Holger Hiller
album
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- Ein
Bundel Faulnis In Der Grube
- Oben
Im Eck
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- Ein Bundel Faulnis In Der Grube
(1984) Cherry Red brad 59 - vinile
1. Liebe Beamtinnes Und Beamte
- 2. Blass Schlafen Rabe... - 3. Budapest-Bukarest - 4. Jonny (du Lump) - 5. Akt Milt Felle (fur A.G.) - 6. Hosen, Die Nicht Sneinander
Passon -
7.
Chemische Und Physikalische Entdeckungen - 8. Mutter Der Frehlichkeit - 9. Ein Bundel Faulnis In Der
Grube -
10. Das
Feuer -
11. Ein
Hich Auf Das Bugein
Musicians:
Holger Hiller, Moritz Von Oswald, Jurgen Keller,
Catherine Lienert
Produced by Holger Hiller
Recorded at BHS Tonstudio, Phonogram Studio, Ata Tak
Studio
Cover by Catherine Lienert
Purtroppo
non mi è stato possibile segnalare prima questo piccolo
capolavoro, il disco in questione è difatti uscito agli
inizi di marzo rimanendo invenduto per mesi (e comunque
lo sarà ancora) negli scaffali, senza che nessun altro
ne abbia parlato prima, eppure Holger Hiller non è certo
l'ultimo arrivato, i più attenti tra voi lo ricorderanno
nella prima formazione di quello sconvolto combo tedesco
dei Palais Schambourg, dopo averli lasciati a concezioni
più commerciali e danzabili, ma sempre di un certo
livello ed intelligenza.
Holger si è dedicato a colonne sonore per film
sperimentali e ad un'opera radiofonica trasmessa dalla
radio nazionale tedesca, una strana opera a base di suoni
naturali e senza melodie, poi, dopo aver lavoratoci un
anno, suonando tutti gli strumenti a parte la batteria e
il basso, mixando e producendosi da solo, eccolo uscire
sul mercato europeo con questo "mucchio di
immondizie nel burrone" (traduzione del titolo) che
si può considerare il secondo 'Lp dei Palais Schambourg,
se il gruppo avesse seguito i primi intenti minimalistici
e dada senza lasciarsi traviare in Lupa
(pur sempre un ottimo disco).
Il disco è un miscuglio di suoni pop resi
incomprensibili dal cervello europeo di Hiller, l'esempio
più evidente è il brano uscito anche su mix, Johnny
(Du Lump), dove una canzone che può
essere commerciale e richiama alla mente melodie
radiofoniche a cui le nostre orecchie sono abituate, è
celata dalla non tradizione rock tedesca e dallo spirito
dadaista del nostro che oltretutto aggiunge alle sue
melodie "felliniane" dei testi che sono presi
da vecchie canzoni germaniche cabarettistiche degli anni
'20 e '30, di quando cioè la musica del suo paese era
totalmente immune da ogni contaminazione arrivata in
seguito con la guerra.
Quello che viene fuori ascoltando l'intero album, è un
qualcosa di totalmente originale ed europeo, nel senso
che i suoni che possono essere considerati avanguardisti
di Ein Bundel Faulnis In Der Grube
sono senz'altro più vicini a noi, vuoi per cultura o
tradizione, di quelli più americani e contaminati, più
intelettuali di molti artisti USA; non è dunque
difficile trovarsi persi con la mente in qualche freddo
cortile di Amburgo o di Milano, e ascoltando l'Est-iva.
Budapest-Bukarest certe
immagini di una falsa Europa unita sono inevitabilmente
evocate dai suoni stralunati eppure totalmente coscenti
che Holger Hiller ci propone, cosa dire poi del brano che
chiude la prima facciata, Hosen Die
Nicht Aneimander Passen, dove
un'atmosfera irreale e kafkiana si racconta di pantaloni
che al mattino ti fanno un balletto con tanto di discorso
ai piedi del letto (Pare che i pantaloni abbiano qualche
significato nascosto per i teutonici, sono difatti
menzionati parecchie volte nelle canzoni di alcuni gruppi
e hanno dato il nome anche ad uno, Die Toten Hosen).
Se dunque non vi siete ancora decisi per le lezioni
europee, proporrei questo Hiller ed il suo "mucchio
di immondizia" che è senz'altro più valido di
quella propostaci da persone molto più famose in ogni
campo.
Romano
Patrizio da Buscadero n° 39 Luglio-agosto 1984
- Oben Im Eck
(1986) Stumm 38 - vinile
1. We Don't Write - 2. Anything On Paper - 3. Or So - 4. Tiny Little Cloud - 5. Whippets - 6. Walts - 7. Oben Im Eck - 8. Warm Glass - 9. Die Blatter, Die Blatter - 10. Sirtaki - 11. 48 - 12. Kissen - 13. Oben Im Eck II
Musicians:
Holger Hiller, Moritz Von Oswald, Izumi Kobayashi, Billy
Mackenzie, Kaori Kano
Produced by Holger Hiller
Recorded at Hafenlank Hamburg and F2, London
A due anni
di distanza dal prodigioso Ein Bundel
Faulnis In Der Grube, prima
realizzazione a 33 giri per Mr. Holger Hiller, il giovane
genio teutonico si ripropone più eccentrico ed
intelligente che mai con il suo audace e brillantissimo Oben
Im Eck.
Questa nuova elaborazione precisa l'itinerario artistico
inaugurato con i propri esordi solistici (alcuni 45 giri
innamorati del dadaismo berlinese e impressionati dagli
studi musicali sull'esperienza del compositore Paul
Hindemith (Germania anni '20, poi focalizzato dalla breve
ma significativa militanza nei Palais Schaumburg (fondati
da lui e dall'amico Thomas Fehlmann nel 1981) e dalla
realizzazione di Gute Morgen, Hose
("Buon giorno, pantaloni") mini opera
candid-lirica che sanciva la collaborazione con Catherine
Lienert ed Andrea Dorau. Nel 1984, all'uscita di Ein
Bundel Faulnis In Der Grube, Holger
Hiller ottenne ampi riconoscimenti da parte della critica
spezializzata e si affermò come personaggio di primo
piano nell'area dell'avanguardia europe: torniamo
brevemente alla speciale sostanza di quel disco.
Frenesie, aritmie, continue mutazioni armoniche
stimolavano crescita e sviluppo d'idee surreali, buffe e
robuste, estremamente eleganti e funzionali. Ma, accanto
al dispiegarsi di rarefatte infiorescenze (Budapest-Bukarest,
Mutter Der Frohlichkeit),
permanevano gli eccessi dinamismi di più consueti
allestimenti stilistici (Jonny,
Das Feuer), gli uni e
le altre organizzati da Hiller in sorprendenti giochi di
atonalità sincronizzati agli sviluppi della propria
ricerca vocale. Opera cosmica ed umbratile, Oben
Im Eck eleva le proprie aspirazioni ad
obiettivi desueti e discreti, accostando la naturalità
dell'espressione ad un impianto narrativo che ne accentua
le pulsioni e le allinea come una teoria di estasianti
estrosità. In questo senso la title-track (con due
magnifiche e commoventi versioni) si libra al vertice del
disco, profilando nel suo inquieto palpitare suadenti
valenze catartiche (memorie teutoniche in guisa di tinte
sonore appena accennate, diluite e poi concentrate dai
preziosismi del canto di Holger e dalle magie del
grandissimo Billy MacKanzie).
Accompagnano Hiller, oltre a Mackenzie il magnifico,
Izumi Kobayashi (computers), Kaori Kano (voci) e Moritz
Von Oswald (batteria). I testi sono tutti di Wolfang
Muller, membro dei geniali berlinesi Die Todliche Doris a
parte quello di Warm Glass,
scritto a suo tempo da Tom Verlaine.
Incantevole e poderosa We Don't Write,
sequenza percussiva tempestata dagli stratosferici lanci
di un MacKenzie al massimo grado di concentrazione
passionale, e la stessa sfrenata Whippets,
sorta di scrosciante assemblaggio etnologico sgorgato
dall'unione di MacKenzie muezzin (su lontano pianeta) con
parti "campionate", da una partitura di Edgar
Varese. Hiller ha utilizzato questo metodo anche nei
confronti degli Einsturzende Neubauten e degli Scritti
Politti (miscelando e pitturando col computer brevi
porzioni ritmiche dei loro disci).
Chissa se alcuni tra voi ricorderanno un simpatico
disegno animato cecoslovacco, dedicato alle avventure del
Professor Balthazar: Holger Hiller cresciuto in Germania
ma nato in Romania, ha creato per la seconda facciata del
suo ottimo disco climi sonori imbevuti della stessa
surrealtà che animava la soundtrack per le imprese del
bislacco filantropo disegnato.
Limpide scale metalliche, sprazzi acquatici, tamburoni e
xylofoni, melodie spigolose, spirali mormoranti e
intonazioni allucinate: tutto questo è coordinato da
ritmiche scherzosità, sospensioni, controtempi e
istantanei ritorni di energia. Oben Im
Eck (version) è di una bellezza
sconfinata. Ascoltandone la trama impalpabile, ci si reca
nel cuore dell'imponderabile, si assimila il suo
luminescente tepore come proiezione di significati sui
rami e le radici dell'animo umano. Quello stesso che,
conquistato, definisce questo disco
"capolavoro".
Alessandro
Calovolo da Rockerilla n° 78 febbraio 1987
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