Demetrio Stratos
(1945 - 1979)



album in pagina:

- Cantare La Voce
- Rock And 'Roll Exibitions



collabora in:

- Arbeit Macht Frei
- Crac!
- Event '76
- Are(a)zione
- Maledetti
- Caution Radiation
- 1978: Gli Dei Se Ve Vanno: Gli Arrabbiati Restano

  (Area)




Si potrebbe iniziare ricordando che è morto a trentaquattro anni, uno più di Gesù Cristo, nel momento in cui la sua voce magica era pronta ad immergersi nell'ennesima spericolata avventura. Ma già un'apertura del genere evidenzierebbe il pericolo della mitografia e del necrologio nostalgico, proprio il tipo di percorso che ci siamo imposti di trascurare, pur essendo invero chiamati a scrivere di un mito, a dieci anni dalla sua scomparsa. Uno dei pochi miti, forse l'unico, che l'Itaia musicale degli anni '70 ci abbia regalato, consegnandolo con un colpo di scena crudele, sul finire del decennio, al saccheggio "affettuoso" dei suoi estimatori (l'epitaffico Concerto milanese del 14 giugno 1979). La sua storia però e sopratutto la sua arte vocale si erano già affrancate dai rischi dell'agiografismo testimoniando,, con anni di inesausta ricerca (approdata, nel sentiero di una costante e versatile applicazione ai limiti delle più estreme performances dell'avanguardia colta), un rigore professionale ed una passione ispirativa assolutamente inattaccabili. In grado di resistere perfino alla bozzettistica (e pure anche indubitabilmente vera) immagine che ne fece, per un certo periodo, il megafono musicale più ortodosso del movimento di protesta giovanile e della "rivoluzione proletaria".

Demetrio Stratos arrivò in Italia nel 1962, stabilendosi a Milano per studiare architettura. Di origine greca (al conservatorio di Atene aveva studiato fisarmonica) era comunque nato nel 1945 ad Alessandria d'Egitto, trattenendo in questo backgroud, mediterraneo e medio-orientale, alcune delle influenze foniche che in seguito ne avrebbero caratterizzato gli sforzi creativi. I primi passi di Stratos a Milano segnano la consacrazione nel Clan di Celentano del gruppo dei Ribelli, con Demetrio alla voce e all'organo, Giorgio Benacchio alla chitarra, Natale Massare al sax tenore, Angelo Salvadori al basso, Gianni Dall'Aglio alla batteria e con una serie di canzoni acerbe e geniali come
Chi Mi Aiuterà, Jet Ready, Come Sempre, Pugni Chiusi. Parallelamente si consolida anche l'amore per rock'n'roll (celebrato molti anni più tardi - 1978 - in una "exibition" ebbra e gioiosa insieme a Paolo Tofani e Mauro Pagani, con tra gli altri, una Hound Dog fonetica ed una Boom Boom da brivido) e per il Rhythm and blues (che favorisce la stampa del suo unico singolo per la Numero Uno Daddy's Dream), e cresce la cura per la propria tecnica vocale che già nei sixties assume originali ed elastiche sfumature, scivolando bellamente tra il suo bluesy, una greve vigoria animalesca ed il virtuosismo del canto accademico.

Sono i primi anni '70 però che con l'inaugurarsi del progetto Area, partorito insieme al batterista Giulio Capiozzo, cominciano a segnalare compiutamente il talento e le idee di Demetrio. Area è davvero un progetto, non solo una band: ne fanno parte inizialmente i due fondatori, il tastierista Patrizio Fariselli, il sassofonista Victor Ernest Busnello, il chitarrista Paolo Tofani ed il bassista Patrick Dijvas (che lascerà il posto fin dal secondo 'Lp ad Ares Tavolazzi, scegliendo la strada della PFM), ma ne sono anche indistinguibile contorno gli sforzi editoriali dell'etichetta Cramps capitanata da Gianni Sassi (che sotto lo pseudonimo di Frankestein firmerà moltissimi testi del gruppo), le influenze positive degli artisti del Fluxus (una disomogenea avanguardia artistica che comprende anche Cage, Hidalgo, Gianni Emilio Simonetti, Yoko Ono) e, tuttaltro che marginalmente, l'ideologismo politico della sinistra in piena sommossa post-sessantottistica.
Arbeit Macht Frei ("il lavoro rende liberi", la patetica insegna dei lager nazisti) con una copertina asessuata, una foto del gruppo in stile fedayn, e sopratutto un contenuto musicale miracolosamente originale, è il primo 'LP degli Area, targato 1973. Il disco si apre con una voce araba registrata al Cairo, una sorta di inquietante preludio all'intervento di Stratos che scaglia con Luglio, Agosto, Settembre (nero) e più ancora con Consapevolezza e L'Abbattimento Dello Zeppelin un lanciante grido di rivolta, non solo musicale.

Contaminazioni jazzistiche (Coleman ed il free stanno contemporaneamente svolgendo analoghe tratiche trasgressive), vibrazioni rock, tonalità e sapori pan-mediterranei, flutti tecnologici e tanta sincera passionalità disegnano un diagramma sorprendente, feroce ed affascinante, in grado di far presagire sviluppi perlomeno sincretici. Un disco pregevole, col sapore però de "il bello deve ancora venire".

E il bello infatti arriva fin dal secondo
Caution Radiation Area, sicuramente il capolavoro della prima stagione del gruppo (o meglio dell'International Popular Group, come ricorda il logo del loro timbro discografico), nel quale le intuizioni d'esordio si assestano estremizzandosi, con una strategia compositiva ancora più reattiva, alchimie timbriche o melodiche in felice equilibrio tra il caos e la regolarità inquieta, quattro strumenti in grande sintonia e Stratos, come sempre, maiuscolo giocoliere della "mormorazione fonetica". C'è anche in Mirage? Mirage!, ad aprire la facciata che si chiude con il lisergico Lobotomia, una polemica citazione di un articolo di giornale, incastonata nel bailamme del testo (che è una sorta di mosaico poetico dadaista). Giochetti, guizzi creativi, in un contesto che nel frattempo si sta facendo maledettamente serio.

Stratos e gli Area diventano sempre più il braccio musicale della contestazione, la loro ricetta musicale così ardua ed indigesta viene assimilata da milioni di giovani, il loro Wall Of Sound criminale si riversa sugli astanti e, inutile negarlo, viene spesso recepito con ambiguità, come se il rapporto tra il pubblico e la band si stesse per consumare in una paradossale "banalità della rivolta", senza la voglia da parte dei "fans" di ricercare il mistero dell'avventura sonora privilegiando la chiarezza del messaggio politico. Ed in questo gli stessi Area non sembrano molto precisi, incerti tra il proprio ruolo di sperimentatori indefessi e quello di tamburini sinceri. Malgrado ciò, il risultato se non è lucidamente profetico come quello dei primi dischi, conserva comunque la forza espressiva sconvolgente di un ensamble italiano che mai prima aveva sviluppato tanta energia positiva (e negativa).

Crac!, dal vivo con L'Internazionale riveduta e corretta, Maledetti con un acid-jazz che farebbe correre James Taylor e compagni a nascondersi impauriti in un angolino, le tappe che definiscono vinilicamente quel periodo. Su tutto questo, risolutamente, Demetrio Stratos, col fisico massiccio del mangiafuoco, capace di "ammaestrare" le folle dei grandi raduni e deliziare contemporaneamente i palati fini degli intenditori. Parallelamente e in osmodi con il lavoro insieme a Fariselli e Co., infatti, il vocalist alessandrino sta ingaggiando una serie incredibile di esperimenti, volti ad approfondire il proprio bagaglio "strumentale" con l'intento caparbio di migliorare l'approcio dell'arte del canto, capovolgendo le prospettive e cercando, infine, di "cantare la voce".

Dapprima con John Cage, compositore americano in sintonia creativa con Demetrio (c'è anche un vinile del '74 nella collana Nuova Musica della Cramp, ma ci sono sopratutto mesi di collaborazione più o meno "silenziosa; poi in solitudine (
Metrodora è del '76, Cantare La Voce, O Tziziras O Mitziras - una spericolata poesia sonora - del '78, sempre Cramps), infine con Lucio Fabbri (Recitar Cantando 1978 "live") e Nanni Balestrini (Milleuna, nastro 1979), Stratos si inerpica nei meandri di una ricerca che definire colta sarebbe riduttivo. Le parole chiarivano la nuova prospettiva: il tentativo è quello di sconfinare nel delirio del suono, sorreggendo il tutto con eccezionali capacità tecniche. Le corde vocali si avvicinano al cuore e ne caratterizzano i palpiti. Il viaggio è all'interno, ma piano piano si scopre che non c'è niente di più sconfinato, la voce si confonde in se stessa proprio nel momento in cui trova la sua più affilata capacità di controllo; fino alla sbalorditiva tecnica delle diplofonie e dei primordiali "acuti implosi".

Pare quasi impossibile, ma a questo punto forse un po' meno, credere che allo stesso tempo Stratos si divertisse con il rock'n'roll, partecipasse a dischi con Alberto Radius, i progetti etno-musicali, spesso ai fondini col jazz e con la tradizione folk (
Fiocchi Di Neve E Bruscolini, Kaitain, Cruzeiro Du Sol nell'album di Vivaldi-Mineri, Carnascialia, L'Albero Del Canto nel disco solista di Mauro Pagani), e continuasse a impegnarsi nella meno scontata musica di protesta (La Cantata Rossa Per Tall Ell Zatar a fianco del pianista milanese Gaetano Liguori, con un brano, Anna, narrante lo stupro di una ragazza palestinese, nel quale Demetrio riesce finalmente a rendere l'orrore e la crudeltà vera di tale violenza).

L'iperbole vocale di Stratos (come l'ha definita l'amico e art director Gianni Sassi) si inalbera completamente trovando, insieme al segreto dell'originalità creativa, radici flessuose in ogni terreno. L'accenno ai contatti con Lacy provoca risultati come
Event '76 (attribuito agli Area ma decisamente in balia di una formazione anomala e "aperta"), feroce esperienza di improvvisazione totale, ma il capitolo più stratosiano degli Area si chiama 1978: Gli Dei Se Ne Vanno, Gli Arrabbiati Restano. E' paradossalmente il disco del riflusso, o meglio del cauto ripensamento, che viene caratterizzato compiutamente dal cantante: a livello compositivo il suo apporto diventa essenziale (quattro dei nove pezzi sono firmati Stratos e due sono in collaborazione con altri componenti), ogni episodio viene plasmato sulla vocalità di Demetrio che si afferma come incontrastato leader del gruppo proprio nel momento in cui lo sta per abbandonare. Conoscendolo, si penserebbe alla scelta di chi ha capito di avere oramai al fianco dei compagni di viaggio spremuti, un poco rilassati, ed ha deciso di inaugurare l'ultimo convegno per vibrare insieme un'ennesima sciabolata: E certo come colpo di coda finale non si poteva sperare di meglio... La miscela Area si impasta di nuovo, trova ancora e forse in maniera definitivamente matura, percorsi musicali innovativi, scomodando il polistrumentismo dei quattro componenti (Tofani e Pagani avevano abdicato da tempo) per colmare testi "mutuati" da Breton, Eluard, Shànfara, Jacques Lacan, cantati (Il Bandito Del Deserto, Hommage A Violette Nozières, Ici On Dance) parlati (Acrostico In Memoria Di Laio) e ruminati (Retirn From Workuta, Guardati Dal Mese Vicino All'Aprile) da Stratos in un gioco spericolato e perentorio. Le dichiarazioni d'intenti cambiano leggermente valenza, ma la posizione rimane comunque fermissima, solo un po' più cerebrale e meno fracassona.
Demetrio, come si diceva, lascia poi la band, proseguendo i "lavori" e le collaborazioni multicolori inaugurate fin dai primi anni del decennio (compresa quella con il maestro di danza contemporanea Mere Cunnigham). La sua linfa vocale s'ingrandisce miracolosamente, anche a rischio di scompensi biologici e di apparenti pignolerie mimiche. Ogni ambito diviene la palestra di applicazioni sonore, radicali e azzeccatissime, in una excalation che coinvolge completamente la sua fisionomia possente, da scaricatore di porto, e la proietta ben oltre il 13 giugno 1979.

Una data segnalata en passant. Il giorno in cui una neoplasta midollare ha costretto Demetrio Stratos a fermarsi un momento, per riposare "un poco". Una barriera imprevista, che a molti pareva definitiva, un ostacolo duro capace di provocarne la morte biologica, se non fosse che Demetrio, con anni di applicazione sincera, progetti esaltanti e furia vocale, ne aveva scongiurato gli effetti meno reali e più duraturi. Certo una malattia micidiale e in fondo vincente, regalata però sullo sfondo (al di là del palcoscenico della propria arte indelebile) con una mossa da grande performer quale egli era: semplicemente, con un colpo di glottide.

Valerio Corzani da Velvet n° 9 giugno 1989


- Cantare La voce
(1978) Cramps 5206 119 - cd

1. Investigazioni
14.41 - 2. Passaggi 1,2 5.16 - 3. Criptomelodie Infantili 6.23 - 4. Flautofonie Ed Altro 6.17 - 5. Sirene 6.19

Demetrio Stratos solo

Recorded at Studio Sciascia, Rozzano (MI)
Engineering by Alan Goldberg




- Rock Exibition
con
Mauro Pagani e Paolo Tofani
(?) Akarma 1016 - cd

1. Mean Woman Blues
(C. Demetrius) 6.00 - 2. Hound Dog (J. Lieber/M. Stoller) 4.00 - 3. Blueberry Hill/I Can't Stop Loving You (A. Lewis/L. Stock/V. Rose/D. Gibson) 4.34 - 4. Long Tall Sally (R. Penniman/ E. Johnson/R. Blackwell) 3.53 - 5. Boom Boom (J. L. Hoocker) 5.43 - 6. Barefootin' (R. Parker) 5.43 - 7. 25 Miles From Nowhere (E. Starr/J. Bristol/H. Fuqua) 9.03

Musicians:
Demetrio Stratos, Mauro Pagani, Paolo Tofani, Walter Calloni, Fabio Donnarumma, Stefano Cerri

Engineering by Alan Goldberg
Cover by Emilio Padrinella