Amon Duul



album in pagina

- Phallus Dei
-
Live In London
-
Yeti
-
Psychedelic Underground
- Wolf City
- Tanz Der Lemminge
- Disaster
- Carnival In Babylon
- Made In Germany
- Fool Moon
- Vive La Trance
- Experimente
- Minnelied


I loro primi nastri portano la data del 1965 e raccolgono l'urlo dissennato al limite della civiltà, gli Amon Duul rappresentano il primo vero momento di frattura radicale tra il musicista e la vita esterna. E' il folklore dell'emarginazione sub-urbana, la risposta cruda e acida della disperazione alle luci vellutate dell'underground americano. Cifre di vendita irrisorie, dischi a scarsissimo raggio di godibilità in senso lato, da guardarsi forse come opere d'arte, quadri, momenti artistici componenti di una ben più grossa, involontaria evoluzione.

I tamburi di
Disaster, secondo disco del nucleo/comune, sono contrastanti, le voci deliranti, gli strumenti accomunati semza un senso logico. Quale è dunque il metro di comprensione di questi dischi? Il rumore. Povero eppure mastodontico, colmo di percezioni, turbamenti. Decadenza innarrestabile dell'impero occidentale. Teatro della demolizione. Il nastro si incanta, accelera, scivola nel brano seguente. Il lato formale del prodotto-disco non ha più alcun significato ed è su questo prototipo che i primi Amon Duul in parte operano.

Nel 1968 arriva l'immancabile giro di boa. La presa di coscienza delle esperienze del vicino maggio francese, le possibilità di uno sbocco commerciale scaturite dal festival di Essen saranno alcuni dei motivi ufficiali della scissione nella grande famiglia.

Se, da una parte, il primo settore continuerà ancora per qualche tempo ad adoprarsi in chiave politoco-musicale, il secondo, denominato Amon Duul II e composto da Chris Karrer, Peter Leopold e Falk U. Rogner, cercherà di accomodarsi con il rock di sapore weastcostiano e inglese.

L'operazione dimostra non poche affinità con l'evoluzione del primo punk inglese. Ambedue infatti giocavano un'improbabile lotta contro la prostituzione del pop (e non solo...) ed entrambi, dopo un primo positivo impatto col mercato, si sono organizzati in maniera tale da rendere, vuoi più comprensibile vuoi più raffinate, le loro forme. Così, accanto ai residui dei primi Amon Duul che in
Garden Of Sadosa, edito "postumo" in America nel 1971, espongono la sintesi del loro immalizzire, gli Amon Duul II di Phallus Dei danno vita ad un'opera rock di sconfinato splendore.

Quintessenza delle visioni, simboli sciolti in laghi di suoni, fragore della vita, gnomi cosmici e profumi di culture colte in un'effervescente simbiosi di caratteri e significati. Non il pubblico del rock ma le cuffie stereofoniche di un solitario fumatore di marjiuana.

Qualcose rimane del vecchio spirito: nella "suite" che dà il titolo al lavoro, le miriadi di dissennati tamburelli sboccano nel rock, duro ma denso d'invenzione quasi a simboleggiare il paesaggio vitale. Da
Phallus Dei e Yeti al doppio Tanz Der Lemminge (o Journey Intro A Dream secondo le edizioni) il "sound" si fa ancora più raffinato. Ora la musica del gruppo è un calderone bollente dove navigano fondendosi rock, jazz, elettronica e sperimentalismo; il passaggio alla lingua inglese e l'asseggottarsi a modul più comprendibili a un orecchio pop fa storcere la bocca alla mandria della critica saccente. Il doppio 'Lp è al contrario un capolavoro di primo piano nella storia del rock progressivo: una serie di fiabe oscure e celesti sapientamente modellate dall'ottimo impasto elettro-acustico e dalle voci che spaziano in entusiasmanti teatralità.

Gli Amon Duul II lavorano "dentro" la civiltà e giocano sul contatto corrosivo con la stessa ("
Chewingum Telegram"), sull'evasione fantastica ("Syntelman's March Of The Roaring Seventies") e il contrasto è perfetto e ben aiutato dal mixaggio sapiente. La tecnica al servizio del cittadino.

Dal viaggio nel sogno l'atttività continuerà nella stessa precisa linea, forse con qualche concessione in più alla canzone, seppur cosmica. I dischi seguenti si chiamano
Carnival In Babylon, Wolf City, e le tournèe del 1973 regalerà un delizioso Live In London, dove il gruppo, mediante la perdita di tutti i marchingegni doverosi a un "sound" tedesco, guadagna una nuova luce, forse più umana e vicina ai luccichii del pop.

Con
Vive La Trance gli Amon Duul II ottengono un po' di celebrità, qualche piazzamento nelle classifiche di vendita che porterà la critica a considerarli come "il primo gruppo tedesco che ha dato un contributo reale alla scena musicale internazionale" (Melody Maker). In realtà la formazione, che era entrata nella massima punta di popolarità, era riuscita a trovare uno sbocco nel condensare in brevi canzoni della durata di tre minuti tutta la sintesi della loro ricerca rock nei campi immacolati della sperimentazione. La musica di Vive La Trance, nonostante la dipartita di Daniel Fichelscherer, sbarcato nei lidi Popol Vuh, cattura le penne della critica di mezza europa che inizia da quel momento a concepire l'esistenza di un "altro rock" seppur ben confezionato e ben cantato come vuole la prassi del business.

Hijack sarà il "muzak" geniale del Ventesimo secolo, una musica da ascoltare in autostrada, il sogno del cemento, il risultato di un consapevole passaggio tra terra e plastica. La civiltà moderna si sta consumando, si annerisce e consuma a sua volta; esiste la merce di produzione come esiste la merce d'evasione ed è su quest'ultima, il disco, la canzone, la vinile, che Amon Duul II gioca adesso la sua ultima battaglia.

Sarà per uno sbaglio di rotta o forse per voglie di gloria a buon mercato che l'astronave, per ironia della sorte, si schianterà proprio contro quella montagna del business discografico che visto dall'alto della fantasia sembra così piccola da abbattere e che proprio per questa alterazione procura abbagli e visioni.

In
Made In Germany il gruppo sembra fare la caricatura a se stesso: una Marlene Dietrich da Angelo Azzurro guarda fuocata dalla copertina e i musicisti sul retro portano impermeabili scuri e capelli scompigliati, ma è la divisa dell'esercito rockstars. I testi riportano fantasie stereotipate da baraccone e la musica, alla scusa del "sogno per tutti", incappa in comodi sentieri per bocche facili: rokkettoni, violini kandidid e kratrock, un po' duro e molto "in", ma non si può evitare di rimanere perplessi ascoltando La Paloma Biana tradotta e ridotta in Krautoma.

Se
Made In Germany potrebbe far pensare al debutto discografico di un nuovo gruppo dalle idee non molto chiare, i nuovi lavori e la conseguente scarsità di vendite non lasciano altra immagine di quella di un prodotto inghiottito dal sistema e buttato via. In Pyragony X e in Only Human musica gradevole, di buon gusto, che non teme paragoni con gli altari conferiti ai nuovi Genesis e simili ma poco, troppo poco, per gli sperimentatori focosi di Marylin Monroe Memorial Church.

I sopravvissuti continuano con qualche ruga in più, l'estenuante marci ormai senza meta e per paradosso regalano le cose migliori proprio all'attimo di guardarsi alle spalle (come nel caso di
Flower Of The Orient), ma è lo spazio a tutti i costi, cielo bianco della città, ad accogliere le loro canzoni.

Al Aprile e Luca Mayer da
 
La Musica Rock-Progressiva Europea 1979
ed. Gammalibri


- Phallus Dei
(1969) Sunset Records sls 50257 - vinile

1. Kanaan 3.56 - 2. Dem Guten, Schonen, Wahren 6.00 - 3. Luzifers Ghilom 8.02 - 4. Henriette Krotenschwanz 1.59 - 5. Phallus Dei 20.45

Nella Germania di fine anni 60, fucina di avanguardie culturali - dal cinema (Wenders, Herzog, Fassbinder) al rock (Can, Popol Vuh, Ash-Ra Temple, Tangerine Dream) - e pervasa dal clima di protesta sociale post '68, nasce il progetto Amon Duul (dal nome del dio egiziano del sole, Amon, e dal personaggio di un romanzo turco, Düül). Il nucleo originario della band si forma a Monaco, in una comune anarchico-freak di una dozzina di persone, parte del movimento internazionale contro la guerra, dove, tra amore libero e droghe psichedeliche, si organizzano sessioni di registrazione di free-rock.
Nella formazione si opera presto una scissione: da una parte gli Amon Düül I, con i fratelli Leopold (Peter e Ulrich) e Rainer Bauer; dall'altra gli Amon Duul II, con Chris Karrer, John Weinzierl, Falk Rogner e la cantante Renate Knaup-Krotenschwanz.
I primi incidono per la Metronome, i secondi per la Liberty, con la supervisione del guru dell'indie-rock tedesco, Olaf Kubler.Gli Amon D üül II prendono presto il sopravvento sui "cugini", sviluppandone le intuizioni in sonorità più complesse, in bilico tra avanguardia e primitivismo naif. La loro ricetta è una libera forma di psichedelia, nel segno di Jefferson Airplane, Grateful Dead e Pink Floyd, nella quale si mescolano rumorosamente sonorità acustiche, orientaleggianti ed elettroniche, oltre a un senso del gotico tipicamente teutonico. Un sound che confluisce nel loro album d'esordio
Phallus Dei. Il disco, sorta di "opera rock" all'insegna di un ritualismo pagano, contiene quattro brani, più la lunga title-track finale di 20 minuti (la versione rimasterizzata su cd comprende anche i quattro Freak Out Requiem e Cymbals In The End. Quella degli Amon Düül II è musica sperimentale, fortemente impegnata a livello politico, legata com'è all'utopia “flower-power” imperante anche oltre Oceano. Si spazia dall'electric free-rock a libere digressioni acustiche, dal rock beat al folk più tribale: suoni che prefigurano il caos e l'energia condensati più tardi nella musica punk. La magnifica ouverture di Kanaan introduce subito in un mondo arcano, pervaso da suoni mediorientali ed esoterici, con uno sfondo di cori lugubri a spalancare orizzonti da inferno dantesco. La magia di questa danza stregonesca nasce dalla combinazione dell'energia rock (i riff di basso, le scariche elettriche della chitarra) con l'esotismo di archi e sitar, dall'alternarsi del canto grottescamente "bowiano" di Lothar Meid e dei vocalizzi ipnotici di Renate Knaup. Dem Guten, Schonen, Wahren è un altro incubo psicanalitico: aperto addirittura da un mellotron, il brano sprofonda presto in un caos di urla luciferine, violini assassini, percussioni tribali ed effetti psichedelici; il bizzarro canto in falsetto di Meid sembra quasi seguire una via tutta sua, lontana dalle linee melodiche principali, mentre il testo, infantilmente onirico, lascia filtrare qualche raggio di speranza in tanto grandguignol. Il psych-folk di Luzifers Ghilom non accenna ad attenuare la carica blasfema di queste sonorità allucinate e terrificanti, con continui cambi di tempo e un canto che, lasciato fluttuare in un mare di rumori e di percussioni (tra cui i bongo di Shrat), si fa sempre più straniato e folle, mentre i cori femminili acuiscono l'effetto straniante. I vocalizzi demoniaci della cantante proseguono in Henriette Krotenschwanz, brano più breve che evoca la lunga notte dell'Inquisizione culminando in una corale marcia militare. Il climax di questo sabbah infernale si raggiunge con la title track, una jam di oltre venti minuti che infila una sequenza di spettacolari trovate sonore. L'inizio è sommesso, ma presto sopravviene una sequela di droni e rumori cosmici, grida disperate e archi impazziti. Quindi, la band suona coralmente, sfoderando una serie di improvvisazioni sempre più sghembe e caotiche, con le percussioni a martellare sullo sfondo. Dopo un veloce assolo di violino, il brano assume definitivamente le sembianze d'una jam percussiva, accompagnata dai vocalizzi sempre più deliranti di Karrer. Il risultato è un'orgia da "nirvana acido" degna dei Velvet Underground. Gli strumenti suonano tutti scoordinati e dissonanti, primo tra tutti il violino (lo strumento del diavolo), che insieme a organo, cori e percussioni africane sembra condurre per mano l'ascoltatore in questo ideale viaggio nel girone dei dannati, alla ricerca degli aspetti più torbidi dell'animo umano.
Disco titanico, vulcano d'infinite risorse sonore,
Phallus Dei può essere considerato a ragione la risposta tedesca all'acid-blues americano e al nascente progressive-rock britannico. Sarà seguito da altri due album-cardine del rock teutonico quali Yeti (1970) e Dance Of The Lemmings.
Claudio Fabretti da www.ondarock.it

- Live In London
(1973) Base Record UDB 8031- vinile

1. Archangel Thinderbird - 2. Eye Shaking King - 3. Soap Shop Rock - 4. Improvisation - 5. Syntelman's March Of The Roaring Seventies
a) Pull Down You Mask - b) Prayer To The Silence - c) Telephonecomplex - d) Restless Skylight - e) Transistor Child - f) Landing In A Ditch
6. Dehypnotized Toothpaste
a) A Short Stop At The Transylvania Brian Surgery
7. Race From Here To Your
a)Little Tornados - b) Riding On A Cloud - c) Paralized Paradise

Musicians:
Chris Karrer, Peter Leopold, John Weinzierl, Lothar Maid, Falk U. Rogner, Renate Knaup, D. Secundus Fichelscher

Produced by Olaf Kuebler and Amon Duul
Recorded live on the Pye Mobile at The Greyhound, Croydon on 16th december 1072
Engineering by Vic Maile
Cover by Rodney Matthews

- Yeti
(1986) Base udd 0025 - vinile

1. Soap Shop Rock - 2. She Came Through The Chimney - 3. Archangels Thunderbird - 4. Cerberus - 5. The Return Of Ruebezhal - 6. Eye-Shaking King - 7. Pale Gallery - 8. Yeti - 9. Yeti Talks To Yogi - 10. Sandoz In The Rain

Musicians:
Peter Leopold, Shrat, Renate Knaup, John Weinzierl, Chris Karrer, Falk J. Rogner, Dave Anderson

Produced by Olaf Kuebler
Cover by Amon Duul

Yeti rimane uno dei picchi della discografia dell'ensemble tedesco. Un disco fatto tanto di chitarre pesanti (Archangels Thunderbird) quanto di spettacolari tocchi psichedelici e ientaleggianti. Ma anche di isolati episodi di elettronica "povera", di oscurità rock e di tanta improvvisazione: il terzo e il quarto lato dell'album sono tre lunghe suite improvvisate.
Un'esperienza di grandissima interiorità, per un gruppo nato come comune anarchica e sfociato poi in una delle realtà più luminose del krautrock. Certamente da sottolineare la pesantezza e l'oscurità che lacerano alcuni momenti, incandescenti scenari per viaggi mentali che tanto hanno dato al post-rock quanto all'altrettanto ampio contenitore "space rock".
da
Rumore n° 152 settembre 2004

- Psychedelic Underground
(1969) Spalax 14947 - cd

1. Im Garten Sandosa 7.48 - 2. Der Garten Sandosa Im Morgentau 8.06 - 3. Bitterlings Verwandlung 2.31 - 4. Ein Wunderhubsches Madchen Traumt Von Sandosa 17.03 - 5. Kaskados Minnelied 2.53 - 6. Mama Duul Und Ihre Sauerkraut Bandspliet 2.50



- Wolf City
(1972) United Artists uag 29406 - vinile

1. Surrounded By The Stars 7.46 - 2. Green Bubble Raincoted Man 5.04 - 3. Jail-house Frog 4.54 - 4. Wolf City 3.20 - 5. Wie Der Wind Am Ende Einer Strabe 5.42 - 6. Deutsch Nepal 3.oo - 7. Sleepwalker's Timeless Bridge 4.55

Musicians:
Chris Karrer, John Weinzierl, Lothar Meld, D. Secundus Fichelscher, Falk U. Rogner, Renate Knaupp

Recorded at Bavaria Studios on July 1972
Produced by Olaf Kuebler and Amon Duul II
Cover art by Falk U. Rogner

Questo è il primo disco in cui gli Amon Duul II raggiungono una compattezza del "sound" che li rende sempre più appetibili per i mercati esteri, in primis quello britannico, anche se inevitabilmente si perde in follia e creatività ciò che si guadagna in maggiore strutturazione dei brani. Grande protagonista risulta la voce Wagneriana di Renate Knaup, che già aveva vivacizzato "Carnival in Babylon", il loro album precedente, buon disco di folk-cosmico ma che segnò un netto cambiamento musicale dopo i "sabba" pagani a base di LSD dei precedenti tre LP.
Si parte con "
Sorrounded by the stars" ed entra subito in scena la voce epica e drammatica di Renate Knaup in un 'interpretazione" para-operistica da brividi, siamo dalle parti di una psichedelia in "nero" che suona come se  i Jefferson Airplane si fossero trasferiti in Germania e avessero unito all'acido della cultura "hippie" l'impeto tutto tedesco e il retroterra delle leggende più oscure del'Europa."Green-Bubble-Rainconted-Man" vede ancora protagonista Renate Knaup al canto in un pezzo dalla melodia perfetta e invidiabile da parte di qualsiasi gruppo.
Si arriva quindi all'apice emotivo del disco ovvero "
Jail-House-Frog" : il  brano inizia con la chitarra West-Costiana e lancinante di Danny Fichelscher che suona dura e incisiva in maniera sorprendente, entrando direttamente senza staccarsi dalla mente dell'ascoltatore, finchè entra in scena un lungo intermezzo cosmico di pianoforte contrappuntato da rumori di sottofondo di folli creature evocate dalla magia della comune Amon Duul.
Il lato B riserva altre sorprese a cominciare dalla potente title-track "Wolf City" che è subito seguita da un raga-cosmico per sitar ( suonato dall'ospite Al Gromer ) e tablas che avvicina le sonorità del gruppo a quelle dei conterranei Popol Vuh, con cui si scambieranno non a caso anche alcuni membri come il chitarrsita Danny Fichelscher e la stessa Renate Knaup.Si prosegue con l'epica "Deutsch Nepal" , la musica evoca un monastero Nepalese infestato dalla voce di un folle che richiama alla memoria la voce del Fuhrer e da cui è impossibile fuggire.Si chiude con i ricami elettro-acustici -folk di "Sleepwalker's Timeless Bridge" in cui il gruppo mostra quanta perizia tecnica fosse riuscito a raggiungere.
Purtroppo questo è anche l'ultimo grande album degli 
Amon Duul, il gruppo proseguirà infatti instancabile per molti anni ma non riuscirà più a raggiungere le vette artistiche dei primi '70.Per assecondare il mercato le sonorità diventeranno sempre più scontate e banali anche se in fondo i tempi memorabili delle melodie  e armonie generate dalla follia di questa comune non sono cosi' lontani.
Cesare Buttaboni da www.storiadellamusica.it
- Tanz Der Lemminge
(?) Base Record UDB 8030 - vinile

1. Syntelman's March Of The Roaring Seventies:
a) in the glassgarden - b) pull down your mask - c) prayer to the silence - d) telephonecomplex
2. Landing In A Ditch - 3. Dehypnotized - 4. A Short Stop At The Transsylvanian Toothpaste - 5. Race Fron Here To Your Ears:
a) little tornadoes - b) overtheated tiara - c) the flyweighted five
6. Riding On A Cloud - 7. Paralized Paradise - 8. H.G. Well's Take-Off - 9. The Marilyn Monroe-Memorial-Church - 10. Chewinggum Telegram - 11. Stumbling Over Melted Moonlight - 12. Toxicological Whispering


Musicians:
Chris Karrer, John Weinzierl, Lothar Meid, Peter Leopold, Jimy Jackson, Al Gromer, Rolf Zacher, Falk U. Rogner, Kalle Hausmann

Produced by Olaf Kuebler and Amon Duul
Cover by Falk U. Rogner

Ciò che accadde a Colonia il 9 marzo del 1971 rischiò di compromettere il futuro degli Amon Dull. Un incendio, durante una loro performance live, uccise quattro ragazzi e distrusse l'equipaggiamento della band.
Nulla di fatto: gli angeli della psicadelia continuano il loro percorso, si chiudono in studio e di lì a poco mettono a punto Tanz Der Lemminge, volando su un particolare sentiero elettronico realizzato da uno straordinario Karl Heinz Haussmann.
Cambia l'approcio: la band che in studio portava gli esperimenti live, ora si cimenta "creando"  in studio, confezionando una manciata di brani su una struttura pensata, voluta e realizzata per un terzo capolavoro. Più rigido, ma sempre autentico e originale. Perdetevi in queste memorie.
Giancarlo Currò da Rockerilla n° 313 settembre 2006

- Disater
(1981) Rocktopus 301 467-370 - vinile

1. Drum Things (Erschlagzeugtes) 9.10 - 2. Asynchron (Verjault Und Zugeredet) 7.32 - 3. Yea Yea Yea (Zerbeatelt) '56 - 4. Broken (Ofensivitaaten) 7.21 - 5. Sumnium (Trauma) 9.25 - 6. Frequency (Entzwei) 9.51 - 7. Autonomes (Entdrel) 7.56 - 8. Chaoticolour (Entsext) 7.56 - 9. Expressionidiom (Kapuntterbunt) 1.47 - 10. Altitude (Quaar Feld Aus) 1.00 - 11. Impropulsion (Noch'n Lied) 6.23

- Carnival In Babylon

(
1986) Base udd 0026 - vinile

1. C.I.D. In Uruk 5.30 - 2. All The Years ' Round 7.20 - 3. Ballad Of The Shimmering Sand 6.33 - 4. Kronwinkl 3.52 - 5. Tables Are Turned 3.34 - 6. Hawknose Harlequin 9.48

Musicians:
John Weinzierl, Chris Karrer, Lothar Meid, Renate Knaup, Danny Fichelscherer, Peter Leopold, Karl-Heinz Hausinann

Produced by Olaf Kubler and Amon Duul
Cover by Falk U. Rogner

Strutturalmente diverso dai precedenti, è un album costituito da canzoni più brevi, il che da una parte ha suscitato la delusione dei fan più accaniti, dall'altra ha raccolto i consensi della stampa per gli esiti più riconducibili al rock, al folk rock e alla canzone rock.
Renate Knaup si mette in primo piano nelle nelle contemporanee band californiane, spesso citate a paragone. E' il disco del successo in Gran Bretagna, grazie alla battente programmazione radiofonica che John Peel ha fatto di All The Years Round, originale forma di kraut form, e Tables Are Turned, altrettanto originale variante kraut dei Traffic.
E' l'unico disco veramente importante del gruppo, prima che defezioni, contrasti interni e perdita di ispirazione condizionassero la successiva storia discografica.
Cesare Rizzi da The Prog Side Of The Moon ed. Giunti (2010)

- Made In Germany
(1975) Atco sd 36-119 - vinile

1. Dreams 4.08 - 2. Ludwig 2.33 
- b. The King's Chocolate Waltz 2.32 - c) Blue Grotto 3.33
3. 5.5.55
3.13 - 4. Emigrant Song 3.23 - 5. La Krautoma 4.45 - 6. Metropolis 3.38 - 7. Loosey Girl 5.20 - 8. Gala Gnome 1.18 - 9. Top Of The Mud 3.44 - 10. Mr. Kraut's Jinx 8.48

Musicians:
Renate Knaup, John Weinzierl, Thor Baldursson, Robby Heibl, Peter Leopold, Nando Tischer, Chris Karrer, Falk U. Rogner, Heinz Becker, Lee Harper, Bobby Jones, Helmut Sonnleitner

Produced by Amon Duul and Jurgen S. Korduletsch
Recorded at Studio 70, Munchen
Engineering by David Siddle
Cover photo by Richard Noble

- Fool Moon

(1989) Demi Mond dm1020 - vinile

1. Who Who - 2. The Tribe - 3. Tik Tok Song - 4. Haupmotor - 5. Hymn For The Hardcore









- Vive La Trance
(1986) Base udb 8027 - vinile

1. A Morning Excuse 3.19 - 2. Fly United 3.33 - 3. Jalouise 3.27 - 4. Im Krater Bluhn Wieder Die Baume 3.08 - 5. Mozambique 7.40 - 6. Apocalyptic Bore 6.38 - 7. Dr. 3.00 - 8. Trap 3.35 - 9. Pig Man 2.38 - 10. Mamana 3.20 - 11. Ladies Mimikry 3.18

Produced by Olaf Kubler and Amon Duul II
Recorded at Bavaria Studio and Union Studio, Munchen
Cover photo by Falk U. Rogner and Gena Zimmermann

- Experimente

(1984) Spalax 14842 - cd

1. Experience n° 1 4.28 - 2. Experience n° 2 '29 - 3. Experience n° 3 5.20 - 4. Experience n° 4 2.25 - 5. Experience n° 5 2.39 - 6. Experience n° 6 1.09 - 7. Experience n° 7 5.46 - 8. Experience n° 8 2.08 - 9. Experience n° 9 3.43 - 10. Experience n° 10 1.39 - 11. Experience n° 11 1.52 - 12. Experience n° 12 1.21 - 13. Experience n° 13 3.46 - 14. Experience n° 14 2.45 - 15. Experience n° 15 1.27 - 16. Experience n° 16 5.08 - 17. Experience n°17 '48 - 18. Experience n° 18 2.04 - 19. Experience n° 19 6.27 - 20 Experience n° 20 1.05 - 21. Experience n° 21 2.44 - 22. Experience n° 22 3.07 - 23. Experience n° 23 2.31 - 24. Experience n° 24 1.07

- Minnelied

(1973) Brain 0040.149 - vinile

1. Ein Wunderhubsches Madchen Traumt Von Sandosa - 2. Kaskados Minnelied - 3. Mama Duul Und Ihre Sauerkrautband Spielt Auf - 4. Im Garten Sandosa - 5. Der Garten Sandosa Im Morgentau - 6. Bitterlings Verwandlung

Musicians:
Rainer Bauer, Ulrich Leopold, Wolfang Krischke, Ella Bauer, Helga Filanda, Uschi Obermaier

Produced by Meisel