Third Ear Band



album in pagina

- Alchemy
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Third Ear Band
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Music From Macbeth
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Magic Music
- - Live Ghosts



Tra la fine dei "sixties" e l'inizio del nuovo decennio si sviluppano in Inghilterra nuove e originali tendenze artistiche che, nel campo della musica rock, iniziano a stravolgere la concezione statica e tradizionale che i "businessmen" delle multinazionali del vinile avevano imposto fino ad allora.

E' con qualche anno di ritardo rispetto agli States che nella vecchia Europa si inizia a svolgere lo sguardo e l'attenzione a nuove filosofie, musicisti eclettici si rivolgono alla nuova generazione.

La grande spinta era avvenuta anni prima in America con la crescita della controcultura underground addensatasi successivamente nei due grandi poli di attrazione di New York e San Francisco.

Un doveroso cenno va senz'altro al grande John Coltrane e alla sua musica a carattere rligioso-rituale, della quale si era fatto profeta negli ultimi anni di vita.
L'improvvisazione modale, la scoperta di mondi musicali legate alle lontane origini africane e asiatiche, al di là di un circoscritto sistema tonale di estrazione prettamente europea, sono i veri cardini di un suono che si svilupperà e cercherà la propria collocazione in quegli anni densi di mutamenti così radicali e immediati.

La Third Ear Band la ricordiamo come uno di quei tanti gruppi "progressivi" o "underground", come si usava catalogarli al tempo, di cui si è persa ogni traccia, sia storica che discografica.

La "Banda Del Terzo Orecchio" non è certo classificabile con i parametri un po' consunti con i quali si usa misurare la restante produzione rock, folk o qualsivoglia altro "genere" inventato o meno per catalogare la storia della musica giovane succedutasi nel tempo da un trentennio a questa parte.

La musica che il gruppo riuscirà ad esprimere nell'arco di tempo in cui resterà unito, sarà svincolata sia dalla dimensione quotidiana del sentire, sia da quella futura o passata; ci si dovrà immergere in suoni ancestrali, passare attraverso secoli di incrostazioni sonore, sarà un viaggio quindi che rievocherà il mondo dell'ignoto, pratiche occulte e magiche, assieme alla riscoperta del più antico folklore anglosassone. Senza timori reverenziali, con passione e competenza, il gruppo si dedicherà a questa musica che ispirerà anche il suo modo di vita; il solo limite sarà la tecnica, peraltro di difficile emulazione, che si baserà su liquide improvvisazioni immerse in un universo sonoro ai limiti dell'immaginabile.

Una furiosa ricerca per giungere, quindi, ad un tale punto di esaltazione, di improvvisazione delirante, per essere padroni di un magma sonoro che riflette non senza distorsioni le immagini del subconscio umano, fino alla saturazione, alla piena compenetrazione suono-mente.
L'UFO Club di Tottenham Court Road sarà, nel 1967, il luogo ritrovo obbligato del nascente movimento underground londinese.

Le radici della Third Ear Band partono da qui: Glen Sweeney, Paul Minns, Ursula Smith e l'americano Richard Coff iniziano a farsi conoscere come The Giant Sun Trolley, fautori di un suono elettroacustico e allucinante, per raccontare improbabili storie perdute nel tempo costruite musicalmente sull'esempio dei "raga" indiani.

Il suono di questo primo nucleo sperimentale, conosciuto anche con il nome di "The hydrogen jukebox", passerà infine ad una strumentazione acustica formata essenzialmente da oboe, violino, viola, violoncello e percussioni di origine afro-asiatica.

La "voce" degli strumenti non aggredisce, non usa schermaglie elettriche per sostenersi, evoca ritmi e riti millenari che, con l'aiuto delle droghe allucinogene, saranno la base del lento, monodico, processo di assimilazione/dissoluzione della normale percezione sonora.

Il cammino della band non sarà simile in alcun modo alle più usuali storie raccontate da John McLaughlin con la sua Mahavishnu o da Raja Ram e Shiva dei Quintessence.

Neanche l'ingenua e tenue operazione di revival "mistico" condotta da Graham Bond e i suoi Magick o l'affascinante miscela jazzata che proporranno gli East Of Eden di Dave Arbus riusciranno ad avvicinarsi al suono della Third Ear Band.

La musica della band sarà unica, senza artefatti parallelismi con altre formazioni del periodo, svincolata e libera di esprimersi al meglio nei concerti gratuiti, in compagnia delle migliori bands dell'underground britannico.

Sweeney, Minns e Coff dovranno insistere oltre il necessario per potersi conquistare uno spazio vitale, per valersi di una comunicazione rivolta non più a pochi intimi ammiratori, magari discepoli di oscure discipline esoteriche e filosofie orientali, oppure semplicemente ammiratori del "diverso a ogni costo".

Riccardo Bonanni da Mucchio Selvaggio n° 64 maggio 1983


- Alchemy
(1969) Harvest shvl 756 - vinile

1. Mosaic 6.25 - 2. Ghetto Raga 10.26 - 3. Druid One 3.43 - 4. Stone Circle 3.25 - 5. Egyptian Book Of The Dead 8.50 - 6. Area Three 8.27 - 7. Dragon Lines 5.27 - 8. Lark Rise 2.44

Musicians:
Glen Sweeney, Paul Minns, Richard Coff, Mel Davis, John Peel, Dave Tomlin


Produced by Peter Jenner
Recorded at EMI Studios, St. John Wood, London
Engineering by Ken Scott and Peter Mew
Cover by Dave Loxley

Alchemy presentato con una misteriosa cover di Dave Loxley, si offre nel 1969 all'ascolto, non senza difficoltà. A questo primo fondamentale crogiuolo di umori portano il proprio apporto Glen Sweeney (percussioni), Paul Minns (oboe), Richard Coff (violino e viola) autori di quasi tutti i pezzi dell'album, e Mel Davis (violoncello, slide pipes): sono inoltre presenti in alcune occasioni John Peel e Dave Tomlin.
All'interno dell'album appaiono alcune note, curate da Sweeney, che succintamente introducono l'ascoltatore a comprendere il magico e fantastico mondo della band: "La musica della Third Ear Band è il riflesso dell'Universo come magico suono/illusioni semplicemente perchè non sarebbe possibile qualunque altra cosa. Le parole non possono descrivere questa estatica danza di suoni o spiegare l'alchemica ripetizione di essi ricercando e talvolta trovando l'origine delle forme, degli elementi e dei ritmi. Le contraddizioni sono la forza di questa energia, le dualità sono scartate a favore del Tao, ogni pezzo è simile o diverso agli alberi, alla terra. Questa è musica naturale,, magica, alchemica, che non è un invito a pregare, ma vi sollecita a prendere conoscenza del vostro viaggio. Se potete farlo dentro la musica sarete alla deriva in fantastici paesaggi come quelli di Bosch, uno strano profumo acustico vi riempirà la mente, in certe occasioni un'immensa porta vi sembrerà aperta, il gruppo e gli ascoltatori sembreranno galleggiare in una nuova dimensione, al di là del tempo e dello spazio, dove non esiste nulla, eccetto questa strana e meravigliosa musica...".
E' proprio quella citazione per Heronymus Bosh, il pittore fiammingo del cinquecento, la cui caratteristica sarà quella di interpretare un universo spirituale e visionario, fantastico e demoniaco nelle proprie tele, a dare il senso, l'ambientazione direi, a tutta l'opera della Third Ear Band.
In
Alchemy si susseguono otto pezzi, tutti strumentali, da Mosaic, complesso ed ipnotico svolto su un monocorde ripetersi di poche, essenziali note, a Ghetto Raga dove l'oboe si amalgama a poco a poco con un tappeto percussivo in lento crescendo evocando le lontane terre orientali.
Druid One, Stone Circle e Lark Rise sono composizioni atipiche dove i suoni degli strumenti si alternano nella continua ricerca delle vere radici del folklore scozzese e inglese.
Infine
Egyptian Book Of The Dead, composizione allucinata e stordente, spezzettata maratona di suoni tenebrosi, e Area Three che riporta la band in un ambito armonico più usuale facendo "viaggiare" l'ascoltatore indietro nel tempo, alla ricerca dell'alba dei tempi.
Il coraggioso lavoro non incontra alcun successo, nè di pubblico, nè di critica, le scarse vendite non inviteranno certo alla replica; solo l'insistenza di alcuni critici legati agli ambienti più radicali e la disponibilità della Harvest permetteranno una difinizione più compiuta della complessa vicenda artistica del gruppo.
Riccardo Bonanni da Mucchio Selvaggio n°64 maggio 1983

- Third Ear Band
(1970) Harvest shlv 773 - vinile

1. Air - 2. Earth - 3. Fire - 4. Water

Musicians:
Glen Sweeney, Paul Minns, Richard Coff, Ursula Smith


Produced by Andrew King
Recorded at EMI Studios, St. John Wood, London
Engineering by Martin Benge

Third Ear Band sarà l'album che segnerà lo zenith, la band abbatterà tutti i tabù tonali, imboccherà il tunnel dove l'armonia e la disarmonia si fondono e confondono, dove anche la percezione del rumore è ricondotta ad un intimo significato mistico-religioso. Sono solo quattro le composizioni, quattro brevi "suites" rappresentanti l'Aria, la Terra, il Fuoco e l'Acqua, gli elementi vitali legati da sempre alla simbologia atrale e occulta.
Sarebbe un continuo ripetersi volersi ostinare a descrivere le molteplici sensazioni provate ascoltando questo lavoro: l'etera contrazione sonora di
Air, la gioiosa ricerca di Earth, l'opprimente ossessione di Fire e infine il ritorno alle liquide sonorità ancestrali, al fluido, dolce, scorrere dei ritmi di Water.
I quattro musicisti, indenni da ogni sbavatura, si concedono completamente fornendo una traduzione spontanea del loro modo di intendere a volere in musica.
Riccardo Bonanni da Mucchio Selvaggio n°64 maggio 1983

- Music From Macbeth
original motion picture soundtrack
(1972) Harvest 3 c 062 04966 - vinile

1. Overture - 2. The Beach - 3. Lady Macbeth - 4. Inverness: Macbeth's Return/The Preparation/ Fanfare/ Duncan's Arrival - 5. The Banquet - 6. Dagger And Death - 7. At The Well/The Princes' Escape/Coronation/Come Sealing Night - 8. Court Dance - 9. Fleance - 10. Grooms' Dance - 11. Bear Baiting - 12. Ambush/Banquo's Ghost - 13. Going To Bled/Blind Man's Buff/Requiscant/Sere And Yellow Leaf - 14. The Cauldron - 15. Prophesies - 16. Wicca Way

Musicians:
Glen Sweeney, Paul Minns, Paul Buckmaster, Denim Bridges, Simon House


Produced by Third Ear Band and Andrew King
Recorded at Alchemical Studios, London
Engineering by Dave Harries
Cover draw by Roger Dean

Music From Macbeth sarà il sunto sonoro di quella esperienza, un inedito cromatismo che ben si adatterà alla trasposizione in chiave crepuscolare che Polanski creerà sulla nota tragedia di William Shakespeare.(...)
Ritornando all'album, va ancora detto che solo Sweeney e Minns sono rimasti dell'originale formazione: divideranno con Paul Buckmaster (cello) che ricordiamo accanto a David Bowie, Elton John, e ai Rolling Stones di
Sticky Fingers, con Simon House, l'eccellente violinista degli Hige Tide, e con Denim Bridges (chitarra) l'onore di un lavoro musicale che resterà soffocato dalla complessa trama dell'opera cinematografica.
La colonna sonora del Macbeth presenta infatti più di ventizinque situazioni/immagini traslate in musica, il quadro complessivo è disaggregato, la vecchia magia sembra persa, certo non vi troviamo l'ispirazione e l'improvvisazione dei giorni migliori, il suono evoca fortemente l'antico folklore scozzese in brevi e succinti episodi.
La Third Ear Band si fermerà qui, a questa incerta, ma più che degna opera.
Riccardo Bonanni da Mucchio Selvaggio n°64 maggio 1983

- Magic Music
(1990) Materiali Sonori MASO 33053 - vinile

1. Behind The Pyramids 7.16 - 2. Reading The Runes 5.48 - 3. Solstice Song 7.03 - 4. Sun Ra Raga 12.01 - 5. Necromancy 8.52

Musicians:
Glen Sweeney, Mick Carter, Lyn Donson, Neil Black


Produced by Third Ear Band
Recorded at Alchemical Studios, London
Engineering by Mick Carter
Cover photo by Annette Jarvie

Più di una ventina di anni orsono, Glen Sweeney si premurava di appuntare all'interno di Alchemy che la musica della Third Ear Band è il "riflesso dell'universo ..."
Oggi sul finre del secondo millennio, Sweeney ripropone la stessa magica formula con una nuova formazione, forse più eclettica e fragile di quella con Minns e Coff, ma forse più adeguata ai tempi e decisamente più smaliziata nell'uso degli effetti elettronici. I nuovi compagni di viaggio, Lyn Carter ai fiati e Neil Black al violino, dimostrano di aver ben assimilato l'antica saggezza portando qualcosa di nuovo e impalpabile allo svolgersi delle composizioni, capolavori di improvvisazione costruiti sullo stretto spazio che separa il delirio dalla bellezza.
La ricerca dell'alba dei tempi continua dunque, tra raga indiani ed esaltazione dall'eastern-music; se volete cimentarvi a leggere le antiche rune non avete che una scelta, obbligata come tutto quello che è indispensabile alla vita e alla morte.
Riccardo Bonanni da Velvet n° 19 aprile 1990

- Live Ghosts
(1989) Materiali Sonori maso 33047 - vinile

1. More Mosaic 13.08 - 2. Ghetto Raga 12.50 - 3. Druid Three 6.59 - 4. Live Ghosts 13.52

Musicians:
Glen Sweeney, Paul Minns, Allen Samuel, Mick Carter


Recorded live at Suonovivo Service, Bergamo on September 8, 1988
Engineering by Dario Ravelli
Cover photo by Lucia Baldini