Le Forbici di Manitù



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- Terrore Dallo Spazio


- Terrore Dallo Spazio
(2003) Small Voices - cd

1. Razza In Estinzione
(V. Baroni/ E. Marani/ M. Rossi) 2.30 - 2. Argos (E. Marani/M. Rossi/ Gilbert/ Lewis) 2.33 - 3. Il Pianeta Dei Vampiri (E. Marani) 2.55 - 4. Space Spider (M. Rossi) 4.16 - 5. Nebbie Su Aura (E. Marani/M. Rossi) 2.20 - 6. Invasioni (N. Bonacini) 2.14 - 7. Una Notte Di 21 Ore (E. Marani/M. Rossi) 5.18 - 8. Galliot (E. Marani/M. Rossi/Gilbert/Lewis) 3.20 - 9. La Colonna Flessibile (Sepoltura Aliena) (Pavarini) 3.30 - 10. Arf (M. Rossi) 5.09 - 11. Pianeta Di Sangue (E. Marani) 2.30 - 12. Deviatore Di Meteore (N. Bonacini/E. Marani/M. Rossi) 3.12 - 13. (Speedy) Space Spider (M. Rossi) 2.14 - 14. Piot Twist: Obiettivo Terra (V. Baroni/M. Rossi) 2.57 - 15. Eclisse Twist (Ammonio/Fusco) 2.40

Musicians:
Vittore Baroni, Simone Beneventi, Nicola Bonacini, Enrico Marani, Gabriella Marconi, Manitù Rossi


Amato e celebrato più all'estero che in Italia, Terrore Dallo Spazio, uno dei tanti capolavori di Mario Bava (di cui ricordiamo una straordinaria proiezione a Cannes qualche anno fa), risorge a una nuova vita con questa sonorizzazione commissionata a Le Forbici Di Manitù dal festival Invasioni di Cosenza.
Lavoro di grande intelligenza strategica, tematizza e ricontestualizza il quasi no buget di Bava in una sorta di approcio aperto dove confluiscono suggestioni jazz ed elettronica franta. Non si tratta, con ogni evidenza, di un tentativo di riscrivere la colonna sonora originale di Gino Marinuzzi Jr., quanto di riterritorizzare Terrone Nello Spazio operandone una sorta di messa in abisso attraverso altri linguaggi (coevi e non al film) nel tentativo di ipotizzare sguardi e ascolti che si intersecano con i materiali di base. Il disco, in questo senso, non solo si offre come un autentico paesaggio sonoro striato e attraversato da elementi eterogenei, ma come una vera e propria rievocazione di una modalità produttiva (il cinema di genere ultrapovero) e di un mondo (l'Italia del presunto boom economico) che attraverso i fumi retro-jazz, tastiere gobliniane e sussulti electro assortiti scardina e riassembla la visione dello spazio interiore che nutriva una certa Italia restituendocela però come ipotesi di verifica attuale.
Disco squisitamente politico, oltre che irresistibile, merita molti ascolti ripetuti e approfonditi. Orecchio alla sorpresa finale...
Giona A. Nazzaro da Rumore n° 138 estate 2003