Area
album
in pagina
- Arbeit
Macht Frei
- Caution
Radiation
- Gli
Dei Se Ne Vanno: Gli
Arrabbiati Restano
- Are(a)zione
- Event
'76
- Maledetti
-
Crac!
Al
di là del tempo. Perchè ci sono energie che non si
esauriscono in una stagione della storia, ma proiettano
il loro magnetismo e la loro temperatura in uno spazio
fisico e mentale più vasto.
Accade quando un evento, un incontro, un'opera,
possiedono e tramettono non soltanto le virtù minori
(intelligenza, stile, professionalità), ma innanzi tutto
carattere, orizzonte, e la felice imprudenza
dell'immaginazione. Come il progettoArea. Che forse non
ha sconvolto la mappa del territorio musicale, ma che
continua a spargere contagio attraverso le menti e i
sistemi nervosi, non sulla linea grigia della memoria ma
sullo scenario dei futuri possibili.
Affondare i denti nella mela dell'Area, per sperimentare
un gusto che non è quello penitenziale dell'avanguardia
nè quello addomesticato dello spettacolo. Area ha
raccontato che la qualità poetica e sperimentale non è
affatto difficile e sofferente, ma può essere energetica
e contagiosa. Ha svelato che si può fare sperimentazione
senza mortificarsi in un'identità chiusa e oscura, e che
si può fare comunicazione senza appiattire il respiro
inventivo. E ancora Area ha dato corpo a un'esperienza
dell'arte che non si adatta a decorare lo stato delle
cose, nè si ritira sdegnata nella propria separatezza:
un'esperienza dell'arte dove la qualità è inseparabile
dal graffio, dall'energia, dalla potenza di vita.
Gioia e rivoluzione allora. Che non è questione di
utopia nè tantomeno di revival. Perchè Area non è mai
stato un progetto retorico o consolatorio: non
un'identità da realizzare in un'ipotetico domani, ma la
metamorfosi fisica e istantanea delle forme di linguaggio
e di vita.
Rivoluzione non è dunque trasgressione, nè lotta per il
potere dentro l'unità di misura del reale, ma
immaginazione e produzione di energie di vita nella
dimensione di altri mondi paralleli. E' così che Area
può finalmente mescolare ricoluzione con gioia, e non
con la retorica dell'impegno sacrificale. E' così che
Area può andar orgogliosa del proprio estremismo:
perchè questo estremismo non è una forzatura ultrà del
reale, ma il naturale e sereno metabolismo dei progetti
di qualità inventiva. Ed è nelle zone più estreme che
Area mi sembra sviluppare il massimo delle proprie
energie. Il più fuori, cioè una comunicazione non
ortodossa e non omologata, come un taglio alla Fontana
sulla tela piatta della percezione per aprire una
dimensione comunicativa superiore. Il più dentro, cioè
la sperimentazione di sè, delle proprie facoltà più
interiori, come fa Demetrio con la voce, strumento intimo
per eccellenza.
La metamorfosi, l'alterazione, l'allargamento degli
orizzonti, innanzi tutto dentro se stessi. La
reinvenzione di sè (una reinvenzione poetica e
linguistica, ma innanzi tutto fisica e chimica) come
unica condizione per la reinvenzione del tutto.
La musica, infine. Pensavo e scrivevo allora che fosse
necessaria più radicalità, più avanguardia: sbagliavo,
naturalmente. E non perchè l'avanguardia sia (come è di
moda dire) qualcosa di troppo, ma proprio perchè essa è
troppo poco. La musica, l'arte, il linguaggio, non hanno
la funzione rigorosa ma sterile di forzare le strutture
grammaticali (gli episodi di radicalità della sintassi
sono senz'altro i più deboli di Area). La musica,
l'arte, il linguaggio, sono all'altezza di se stesse se
accendono fuochi, se allargano l'immaginazione e
l'energia di chi sta intorno, se portano l'esistenza a
più alte quote di qualità, se moltiplicano l'invenzione
di nuove forme di vita e di mondi possibili. E' a questo
che Area ci è servita e credo ci serva ancora.
Franco
Bolelli dalle note di copertina (cd)
di Crac!
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- Arbeit Macht Frei
(1973) Artis CRSCD 001 - cd
1. Luglio, Agosto, Settembre 4.27 - 2. Arbeit Macht Frei 7.56 - 3. Consapevolezza 6.06 - 4. Le Labbra Del Tempo 6.00 - 5. 240 kilometri Da Smirne 5.10 - 6. L'Abbattimento Dello
Zeppelin 6.45
Musicians:
Victor Edouard Busnello, Giulio Capiozzo, Yan Patrick
Erarrd Djivas, Patrizio Fariselli, Demetrio Stratos, Giampaolo Tofani
Produced by Cooperativa Nuova Impresa
Recorded at Fonorama, Milano
Sedici anni non sono pochi, nella parabola esistenziale
di un disco di Musica Giovane: rappresentano quasi il
fluire di un'epoca, l'andare e venire di un numero
pressochè infinito di "mode" e di punti di
volta stilistici. Eppure, ad ascoltare oggi Arbeit
Macht Frei, primo 'LP degli Area,
pubblicato nel lontanissimo 1973, più che un bagno nel
recente passato, si rischia di fare un tuffo nel presente
più attuale e palpitante. Il che non significa -
ovviamente - prender le difese di questi anni Ottanta
così mediocri e gommosi, per contrapporli ai ben più
ingarbugliati, drammatici, taglienti anni Settanta. Al
contrario, significa semplicemente - ed esplicitamente -
affermare che non uno degli elementi costruttivi di
questo lavoro suona datato o retrò, nostalgico o
consolatorio.
La copertina, innanzi tutto. Mirabilmente
situazionista-dadaista all'esterno, con quel pupazzo
inchiavardato con un grande lucchetto Yale, trova al suo
interno una soluzione fotografica profondamente
visionaria, un'immagine di sconcertante attualità ancor
oggi: con i cinque Area che giacciono, l'uno accanto
all'altro, tra il "logo" dei campi di
concentramento nazisti ("Arbeith Macht Frei":
il lavoro rende liberi) e la "kefiah"
palestinese attorno al volto di Giulio Capiozzo, tra la
falce&martello della tradizione comunista e
l'immaginetta con l'angelo in volto dell'iconografia
cattolico-cristiana. Il tutto in una dimensione
"militante" e quasi "manichea", in
cui il bianco del pavimento e del fondale si contrappone
al nero degli indumenti di quasi tutti i componenti del
gruppo, e al "bigio notturno" dei piedi di
Paolo Tofani e Demetrio Stratos.
La musica, poi. Determinatissima nell'idea-forza che al
fondo la guida e la sostiene, mirabile nella capacità di
presentarsi come un unicum inscindibile, e nelle
modalità di suggerire il meglio del rock e del jazz, da
certo "folk mediterraneo" e da alcuni
avanzatissimi esempi di "contemporanea"
paracageana, si pone come esempio unico (per il pop di
allora) di profonda compenetrazione fra
"composizione" e "improvvisazione". E
legittima in pieno, con il suo solo manifestarsi, il
"sommario" con cui gli Area vollero, fin da
subito, accreditarsi di fronte al loro pubblico:
International Popular Group. Come dire che, in quegli
anni (ma dopo, no?), qualunque empito di carattere
nazionalistico, qualsiasi arroccamento di tipo
regionalistico sui modi e i "mood" del fare
musica, sarebbe stato sconfitto senza pietà. Non dalla
volontà dei singoli, ma dal giudizio superiore della
Storia.
L'interpretazione, infine: che è un po' come girare
attorno all'ugola strabigliante di Demetrio Stratos, nato
ad Alessandria d'Egitto nel 1945, morto in un ospedale
newyorkese il 13 giugno 1979. Già conosciamo, a questo
punto, le obiezioni che molti faranno, nell'ascoltare -
magari per la prima volta - gli equilibrismi fonici di
Demetrio Stratos - forse - che la sua voce suona un po'
troppo "colta", per gli orticelli angusti del
pop; oppure - chissà - la troveranno eccessivamente
"virtuosistica" ed "educata", e per
nulla incline a quel clima epico (o piagnucoloso) che ha
sempre fatto le fortune di qualsiasi "pop
singer" degno di questo nome; oppure ancora -
probabilmente - pontificheranno che il suo volersi
spingere fino alle soglie dell'umanamente possibile, i
7mila hertz o giù di lì, l'hanno precocemente
trasformata in una sorta di "laboratorio
vivente", in una macchina algida e asettica a
qualsiasi interferenza del "feeling" e del
"groove". Conosciamo già - lo ripetiamo -
queste obiezioni: proprio come i fischi ricorrenti
all'indirizzo di John Cage, si ripetono con monotona
regolarità da quasi vent'anni a questa parte. E non
tengono minimamente conto di un fatto inoppugnabile:
senza l'esperienza di Demetrio, purtroppo repentinamente
interrotta da un male incurabile, la "vocalità
pop" - chiamiamola così - sarebbe ancor oggi
ancorata, almeno da noi, ai moduli tipici del
cantautorato.
In realtà, riascoltando a tanti anni di distanza questo Arbeit Macht Frei, quel che possiamo
tranquillamente affermare, senza il benchè minimo timore
di essere smentiti, è che l'unicità della voce di
Stratos ci manca moltissimo. Così come ci mancano il suo
coraggio esistenziale, il suo calore umano, la sua
onestà di artista sempre vicino alle Utopie della gente.
E, anche, il suo fervore intelettuale. Quello stesso che
gli dettò, nel marzo del 1977, in un intervista al
mensile "Gong", parole di questa fatta:
<<E' vero, molto vero che fino ai 25 anni ho
vissuto come uno zombie: qualcuno dice che cantavo come
Ton Jones, e ha perfettamente ragione. Poi, alla
buon'ora, sono arrivati gli Area, l'impegno politico, gli
studi accaniti sul corpo e sulla voce. Ho avuto fortuna a
fare queste "scoperte", molta
fortuna...>>.
Roberto
Gatti
dalle note di copertina del cd
- Caution Radiation
(1974) Artis CRSCD 002 - cd
1. Cometa Rossa 4.00 - 2. Zyg (Crescita Zero) 5.27 - 3. Brujo 8.02 - 4. Mirage? Mirage 10.27 - 5. Lobotomia 4.23
Musicians:
Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli, Demetrio Stratos, Giampaolo Tofani, Ares
Tavolazzi
Produced by Area
Recorded at Fonorama, Milano
Anni dopo
Seveso, Bopal, Chernobyl, non è facile ricostruire
l'impatto alieno del cartello "Caution
Radiation" che domina la copertina del seondo album
degli Area. Nel 1974 il cartello, che oggi si collega
alla memoria di alcuni dei disastri possibili già
avvenuti, appariva sinistramente inquietante, come un
fermo e silenzioso suggerimento morale a rammentare la
ineluttabilità di (eventuali?) futuri incidenti.
Crescita Zero!, Lobotomia.
Alcuni titoli individuano punti forti, quasi sloganistici
e ai titoli-progetto corrisponde un suono estremamente
stratificato, innovativo in alcuni elementi, in altri
ingenuamente a ricalco-citazione di linguaggi assimilati
(all'epoca) solo formalmente. Questo secondo album, in
cui gli Area approdano alla formazione definitiva con
Ares Tavolazzi al basso elettrico e acustico, è un album
al tempo stesso di transizione e fondativo.
Se Arbeit Macht Frei
con il suo fondamentale rispetto per la forma canzone
poteva far intendere che il "Popular" di Area
International (Popular) Group fosse ai confini con il
senso più propriamente pop, Caution
Radiation ne sposta il significato
verso una connotazione "rivoluzionaria",
"internazionalista", in una parola, forse
"radicale", o, ancora, "estremista".
Nati da una costola del pop italiano a cavallo fra fine
'60 e primi '70, gli Area al secondo album manifestano
esigenze di chiarificazione e distacco da quell'equivoco
pop che arriveranno di nuovo a sfiorare a fine carriera.
Dopo il clamoroso vincente e originalissimo attestato di
capacità inventiva pop di Luglio,
Agosto, Settembre (nero) (fra l'altro
precursore con quasi quindici anni di anticipo di tutte
le commissioni di rock nordafricano della fine anni '80)
gli Area NON percorrono la strada del follow-up. In Caution
Radiation c'è solo un brano (Cometa
Rossa) che ripropone le atmosfere
sonore di quella pan-mediterraneità al tempo stesso
teorica e pratica che aveva dato corpo a Luglio,
Agosto, Settembre.
Il gruppo si butta invece anima e corpo a esplorare le
proprie possibilità concrete all'interno dei due
linguaggi (formalmente) eversivi del dopoguerra: free
jazz ed elettronica, con l'intenzione programmatica di
concigliarli e fonderli.
In questo senso Caution Radiation è
un album di fondazione e definizione di territorio, di
dichiarazioni di intenti e di progetto.
Le ambizioni vengono chiarite innanzi tutto dal rifiuto
della logica dell'album fotocopia del precedente.
L'interesse mediale suscitato dalla prima uscita viene
sfruttato per alzare il tiro della comunicazione,
piuttosto che per incrementare vendite e profitti, con un
prodotto chiuso nella sua funzionalità (in questo caso
epica).
E se una certa epicità verrà a costituire l'ostacolo
finale del progetto, un suo relativo ritorno a una
dimensione pop in cui pubblico e performers si
abbracciano nell'illusione dell'unicità, quella epicità
sarà un'epicità di ritorno, dovuta all'assimilazione da
parte del pubblico di quel complesso mondo sonoro che gli
Area cominciano a mettere a punto in Caution
Radiation.
L'album trova il suo interesse proprio nella fondazione
teorica di quel lavoro a venire, sviluppato nell'intensa
attività live, che farà degli Area il più interessante
gruppo continentale degli anni '70.
L'ingenuità stilistica dell'approcio free, una certa
ridondanza nell'ossessione ritmico armonica di basso e
batteria, altri piccoli ma numerosi difetti che sono
evidenti in Zyg come
in Brujo o Mirage,
sono da considerare misura di un coraggio espressivo che
non teme di esporsi e accetta l'eventualità dell'errore
come necessità inisita nel meccanismo della
"ricerca". "Ricerca" che si svolge su
piani diversi per il cantante Stratos e per Fariselli,
Tofani, Capiozzo e Tavolazzi. Per i quattro strumentisti
l'obiettivo è una mediazione fra linguaggi esistenti ed
estremi (free/elettronica) che realizzi un unicum che sia
definitivamente Area. Per Stratos si tratta invece di
decodificare da un passato di radici psico-etniche alla
cui comprensione arriverà a ritroso con gli studi degli
ultimi anni.
Per Demetrio esiste una specie di archetipo interiore,
per i quattro strumentisti la necessità dell'intuizione
di un qualche cosa che partendo dai propri amori estetici
(jazz, free, elettronica) arrivi all'incontro
(imponderabile) con le linee intuitive di quella voce
"assoluta" di cui Demetrio necessita di
scoprire origini, dinamiche, Caution
Radiation presenta con chiarezza due
estremi di questo percorso. La lirica intro vocale (in
greco) di Cometa Rossa,
emozionale, ricca di pathos epico, già compiuta nella
sua unicità, si oppone al brano di chiusura dell'album, Lobotomia,
ossessione elettronica di Paolo Tofani che in crescendo
di disturbanti rumori bianchi e rosa inanelati dal ring
modulator di due gloriosi synth VCS 3 completa un non
difficile compito di totale osticità sonora. Ma la
ingenua (su disco) radicalità di Lobotomia
rivelava la sua correttezza mediale nella (negativissima)
reazione del pubblico all'assordante crescendo di un caos
sonoro pacificamente organizzato per essere
obiettivamente insopportabile.
Il percorso a venire degli Area sta nella compenetrazione
dei materiali che Caution Radiation
rivela allo stato primordiale.
Nel lavoro concreto davanti ad un pubblico che diventrà
sempre di più un "loro" pubblico, gli Area
arriveranno prima alla perfezione di una comunicazione
elettrica, accesa e dilaniante, epica e crudele per
approdare poi ai primi segni di una decadenza
formalistica che non avrà il tempo per degenerare e
cancellare il senso dello straordinario percorso
compiuto.
Testimoni di una stagione culturale e sociale unica, gli
Area chiuderanno l'attività ufficiale a ranghi completi
prima che la decadenza del progetto ne possa toccare la
dignità dei risultati difronte a un pubblico prontamente
disilluso sulla eventualità di avere propri
intrattenitori-consolatori che perpetuino l'illusione
(ritornata pop) di una comunità socio culturale
giovanile che andava a scomparire nei flutti della
ristrutturazione del sistema economico dopo la grande
crisi energetica.
Massimo
Villa
dalle note di copertina del cd
- Gli Dei Se Ne Vanno: Gli Arrabbiati Restano
(1978) Cod 9031 74033 - cd
1. Il Bandito Del Deserto 3.13 - 2. Interno Con Figure E Luci 4.07 - 3. Return From Workuta 3.02 - 4. Guidati Dal Mese Vicino
All'Aprile 5.12
- 5.
Hommage A Violette Noziers 3.18 - 6. Ici On Dance! 3.27 - 7. Acrostico In Memoria Di
Laio 6.12
- 8.
"FFF" (festa, farina e forca) 3.49 - 9. Wodka E Cola 7.27
Musicians:
Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli, Demetrio Stratos, Ares Tavolazzi
Produced by Area
Registrato e missato presso gli studi Sciascia Sound nel
mese di aprile del 1978
Engineering by Allan "Beep" Goldsberg
Cover by Studio Lapis
Marzo: gli
Area lasciano la Cramps, solo come gruppo. Giugno: esce
il disco ed incomincia la nuova tournèe.
L'ultimo trentare giri degli Area nacque in un momento
particolare per il gruppo; per i fermenti che da sempre
caratterizzano la loro vita; per l'attesa verifica di un
nuovo album in cui dimostrassero oltre la loro
poliedricità, anche la loro capacità di sviluppare
organicamente il bagaglio di esperienze testè
accumulato. Inoltre nell'organico musicale manca Paolo
Tofani, elemento importante nella struttura dei
precedenti 'Lp.
Il risultato, dicevo, è stato ottenuto. Un documento
sonoro di qualità, a conferma che il gruppo ha raggiunto
livelli ottimi anche per una riproposizione del tutto
all'estero. Rinnovata qualità negli schemi, modificate
sonorità e concezioni espressive, autoironia, ricerca
continua sopratutto per quanto riguarda letture di testi
quanto mai sconosciuti ai profani. Un ritorno questo
degli Area tra i più interessanti nel panorama della
musica italiana.
Beppe
Volontè da Gong n° 8/9
- Are(a)zione)
(1975) Artis CRSCD 04 - cd
1. Luglio, Agosto, Settembre (nero) 4.27 - 2. La Mela Di Odessa 11.10 - 3. Cometa Rossa 5.40 - 4. Are(a)zione 14.37 - 5. L'Internazionale 3.20
Musicians:
Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli, Demetrio Stratos, Giampaolo Tofani, Ares
Tavolazzi
Produced by Cooperativa Nuova Impresa
Recorded live at Parco Lambro, Milano, Festa dell'Unità,
Napoli, Festa della Gioventù, Rimini, Teatro Comunale,
Reggio Emilia
Si era nel
cuore degli anni '70 e mai come allora l'evento live
suscitava entusiasmi, voglia di star insieme, illusioni
di contare. Mai come in quei raduni (grandi o piccoli, di
fumo o d'arrosto musicale, ma sempre politicizzatissimi)
si parlava dell'importanza di fare musica, di
confrontarsi dal vivo, di ricercare instancabilmente.
E' stato quello il periodo in cui ho maggiormente
frequentato gli Area; capitava di assistere a parecchi
concerti nel giro di pochi mesi, in situazioni
diversissime. I cinque stavano attraversando una fase di
grande vitalità e si collocavano - proprio in quei
giorni, che ancora adesso sono ricordati come il momento
magico per i gruppi rock italiani - una spanna al di
sopra dei migliori. Non perchè sembravano più attenti
alle tematiche extramusicali che allora pesavano tanto;
non perchè i loro interessi sull'uso degli strumenti
apparivano più ampi e rivolti verso il futuro; ma
sopratutto perchè quel tanto di artificioso che poteva
apparire agli esordi nel loro progetto, si era ormai
dileguato, svelando una coerenza senza confronti proprio
nel faticoso lavoro quotidiano e nella caparbietà con
cui affrontavano anche le loro contraddizioni.
Dopo tre 'lp, tutti per diversi motivi fondamentali, gli
Area approdano dunque a questo Are(a)zione
un'esperienza che documenta la straordinaria stagione in
cui la dimensione live stava offrendo loro le migliori
chances per passare dalla ricerca alla comunicazione.
Non c'era luogo migliore del palco, della tempesta di
emozioni che (specie in quei giorni) sapevano regalare
gli Area, per uscire con successo da certi impasses
connaturati nella loro stessa identità di gruppo: le
opposizioni (pur così fertili) tra linguaggio
elettronico e jazz, tra ricerca strumentale (specialmente
in Tofani e Fariselli) e vocale (in Stratos), tra
progettazione ed esecuzione.
Nel calor bianco dell'impegno concertistico, tutte queste
difficoltà potevano finalmente fondersi e l'abbandono
alla gioia dell'improvvisazione garantiva, se non una
perfetta continuità, certo il risultato più essenziale:
l'immersione nell'altro (sia il compagno che suona a
fianco, sia quello che ascolta poco più distante) e la
relativa riemarsione.
I brani, registrati al Parco Lambro e in altri concerti
in tutta Italia, sembrano scelti per dare un breve
tracciato della storia degli Area; Luglio,
Agosto, Settembre (nero), La
mela di Odessa, Cometa
Rossa, Are(a)zione
e, per finire, un vibrante indimenticabile esecuzione de L'Internazionale.
Tra i poderosi guizzi vocali di Demetrio e le impennate
degli strumenti si snoda così il racconto sonoro che
restituisce un clima irripetibile.
Peppo
Del Conte dalle note di copertina
- Event '76
(1976) Akarma ak 1038 - vinile
1. Caos (parte
II) 20.15 - 2. Caos (parte
II) 9.18 - 3. Event '76 9.27
Musicians:
Patrizio Fariselli, Demetrio Stratos, Giampaolo Tofani, Steve Lacy, Paul Litton
Registrato dal vivo nell'Aula Magna dell'Università Statale di Milano
Subito dopo la morte di Demetrio
Stratos, la Cramps decide di pubblicare questo live che si rivela di
un documento di grande interesse. Si tratta infatti della
registrazione di una delle più bizzarre esibizioni degli Area, tenuta
all'Aula Magna dell'Università Statale di Milano nel 1976. La band,
sul palco insieme ai jazzisti Steve Lacy e Paul Lytton, dà sfogo alla
propria creatività facendosi ispirare dalle parole
"ipnosi", "ironia", "silenzio" e
"violenza", scritte su pezzettini di carta e alternate a
caso ogni minuto e mezzo.
Ne risultano due brani di musica altamente sperimentale. Caos II
parte 1 e Caos II parte 2, e una variazione molto libera
sul tema Scum, il tutto per una durata totale di circa quaranta
minuti.
Il pubblico, pur abituato all'imprevedibilità del gruppo, all'inizio
accusa un percettibile smarrimento, ma poi comincia ad interagire con
la musica, dapprima battendo oggetti metallici e poi aprendo e
chiudendo gli ombrelli ritmicamente (è un giorno di pioggia), creando
così una sorta di estemporanea collaborazione creativa piaciuta molto
ai membri del gruppo.
Alessandro Gaboli e
Giovanni Ottone
da Progressive Italiano, ed Giunti
- Maledetti
(1976) Cramps crs 005 - cd
1. Evaporazione 1.45
- 2. Diforisma Urbano 6.18
- 3. Gerontocrazia 7.30
- 4. Scum 6.30
- 5. Il Massacro Di Branderburgo Numero Tre In Sol
Maggiore 2.20 - 6. Giro, Giro, Tondo 5.55
- 7. Caos (parte
seconda) 9.00
Musicians:
Patrizio Fariselli, Demetrio Stratos, Giulio Capiozzo, Ares Tavolazzi, Giampaolo Tofani,
Steve Lacy
Recorded at Fonorama, Milano
Engineering by Piero Bravin
Cover by E. Siber, Hepler
Quinto capitolo per questo
gruppo immensamente importante, Maledetti targato 1976 inaugura
una nuova fase stilistica per gli Area, infatti da questo momento
diventeranno formazione aperta a contributi esterni (in questa
occasione, il sassofonista Steve Lacy e il percussionista Paul Lytton,
noti esponenti del jazz creativo europeo). In questo periodo
parteciopano a uno storico concerto all'Università Statale di Milano,
tempio della contestazione giovanile, nel novembre del '76 (la cui
testimonianza è ben riprodotta su Event '76) durante il quale
eseguono diversi brani qui presenti.
Nel disco Maledetti, oltre al classico jazz-rock molto
personalizzato come sempre da questo gruppo, vengono introdotte nuove
sonorità, come quelle orientali e classiche nel brano Il Massacro
Di Branderburgo N° 3 di bachiana memoria. Nel disco spiccano Diaforisma
Urbano, Gerontocrazia e Giro, Giro Tondo, legati
alla problematica del nevrotico caos metropolitano. Scum porta
la firma di Valerie Solanas, femminista, nel cui testo, come unico
rimedio al sistema maschilista propone la sua distruzione: a questa
soluzione non viene data risposta: Caos è l'unica conseguenza
possibile.
Maledetti è l'ultimo album in studio con Demetrio Stratos, se
si esclude Area 70 che è un'antologia ed è un'opera complessa
e importante, forse il disco più difficile per questa formazione che
possiamo dire tranquillamente la più importante tra le italiane, con
un suono e delle liriche che non hanno eguali in nessun'altra degli
anni '70.
E' doveroso prestare ascolto ad un'opera di tale spessore.
- Crac!
(1975) Artis CRSCD 003 - cd
1. L'Elefante Bianco 4.33
- 2. La Mela Di Odessa 6.27
- 3. Megalopoli 7.53
- 4. Nervi Scoperti 6.35
- 5. Gioia E Rivoluzione 4.40
- 6. Implosion 5.00
- 7. Area5 2.09
Musicians:
Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli, Demetrio Stratos, Giampaolo Tofani, Ares Tavolazzi
Produced by Cooperativa Nuova Impresa
Recorded at Fonorama, Milano
Cover art by Gian Michele Monti
Un piccolo passo indietro nella
forma ma non nella qualità della proposta, Un disco meno sperimentale
rispetto al precedente, ideale continuatore della vena mostrata da Arbeit
Macht Frei e che contiene due grandi classici del repertorio: la
splendida La Mela Di Odessa e quello che diventerà forse il
pezzo più popolare della formazione, Gioia E Rivoluzione.
Curioso il fatto che proprio quello che si può definire il disco più
abbordabile fino a questo momento venga accolto con molti dubbi da ua
parte della critica, forse ancora sconcertata da una proposta musicale
così straordinariamente originale.
Ancora notevole l'intervento grafico di Frankenstein, che si ispira
chiaramente alla pop art di Andy Warhol.
Alessandro Gaboli
e Giovanni Ottone
da Progressive Italiano, ed. Giunti
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