ida Lupino) o il di lei profondo lirismo (Albert's Love Theme) e le scritture personali (Mazatalon). Ma rimane fisso quel tarlo poetico che lo contraddistingue, "quellinterpretazione" dell'improvvisazione che gli è propria: "il fatto che tu sia libero non significa che tu non possa disciplinare la libertà ed utilizzare forme e contenuto".
"Strumenti" forgiati nel corso degli anni e ben utilizzati, sopratutto nella "confortevole" dimensione del trio. Lo dimostra già questo disco che lo vede insieme a dei giovanissimi Barry Altschul (batteria) e Mark Levinson (contrabasso); il primo, sopratutto, di strabiliante versatilità.
Dionisio Capuano da Blow Up n° 56 gennaio 2003

- Paul Bley And Scorpio
(1973) Millestone msp 9046 - vinile

1. El Cordobes
(A. Peacock) 4.33 - 2. Capricorn (P. Bley) 5.31 - 3. King Korn (C. Bley) 4.55 - 4. Dreams (A. Peacock) 6.17 - 5. Syndrome (C. Bley) 7.55 - 6. Gesture Without Plot (A. Peacock) 9.45 - 7. Ictus (C. Bley) 4.05

Musicians:
Paul Bley, Dave Holland, Barry Altschul


Produced by Orrin Keepnews
Recorded at Advantage Studios, N.Y.C. on november 24, 1972
Engineering by Jim Vickers
Cover photo by Ellen Bailey

Questo interessantissimo album del pianista canadese Paul Bley appartiene al breve perioso nel quale, attorno ai primi anni settanta, si dedicò alla sperimentazione elettronica affiancando al pianoforte acustico diversi tipi di pianoforte elettrico e sintetizzatori, affascinato dal lavoro che in quegli anni stava portando avanti Miles Davis.
Il titolo dell'album in questione è anche il nome del trio che vi suona e che Paul Bley formò per l'occasione, comprendente una sezione ritmoca formidabile e in quegli anni molto ricercata, comprendente l'inglese Dave Holland al contrabasso, da poco uscito dalla formazione di Miles Davis, e Barry Atschul alla batteria, maestri nel fondere il suono dei loro strumenti rigorosamente acustici con quelli elettronici delle tastiere di Bley.
Gesture Without Plot, Dreams, El Cordobes portano tutti e tre la firma di Annette Peacock, colei che fece prendere a Bley la "cotta" per l'electric sound, cui si deve il versante lirico e meditativo del repertorio, mentre a Carla Bley, altra primadonna del jazz, appartengono i capitoli più scattanti e grintosi, King Korn, Syndrome e Ictus.