Area



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- Arbeit Macht Frei
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Caution Radiation
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Gli Dei Se Ne Vanno: Gli
  Arrabbiati Restano

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Are(a)zione
- Event '76
- Maledetti
- Crac!




Al di là del tempo. Perchè ci sono energie che non si esauriscono in una stagione della storia, ma proiettano il loro magnetismo e la loro temperatura in uno spazio fisico e mentale più vasto.

Accade quando un evento, un incontro, un'opera, possiedono e tramettono non soltanto le virtù minori (intelligenza, stile, professionalità), ma innanzi tutto carattere, orizzonte, e la felice imprudenza dell'immaginazione. Come il progettoArea. Che forse non ha sconvolto la mappa del territorio musicale, ma che continua a spargere contagio attraverso le menti e i sistemi nervosi, non sulla linea grigia della memoria ma sullo scenario dei futuri possibili.

Affondare i denti nella mela dell'Area, per sperimentare un gusto che non è quello penitenziale dell'avanguardia nè quello addomesticato dello spettacolo. Area ha raccontato che la qualità poetica e sperimentale non è affatto difficile e sofferente, ma può essere energetica e contagiosa. Ha svelato che si può fare sperimentazione senza mortificarsi in un'identità chiusa e oscura, e che si può fare comunicazione senza appiattire il respiro inventivo. E ancora Area ha dato corpo a un'esperienza dell'arte che non si adatta a decorare lo stato delle cose, nè si ritira sdegnata nella propria separatezza: un'esperienza dell'arte dove la qualità è inseparabile dal graffio, dall'energia, dalla potenza di vita.

Gioia e rivoluzione allora. Che non è questione di utopia nè tantomeno di revival. Perchè Area non è mai stato un progetto retorico o consolatorio: non un'identità da realizzare in un'ipotetico domani, ma la metamorfosi fisica e istantanea delle forme di linguaggio e di vita.

Rivoluzione non è dunque trasgressione, nè lotta per il potere dentro l'unità di misura del reale, ma immaginazione e produzione di energie di vita nella dimensione di altri mondi paralleli. E' così che Area può finalmente mescolare ricoluzione con gioia, e non con la retorica dell'impegno sacrificale. E' così che Area può andar orgogliosa del proprio estremismo: perchè questo estremismo non è una forzatura ultrà del reale, ma il naturale e sereno metabolismo dei progetti di qualità inventiva. Ed è nelle zone più estreme che Area mi sembra sviluppare il massimo delle proprie energie. Il più fuori, cioè una comunicazione non ortodossa e non omologata, come un taglio alla Fontana sulla tela piatta della percezione per aprire una dimensione comunicativa superiore. Il più dentro, cioè la sperimentazione di sè, delle proprie facoltà più interiori, come fa Demetrio con la voce, strumento intimo per eccellenza.

La metamorfosi, l'alterazione, l'allargamento degli orizzonti, innanzi tutto dentro se stessi. La reinvenzione di sè (una reinvenzione poetica e linguistica, ma innanzi tutto fisica e chimica) come unica condizione per la reinvenzione del tutto.

La musica, infine. Pensavo e scrivevo allora che fosse necessaria più radicalità, più avanguardia: sbagliavo, naturalmente. E non perchè l'avanguardia sia (come è di moda dire) qualcosa di troppo, ma proprio perchè essa è troppo poco. La musica, l'arte, il linguaggio, non hanno la funzione rigorosa ma sterile di forzare le strutture grammaticali (gli episodi di radicalità della sintassi sono senz'altro i più deboli di Area). La musica, l'arte, il linguaggio, sono all'altezza di se stesse se accendono fuochi, se allargano l'immaginazione e l'energia di chi sta intorno, se portano l'esistenza a più alte quote di qualità, se moltiplicano l'invenzione di nuove forme di vita e di mondi possibili. E' a questo che Area ci è servita e credo ci serva ancora.

Franco Bolelli dalle note di copertina (cd) di Crac!
 

- Arbeit Macht Frei
(1973) Artis CRSCD 001 - cd

1. Luglio, Agosto, Settembre 4.27 - 2. Arbeit Macht Frei 7.56 - 3. Consapevolezza 6.06 - 4. Le Labbra Del Tempo 6.00 - 5. 240 kilometri Da Smirne 5.10 - 6. L'Abbattimento Dello Zeppelin 6.45

Musicians:
Victor Edouard Busnello, Giulio Capiozzo, Yan Patrick Erarrd Djivas, Patrizio Fariselli,
Demetrio Stratos, Giampaolo Tofani

Produced by Cooperativa Nuova Impresa
Recorded at Fonorama, Milano

Sedici anni non sono pochi, nella parabola esistenziale di un disco di Musica Giovane: rappresentano quasi il fluire di un'epoca, l'andare e venire di un numero pressochè infinito di "mode" e di punti di volta stilistici. Eppure, ad ascoltare oggi
Arbeit Macht Frei, primo 'LP degli Area, pubblicato nel lontanissimo 1973, più che un bagno nel recente passato, si rischia di fare un tuffo nel presente più attuale e palpitante. Il che non significa - ovviamente - prender le difese di questi anni Ottanta così mediocri e gommosi, per contrapporli ai ben più ingarbugliati, drammatici, taglienti anni Settanta. Al contrario, significa semplicemente - ed esplicitamente - affermare che non uno degli elementi costruttivi di questo lavoro suona datato o retrò, nostalgico o consolatorio.
La copertina, innanzi tutto. Mirabilmente situazionista-dadaista all'esterno, con quel pupazzo inchiavardato con un grande lucchetto Yale, trova al suo interno una soluzione fotografica profondamente visionaria, un'immagine di sconcertante attualità ancor oggi: con i cinque Area che giacciono, l'uno accanto all'altro, tra il "logo" dei campi di concentramento nazisti ("Arbeith Macht Frei": il lavoro rende liberi) e la "kefiah" palestinese attorno al volto di Giulio Capiozzo, tra la falce&martello della tradizione comunista e l'immaginetta con l'angelo in volto dell'iconografia cattolico-cristiana. Il tutto in una dimensione "militante" e quasi "manichea", in cui il bianco del pavimento e del fondale si contrappone al nero degli indumenti di quasi tutti i componenti del gruppo, e al "bigio notturno" dei piedi di Paolo Tofani e Demetrio Stratos.
La musica, poi. Determinatissima nell'idea-forza che al fondo la guida e la sostiene, mirabile nella capacità di presentarsi come un unicum inscindibile, e nelle modalità di suggerire il meglio del rock e del jazz, da certo "folk mediterraneo" e da alcuni avanzatissimi esempi di "contemporanea" paracageana, si pone come esempio unico (per il pop di allora) di profonda compenetrazione fra "composizione" e "improvvisazione". E legittima in pieno, con il suo solo manifestarsi, il "sommario" con cui gli Area vollero, fin da subito, accreditarsi di fronte al loro pubblico: International Popular Group. Come dire che, in quegli anni (ma dopo, no?), qualunque empito di carattere nazionalistico, qualsiasi arroccamento di tipo regionalistico sui modi e i "mood" del fare musica, sarebbe stato sconfitto senza pietà. Non dalla volontà dei singoli, ma dal giudizio superiore della Storia.
L'interpretazione, infine: che è un po' come girare attorno all'ugola strabigliante di Demetrio Stratos, nato ad Alessandria d'Egitto nel 1945, morto in un ospedale newyorkese il 13 giugno 1979. Già conosciamo, a questo punto, le obiezioni che molti faranno, nell'ascoltare - magari per la prima volta - gli equilibrismi fonici di Demetrio Stratos - forse - che la sua voce suona un po' troppo "colta", per gli orticelli angusti del pop; oppure - chissà - la troveranno eccessivamente "virtuosistica" ed "educata", e per nulla incline a quel clima epico (o piagnucoloso) che ha sempre fatto le fortune di qualsiasi "pop singer" degno di questo nome; oppure ancora - probabilmente - pontificheranno che il suo volersi spingere fino alle soglie dell'umanamente possibile, i 7mila hertz o giù di lì, l'hanno precocemente trasformata in una sorta di "laboratorio vivente", in una macchina algida e asettica a qualsiasi interferenza del "feeling" e del "groove". Conosciamo già - lo ripetiamo - queste obiezioni: proprio come i fischi ricorrenti all'indirizzo di John Cage, si ripetono con monotona regolarità da quasi vent'anni a questa parte. E non tengono minimamente conto di un fatto inoppugnabile: senza l'esperienza di Demetrio, purtroppo repentinamente interrotta da un male incurabile, la "vocalità pop" - chiamiamola così - sarebbe ancor oggi ancorata, almeno da noi, ai moduli tipici del cantautorato.
In realtà, riascoltando a tanti anni di distanza questo
Arbeit Macht Frei, quel che possiamo tranquillamente affermare, senza il benchè minimo timore di essere smentiti, è che l'unicità della voce di Stratos ci manca moltissimo. Così come ci mancano il suo coraggio esistenziale, il suo calore umano, la sua onestà di artista sempre vicino alle Utopie della gente. E, anche, il suo fervore intelettuale. Quello stesso che gli dettò, nel marzo del 1977, in un intervista al mensile "Gong", parole di questa fatta: <<E' vero, molto vero che fino ai 25 anni ho vissuto come uno zombie: qualcuno dice che cantavo come Ton Jones, e ha perfettamente ragione. Poi, alla buon'ora, sono arrivati gli Area, l'impegno politico, gli studi accaniti sul corpo e sulla voce. Ho avuto fortuna a fare queste "scoperte", molta fortuna...>>.
Roberto Gatti dalle note di copertina del cd

- Caution Radiation
(1974) Artis CRSCD 002 - cd

1. Cometa Rossa 4.00 - 2. Zyg (Crescita Zero) 5.27 - 3. Brujo 8.02 - 4. Mirage? Mirage 10.27 - 5. Lobotomia 4.23

Musicians:
Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli,
Demetrio Stratos, Giampaolo Tofani, Ares Tavolazzi

Produced by Area
Recorded at Fonorama, Milano

Anni dopo Seveso, Bopal, Chernobyl, non è facile ricostruire l'impatto alieno del cartello "Caution Radiation" che domina la copertina del seondo album degli Area. Nel 1974 il cartello, che oggi si collega alla memoria di alcuni dei disastri possibili già avvenuti, appariva sinistramente inquietante, come un fermo e silenzioso suggerimento morale a rammentare la ineluttabilità di (eventuali?) futuri incidenti.
Crescita Zero!, Lobotomia. Alcuni titoli individuano punti forti, quasi sloganistici e ai titoli-progetto corrisponde un suono estremamente stratificato, innovativo in alcuni elementi, in altri ingenuamente a ricalco-citazione di linguaggi assimilati (all'epoca) solo formalmente. Questo secondo album, in cui gli Area approdano alla formazione definitiva con Ares Tavolazzi al basso elettrico e acustico, è un album al tempo stesso di transizione e fondativo.
Se
Arbeit Macht Frei con il suo fondamentale rispetto per la forma canzone poteva far intendere che il "Popular" di Area International (Popular) Group fosse ai confini con il senso più propriamente pop, Caution Radiation ne sposta il significato verso una connotazione "rivoluzionaria", "internazionalista", in una parola, forse "radicale", o, ancora, "estremista".
Nati da una costola del pop italiano a cavallo fra fine '60 e primi '70, gli Area al secondo album manifestano esigenze di chiarificazione e distacco da quell'equivoco pop che arriveranno di nuovo a sfiorare a fine carriera.
Dopo il clamoroso vincente e originalissimo attestato di capacità inventiva pop di
Luglio, Agosto, Settembre (nero) (fra l'altro precursore con quasi quindici anni di anticipo di tutte le commissioni di rock nordafricano della fine anni '80) gli Area NON percorrono la strada del follow-up. In Caution Radiation c'è solo un brano (Cometa Rossa) che ripropone le atmosfere sonore di quella pan-mediterraneità al tempo stesso teorica e pratica che aveva dato corpo a Luglio, Agosto, Settembre.
Il gruppo si butta invece anima e corpo a esplorare le proprie possibilità concrete all'interno dei due linguaggi (formalmente) eversivi del dopoguerra: free jazz ed elettronica, con l'intenzione programmatica di concigliarli e fonderli.
In questo senso
Caution Radiation è un album di fondazione e definizione di territorio, di dichiarazioni di intenti e di progetto.
Le ambizioni vengono chiarite innanzi tutto dal rifiuto della logica dell'album fotocopia del precedente. L'interesse mediale suscitato dalla prima uscita viene sfruttato per alzare il tiro della comunicazione, piuttosto che per incrementare vendite e profitti, con un prodotto chiuso nella sua funzionalità (in questo caso epica).
E se una certa epicità verrà a costituire l'ostacolo finale del progetto, un suo relativo ritorno a una dimensione pop in cui pubblico e performers si abbracciano nell'illusione dell'unicità, quella epicità sarà un'epicità di ritorno, dovuta all'assimilazione da parte del pubblico di quel complesso mondo sonoro che gli Area cominciano a mettere a punto in
Caution Radiation.
L'album trova il suo interesse proprio nella fondazione teorica di quel lavoro a venire, sviluppato nell'intensa attività live, che farà degli Area il più interessante gruppo continentale degli anni '70.
L'ingenuità stilistica dell'approcio free, una certa ridondanza nell'ossessione ritmico armonica di basso e batteria, altri piccoli ma numerosi difetti che sono evidenti in
Zyg come in Brujo o Mirage, sono da considerare misura di un coraggio espressivo che non teme di esporsi e accetta l'eventualità dell'errore come necessità inisita nel meccanismo della "ricerca". "Ricerca" che si svolge su piani diversi per il cantante Stratos e per Fariselli, Tofani, Capiozzo e Tavolazzi. Per i quattro strumentisti l'obiettivo è una mediazione fra linguaggi esistenti ed estremi (free/elettronica) che realizzi un unicum che sia definitivamente Area. Per Stratos si tratta invece di decodificare da un passato di radici psico-etniche alla cui comprensione arriverà a ritroso con gli studi degli ultimi anni.
Per Demetrio esiste una specie di archetipo interiore, per i quattro strumentisti la necessità dell'intuizione di un qualche cosa che partendo dai propri amori estetici (jazz, free, elettronica) arrivi all'incontro (imponderabile) con le linee intuitive di quella voce "assoluta" di cui Demetrio necessita di scoprire origini, dinamiche,
Caution Radiation presenta con chiarezza due estremi di questo percorso. La lirica intro vocale (in greco) di Cometa Rossa, emozionale, ricca di pathos epico, già compiuta nella sua unicità, si oppone al brano di chiusura dell'album, Lobotomia, ossessione elettronica di Paolo Tofani che in crescendo di disturbanti rumori bianchi e rosa inanelati dal ring modulator di due gloriosi synth VCS 3 completa un non difficile compito di totale osticità sonora. Ma la ingenua (su disco) radicalità di Lobotomia rivelava la sua correttezza mediale nella (negativissima) reazione del pubblico all'assordante crescendo di un caos sonoro pacificamente organizzato per essere obiettivamente insopportabile.
Il percorso a venire degli Area sta nella compenetrazione dei materiali che
Caution Radiation rivela allo stato primordiale.
Nel lavoro concreto davanti ad un pubblico che diventrà sempre di più un "loro" pubblico, gli Area arriveranno prima alla perfezione di una comunicazione elettrica, accesa e dilaniante, epica e crudele per approdare poi ai primi segni di una decadenza formalistica che non avrà il tempo per degenerare e cancellare il senso dello straordinario percorso compiuto.
Testimoni di una stagione culturale e sociale unica, gli Area chiuderanno l'attività ufficiale a ranghi completi prima che la decadenza del progetto ne possa toccare la dignità dei risultati difronte a un pubblico prontamente disilluso sulla eventualità di avere propri intrattenitori-consolatori che perpetuino l'illusione (ritornata pop) di una comunità socio culturale giovanile che andava a scomparire nei flutti della ristrutturazione del sistema economico dopo la grande crisi energetica.
Massimo Villa dalle note di copertina del cd

- Gli Dei Se Ne Vanno: Gli Arrabbiati Restano
(1978) Cod 9031 74033 - cd

1. Il Bandito Del Deserto 3.13 - 2. Interno Con Figure E Luci 4.07 - 3. Return From Workuta 3.02 - 4. Guidati Dal Mese Vicino All'Aprile 5.12 - 5. Hommage A Violette Noziers 3.18 - 6. Ici On Dance! 3.27 - 7. Acrostico In Memoria Di Laio 6.12 - 8. "FFF" (festa, farina e forca) 3.49 - 9. Wodka E Cola 7.27

Musicians:
Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli,
Demetrio Stratos, Ares Tavolazzi

Produced by Area
Registrato e missato presso gli studi Sciascia Sound nel mese di aprile del 1978
Engineering by Allan "Beep" Goldsberg
Cover by Studio Lapis

Marzo: gli Area lasciano la Cramps, solo come gruppo. Giugno: esce il disco ed incomincia la nuova tournèe.
L'ultimo trentare giri degli Area nacque in un momento particolare per il gruppo; per i fermenti che da sempre caratterizzano la loro vita; per l'attesa verifica di un nuovo album in cui dimostrassero oltre la loro poliedricità, anche la loro capacità di sviluppare organicamente il bagaglio di esperienze testè accumulato. Inoltre nell'organico musicale manca Paolo Tofani, elemento importante nella struttura dei precedenti 'Lp.
Il risultato, dicevo, è stato ottenuto. Un documento sonoro di qualità, a conferma che il gruppo ha raggiunto livelli ottimi anche per una riproposizione del tutto all'estero. Rinnovata qualità negli schemi, modificate sonorità e concezioni espressive, autoironia, ricerca continua sopratutto per quanto riguarda letture di testi quanto mai sconosciuti ai profani. Un ritorno questo degli Area tra i più interessanti nel panorama della musica italiana.
Beppe Volontè da Gong n° 8/9

- Are(a)zione)
(1975) Artis CRSCD 04 - cd

1. Luglio, Agosto, Settembre (nero) 4.27 - 2. La Mela Di Odessa 11.10 - 3. Cometa Rossa 5.40 - 4. Are(a)zione 14.37 - 5. L'Internazionale 3.20

Musicians:
Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli,
Demetrio Stratos, Giampaolo Tofani, Ares Tavolazzi

Produced by Cooperativa Nuova Impresa
Recorded live at Parco Lambro, Milano, Festa dell'Unità, Napoli, Festa della Gioventù, Rimini, Teatro Comunale, Reggio Emilia

Si era nel cuore degli anni '70 e mai come allora l'evento live suscitava entusiasmi, voglia di star insieme, illusioni di contare. Mai come in quei raduni (grandi o piccoli, di fumo o d'arrosto musicale, ma sempre politicizzatissimi) si parlava dell'importanza di fare musica, di confrontarsi dal vivo, di ricercare instancabilmente.
E' stato quello il periodo in cui ho maggiormente frequentato gli Area; capitava di assistere a parecchi concerti nel giro di pochi mesi, in situazioni diversissime. I cinque stavano attraversando una fase di grande vitalità e si collocavano - proprio in quei giorni, che ancora adesso sono ricordati come il momento magico per i gruppi rock italiani - una spanna al di sopra dei migliori. Non perchè sembravano più attenti alle tematiche extramusicali che allora pesavano tanto; non perchè i loro interessi sull'uso degli strumenti apparivano più ampi e rivolti verso il futuro; ma sopratutto perchè quel tanto di artificioso che poteva apparire agli esordi nel loro progetto, si era ormai dileguato, svelando una coerenza senza confronti proprio nel faticoso lavoro quotidiano e nella caparbietà con cui affrontavano anche le loro contraddizioni.
Dopo tre 'lp, tutti per diversi motivi fondamentali, gli Area approdano dunque a questo
Are(a)zione un'esperienza che documenta la straordinaria stagione in cui la dimensione live stava offrendo loro le migliori chances per passare dalla ricerca alla comunicazione.
Non c'era luogo migliore del palco, della tempesta di emozioni che (specie in quei giorni) sapevano regalare gli Area, per uscire con successo da certi impasses connaturati nella loro stessa identità di gruppo: le opposizioni (pur così fertili) tra linguaggio elettronico e jazz, tra ricerca strumentale (specialmente in Tofani e Fariselli) e vocale (in Stratos), tra progettazione ed esecuzione.
Nel calor bianco dell'impegno concertistico, tutte queste difficoltà potevano finalmente fondersi e l'abbandono alla gioia dell'improvvisazione garantiva, se non una perfetta continuità, certo il risultato più essenziale: l'immersione nell'altro (sia il compagno che suona a fianco, sia quello che ascolta poco più distante) e la relativa riemarsione.
I brani, registrati al Parco Lambro e in altri concerti in tutta Italia, sembrano scelti per dare un breve tracciato della storia degli Area;
Luglio, Agosto, Settembre (nero), La mela di Odessa, Cometa Rossa, Are(a)zione e, per finire, un vibrante indimenticabile esecuzione de L'Internazionale. Tra i poderosi guizzi vocali di Demetrio e le impennate degli strumenti si snoda così il racconto sonoro che restituisce un clima irripetibile.
Peppo Del Conte dalle note di copertina

- Event '76
(1976) Akarma ak 1038 - vinile

1. Caos (parte II) 20.15 - 2. Caos (parte II) 9.18 - 3. Event '76 9.27

Musicians:
Patrizio Fariselli,
Demetrio Stratos, Giampaolo Tofani, Steve Lacy, Paul Litton

Registrato dal vivo nell'Aula Magna dell'Università Statale di Milano

Subito dopo la morte di Demetrio Stratos, la Cramps decide di pubblicare questo live che si rivela di un documento di grande interesse. Si tratta infatti della registrazione di una delle più bizzarre esibizioni degli Area, tenuta all'Aula Magna dell'Università Statale di Milano nel 1976. La band, sul palco insieme ai jazzisti Steve Lacy e Paul Lytton, dà sfogo alla propria creatività facendosi ispirare dalle parole "ipnosi", "ironia", "silenzio" e "violenza", scritte su pezzettini di carta e alternate a caso ogni minuto e mezzo.
Ne risultano due brani di musica altamente sperimentale. Caos II parte 1 e Caos II parte 2, e una variazione molto libera sul tema Scum, il tutto per una durata totale di circa quaranta minuti.
Il pubblico, pur abituato all'imprevedibilità del gruppo, all'inizio accusa un percettibile smarrimento, ma poi comincia ad interagire con la musica, dapprima battendo oggetti metallici e poi aprendo e chiudendo gli ombrelli ritmicamente (è un giorno di pioggia), creando così una sorta di estemporanea collaborazione creativa piaciuta molto ai membri del gruppo.
Alessandro Gaboli e Giovanni Ottone da Progressive Italiano, ed Giunti

- Maledetti
(1976) Cramps crs 005 - cd

1. Evaporazione 1.45 - 2. Diforisma Urbano 6.18 - 3. Gerontocrazia 7.30 - 4. Scum 6.30 - 5. Il Massacro Di Branderburgo Numero Tre In Sol Maggiore 2.20 - 6. Giro, Giro, Tondo 5.55 - 7. Caos (parte seconda) 9.00

Musicians:
Patrizio Fariselli,
Demetrio Stratos, Giulio Capiozzo, Ares Tavolazzi, Giampaolo Tofani, Steve Lacy

Recorded at Fonorama, Milano
Engineering by Piero Bravin
Cover by E. Siber, Hepler

Quinto capitolo per questo gruppo immensamente importante, Maledetti targato 1976 inaugura una nuova fase stilistica per gli Area, infatti da questo momento diventeranno formazione aperta a contributi esterni (in questa occasione, il sassofonista Steve Lacy e il percussionista Paul Lytton, noti esponenti del jazz creativo europeo). In questo periodo parteciopano a uno storico concerto all'Università Statale di Milano, tempio della contestazione giovanile, nel novembre del '76 (la cui testimonianza è ben riprodotta su Event '76) durante il quale eseguono diversi brani qui presenti.
Nel disco Maledetti, oltre al classico jazz-rock molto personalizzato come sempre da questo gruppo, vengono introdotte nuove sonorità, come quelle orientali e classiche nel brano Il Massacro Di Branderburgo N° 3 di bachiana memoria. Nel disco spiccano Diaforisma Urbano, Gerontocrazia e Giro, Giro Tondo, legati alla problematica del nevrotico caos metropolitano. Scum porta la firma di Valerie Solanas, femminista, nel cui testo, come unico rimedio al sistema maschilista propone la sua distruzione: a questa soluzione non viene data risposta: Caos è l'unica conseguenza possibile.
Maledetti è l'ultimo album in studio con Demetrio Stratos, se si esclude Area 70 che è un'antologia ed è un'opera complessa e importante, forse il disco più difficile per questa formazione che possiamo dire tranquillamente la più importante tra le italiane, con un suono e delle liriche che non hanno eguali in nessun'altra degli anni '70.
E' doveroso prestare ascolto ad un'opera di tale spessore.

- Crac!
(1975) Artis CRSCD 003 - cd

1. L'Elefante Bianco 4.33 - 2. La Mela Di Odessa 6.27 - 3. Megalopoli 7.53 - 4. Nervi Scoperti 6.35 - 5. Gioia E Rivoluzione 4.40 - 6. Implosion 5.00 - 7. Area5 2.09

Musicians:
Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli,
Demetrio Stratos, Giampaolo Tofani, Ares Tavolazzi

Produced by Cooperativa Nuova Impresa
Recorded at Fonorama, Milano
Cover art by Gian Michele Monti

Un piccolo passo indietro nella forma ma non nella qualità della proposta, Un disco meno sperimentale rispetto al precedente, ideale continuatore della vena mostrata da Arbeit Macht Frei e che contiene due grandi classici del repertorio: la splendida La Mela Di Odessa e quello che diventerà forse il pezzo più popolare della formazione, Gioia E Rivoluzione.
Curioso il fatto che proprio quello che si può definire il disco più abbordabile fino a questo momento venga accolto con molti dubbi da ua parte della critica, forse ancora sconcertata da una proposta musicale così straordinariamente originale.
Ancora notevole l'intervento grafico di Frankenstein, che si ispira chiaramente alla pop art di Andy Warhol.
Alessandro Gaboli e Giovanni Ottone da Progressive Italiano, ed. Giunti