Klaus Schulze
album
in pagina:
- Irrlicht
- Cyborg
- Moondawn
- Farscape
(with
Lisa Gerrard)
collabora
in:
-
Cosmic Jokers
(Cosmic Jokers)
- Zeit
(Tangerine Dream)
Musicista cosmico per eccellenza, Klaus Schulze
compare sulla scena tedesca nella parte del mago alchimista delle
tastiere al servizio dei pionieri dell'elettronica rock. Soltanto nel
1972, forte del suo bagaglio di cultura classica (Bach e Wagner) e
contemporanea (Ligeti e gli ipertoni, Stockhausen e il minimalismo),
realizza su disco le proprie idee in merito all'orchestra elettronica.
Le ambizioni sinfoniche della musica cosmica trovano nel suo
macchinario elettronico il veicolo ideale. Da spunti pittorici sa
ricavare atmosfere grondanti cascate di sensazioni paniche, come nel
capolavoro Irrlicht (1972), sinfonia quadrifonica per orchestra di
trenta elementi e marchingegni vari della durata di cinquanta minuti.
Barocco architetto del suono, è capace di erigere nel caos universale
miraggi abbaglianti, di distillare estasi dal magma, di tessere fiabe
e incantesimi nei silenzi eterni.
La sua musica ripete lamenti di fantasmi che vagano nell'etere e
trasmette presentimenti di cataclismi planetari.
I tre movimenti eleborano una musica-orgasmo, un lento salire per
dolci sussulti e spezzarsi in scoppi improvvisi, un amplesso in
sintonia con il cosmo, una preghiera immersa dentro la paura
millenaria, un respiro immenso e desolato, tanto disumano da essere
umano. I sibili elettronici che aprono l'opera si accumulano
gradatamente in una suspense catalettica che prepara l'ingresso dei
violini; la struggente melodia di questi affonda in un caos di fasce
sonore che si è ormai fatto assordante; altri suoni precipitano
riverberati da lontananze galattiche e all'improvviso un organo a
canne intona il crescendo liturgico che è un po' il cuore del disco:
deformato, cadenzato, accelerato, simula una pulsar impazzita,
dilaniata da una pressione immane, che infatti esplode al culmine
dell'orgasmo. La seconda parte è una vibrazione monolitica e
ipnotica, più autoindulgente, che mette in evidenza i limiti di
questo descrittivismo atmosferico.
A questo capolavoro, infatti, e al suo degno successore Cyborg (1973), raccolta di quattro suite da venti
minuti ciascuna, con le spirali galattiche di Symphara che si dipanano nel solenne vibrare di organi
millenari e con la stasi incantata di Chromengel, hanno fatto sovente seguito opere molto più
ritmate e molto più effettistiche, spesso scialbe e monotone,
annacquate da artifici sempre identici, talvolta prostituite senza
pudore al sottofondo salottiero.
Le suite più piacevoli sono Totem (su Picture Music, 1973, l'album dello scandalo), Voices Of Syn (su Blackdance,1974), l'appropriazione di arie veridiane in
un contesto voce-elettronica alla Stockhausen, fino al culmine di Bayreuth Return, il suo concerto per generatori di sequenza
più sfrenato e dissoluto (su Timewind, 1975, l'album più wagneriano). Nel 1976
venne assunto Mike Shrieve, dei Santana, per lavorare ai ritmi; il suo
contributo è avvertibile nell'esplosiva Floating (su Moondawn, 1976).
Le invenzioni cruciali di Schulze sono due: gli accordi oceanici che
durano all'infinito (un effetto ottenuto mettendo dei pesi sui tasti)
e le metronomie ipnotiche del sequencer.
Il doppio X (1978) è l'espressione suprema della sua
magniloquenza. Ogni suite è dedicata a un personaggio famoso del
passato. In Nietzsche, su contrappunti di fasce elettroniche e un
coro gregoriano sospeso nel nulla, Schulze elabora un senso titanico
del superuomo: il minimalismo esasperato dello sviluppo tematico
conferisce alle frasi melodiche un tono sinistro, mentre il ritmo
incalza fino a dar luogo a un tribalismo selvaggio. Il coro gregoriano
di Heinrich Von Kleist emerge invece, dilatato e lisergico, da un caos
difforme e atonale. Frank Herbert è un rituale catartico per i sintetizzatori
selvaggi di Schulze e le percussioni demoniache di Shrieve. Ludwig Von Bayern è la suite più movimentata, che dalla
sinfonietta per archi barocca, indiana e dissonate all'inizio,
attraverso un mantra gelido e spettrale, si immerge in un Maelstrom di
rumori elettronici per poi risollevarsi in un balletto meccanico che
è l'apoteosi della metafora minacciosa insita in tutta la sua opera.
Guru incontrastato della komische Musik, Schulze ne personifica pregi
e difetti: l'afflato metafisico e il sensazionalismo da colonna
sonora, la maestosa ed elegante lentezza e la fredda e ingenua
ridondanza, la fluida improvvisazione elettronica e la smisurata
paranoia. Con lui l'organo da cattedrale, i ritmi elettronici, i
timbri del synth, la suite di mezz'ora e più, diventano non più
esperimenti d'avanguardia, ma stereotipi di consumo. (...)
Piero Scaruffi da:
Storia del Rock (dal Glam al Punk 1974-1980)
1990 ed. Arcana
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- Irrlicht
(1972) PDU SQ 5095 - vinile
1. Ebene/Gewitter Energy
Rise-Energy Collaps 29.00 - 2. Exil Sils Maria 21.27
Klaus Schulze solo
Produced by Klaus Schulze
Recorded at Klaus Schulze's Studio February/July 1973
I l "kraut-rock" è stato uno dei
movimenti musicali più rivoluzionari del XX secolo. Le
virgolette sono d'obbligo, poiché, a rigore, si dovrebbe
parlare piuttosto di un clima diffuso, in una Germania -
quella a cavallo tra i Sessanta e i Settanta – esposta,
ormai senza più difese, alle urticanti radiazioni del
rock d'oltremanica e d'oltreoceano. Clima diffuso, si
diceva: anche perché non vi fu omogeneità di stili e
d'intenti. Tuttavia, almeno per le compagini più
lungimiranti, si potrebbe parlare di una comune volontà
avanguardistica; iconoclasta, spesso oltranzista. Il
kraut rock (questo il nome, venato di ironia, con cui si
volle definire il rock tedesco di allora) volle partire
dagli esperimenti di Stockhausen; tenne conto di certo
free-jazz; s'innamorò della psichedelia; rispolverò
l'espressionismo. Nello stesso tempo, andava rivolgendo
lo sguardo in alto; molto in alto. Era il preludio alla
nascita della "musica cosmica", ove quell'aggettivo
indicava tanto uno stile, quanto un afflato universale.
All'origine, i
Tangerine Dream
(la band che codificò il genere), persi, inizialmente,
nel vano tentativo di veleggiare al largo sulla scia dei
primissimi
Pink Floyd
(Electronic Meditations). Poi, la svolta: Alpha
Centauri, Zeit,
Atem… ovvero, l'incanto, la meraviglia, l'estasi di
fronte agli spazi siderali. Ma, come dire?, un
abbandonarsi, andando alla deriva, che non era esente da
sottili sfumature interiori, invero tormentate,
drammatiche.
Klaus Schulze,
che aveva militato nella band di Edgar Froese, dopo un
periodo negli Ash Ra Tempel (Manuel Göttsching, altro
viandante cosmico…), se ne ricordò quando, messe da
parte le esitazioni, nel 1971 decise di scandagliare in
prima persona lo spazio. Dirà in seguito che stava
cercando un modo per dare sfogo alla sua fantasia.
Musicalmente, il progetto di Schulze si concretizzava in
un peculiare uso di sintetizzatori, moog e sequencer,
finalizzato a creare lunghe suite liquide, racchiuse in
pochi, ma suggestivi accordi, e immerse in atmosfere
oniriche. Ne venne fuori un esordio dirompente: Irrlicht
(1972), la vetta più alta da cui il rock abbia mai
guardato le stelle.
L'opera, suddivisa in tre movimenti (Ebene, Gewitter
e Exil Sils Maria), è uno dei grandi capolavori della
"kosmische musik" e della storia del rock. Schulze suona
organo, chitarra, percussioni e crea il suono di
un'orchestra attraverso diversi strumenti elettronici. "Quadrophonische
Symphonie für Orchester und E-Maschinen" si legge nel
sottotitolo. In pratica, l'orchestrazione di un
tormento, di un'inquietudine, di uno spasmo gelido che
lascia vibrare la mente e il cuore dinanzi al mistero
dell'illimitato, che, mentre spinge alla sublimazione,
evidenzia, di sfuggita, la finitezza del genere umano.
L'incanto svela la tragedia di un vagare senza
direzioni. "Smarrimento" potrebbe essere un termine
appropriato. Smarrimento che esige forme mutevoli,
sfuggenti.
Nell'universo dei Tangerine Dream, i suoni si
accumulavano a grappoli, ognuno dei quali spesso seguiva
una sua lenta evoluzione spazio-temporale. Ma l'uomo di
Berlino pensa a Wagner. Ha in mente una "Endlose
Melodie", una sorta di melodia "esponenziale", che si
nutre di se stessa e da se stessa trae visioni
sconfinate.
Il primo movimento di Irrlicht (Ebene; 23'25") viene
introdotto da un sibilo di tastiere, manco a dirlo,
"astrale". Una vibrazione magmatica, fluorescente,
dipana un'atmosfera thriller, mentre i violini iniziano
a crepitare in lontananza. La potenza immaginativo-descrittiva sviluppata è impressionante. La
"Orchester", filtrata dai meandri tortuosi delle "E-Maschinen",
è responsabile di una intensità spaventosa, spia dello
scontro tra l'uomo (la sua "sehnsucht") e il cosmo, con
il suo muto, immobile, accadere. Gli accordi filiformi
del synth troneggiano in un fondale vuoto. Droni
raccapriccianti ondeggiano rovinosi sulla superficie del
Silenzio. Il suono si dilata fino all'inverosimile,
vertiginosamente, in un terribile delirio di paura.
Schulze condensa il tutto in un mistico amplesso tra
musica ambientale ante-litteram e sussulti cosmici. Ma è
un "ambiente totalizzante" quello con cui deve fare i
conti. Perciò, gli è impossibile descriverne i caratteri
atmosferici con semplici pennellate. Ha necessità,
dunque, di disporre anche di tonalità metafisiche,
impalpabili. Così, i "continuum" e i suoni protratti
all'infinito spostano ulteriormente il baricentro di
questo "sinfonismo astrale" verso dimensioni parallele.
Anche lo spazio, allora, così come il tempo, risulta
essere trasposto, riconfigurato su di una matrice
espressionista.
A 9'56", preannunciato da scie abbaglianti che
precipitano da qualche costellazione incenerita,
l'organo a canne si protende, disperato, in un volo
solenne, incastonato in un lago di vortici atterriti.
Come un Ulisse moderno, Schulze depone ogni remora e
oltrepassa colonne su colonne. La progressione si fa
sempre più insostenibile e cadenzata, fino al collasso,
liberato in un'esplosione catastrofica. La musica si
accartoccia su se stessa (Gewitter – Energy rise energy
collapse; 5'38"), impietosamente ridotta a riverbero
sintetico senza più l'ardore di "sintetizzare"
l'ebbrezza del volo ascensionale, intergalattico,
ultra-terreno. E' il frantumarsi irrefrenabile delle
"magnifiche sorti e progressive" contro la sacralità
dell'universo, contro il suo gelido autismo. E', dunque,
la stasi: avvolgente come una nebulosa. Placata la sua
temerarietà incandescente, l'organo tesse micro-vibrazioni che sfioriscono esauste, come fiamme
strozzate.
Nel terzo movimento, Exil Sils Maria (21'27"), il
cosmo è ormai già l'inferno adombrato di barlumi
paradisiaci. Alla prodigiosa forza titanica di Ebene
subentra la disperazione del nulla. Lo spazio è
definitivamente declassato a mero ammasso di asteroidi
impazziti e di pulsar agonizzanti. Come erosa da una
de-strutturazione interna, la mimesi cosmica sembra a
questo punto capovolgersi in pura apologia del negativo.
In questa "spazializzazione psichica del suono" (per
dirla con Iannis Xenakis), il flusso emozionale e
ininterrotto della psiche trova la sua massima
espressività. Poi, proprio mentre la rarefazione
ipnotica viene opposta all'intensità del primo
movimento, l'indugiare stordito della musica – tra le
vibrazioni minacciose e i rumori siderali continui
prodotti dai sintetizzatori - si tramuta in una spirale
ossessiva. Ma è un'ossessione pacata, invero rassegnata.
A 12'48", una luce inquietante (la luce raminga, la "irrlicht"…)
sorge dal bordo dell'eternità. E' probabile ci siano
scenari sovraumani a emanarne lo splendore irrequieto.
Ma ormai il Suono ha più di un presagio di morte. Tra
galassie incenerite ed echi riverberati da abissi
ancestrali, si lascia inghiottire, completamente e
definitivamente, da quella polifonia del Vuoto che è la
vera essenza della sublime magnificenza di Irrlicht.
Francesco Nunziata
-
Cyborg
(1973) Ohr km 2/58.005 - vinile
1. Synphara 22.48 - 2. Conphara 25.52 - 3. Chromengel 23.49 - 4. Neuronensegand 24.57
Klaus Schulze solo
Produced by Klaus Schulze
Recorded at Klaus Schulze's Studio February/July 1973
Cover photo by Marcel Fugère
Con
Cyborg Schulze
compone una magniloquente "epopea" cosmica per organo, Synth VCS3 e
orchestra.Questo doppio LP segna anche l'inizio dell'abbandono delle
coraggiose intuizioni sperimentate in "Irrlicht" e darà inizio ad una
serie infinita di dischi di elettronica quieta ed "easy" ma di grande
impatto che segnerà la storia della musica elettronica.
All'uscita del disco la stampa parlo' di "musica cosmica"
: in effetti questo doppio album rimane un "classico" senza tempo del
genere dove la copertina ci mostra un Klaus Schultze che
sembra perso in visoni extra-dimensionali.
Il disco viene introdotto da Synphara dove un
organo siderale e le percussioni elettroniche fanno entrare lentamente
la musica nello spazio mentale dell'ascoltatore creando un'atmosfera
dark-cosmica quieta e rilassante.Le pulsazioni elettroniche dominano poi
la seguente Conphara, pezzo in cui si possono
apprezzare le sonorità aliene dell'orchestra.
Chromengel inizia con dei cupi "drones" elettronici per
poi lasciare spazio al suono decadente e "Wagneriano" dell'orchestra
contrappuntato da ronzii cosmici : il senso di tristezza che suscita
questa musica sfiora il sublime. Neuronengesang è
un titolo quanto mai azzeccato : è proprio un "canto di neuroni"
impazzito quello che si può ascoltare in questo "trip" elettronico senza
apparente fine.
Cesare Buttaboni
da
www.storiadellamusica.it
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Moondawn
(1977) Brain 2 c 070 63534 - vinile
1. Floating 27.15 - 2. Minsphaser 22.55
Musicians:
Klaus Schulze, Harold Grosskopf
Produced by Klaus Schulze
Recorded at Studio Panne-Paulsen, Frankfurt on January
1976
Cover photo by Guido Harari
-Farscape
with Lisa Gerrard
(2008) Synthetic Symphony 92622
1. Liquid Coincidence -
2. Liquid Coincidence -
3. Liquid Coincidence
- 4. Liquid Coincidence -
5. Liquid Coincidence -
6. Liquid Coincidence -
7. Liquid Coincidence
musicians
Klaus Schulze, Lisa Gerrard
Produced by Klaus Schulze
Recorded in Hambuhren between September and November 2007
Cover photo by Christian Piednoir and Peter Filt
L'incontro è di quelli che
preannunciano scintille.
Klaus Schulze, già membro fondatore dei Tangerine Dream e degli Ash
Ra Tempel e, in proprio, esploratore di dimensioni sonore cosmiche e
oniriche (talvolta accattivanti, talvolta più orientate verso la
ricerca o la fusione con la tradizione classica) ha coinvolto nel
progetto Farscape Lisa Gerrard, l'inconfondibile voce femminile
dei Dead Can Dance, nota al grande pubblico anche per la
partecipazione a colonne sonore di successo come Il Gladiatore.
L'anedottica sorta attorno alla registrazione del disco racconta come
il primo dei due cd sia stato ultimato -già pronte le basi musicali
di Schulze- in un giorno dello scorso novembre, mentre il giorno
successivo sia stato portato a termine il secondo. Di tale freschezza
resta evidenza chiarissima in ciascuno dei sette lunghi brani
dell'album. La vocalità della Gerrard si muove in piena sintonia con
le atmosfere liquide e le ritmiche incalzanti di Schulze offrendo
squarci di lirismo ad altissimo potenziale emotivo, coloriture
timbriche esotiche e linee melodiche di rara bellezza.
Un piccolo gioiello da non lasciarsi sfuggire.
Marco Pierini
da In Sound n° 30 Luglio-Agosto 2008 |