F.P. and The
Doubling Riders
album
in pagina:
- Doubling
And Silence (vol. I)
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- Doubling And Silence
(1986) Auf Dem Nil 001 r - vinile
1. Doubling And Silence 3.07 - 2. Nights 3.04 - 3. Doubled By The Sun 4.00 - 4. Neoplastie Part III 2.20 - 5. The Warm Current 3.04 - 6. Tle Last Emperor Of The
Snakes '45
- 7. HFA1 1.45 - 8. Chinese Rain 1.45 - 9. Effi Briest 1.08 - 10. Voila Les Tropiques 5.53 - 11. Smell Into A Dream 3.42 - 12. Schlaft Ein Lied In Allen
Dingen 2.22
- 13.
Blind Bodies 1.09
- 14.
Possession And Treasures 2.47 - 15. In A Bad Of Tree 1.35 - 16. Penguins (in a cup of coffee) 1.00
Musicians:
Francesco Paladino, Pierluigi Andreoni, Mithra, Leone
Soprani, Franco Fornasari, Arash, Marino Benvisi, Craig
Burk, Gianni Defelici, Alain Neffe, Francis Marbais,
Alberto Andreoni, Gnof Tap, Giovanni Sturmann, Nadine Bal
Produced by Francesco Paladino
Cover painting by Photogramma 2
Musica
neoambientalista o tropicale,, musique d'ameublement o
minimal music. Quella che ci presenta l'eccentrico
ensamble coordinato da Francesco Paladino potrebbe essere
etichettata in varia maniera, e non sarò io a proporre
l'etichetta finale. Sta di fatto che Doubling
And Silences ci propone un piccolo
campionario di estetiche differenti (i pezzi sono dovuti
a musicisti diversi), accomunate soltanto dall'approcio
musicale di fondo: quieto, rilassato, discreto, nella
migliore tradizione dell'avanguardia che definirei
"morbida". Sono piccoli tappeti sonori, volta
per volta acustici o elettronici, che seguono un filo
lento, quasi pigro, spezzato quà e là da minime trame
percussive e da testi detti più che cantati.
Le tecniche usate sono le più varie, dal violoncello
solo alla chitarra acustica, dal piano quasi ripetitivo
alla Harol Budd ai sassofoni loopizzati alla Terry Riley,
senza dimenticare il rituale sequencer o l'invenitabile
(ma non abusato) sintetizzatore. Quel che conta è sempre
e comunque il tono medio, pacato, un'estetica che di rado
avevamo trovato in opere di matrice italica, ma che pare
abbia già ottenuto l'autorevole imprimatur di "Sua
Pinguinità Simon Jeffes" in persona.
Disco lodevole: ma, per non tacere una possibile critica,
fin troppo ossequiante ai modelli. Non ci sarebbe stato
nulla di rimprovevole nel tradire più spesso i sacri
canoni, nel trasgredire più decisamente la lezione dei
maestri per arrivare a prodotti di maggior novità. Il
primo passo è buono, Ma, essendo questo un "volume
primo", attendiamo ulteriori risultati di qualità
nei volumi seguenti.
Paolo
Bertrando da Buscadero n° 62 settembre 1986
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