Amon Duul
album in
pagina
- Phallus
Dei
- Live
In London
- Yeti
- Psychedelic
Underground
-
Wolf City
-
Tanz Der Lemminge
-
Disaster
-
Carnival In Babylon
-
Made In Germany
-
Fool Moon
-
Vive La Trance
-
Experimente
- Minnelied
I loro primi nastri
portano la data del 1965 e raccolgono l'urlo dissennato al limite
della civiltà, gli Amon Duul rappresentano il primo vero momento di
frattura radicale tra il musicista e la vita esterna. E' il folklore
dell'emarginazione sub-urbana, la risposta cruda e acida della
disperazione alle luci vellutate dell'underground americano. Cifre di
vendita irrisorie, dischi a scarsissimo raggio di godibilità in senso
lato, da guardarsi forse come opere d'arte, quadri, momenti artistici
componenti di una ben più grossa, involontaria evoluzione.
I tamburi di Disaster,
secondo disco del nucleo/comune, sono contrastanti, le voci deliranti,
gli strumenti accomunati semza un senso logico. Quale è dunque il
metro di comprensione di questi dischi? Il rumore. Povero eppure
mastodontico, colmo di percezioni, turbamenti. Decadenza
innarrestabile dell'impero occidentale. Teatro della demolizione. Il
nastro si incanta, accelera, scivola nel brano seguente. Il lato
formale del prodotto-disco non ha più alcun significato ed è su
questo prototipo che i primi Amon Duul in parte operano.
Nel 1968 arriva l'immancabile giro di boa. La presa di coscienza delle
esperienze del vicino maggio francese, le possibilità di uno sbocco
commerciale scaturite dal festival di Essen saranno alcuni dei motivi
ufficiali della scissione nella grande famiglia.
Se, da una parte, il primo settore continuerà ancora per qualche
tempo ad adoprarsi in chiave politoco-musicale, il secondo, denominato
Amon Duul II e composto da Chris Karrer, Peter Leopold e Falk U.
Rogner, cercherà di accomodarsi con il rock di sapore weastcostiano e
inglese.
L'operazione dimostra non poche affinità con l'evoluzione del primo
punk inglese. Ambedue infatti giocavano un'improbabile lotta contro la
prostituzione del pop (e non solo...) ed entrambi, dopo un primo
positivo impatto col mercato, si sono organizzati in maniera tale da
rendere, vuoi più comprensibile vuoi più raffinate, le loro forme.
Così, accanto ai residui dei primi Amon Duul che in Garden
Of Sadosa, edito
"postumo" in America nel 1971, espongono la sintesi del loro
immalizzire, gli Amon Duul II di Phallus
Dei
danno vita ad un'opera
rock di sconfinato splendore.
Quintessenza delle visioni, simboli sciolti in laghi di suoni, fragore
della vita, gnomi cosmici e profumi di culture colte in
un'effervescente simbiosi di caratteri e significati. Non il pubblico
del rock ma le cuffie stereofoniche di un solitario fumatore di
marjiuana.
Qualcose rimane del vecchio spirito: nella "suite" che dà
il titolo al lavoro, le miriadi di dissennati tamburelli sboccano nel
rock, duro ma denso d'invenzione quasi a simboleggiare il paesaggio
vitale. Da
Phallus Dei
e
Yeti
al doppio
Tanz Der Lemminge
(o Journey Intro A Dream
secondo le edizioni) il "sound" si fa ancora più raffinato.
Ora la musica del gruppo è un calderone bollente dove navigano
fondendosi rock, jazz, elettronica e sperimentalismo; il passaggio
alla lingua inglese e l'asseggottarsi a modul più comprendibili a un
orecchio pop fa storcere la bocca alla mandria della critica saccente.
Il doppio 'Lp è al contrario un capolavoro di primo piano nella
storia del rock progressivo: una serie di fiabe oscure e celesti
sapientamente modellate dall'ottimo impasto elettro-acustico e dalle
voci che spaziano in entusiasmanti teatralità.
Gli Amon Duul II lavorano "dentro" la civiltà e giocano sul
contatto corrosivo con la stessa ("Chewingum
Telegram"),
sull'evasione fantastica ("Syntelman's
March Of The Roaring Seventies")
e il contrasto è perfetto e ben aiutato dal mixaggio sapiente. La
tecnica al servizio del cittadino.
Dal viaggio nel sogno l'atttività continuerà nella stessa precisa
linea, forse con qualche concessione in più alla canzone, seppur
cosmica. I dischi seguenti si chiamano Carnival
In Babylon, Wolf
City, e le tournèe del 1973
regalerà un delizioso Live
In London, dove il gruppo,
mediante la perdita di tutti i marchingegni doverosi a un
"sound" tedesco, guadagna una nuova luce, forse più umana e
vicina ai luccichii del pop.
Con Vive La Trance
gli Amon Duul II ottengono un po' di celebrità, qualche piazzamento
nelle classifiche di vendita che porterà la critica a considerarli
come "il primo gruppo tedesco che ha dato un contributo reale
alla scena musicale internazionale" (Melody Maker). In realtà la
formazione, che era entrata nella massima punta di popolarità, era
riuscita a trovare uno sbocco nel condensare in brevi canzoni della
durata di tre minuti tutta la sintesi della loro ricerca rock nei
campi immacolati della sperimentazione. La musica di Vive
La Trance, nonostante la
dipartita di Daniel Fichelscherer, sbarcato nei lidi Popol Vuh,
cattura le penne della critica di mezza europa che inizia da quel
momento a concepire l'esistenza di un "altro rock" seppur
ben confezionato e ben cantato come vuole la prassi del business.
Hijack
sarà il "muzak"
geniale del Ventesimo secolo, una musica da ascoltare in autostrada,
il sogno del cemento, il risultato di un consapevole passaggio tra
terra e plastica. La civiltà moderna si sta consumando, si annerisce
e consuma a sua volta; esiste la merce di produzione come esiste la
merce d'evasione ed è su quest'ultima, il disco, la canzone, la
vinile, che Amon Duul II gioca adesso la sua ultima battaglia.
Sarà per uno sbaglio di rotta o forse per voglie di gloria a buon
mercato che l'astronave, per ironia della sorte, si schianterà
proprio contro quella montagna del business discografico che visto
dall'alto della fantasia sembra così piccola da abbattere e che
proprio per questa alterazione procura abbagli e visioni.
In
Made In Germany
il gruppo sembra fare la
caricatura a se stesso: una Marlene Dietrich da Angelo Azzurro guarda
fuocata dalla copertina e i musicisti sul retro portano impermeabili
scuri e capelli scompigliati, ma è la divisa dell'esercito rockstars.
I testi riportano fantasie stereotipate da baraccone e la musica, alla
scusa del "sogno per tutti", incappa in comodi sentieri per
bocche facili: rokkettoni, violini kandidid e kratrock, un po' duro e
molto "in", ma non si può evitare di rimanere perplessi
ascoltando La Paloma Biana tradotta e ridotta in
Krautoma.
Se
Made In Germany
potrebbe far pensare al
debutto discografico di un nuovo gruppo dalle idee non molto chiare, i
nuovi lavori e la conseguente scarsità di vendite non lasciano altra
immagine di quella di un prodotto inghiottito dal sistema e buttato
via. In
Pyragony X
e in
Only Human
musica gradevole, di buon
gusto, che non teme paragoni con gli altari conferiti ai nuovi Genesis
e simili ma poco, troppo poco, per gli sperimentatori focosi di
Marylin Monroe Memorial
Church.
I sopravvissuti continuano con qualche ruga in più, l'estenuante
marci ormai senza meta e per paradosso regalano le cose migliori
proprio all'attimo di guardarsi alle spalle (come nel caso di
Flower Of The Orient),
ma è lo spazio a tutti i costi, cielo bianco della città, ad
accogliere le loro canzoni.
Al Aprile
e Luca Mayer
da
La Musica Rock-Progressiva Europea
1979
ed. Gammalibri
|
- Phallus Dei
(1969) Sunset Records sls 50257 - vinile
1. Kanaan 3.56 - 2. Dem Guten, Schonen, Wahren 6.00 - 3. Luzifers Ghilom 8.02 - 4. Henriette Krotenschwanz 1.59 - 5. Phallus Dei 20.45
Nella Germania di
fine anni 60, fucina di avanguardie culturali - dal
cinema (Wenders, Herzog, Fassbinder) al rock (Can, Popol
Vuh, Ash-Ra Temple, Tangerine Dream) - e pervasa dal
clima di protesta sociale post '68, nasce il progetto
Amon Duul (dal nome del dio egiziano del sole, Amon, e
dal personaggio di un romanzo turco, Düül). Il nucleo
originario della band si forma a Monaco, in una comune
anarchico-freak di una dozzina di persone, parte del
movimento internazionale contro la guerra, dove, tra
amore libero e droghe psichedeliche, si organizzano
sessioni di registrazione di free-rock.
Nella formazione si opera presto una scissione: da una
parte gli Amon Düül I, con i fratelli Leopold (Peter e
Ulrich) e Rainer Bauer; dall'altra gli Amon Duul II, con
Chris Karrer, John Weinzierl, Falk Rogner e la cantante
Renate Knaup-Krotenschwanz.
I primi incidono per la Metronome, i secondi per la
Liberty, con la supervisione del guru dell'indie-rock
tedesco, Olaf Kubler.Gli Amon D üül II prendono presto
il sopravvento sui "cugini", sviluppandone le
intuizioni in sonorità più complesse, in bilico tra
avanguardia e primitivismo naif. La loro ricetta è una
libera forma di psichedelia, nel segno di Jefferson
Airplane, Grateful Dead e Pink Floyd, nella quale si
mescolano rumorosamente sonorità acustiche,
orientaleggianti ed elettroniche, oltre a un senso del
gotico tipicamente teutonico. Un sound che confluisce nel
loro album d'esordio Phallus Dei.
Il disco, sorta di "opera rock" all'insegna di
un ritualismo pagano, contiene quattro brani, più la
lunga title-track finale di 20 minuti (la versione
rimasterizzata su cd comprende anche i quattro Freak
Out Requiem e Cymbals
In The End. Quella degli Amon Düül II
è musica sperimentale, fortemente impegnata a livello
politico, legata com'è all'utopia
flower-power imperante anche oltre Oceano. Si
spazia dall'electric free-rock a libere digressioni
acustiche, dal rock beat al folk più tribale: suoni che
prefigurano il caos e l'energia condensati più tardi
nella musica punk. La magnifica ouverture di Kanaan
introduce subito in un mondo arcano, pervaso da suoni
mediorientali ed esoterici, con uno sfondo di cori
lugubri a spalancare orizzonti da inferno dantesco. La
magia di questa danza stregonesca nasce dalla
combinazione dell'energia rock (i riff di basso, le
scariche elettriche della chitarra) con l'esotismo di
archi e sitar, dall'alternarsi del canto grottescamente
"bowiano" di Lothar Meid e dei vocalizzi
ipnotici di Renate Knaup. Dem Guten,
Schonen, Wahren è un altro incubo
psicanalitico: aperto addirittura da un mellotron, il
brano sprofonda presto in un caos di urla luciferine,
violini assassini, percussioni tribali ed effetti
psichedelici; il bizzarro canto in falsetto di Meid
sembra quasi seguire una via tutta sua, lontana dalle
linee melodiche principali, mentre il testo,
infantilmente onirico, lascia filtrare qualche raggio di
speranza in tanto grandguignol. Il psych-folk di Luzifers
Ghilom non accenna ad attenuare la
carica blasfema di queste sonorità allucinate e
terrificanti, con continui cambi di tempo e un canto che,
lasciato fluttuare in un mare di rumori e di percussioni
(tra cui i bongo di Shrat), si fa sempre più straniato e
folle, mentre i cori femminili acuiscono l'effetto
straniante. I vocalizzi demoniaci della cantante
proseguono in Henriette Krotenschwanz,
brano più breve che evoca la lunga notte
dell'Inquisizione culminando in una corale marcia
militare. Il climax di questo sabbah infernale si
raggiunge con la title track, una jam di oltre venti
minuti che infila una sequenza di spettacolari trovate
sonore. L'inizio è sommesso, ma presto sopravviene una
sequela di droni e rumori cosmici, grida disperate e
archi impazziti. Quindi, la band suona coralmente,
sfoderando una serie di improvvisazioni sempre più
sghembe e caotiche, con le percussioni a martellare sullo
sfondo. Dopo un veloce assolo di violino, il brano assume
definitivamente le sembianze d'una jam percussiva,
accompagnata dai vocalizzi sempre più deliranti di
Karrer. Il risultato è un'orgia da "nirvana
acido" degna dei Velvet Underground. Gli strumenti
suonano tutti scoordinati e dissonanti, primo tra tutti
il violino (lo strumento del diavolo), che insieme a
organo, cori e percussioni africane sembra condurre per
mano l'ascoltatore in questo ideale viaggio nel girone
dei dannati, alla ricerca degli aspetti più torbidi
dell'animo umano.
Disco titanico, vulcano d'infinite risorse sonore, Phallus
Dei può essere considerato a ragione
la risposta tedesca all'acid-blues americano e al
nascente progressive-rock britannico. Sarà seguito da
altri due album-cardine del rock teutonico quali Yeti
(1970) e Dance Of The Lemmings.
Claudio
Fabretti
da www.ondarock.it
- Live In London
(1973) Base Record UDB 8031- vinile
1. Archangel Thinderbird - 2. Eye Shaking King - 3. Soap Shop Rock - 4. Improvisation - 5. Syntelman's March Of The
Roaring Seventies
a) Pull
Down You Mask - b) Prayer To The Silence - c) Telephonecomplex - d) Restless Skylight
- e) Transistor Child - f) Landing In A Ditch
6. Dehypnotized Toothpaste
a) A Short
Stop At The Transylvania Brian Surgery
7. Race From Here To Your
a)Little
Tornados - b) Riding On A Cloud - c) Paralized Paradise
Musicians:
Chris Karrer, Peter Leopold, John Weinzierl, Lothar Maid,
Falk U. Rogner, Renate Knaup, D. Secundus Fichelscher
Produced by Olaf Kuebler and Amon Duul
Recorded live on the Pye Mobile at The Greyhound, Croydon
on 16th december 1072
Engineering by Vic Maile
Cover by Rodney Matthews
- Yeti
(1986) Base udd 0025 - vinile
1. Soap Shop Rock - 2. She Came Through The Chimney
- 3. Archangels Thunderbird - 4. Cerberus - 5. The Return Of Ruebezhal - 6. Eye-Shaking King - 7. Pale Gallery - 8. Yeti - 9. Yeti Talks To Yogi - 10. Sandoz In The Rain
Musicians:
Peter Leopold, Shrat, Renate Knaup, John Weinzierl, Chris
Karrer, Falk J. Rogner, Dave Anderson
Produced by Olaf Kuebler
Cover by Amon Duul
Yeti
rimane uno dei picchi della discografia dell'ensemble
tedesco. Un disco fatto tanto di chitarre pesanti (Archangels
Thunderbird) quanto di spettacolari
tocchi psichedelici e ientaleggianti. Ma anche di isolati
episodi di elettronica "povera", di oscurità
rock e di tanta improvvisazione: il terzo e il quarto
lato dell'album sono tre lunghe suite improvvisate.
Un'esperienza di grandissima interiorità, per un gruppo
nato come comune anarchica e sfociato poi in una delle
realtà più luminose del krautrock. Certamente da
sottolineare la pesantezza e l'oscurità che lacerano
alcuni momenti, incandescenti scenari per viaggi mentali
che tanto hanno dato al post-rock quanto all'altrettanto
ampio contenitore "space rock".
da Rumore n° 152 settembre 2004
- Psychedelic Underground
(1969) Spalax 14947 - cd
1. Im Garten Sandosa 7.48 - 2. Der Garten Sandosa Im
Morgentau 8.06
- 3. Bitterlings
Verwandlung 2.31
- 4. Ein
Wunderhubsches Madchen Traumt Von Sandosa 17.03 - 5. Kaskados Minnelied 2.53 - 6. Mama Duul Und Ihre
Sauerkraut Bandspliet 2.50
- Wolf City
(1972) United Artists uag 29406 - vinile
1. Surrounded
By The Stars 7.46 - 2. Green Bubble Raincoted
Man 5.04 - 3. Jail-house Frog 4.54 - 4. Wolf
City 3.20 - 5. Wie Der Wind Am Ende Einer Strabe
5.42 - 6. Deutsch Nepal 3.oo - 7. Sleepwalker's
Timeless Bridge 4.55
Musicians:
Chris Karrer, John Weinzierl, Lothar Meld, D. Secundus
Fichelscher, Falk U. Rogner, Renate Knaupp
Recorded at Bavaria Studios on July 1972
Produced by Olaf Kuebler and Amon Duul II
Cover art by Falk U. Rogner
Questo è il primo disco in cui gli Amon
Duul II raggiungono
una compattezza del "sound" che
li rende sempre più appetibili per i mercati esteri, in primis quello
britannico, anche se inevitabilmente si perde in follia e creatività ciò
che si guadagna in maggiore strutturazione dei brani. Grande
protagonista risulta la voce Wagneriana di
Renate Knaup, che già aveva vivacizzato "Carnival
in Babylon",
il loro album precedente, buon disco di folk-cosmico ma
che segnò un netto cambiamento musicale dopo i "sabba" pagani a base di
LSD dei precedenti tre LP.
Si parte con "Sorrounded
by the stars"
ed entra subito in scena la voce epica e drammatica di Renate Knaup in
un 'interpretazione" para-operistica da brividi, siamo dalle parti di
una
psichedelia in
"nero" che suona come se i Jefferson
Airplane si
fossero trasferiti in Germania e avessero unito all'acido della cultura
"hippie" l'impeto tutto tedesco e il retroterra delle leggende più
oscure del'Europa."Green-Bubble-Rainconted-Man"
vede ancora protagonista Renate Knaup al canto in un pezzo dalla melodia
perfetta e invidiabile da parte di qualsiasi gruppo.
Si arriva quindi all'apice emotivo del disco ovvero "Jail-House-Frog"
: il brano inizia con la chitarra West-Costiana e
lancinante di Danny Fichelscher che suona dura e incisiva in maniera
sorprendente, entrando direttamente senza staccarsi dalla mente
dell'ascoltatore, finchè entra in scena un lungo intermezzo cosmico di
pianoforte contrappuntato da rumori di sottofondo di folli creature
evocate dalla magia della comune Amon
Duul.
Il lato B riserva altre sorprese a cominciare dalla potente title-track
"Wolf
City"
che è subito seguita da un raga-cosmico per
sitar ( suonato dall'ospite Al Gromer ) e tablas che avvicina le
sonorità del gruppo a quelle dei conterranei Popol
Vuh,
con cui si scambieranno non a caso anche alcuni membri come il
chitarrsita Danny Fichelscher e la stessa Renate Knaup.Si prosegue con
l'epica "Deutsch Nepal"
, la musica evoca un monastero Nepalese infestato dalla voce di un folle
che richiama alla memoria la voce del Fuhrer e da cui è impossibile
fuggire.Si chiude con i ricami elettro-acustici
-folk di
"Sleepwalker's
Timeless Bridge"
in cui il gruppo mostra quanta perizia tecnica fosse riuscito a
raggiungere.
Purtroppo questo è anche l'ultimo grande album degli Amon
Duul, il
gruppo proseguirà infatti instancabile per molti anni ma non riuscirà
più a raggiungere le vette artistiche dei primi '70.Per assecondare il
mercato le sonorità diventeranno sempre più scontate e banali anche se
in fondo i tempi memorabili delle melodie e armonie generate dalla
follia di questa comune non sono cosi' lontani.
Cesare Buttaboni
da
www.storiadellamusica.it
- Tanz Der Lemminge
(?) Base Record UDB 8030 - vinile
1. Syntelman's March Of The Roaring Seventies:
a) in the glassgarden - b) pull
down your mask - c) prayer to the silence - d) telephonecomplex
2. Landing In A Ditch -
3. Dehypnotized -
4. A Short Stop At The Transsylvanian Toothpaste -
5. Race Fron Here To Your Ears:
a) little tornadoes - b)
overtheated tiara - c) the flyweighted five
6. Riding On A Cloud -
7. Paralized Paradise -
8. H.G. Well's Take-Off -
9. The Marilyn Monroe-Memorial-Church -
10. Chewinggum Telegram -
11. Stumbling Over Melted Moonlight -
12. Toxicological Whispering
Musicians:
Chris Karrer, John Weinzierl, Lothar Meid, Peter Leopold, Jimy Jackson,
Al Gromer, Rolf Zacher, Falk U. Rogner, Kalle Hausmann
Produced by Olaf Kuebler and Amon Duul
Cover by Falk U. Rogner
Ciò che accadde a Colonia il 9 marzo
del 1971 rischiò di compromettere il futuro degli Amon Dull. Un
incendio, durante una loro performance live, uccise quattro ragazzi e
distrusse l'equipaggiamento della band.
Nulla di fatto: gli angeli della psicadelia continuano il loro
percorso, si chiudono in studio e di lì a poco mettono a punto Tanz
Der Lemminge, volando su un particolare sentiero elettronico
realizzato da uno straordinario Karl Heinz Haussmann.
Cambia l'approcio: la band che in studio portava gli esperimenti live,
ora si cimenta "creando" in studio, confezionando una
manciata di brani su una struttura pensata, voluta e realizzata per un
terzo capolavoro. Più rigido, ma sempre autentico e originale.
Perdetevi in queste memorie.
Giancarlo Currò
da Rockerilla n° 313 settembre 2006
- Disater
(1981) Rocktopus 301 467-370 - vinile
1. Drum
Things (Erschlagzeugtes) 9.10 -
2. Asynchron (Verjault
Und Zugeredet) 7.32 - 3. Yea Yea
Yea (Zerbeatelt) '56 - 4.
Broken (Ofensivitaaten) 7.21 -
5. Sumnium (Trauma)
9.25 - 6. Frequency (Entzwei)
9.51 - 7. Autonomes (Entdrel)
7.56 - 8. Chaoticolour (Entsext)
7.56 - 9. Expressionidiom (Kapuntterbunt)
1.47 - 10. Altitude (Quaar
Feld Aus) 1.00 - 11.
Impropulsion (Noch'n Lied) 6.23
- Carnival In Babylon
(1986) Base udd 0026 - vinile
1. C.I.D.
In Uruk 5.30 - 2. All
The Years ' Round 7.20 - 3.
Ballad Of The Shimmering Sand 6.33
- 4. Kronwinkl 3.52
- 5. Tables Are Turned 3.34
- 6. Hawknose Harlequin 9.48
Musicians:
John Weinzierl, Chris Karrer, Lothar Meid, Renate Knaup, Danny
Fichelscherer, Peter Leopold, Karl-Heinz Hausinann
Produced by Olaf Kubler and Amon Duul
Cover by Falk U. Rogner
Strutturalmente diverso dai precedenti, è
un album costituito da canzoni più brevi, il che da una parte ha
suscitato la delusione dei fan più accaniti, dall'altra ha raccolto i
consensi della stampa per gli esiti più riconducibili al rock, al folk
rock e alla canzone rock.
Renate Knaup si mette in primo piano nelle nelle contemporanee band
californiane, spesso citate a paragone. E' il disco del successo in Gran
Bretagna, grazie alla battente programmazione radiofonica che John Peel
ha fatto di All The Years Round, originale forma di kraut form, e
Tables Are Turned, altrettanto originale variante kraut dei
Traffic.
E' l'unico disco veramente importante del gruppo, prima che defezioni,
contrasti interni e perdita di ispirazione condizionassero la successiva
storia discografica.
Cesare Rizzi
da The Prog Side Of The Moon ed. Giunti (2010)
- Made In Germany
(1975) Atco sd 36-119 - vinile
1. Dreams
4.08 - 2.
Ludwig 2.33
- b. The King's Chocolate Waltz
2.32 - c) Blue Grotto 3.33
3. 5.5.55 3.13 - 4.
Emigrant Song 3.23 - 5.
La Krautoma 4.45 - 6.
Metropolis 3.38 - 7. Loosey
Girl 5.20 - 8.
Gala Gnome 1.18 - 9.
Top Of The Mud 3.44 - 10.
Mr. Kraut's Jinx 8.48
Musicians:
Renate Knaup, John Weinzierl,
Thor Baldursson, Robby Heibl, Peter Leopold, Nando Tischer, Chris
Karrer, Falk U. Rogner, Heinz Becker, Lee Harper, Bobby Jones, Helmut
Sonnleitner
Produced by Amon Duul and Jurgen S. Korduletsch
Recorded at Studio 70, Munchen
Engineering by David Siddle
Cover photo by Richard Noble
- Fool Moon
(1989) Demi Mond dm1020 - vinile
1. Who
Who - 2. The
Tribe - 3.
Tik Tok Song - 4.
Haupmotor - 5. Hymn
For The Hardcore
- Vive La Trance
(1986) Base udb 8027 - vinile
1. A
Morning Excuse 3.19 - 2.
Fly United 3.33 - 3. Jalouise
3.27 - 4.
Im Krater Bluhn Wieder Die Baume 3.08
- 5. Mozambique 7.40
- 6. Apocalyptic Bore 6.38
- 7. Dr. 3.00
- 8. Trap 3.35
- 9. Pig Man 2.38
- 10. Mamana 3.20
- 11. Ladies Mimikry 3.18
Produced by Olaf Kubler and Amon
Duul II
Recorded at Bavaria Studio and Union Studio, Munchen
Cover photo by Falk U. Rogner and Gena Zimmermann
- Experimente
(1984) Spalax 14842 - cd
1. Experience
n° 1 4.28 - 2.
Experience n° 2 '29 - 3.
Experience n° 3 5.20 - 4. Experience
n° 4 2.25 - 5.
Experience n° 5 2.39 - 6.
Experience n° 6 1.09 - 7.
Experience n° 7 5.46 - 8.
Experience n° 8 2.08 - 9.
Experience n° 9 3.43 - 10.
Experience n° 10 1.39 - 11.
Experience n° 11 1.52 - 12.
Experience n° 12 1.21 - 13.
Experience n° 13 3.46 - 14.
Experience n° 14 2.45 - 15.
Experience n° 15 1.27 - 16.
Experience n° 16 5.08 - 17.
Experience n°17 '48 - 18.
Experience n° 18 2.04 - 19.
Experience n° 19 6.27 - 20 Experience
n° 20 1.05 - 21.
Experience n° 21 2.44 - 22.
Experience n° 22 3.07 - 23.
Experience n° 23 2.31 - 24.
Experience n° 24 1.07
-
Minnelied
(1973) Brain 0040.149 - vinile
1. Ein Wunderhubsches Madchen Traumt Von
Sandosa - 2. Kaskados Minnelied
- 3. Mama Duul Und Ihre Sauerkrautband Spielt Auf
- 4. Im Garten Sandosa
- 5. Der Garten Sandosa Im Morgentau
- 6. Bitterlings Verwandlung
Musicians:
Rainer Bauer, Ulrich Leopold, Wolfang Krischke, Ella Bauer, Helga
Filanda, Uschi Obermaier
Produced by Meisel
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