Tim Buckley
(1947 -
1975)
album
in pagina
- Goodbye
And Hello
Tim
Buckley è un grande cantante-autore degli anni sessanta,
prematuramente scomparso lasciando dietro di sè una coda
di dischi persi e ritrovati nei meandri del tempo.
Troppo avanti per il momento che lo ha visto in vita,
Buckley è ritornato prepotentemente alla ribalta negli
anni novanta, grazie ad alcune ristampe dei suoi
classici,, ad alcuni concerti inediti pubblicati per la
prima volta ed alla tragica fatalità che lo ha legato al
figlio Jeff, scomparso anche lui all'età di trent'anni.
Tim è morto a 28 anni, Jeff a 30, Tim aveva dato molto,
anzi moltissimo. Jeff stava iniziando a dare: entrambi
lasciano un rimpianto ed una lunga scia di dolore. Ma,
rimpianti a parte, Tim rimane una figura epocale, sia per
le connessioni con il maestro Fred Neil, da cui ha
imparato molto, quindi per la serie di dischi, alcuni
veramente splendidi che, ascoltati oggi, sono
perfettamente al passo coi tempi.
Fred Neil, di cui recentemente la Collector's Choice
Music ha riedito un doppio CD con tutte le incisioni
effettuate per la Capitol (imperdibile...) era l'idolo di
Tim, fin dai tempi del folk boom nel Greenwich Village
newyorkese.
Il successo commerciale ed artistico di Bob Dylan aveva
inevitabilmente ispirato altri artisti: i suoi
contemporanei più immediati erano Phil Ochs, Tom Paxton,
Paul Simon, Eric Andersen, Patrick Sky, Judy Collins e
Peter Paul & Mary.
Nella seconda parte degli anni sessanta stava emergendo
una nuova generazione di cantautori: Leonard Cohen, Tim
Hardin, Paul Siebel ed il giovane Tim Buckley.
Timothy Charles Buckley, classe 1947, fin da giovane,
comincia a suonare coi compagni di scuola, gente che poi
lo avrebbe seguito quasi sempre nella sua vita artistica:
Jim Fielder e Larry Beckett. I tre formarono il nucleo di
un picccolo gruppo a cui ben presto si aggiungono Lee
Underwood e Carter CC Collins: Buckley voce e chitarra,
Underwood chitarra, Fielder basso, Collins percussioni,
Beckett non suona, ma si limita a scrivere i brani
assieme a Tim. Van Dyke Parks è stato un membro
occasionale del gruppo e Tim si è spesso esibito da
solo.
In quel periodo, siamo nel '66, l'Elektra stava cambiando
volto all'etichetta introducendo il rock nel suo catalogo
folk, avendo già iniziato coi dischi di Lowe e della
Butterfield Blues Band.
Jack Holzman, boss dell'Elektra nei sixties, uno con il
naso fino e l'udito straordinario, percepisce subito le
potenzialità del giovane cantautore e lo mette sotto
contratto immediatamente. Ma Tim deve ringraziare Herb
Cohen che propone il suo demo a Holzman. Assieme a Tim,
l'etichetta californiana mette sotto contratto anche
Jackson Browne e Steve Noonam. I tre sono conosciuti come
"The Orange Country Three", ma, mentre Browne
non riesce a pubblicare il suo disco d'esordio (i suoi
demos sono giudicati insoddisfacenti), Noonam pubblica
senza successo il suo album (che contiene diversi brani
di Jackson). Quello che sfonda è proprio Buckley. Tim
incide il suo disco d'esordio nel 1966, a 19 anni.
Marco
Denti
da
Buscadero n° 211
marzo 2000
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- Goodbye And Hello
(1967) Elektra 42070 - vinile
1. No Man Can Find The Wat 2.58 - 2. Carnival Song 3.10 - 3. Pleasant Street 5.15 - 4. Hallucinations 4.55 - 5. I Never Ashed To Be Your
Mountain 6.02
- 6. Once
I Was 3.22
- 7.
Phantasmagoria In Tow 3.29 - 8. Knight-Errant 2.00 - 9. Goodbye And Hello 8.38 - 10. Morning Glory
L'album e
più complesso e ambizioso. Gli arrangiamenti più
costruiti e complicati. Sopratutto nel brano che intitola
la roccolta, una lunga piece psichedelica-folk,
l'orchestrazione assume una parte preponderante, pur
lasciando ampio spazio alla voce.
La produzione di Jerry Yester è intrigante quanto
imperfetta e, talvolta, ridondante: ma il disco ha un
fascino tale che colpisce ancora a distanza di oltre
treanta anni.
Un lavoro ambizioso con arrangiamenti talvolta brillanti,
che raggiungono l'apice poetico in alcuni brani. Brani
sublimi come Morning Glory,
Once I Was, la stessa Goodbye
And Hello e l'intrigante I
Never Asked To Be Your Mountain. Senza
dimenticare Carnival Song
e Pleasant Street.
La sezione strumentale è ampliata e, oltre ai partner
fissi Lee Underwood, Carter Collins e Jim Fielder (senza
dimenticare l'amico liricista Beckett) troviamo Eddie
Hoh, Dave Guard, Don Randi, Jerry Yester, Jimmy Bond,
Brian Hartzler e John Forsha.
Marco
Denti da
Buscadero n° 211 marzo 2000
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