Canned
Heat
- Living
The Blues
- Live
At Topanga Corral
Tra i primi gruppi
americani a cimentarsi con il revival del blues, i Canned Heat suonano
una musica ipnotica e ossessiva, a tratti anche psichedelica, basata
su giri di boogie ripetuti all'ossessione e derivati dallo stile di
John Lee Hoocker.
Il gruppo si forma alla metà degli anni '60 a Los Angeles per
interessamento di due collezionisti di blues, il cantante e
armonicista Bob Hite e il chitarrista Alan "Blind Owl"
Wilson. Bisogna però aspettare il 1967 prima che i Canned Heat (il
nome deriva da un hit di Tommy Johnson del 1928) trovino un assetto
stabile. Larry Taylor è un bassista di grandi doti, proveniente dai
gruppi di Jerry Lee Lewis e Chucj Berry, Henry "Sunflower"
Vestine è un chitarrista che aveva avuto qualche esperienza nelle
Mothers Of Invention di Frank Zappa e Adolfo Fito de la Parra è il
batterista che rimpiazza Frank Cook subito dopo l'esordio.
Canned Heat
si conquista i gusti della platea hippie con un sanguigno rock blues
spinto verso il prediletto tempo del boogie, ma è On
The Road Again il cavallo di
battaglia del gruppo. Estratto da un vecchio brano di James Oden, si
rivela un country blues dall'arrangiamento ipnotico e dalla magia
particolare, dovuta alla caratteristica voce di Wilson, tenue e
modulata da improvvisi acuti. Dal vivo la band esaspera il proprio
blues con i crudi assoli di Vestine saturi di riverbero e con la
presenza scenica del corpulento Bob Hite, a cui John Mayall dedica la
canzone The Bear.
Abili nell'adattare il blues alle esigenze melodiche del pop, i Canned
Heat riescono a sfornare singoli (Going
Up The Country, Time
Was. Let's
Work Together) di grande
successo. Prima del festival di Woodstock Henry Vestine abbandona
sostituito da Harvey Mandel. Il successo si estende all'Europa, ma la
formazione è tutt'altro che stabile. Nel 1970 riescono a incidere un
album con il loro maestro John Lee Hooker (senza Taylor e Mandel), poi
il 3 settembre dello stesso anno, al culmine di una lunga crisi
depressiva, Wilson si suicida con una overdose. La sua morte
compromette irrimediabilmente il futuro della band.
I nuovi album, a cominciare da New
Age, non sono più al
livello della fama. La band non è più la stessa, l'attività è
discontinua e i concerti sono all'insegna della precarietà. ob Hite
muore, probabilmente di overdose, nel 1980. Negli anni '90 però i
Canned Heat ritornano in sesto con de la Parra, Larry Taylor, Junior
Watson alla chitarra e James Thornbury come chitarra, voce e flauto.
Mauro Zambellini
da
Rock Blues
ed. Giunti
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- Living The Blues
(1969) Akarma AK 051 - vinile
1. Pony Blues 3.47 - 2. My Mistake 3.21 - 3. Sandy's Blues 6.45 - 4. Going Up The Country 2.51 - 5. Walking By Myself 2.28 - 6. Boogie Music 3.18 - 7. One Kind Favor 4.44 - 8. Parthenogenesis 19.54 - 9. Refried Boogie 40.04
Produced by Canned Head and Skip Taylor
Tracks 1 to 8 recorded at I.D. Sound Recorder, Hollywood,
California and track 9 recorded live at the Kaleidoscope,
Hollywood, California
Engineering by Richard Moore
Cover photo by Peter Bermuth
Graphic and inner photo by Jima Abbott
Ci sono dischi esagerati e pieni di difetti che però
spiegano un'epoca meglio di altri più virtuosi e
composti. Living The Blues
è fra questi. I Canned Head lo incisero nel 1968, in
forma di doppio e pasticciato 'LP in cui riversarono
tutta la propria passione e cultura e smania di "nuovo",
nonchè le buone entrature (John
Mayall,
Dr. John e John Fahey fra gli ospiti). Finirono sopra le
righe ma era nei patti: in quei giorni di delirio, in
quella "California absolutely free" si
accettava di tutto, anche un traballante pezzo di 41
minuti che sembrava non avere altro fine se non quello di
stracciare il fresco record degli Iron Butterfly di In
A Gadda Da Vida.
Non fossero stati "giorni strani", d'altronte,
i Canned Head non sarebbero emersi. La loro specialità
era il rock blues ma non quello alla Paul Butterfield o
Bluesbreakers, chiaro e forte, e neanche la tempesta
elettrica dei Cream; era un selvatico boogie blues che
veniva da anni lontani, modellato dal chitarrista Alan
Wilson, studioso e collezionista del genere, e
trasformato dal cantante Bob Hite, un orso che squittiva
come un topo.
Ogni tanto quel blues restava crudo e spigoloso, ogni
tanto era bagnato da una pioggerellina pop (come On
The Road Again, una canzone del 1927
portata nelle classifiche del '68); altre volte invece
"l'Orso e i suoi amici" lasciavano la tana e si
spingevano nel bosco dei rumori.
La bellezza di Living The Blues
sta proprio in questo accostamento: brani tradizionali o
"alla maniera di" come Pony
Blues, Going Up The
Country, Sandy's
Blues (copia spudorata
di It Hurts Me Too) a
fianco di un caleidoscopio come Parthenogenesis,
con i suoi squarci rumoristici, le sue allucinazioni,
l'idea ingenua affascinante di un "raga blues"
fra Gange e Missisipi. Poi c'era il pezzo da Guinness che
dicevamo prima, con un titolo onesto: Refried
Boogie voleva dire che si cucinava come
un avanzo l'idea ritmica di On The Road
Again, lasciando spazio ai vari membri
per zoppicanti virtuosismi.
Riccardo
Bertoncelli da Musiche di Repubblica n° 291 5 luglio
2001
- Live At Topanga Corral
(1968) Akarma AK 003 - vinile
1. Bullfrog Blues (Canned Head) 7.22 - 2. Sweet Sixteen (B.B. King/Bihiri) 10.57 - 3. I'd Rather Be The Devil (V. Wolf) 5.20 - 4. Dust My Broom (James/Sehorn) 5.46 - 5. Wish You Would (B.B. Arnold) 8.11 - 6. When Things Go Wrong (James/Sehorn) 9.18
Produced by Canned Head
Recorded live at The Topanga Corral, Topanga Canyon,
California 1966 - 1967
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