Cressida




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- Cressida
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Asylum




Onesta, sebbene non trascendentale, formazione britannica del Canterbury sound o gemma nascosta e sottovalutata proveniente dall'epoca d'oro del rock progressivo? Questo il legittimo dubbio che circonda i Cressida, formazione che ha dato alle stampe due album per l'etichetta vertigo nel biennio 1970-72 per poi scomparire nel nulla.

La verità è che, nel caso dei Cressida, è forse opportuna una mediazione tra le tendenze di una certa critica ad esaltare tutto quanto proviene dall'impero sonoro degli anni '70 ed una inclinazione opposta (derivante un'onda polemica "di ritorno" nei confronti dell'apologia, spesso francamente esagerata, che è stata fatta del rock progressivo) che pretende di distruggere e di demistificare senza distinzioni di sorta un periodo storico e musicale irripetibile. La questione si può forse risolvere se ci proponiamo di fornire un giudizio non assoluto ed autonomo da ogni altra considerazione ma, al contrario, contestualizzato e logicamente calato nella realtà artistica della prima decade degli anni '70. Appare evidente allora come i Cressida non possano legittimamente competere con il genio assoluto di molti dei loro contemporanei. Ma, altrettanto onestamente, va ammesso che la band era dotata di un potenziale, forse in parte rimasto inespresso, che avrebbe potuto regalare loro ben maggiore fortuna se solo il gruppo avesse avuto la fortuna di vivere in un'altra epoca.

Tuttavia, la contemporanea presenza sulla scena di formazioni oggettivamente più originali e brillanti (Carava, Beggar's Opera e Audience, tanto per fare qualche nome) ha sicuramente offuscato il pur non disprezzabile talento dei Cressida. Forse, al giorno d'oggi, a prescindere dallo stile musicale forse oramai non più estremamente attuale, in un panorama per molti versi asfittico e desolante della musica rock, una band come i Cressida avrebbe migliori possibilità di giocarsi le proprie carte.

Come accennato, la formazione ha avuto occasione di pubblicare due lavori con la più celebre etichetta di rock progressivo britannico, la Vertigo, entrambi ricompresi nell'epoca della leggendaria swirl label: l'omonimo
Cressida del 1970 ed il più innovativo Asylum l'anno successivo, nel 1971.

Nessun singolo, nè nella madrepatria nè tantomeno all'estero, è stato mai pubblicato per questo gruppo e ciò può forse avere influito negativamente sulla popolarità della formazione, alla quale avrebbe certo giovato perlomeno un tentativo di scalata delle charts, magari con uno dei brani più melodici e meno impegnativi tratti dall'album d'esordio.

In questo primo disco, registrato "dal vivo" (ovvero senza successive sovraincisioni) ai Wessex Studios, la formazione è composta da Angus Cullen alla voce, John Heyworth alla chitarra, Peter Jennings alle tastiere, Kevin McKarty al basso e Ian Clark alla batteria.

Purtroppo in
Cressida lo stile non appare ancora del tutto ben definito, nè si può dire che, scorrendo i solchi dell'album, maturi compiutamente una fusione tra le diverse anime della formazione: quella affine al Canterbury sound romantico e malinconico portata avanti contemporaneamente da Cullen (il cui cantato raramente si spinge sopra le righe della tradizione folk e melodica) e dalla sezione ritmica e quella più smaccatamente elettrica e progressiva del chitarrista John Heyworth (al quale è anche concesso di cantare, per la verità senza infamia e senza lode, il brano Home And Where I Long To Be). La sua chitarra rimane, purtroppo, quasi sempre in sottofondo (come nella valida Winter Is Coming Again) ovvero si impone con veemenza come nelle gradevoli One Of A Group e Light In My Mind, ma senza mai riuscire a trovare un concreto punto di contatto con la voce e gli altri strumenti. Quanto all'harpsichord ed alle altre tastiere suonate da Jennings, queste si piegano all'uno e all'altro scopo con una flessibilità lodevole ma che certo non giova all'originalità. L'impressione è che, con un po' più convinzione e di coesione nel nucleo strumentale la band avrebbe potuto orientarsi verso un progressive sound più sicuri dei propri mezzi di quanto non si sia poi concretizzato su disco. Comunque, i Cressida riescono perlomeno, nell'album di esordio, a mantenersi lontani da ogni tentazione pretenziosa e da quegli sproloqui sonori che all'epoca fecero la fortuna di alcuni dei loro contemporanei ma che oggi, riascoltati con orecchio critico, suonano solo irrimediabilmente datati. Così non è con Cressida, disco che si lascia apprezzare ancora oggi con grandissimo piacere.

Il secondo album del gruppo, che vede la sostituzione alla chitarra di Heyworth con John Culley ed il prezioso contributo di Harold Mc Nair (già collaboratore di Donovan) al flauto, è unanimamente considerato più affine alla moda progressive che domina la prima metà degli anni '70. Molti degli elementi che conducono a questa conclusione sono, tuttavia, meramente apparenti, a cominciare dalla copertina, certamente più d'impatto ed in linea con lo stile visionario di molte covers dell'etichetta Vertigo. Le composizioni, inoltre,, divengono più lunghe ed elaborate rimanendo distanti dalla forma canzone: spesso, difatti, ad un interludio melodico cantato seguono lunghe e gradevolissime divagazioni strumentali con uno stile piacevolmente disimpegnato, che passa con disinvoltura dal progressive, al rhythm'n'blues (che fa la sua comparsa nella complessa
Let Them Come When They Will e finanche al jazz come nell'episodio conclusivo del lato A, Goodbye Post Office Tower Goodbye.

Tuttavia, l'impostazione melodica e disincantata (perfino accentuata in
Asylum da alcuni -non sempre azzeccati- inserti orchestrali) che aveva caratterzzato l'album d'esordio rimane, nel complesso, immutata e questo, tutto considerato, si traduce più in un pregio  che in difetto.

Come tanti altri validi lavori anche
Asylum non ha alcun seguito e questo porta ad un veloce scioglimento della band: John Culley si unisci ai Black Widow per il loro terzo album (è presente anche nel quarto disco della band edito postumo solo alcuni anni fa) mentre Ian Clark entra brevemente a far parte degli Uriah Heep per le registrazioni del loro terzo 'Lp Look At Yourself. Per gli altri componenti della formazione, non sembra che il mondo musicale abbia riservato loro altra gloria.

Alessandro Pomponi da Raro n°168 estate 2005


- Cressida
(1970) Akarma ak 182 - cd

1. To Play Your Little Game 3.16 - 2. Winter Is Coming Again 4.44 - 3. Time For Bad 2.22 - 4. Cressida 4.00 - 5. Home And Where I Long To Be 4.07 - 6. Depression 5.05 - 7. One Of A Group 3.38 - 8. Lights In My Mind 2.48 - 9. The Only Earthman In Town 3.35 - 10. Spring '69 2.17 - 11. Down Down 4.17 - 12. Tomorrow Is A Whole New Day 5.19

Musicians:
Angus Cullen, John Heyworth, Peter Jennings, Kevin McCarthy, Iain Clark


Accanto ai più grandi acclamati Black Sabbath, Uriah Heep e Gentle Giant, numerose formazioni da culto hanno contribuito a rendere leggendario il catalogo della swirl label/Vertigo: fra queste Clear Blue Sky, Dr. Z, Gracious, Gravy Train, Warhorse, e naturalmente Cressida.
Nell'incomparabile anno di grazia 1970, questo quintetto consacrò l'eponimo album d'esordio alla causa del dominante rock progressivo, rifuggendone i toni più ridondanti e tecnicistici, ma creando atmosfere velate di tristezza ed austere come come i paesaggi rurali delle contee inglesi.
Il cantante Angus Cullen ne rappresenta magistralmente gli umori, con uno stile vocale poco appariscente ma duttile nell'adeguarsi alle sfumature del suono. Pur distante dalla dimensione spettacolare di Emerson, Lake & Palmer e Wakeman, Peter Jennings imponeva le sue tastiere come principale forza motrice della musica dei Cressida; in To Play Your Little Game, bellissimo esempio di progressive dall'elegante linea melodica (incluso anche nella memorabile compilation Vertigo Annual 1970) ed in One Of A Group, elabora uno stile classicheggiante influenzato dai Nice ma con un tocco più misurato. Esprime la sua versatilità nei fraseggi jazzati di piano in Time For Bed e suonando la spinetta in Home And Where I Long To Be, ma è sopratutto il mellotron a conferire un solenne tono melanconico alla title-track ed alla splendida Down Down; in quest'ultima anche il ritmo marziale della batteria riecheggia i supremi Spring.
Il chitarrista John Heyworth consegna i suoi momenti di maggior intensità a Depression, caratterizzando anche l'umbratile ballata acustica Spring '69. Sarà sostituito da John Culley (che in seguito prenderà il posto del più prestigioso Jim Gannon nei Black Widow) nel secondo album Asylum: un'opera di grande qualità contraddistinta da arrangiamenti più complessi, che comunque non cancellerà assolutamente il fascino discreto e la sobria eleganza del primo Cressida.
Beppe Riva da Rockerilla n° 258 febbraio 2002

- Asylum
(1971) Akarma  ak 229 - vinile

1. Asylum - 2. Munich - 3. Goodbye Post Office Tower Goodbye - 4. Survivor - 5. Reprieved - 6. Lisa - 7. Summer Weekend Of A Lifetime - 8. Let Them Come When They Will

Musicians:
Angus Cullen, John Culley, Peter Jennings, Kevin McCarthy, Iain Clark, Harold McNair


Produced by Ossie Byrne
Recorded at I.B.C. Studios, London
Engineering by Damon Lyon-Shaw and John Coldwell
Cover by Marcus Keef

Stimati da sempre fra i classici da culto che contribuirono alle glorie progressive inglesi nell'anno d'oro 1970, i Cressida sono già apparsi su Parfumed Garden in occasione della ristampa del primo album. Oggi Akarma completa l'opera con il secondo Asylum (1971), anch'esso edito dall'etichetta swirl Vertigo, ed adornato da un'enigmatica copertina apribile dello straordinario fotografo  Marcus Keef.
Rispetto all'esordio, i Cressida si lanciano con maggior decisione nel tunnel progressivo, adottandone senza riserve i principi compositivi a base di articolati arrangiamenti strumentali; a loro volta coinvolsero un'orchestra, seguendo l'esempio dei grandi dei rock sinfonico, ma senza cadere in eccessive tentazioni retoriche.
Le sonorità dei Cressida prediligono colori tenui e crepuscolari come certe brumose atmosfere della campagna inglese, rifuggendo toni sgargianti e chiassosi: Si può davvero parlare di raffinatezza esecutiva per il quintetto di Angus Cullen, un cantante prezioso anche in fase compositiva; al suo fianco altri musicisti dal tocco misurato ed elegante, il tastierista Peter Jennings ed il nuovo chitarrista John Culley, subentrato a John Heyworth. Asylum impartisce così una direttrice stilistica al crocevia fra Caravan e Sping e la grande maturità espressiva del gruppo risalta nelle elaborate Let Them Come They Will, dagli influssi jazz in stile Canterbury, e Munich. Quest'ultima è considerata il capolavoro dei Cressida, e trasforma la melodia iniziale, dal retaggio pop beatlesiano, in una pièce suggestiva, dove l'arrangiamento orchestrale pone in evidenza movimenti musicali particolarmente intensi, mai ridondanti. Più vicina ai canoni della canzone la malinconia, romantica atmosfera di Lisa, sottolineata dalle timbriche austere dell'orchestra e da ariosi cori vocali.
Purtroppo il gruppo non andò oltre, ed i talenti Cullen e Jennings appassirono nell'ombra. A John Culley fu invece offerta un'altra chance, di reggere le sorti dei Black Widow, orfani diJim Gannon: ne risultò il controverso album III, comunque dotato di spunti ragguardevoli. Il drummer Iain Clark visse invece una breve parentesi negli Uriah Heep, legando il suo nome ad un album rilevante come Look At Yourself.
Beppe Riva da Rockerilla n° 270 febbraio 2003