Gentle Giant



album in pagina:

- Gentle Giant
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In A Glass House
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The Power And The Glory
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Acquiring The Taste
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Octopus
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Plying The Fool
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Free Hand
- In'terview




I più avventurosi dei complessi classicheggianti furono i Gentle Giant, un sestetto i cui punti di forza strumentali erano Kerry Minnear alle tastiere elettroniche e Philip Shulman ai fiati, ma che, oltre al jazz-rock più barocco d'Inghilterra, sfoggiava anche un suggestivo stile di canto, così asettico da ricordare i solfeggi di conservatorio e i cori gregoriani a cappella. Il loro repertorio attingeva con disinvoltura dalle fonti più disparate e comprendeva tanto stornellate per violino e tamburello da giullare medioevale, che lievitano in convulsi spezzoni orchestrali (Raconteur Trobador, In A Glass House, 1973), quanto nonsense di contrappunti vocali e dissonanze (Knots, 1973, ispirato alle enigmatiche poesie dello psichiatra Laing). Il loro esuberante sperimentalismo beneficiò dell'abbandono di Shulman e si distinse sopratutto su The Power And The Glory (1974) e Interview (1976).

Piero Scaruffi da:
Storia del Rock (Underground & Progressive 1967-1973)
1989 ed. Arcana


- Gentle Giant
(1970) Vertigo WWa 6354 - vinile

1. Giant 6.22 - 2. Funny Ways 4.21 - 3. Alucard 6.00 - 4. Isn't It Quiet And Cold? 3.51 - 5. Nothing At All 9.08 - 6. Why Not? 5.31 - 7. The Queen 1.40

Musicians:
Philip Shulman, Derek Shulman, Ray Shulman, Kerry Minnear

Produced by Tony Visconti

Quando il rock esplose in Italia, all'inizio dei '70, questo album del Gigante Buono fu uno dei primi a colpire la fantasia degli appassionati; per l'ambizioso intreccio della musica, che combinava Jazz rock, psichedelia dolce. suggestioni di musica medioevale, e per la suggestiva copertina, icona memorabile di quegli anni.
Il pubblico italiano era molto generoso, aveva smanie di cose nuove, e premiò l'album e il gruppo con buone vendite e, sopratutto, un culto che ha finito per rimanere; cosa che non accade in Gran Bretagna, dove questo esordio venne molto trascurato e dove faticarono anche i dischi successivi, gli
Acquiring The Taste, Three Friends, Octopus che ogni buon appassionato "progressive" conserva invece gelosamente.
I Gentle Giant venivano dal R&B e dalla psicadelia soft, un po' come gli Yes. Il leader Phil Shulman (un "vecchione" trentenne in un gruppo di ventenni) aveva coinvolto i fratelli Derek e Ray in una formazione di "neri bianchi" chiamata Simon Dupree & The Big Sound, che poi aveva subito una mutazione con sigla Moles. Alla fine del '69 il gruppo era stato cambiato radicalmente con l'innesto di tre nuovi elementi, fra cui il tastierista Kerry Minnear che, fresco di Conservatorio, diede il contributo decisivo alla formazione, con i suoi slanci di musica classica che andavano a intrecciarsi con l'irruenza del R&B.
Gentle Giant è una fotografia perfetta di quella stagione, una capsula del tempo. Con una febbrile fantasia, con germogli di idee che spuntano in continuazione e non vengomo mai accuditi, mai coltivati a fondo. Densi vapori melodici, accostamenti strani come i primi King Crimson, anche una provocazione un po' patetica giusto in fondo all'album (l'inno britannico in versione prog). E una canzone giustamente ricordata come Nothin At All, con un coro di angioletti cockney che attraversano l'oceano e bevono alla fonte della più dolce West.
Riccardo Bertoncelli da Musiche di Repubblica n° 304 - 20 marzo

- In A Glass House
(1970) Vertigo WWa 6366 200 A- vinile

Musicians:
Derek Shulman, Ray Shulman, Kerry Minnear, Gary Green, John Weathers

Produced by Gentle Giant
Recorded at Advision Studios London
Engineering by Gary Martin


- The Power And The Glory
(1974) Vertigo wwa 6366 206 - vinile

1. Proclamation - 2. So Sincere - 3. Aspirations - 4. Playing The Game - 5. Cogs In Cogs - 6. No Gods A Man - 7. The Face - 8. Valedictory

Musicians:
Derek Shulman, Ray Shulman, Kerry Minnear, Gary W. Green, John P. Weathers

Produced by Gentle Giant
Recorded at Advision Studios, London between December 1973 to January 1974
Cover by Cream

- Acquiring The Taste
(1971) Vertigo 842 917 - cd

1. Pantagruel's Nativity 6.50 - 2. Edge Of Twilight 3.47 - 3. The House, The Street, The Room 6.01 - 4. Acquiring The Taste 1.36 - 5. Wreck 4.36 - 6. The Moon Is Down 4.45 - 7. Black Cat 3.51 - 8. Plain Truth 7.36

Musicians:
Philip Shulman, Derek Shulman, Ray Shulman, Kerry Minnear, Gary Green

Produced by Tony Visconti
Recorded at Advision Studios, London

Il secondo album sale di un gradino ma soltanto perchè affiatamento ed esperienza hanno aggiustato il suono, con un risultato più affinato, omogeneo, vario. Ciò che continua a sorprendere è la raffinatezza della componente melodica e la curiosa imprevedibile miscela di certe strutture hard con melodie di vaga memoria gregoriana e neoromantica. Splendido il gioco di chitarra di Pantagruel's Nativity e gli arrangiamenti di Edge Of Twilight; viene concesso più spazio all'improvvisazione (Plain Truth) e al mellotron (The Moon Is Down). Di puro contorno c'è anche un brano per strati di Moog sovrapposti (la breve melodia che dà il titolo all'album), indicativo dell'uso peculiare che Minnear fa del synth, e un intrigante giro di rock (Wreck).
Cesare Rizzi da Progressive & Underround, ed. Giunti

- Octopus
(1972) Vertigo 6360 080 - vinile

1. The Advent Of Panurge - 2. Raconteur Troumbadour - 3. A Cry For Everyone - 4. Knots - 5. The Boys In The Band - 6. Dog's Life - 7. Think Of Me With Kindness - 8. River

Musicians:
Philip Shulman, Derek Shulman, Ray Shulman, Kerry Minnear, Gary Green, John Wethers

Produced by Gentle Giants
Recorded At Advision Studios London
Engineering by Martin Rushant
Cover by George Underwood

L'album della maturità dei Gentle Giant, che hanno raggiunto un punto di irripetibile interconnessione tra armonie vocali e complessità strumentali. E' un lavoro non tematico, quasi interamente cantato (anche se non è un cantato ortodosso), fatto di canzoni slegate, molto curato ma più distaccato, zeppo di intrecci vertiginosi e ritmi a dir poco astrusi, nel nome di una certa supponenza tecnica che affiora in più punti e alla quale il gruppo non saprà più rinunciare.
Molti virtuosismi, anche vocali (Advet Of Panurge, l'inizio a cappella di Knots), un solo brano interamente strumentale (The Boys In The Band), una bella canzone dai toni lievi (Think Of Me With Kindness), e ancora echi medioevali, fraseggi jazz, ritmi sincopati, suoni e rumori apparentemente sconnessi.
E' l'ultimo album di alto pregio progressivo dei fratelli Shulman.
Cesare Rizzi da Progressive & Underground, ed. Giunti

- Playing The Fool
(1976) Chrysalis cty 21133 - vinile

1. Just The Same/Proclamation 11.13 - 2. On Reflection 6.24 - 3. Excepts From Octopus 15.05 - 4. Funny Ways 8.35 - 5. The Runawat/Experience 9.31 - 6. So Sincere 10.22 - 7. Freehand 7.40 - 8. Breakdown In Brussells 1.15 - 9. I Lost My Head 7.35

Musicians:
Derek Shulman, Ray Shulman, Kerry Minnear, Gary Green, John Wethears

Produced by Gentle Giants
Recorded on European tour, September to October 1975
Engineering by Paul Northfield and Ken Thomas

- Free Hand
(1975) Chrysalis chr 1093 - vinile

1. Just The Same 5.34 - 2. On Reflection - 3. Free Hand 6.14 - 4. Time To Kill 5.08 - 5. His Last Voyage 6.27 - 6. Talybond 2.43 - 7. Mobile 5.05

Musicians:
Derek Shulman, Ray Shulman, Kerry Minnear, Gary Green, John Wethears

Produced by Gentle Giant
Recorded at Advision Studios, London on April 1975
Engineering by Gary Martin
Cover by Richard Evans

- In'terview
(1976) Capital 16047 - vinile

1. Interview 6.54 - 2. Give It Back 5.08 - 3. Design 4.59 - 4. Another Show 3.29 - 5. Empty City 4.24 - 6. Timing 4.50 - 7. I Lost My Head 6.58

Musicians:
Derek Shulman, Ray Shulman, Kerry Minnear, Gafry Green, John Weatjers

Recorded at Advision Studios, London on February/March 1976
Engineering by Paul Northfield

- Three Friends

(1972) Vertigo WCK 31649 - vinile

1. Prologue - 2. Schooldays - 3. Working All Day - 4. Peel The Paint - 5. Mister Class And Quality? - 6. Three Friends

Musicians:
Philip Shulman, Derek Shulman, Ray Shulman, Kerry Minnear, Gary Green, Malcom Mortimore

Produced by Gentle Giant
Engineering by Martin Rushkent

Nel primo lavoro autoprodotto, lo stile si avvicina a certe forme di hard prog, con fraseggi sinfonici (Peel The Paint) e momenti più solari (Schooldays), in un impasto sonoro e privo di sbilanciamenti.
Sono sei brani a trama concept che ripercorrono la vita di tre amici attraverso i diversi momenti di un'esistenza. Il Prologo riassume i temi dell'album, che parla dell'adolescenza dei tre (Schooldays) e della successiva separazione verso vite diverse,, operaio (Working All Day), artista (Peel The Paint), impiegato (Mister Class And Quality?), fino a non riconoscersi più.
Lavoro ineccepibile dal punto di vista progressivo, tradisce tuttavia un'eccessiva freddezza formale e, non ha quei momenti di spontanea emozione dei primi due lavori. Per la cronaca, arrivò al quinto posto delle classifiche italiane.
Cesare Rizzi da Progressive & Underground, ed. Giunti