Franco Battiato
album
in pagina
- Juke
Box
- Sulle
Corde Di Aries
- Fetus
- Pollution
- Clic
- M.elle
Le Gladiator
- L'Egitto
Prima Delle Sabbie
Di fronte a lui, più
di una volta si è gridato allo scandalo, alla mistificazione,
imbrattandolo con gratuiti paralleli cui non ha mai voluto sottostare;
se ne è anzi estraniato, e alle diatribe ha volentieri delegato
detrattori ed estimatori.
Chi lo ha definito millantatore e pagliaccio, si è sentito rispondere
dall'alto di partiture pizzicate con una punta di genialità e pervase
da intuizioni di prim'ordine, forse non tutte originali ma certamente
non frutto di saccheggio.
Se non si vuole prendere per buono il ravvedimento degli anni
Settanta, si può tornare alle dolenti note di Bella
Ragazza, Disco per l'Estate
1969, che Battiato - appena emigrato dalla Sicilia - firmò ed
interpretò (e allora?): siamo alla solita storia della pagliuzza e
della trave.
E' incontestabile che dai tempi di Fetus
(1972), parabola un po'
folle di genetica, di mutazioni, di diavoleria elettronica, e di Pollution
(1973), diverso e provocatorio, Battiato ha atteso a limitare la
propria sfrenata inventiva, constatando quanto fosse utile la
proiezione verso una situazione che era futura per le truppe del pop
corrente, ma che per lui era quantomai presente e attuale.
Il credo abbracciato con molta lucidità mel 1973-74 conduce Battiato
a spalancare la propria tesi sul deserto - in Italia inesplorato -
della sintesi tra Oriente e Occidente che si incontrano sulle sponde
del Mediterraneo: nascono così Sulle
Corde Di Aries, condiviso
con musicisti contagiati da quella fede stravolta, e Clic
(dedicato a Stockhausen), transitorio ma acutissimo, già dalla parte
della sperimentazione europea, le due comete più luminose del suo
firmamento musicale. Quindi, il superamento di tutto: Mademoiselle
Le Gladiateur, dove
coabitano il raziocinio e l'emozione.
Appresso, nuovo salto nel buio con il passaggio da un'etichetta
alternativa (la defunta Bla Bla) a un' alfiera del capitalismo
discografico, la Ricordi; la candidatura per il Partito Radicale
(elezioni politiche del 1976); la negazione delle tentazioni
elettroniche; la rinuncia definitiva alle apparizioni live.
Battiato,
album del 1977, è la radicalizzazione: si mette in croce la vanità,
il prolisso, la superbia del dio pop; c'è stillicidio di pianoforte
(Antonio Ballista) e voce (Alide Maria Salvetta), e poi stralci di
silenzio, l'approsimarsi alla perfezione intrinseca e formale.
Saverio Angiolini
e Enzo Gentile
da Note Di Pop Italiano
ed. Gammalibri 1977
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- Juke Box
(1978) Ricordi ORL 8467- vinile
1. Campane 2.42 - Su Scale 5.00 - 3. Marhyre Celeste 5.26 - 4. Hiver 2.53 - 5. Agnus 4.25 - 6. Telegraph 6.55
Musicisti:
Franco Battiato, Antonio Ballista, Roberto Cacciapaglia, Alide maria Salvetta,
Giusto Pio
Produzione Pino Massara
Copertina di Antonio Ballista
- Sulle Corde Di Aries
(1973) Artis arcd 036 - cd
1. Sequenze E Frequenze 16.20 - 2. Aries 5.19 - 3. Aria Di Rivoluzione 5.03 - 4. Da Oriente Ad Occidente 6.37
Musicisti:
Franco Battiato, Gianni Mocchetti, Gianfranco D'Adda,
Gianni Bedori, Jane Robertson, Daniele Cavallanti,
Gaetano Galli, Rossella Conz, Julia Nienhaus
Produzione Pino Massara
Registrato nello Studio Regson di Milano
Tecnici del suono: Luciano Marioni, Gian Luigi Pezzera
Ben prima di scrivere l'inno nazionale del Popolo Ariete
(L'Animale in fondo a Mondi
Lontanissimi), Franco Battiato, o
meglio Battiato e basta, perchè allora usava così,
aveva reso omaggio al suo segno zodiacale con un album
intero, il suo terzo. Le corna del montone di primavera
erano divenute, per felice mutazione, corde: e la musica
le ostentava fieramente, tese sulla sua testa, con la
giosa forza e la destinazione di cui sono capaci i nati
di marzo.
Questa prorompente energia è rimasta nel tempo e
consente ancora oggi, a venti anni quasi dalle sedute
allo Studio Regson, di ascoltare con piacere la musica di
Sulle Corde Di Aries e
di trovarla viva. Dico "viva" e mi pare l'unico
destino possibile di una buona musica, a cui è negata
oltre un certo limite l'attualità: e in effetti attuali
non sono più molti degli elementi che affiorano in Sulle
Corde Di Aries, dall'astratto jazz rock
del primo brano, con i suoi slanci zapgonhisti, alle
nozze di Stockhausen con i minimalismi (quelli vergini,
non ancora sciupati dalle pagine degli spettacoli) che si
celebrano con ammirevole discrezione tra le righe di Sequenze
e Frequenze.
Ma sotto queste cortecce ormai leate dall'albero e
consegnati agli archivi della musica, pulsa la vita, nel
senso di un investimento artistico in prima persona, di
una musica intesa come "diario di bordo" dei
propri pensieri e delle proprie emozioni, non semplice e
occasionale figlia di qualche ora di studio. Credo di non
sbagliare che Sulle Corde Di Aries è
per Battiato il primo disco di questa fatta e la radice
più profonda della sua pianta che, così diversa, cresce
ancora oggi.
Fetus e Pollution,
i dischi della "prima", non hanno lo stesso
sangue: sono opere intriganti ma in "maschera",
se vale ricordare gli abiti di scena che Battiato amava
indossare in quel periodo, dove il far canzoni non sta
nel nocciolo della vita e dei pensieri ma qualche passo
più in là, affacciato su un brillante vuoto.
Sulle Corde Di Aries
rinuncia invece a ogni infingimento e rischia il
contronto diretto: è un disco di passioni musicali (ma
sulla mente più che sullo spirito), di storie,
suggestioni, letture che debordano oltre lo stesso
cerchio del vinile, la copertina originale si apriva per
accogliere foto e citazioni, non per vezzo "lussuoso"
ma come a completare un discorso.
C'è un luogo magico almento, in Sulle
Corde Di Aries, un gorgo di energia che
sento pulsare all'inizio della seconda facciata. Nella
Foschia di quei suoni, la voce che canta come da sotto un
"chador" racconta di estati all'aperto, dal
mare grande dove "...ogni tanto passava una nave...",
di notti di fantasia e paura impresse indelebilmente
nella memoria. E' il mondo dell'infanzia che affiora per
la prima volta nelle canzoni di Battiato, con il suo
carico di profumi inebrianti: tornerà sotto il sole
implacabile di Summer On A Solitary
Beach e poi ancora, tra le righe di Veni
L'Autunnu, di Secondo
Imbrunire, nei frammenti di vita di Mesopotamia:
è una Sicilia vaga e proprio per questo magica, che non
ha più contorni netti ma il tratto incerto e fascinoso
del ricordo, della fantasia. Franco Battiato vi si erge
con le sue fiere corde e, scrutando quel passato,
indocina tempi che verranno: la sua voce ancora giovane
ha il solenne salmodiare del moezin, che chiama il suo
mondo Da Orienti Ad Occidente.
Riccardo
Bertoncelli, primavera 1992, dalle note di copertina
del cd
- Fetus
(1972) Bla Bla bbxl 10001 - vinile
1. Fetus
2.35 - 2.
Una Cellula 4.47 - 3.
Cariocinesi 3.43 - 4.
Energia 4.26 - 5.
Fenomenologia 4.35 - 6.
Meccanica 3.21 - 7.
Anafase 3.36 - 8.
Mutazione 2.57
Musicisti:
Franco Battiato, Roberto Cacciapaglia, Sergio Almangano, Gianfranco D'Adda, Alberto
Mompello, Gianni Mocchetti, Elisabetta Pezzera, Riccardo Rolli
Produzione Pino Massara
Recorded at Regson Studio, Milano
Engineering by Gianluigi Pezzera
Cover photo by Fabio Simion
Ingenuo, datato, paradossale,
ambizioso e altro ancora: eppure Fetus rimane una
delle parine più originali e
sorprendenti della stagione progressiva italiana. Ha retto peggio agli
anni rispetto ai due dischi immediatamente successivi, ma conserva uno
strano alone di piccola magia artigiana che lo rende
straordinariamente intrigante, perfino orecchiabile in certe rime
forzate "mogol-battistiane" e nei primitivi suoni
sintetizzati.
L'ispirazione è nobile e colta (<<Ritorno al mondo nuovo:
interamente dedicato alla persona e all'opera di Aldous Huxley>>,
recita il sottotilo), la copertina controversa (un feto su carta
da pacchi sul fronte, una gigantesca vagina all'interno). Anche le
canzoni sono perlomeno strane, sopratutto se confrontate con quando ha
prodotto la scena italiana (e lo stesso Battiato) fino a quel giorno.
E poi suoni e rumori, arie da Bach, voci dalla navetta Apollo 11. Non
prog nel senso classico del termine ma una delle sue pietre d'angolo,
un piccolo capolavoro di artigianato protoelettronico.
Nel 2000 la Vinyl Magic ha pubblicato, senza autorizzazione
dell'autore, i provini del disco cantati in inglese ma mai ultimati. Fetus
era stato pensato per i mercati esteri ma fortunatamente fu
abbandonato, visto il mediocre risultato.
Alessandro Gaboli
e Giovanni Oddone
da Progressive Italiano ed. Giunti
- Pollution
(1973) Artis arcd 026 - cd
1. Il
Silenzio Del Rumore 1.20 - 2.
31 Dicembre 1999 - ore 9 1.44 -
3. Areknames 5.01
- 4. Beta 7.16
- 5. Placton 4.57
- 6. Pollution 8.47
- 7. Ti Sei Mai Chiesto Quale
Funzione Hai? 3.24
Musicisti:
Franco Battiato, Roberto Cacciapaglia, Gianfranco D'Adda, Mario Ellepi,, Gianno
Mocchetti
Produzione Pino Massara
Recorded at Rexon Studio, Milano
Engineering by Gian Luigi Pezzera
Cover phoyo by Mario De Paoli
Anticipato dal 45 giri La
Convenzione (dicembre 1972), che sul retro porta uno dei brani
più strambi del periodo (Paranoia), Pollution fa
segnare un balzo in su per quel che riguarda la musica e le
ispirazioni progressive. Battiato ha perfezionato l'uso del
sintetizzatore VCS3 e anche della scrittura, e ampliato le proprie
ispirazioni letterarie e ambientaliste, che ora fanno capo al Centro
Internazionale Studi Magnetici, che si propone, tra l'altro, di
fermare per un giorno tutti i veicoli a motore.
I due brevi pezzi iniziali (Il Silenzio Del Rumore, con
sottofondo di valzer di Johann Strauss, e un riff di chitarra dedicato
a una fine di millennio ancora lontana) introducono ad Areknames,
una magica nenia recitata al contrario su tappeto di synth. Sono
proprio i synth a farla da padrone: il tanto amato VCS3 e il VCS2, che
suonano e filtrano gli altri strumenti (ce ne sono ben quattro,
suonati da Battiato, Roberto Cacciapaglia, Gianni Mocchetti e dal
chitarrista Mario Ellepi).
Sul secondo lato, bella la metamorfosi acquatica narrata in Placton,
che di onda in onda passa alla piccola lezione di fisica ambientalista
di Pollution e alla irrisolta domanda finale sul senso della
vita (Ti Sei Mai Chiesto Quale Funzione Hai?), pianto
sconsolato sulle sorti dell'umanità.
Alessandro Gaboli
e Giovanni Oddone
da Progressive Italiano ed. Giunti
- Clic
(1974) Artis arcd 037 - cd
1. I
Cancelli Della Memoria 6.16 - 2.
No U Turn 4.54 - 3.
Il Mercato Degli Dei 4.30 - 4.
Rien Ne Va Plus Andante 2.47 -
5. Propiedad Prohibida 5.24
- 6. Nel Cantiere Di Un'Infanzia
4.33 - 7.
Ethika Fon Ethica 3.53
Musicisti:
Franco Battiato, Gianni Mocchetti, Gianfranco D'Adda, Juri Camisasca,
Pietro Pizzamiglio
Produced by Pino Massara
Recorded at Rogun Studio, Milano
Engineering by Gian Luigi Pezzara
Cover by Mario Convertino
Il <<Dedicato
a Karlheinze Stockhausen>>
in copertina chiarisce subito che Battiato si sta allontanando dalla
scena rock per seguire strade tutte sue, più difficili e sempre meno
pop. La sua è vera musica progressiva, nel senso di ricerca (e
superamento) degli orizzonti sonori conosciuti.
Un disco più sperimentale e coraggioso, senza tracce di pop e/o rock,
che pulsa di elementi sempre diversi, fatto di collage sonori, nastri
al contrario, "kosmische musik", frammenti di musica
classica su un tappeto elettronico. Trapela un minimalismo alla Terry
Riley e anche qualcosa dei Popol Vuh del periodo mistico elettronico.
Conclude il tutto il blob radiofonico di Ethika Fon Ethica,con
spezzoni audio dell'Italia anteguerra.
Questi primi quattro album sono stati antologizzati sul doppio 'lp Feedback
(1976) e pubblicati su cd dalla Artis in edizioni piuttosto
approssimative, ricavate non dai master ma dai dischi in vinile.
Alessandro Gaboli
e Giovanni Oddone
da Progressive Italiano ed. Giunti
- M.elle Le Gladiator
(1975) Ricordi 74321585532 - cd
1. Goutez
Et Comparez - 2.
Canto Fermo - 3. Orient
Effects
Franco Battiato solo
Produced by Pino Massara
Engineering by Paolo Bocchi
Il collage di Goutez Et
Comparez, lunga un'intera facciata, prosegue il discorso lasciato
in sospeso da Ethika Fon Ethica. L'unica differenza è che qui
paiono esserci una strategia e un significato, mentre in precedenza
pareva tutto molto casuale.
Ancora suoni, rumori, parole, sirene di navi, fanfare, l'inno di
Mameli, vecchie canzoni, bande, mugugni, urla, accordi di pianoforte, Domenica
E' Sempre Domenica che si inceppa, Fiorella Gentile che parla alla
radio, L'Internazionale, la voce di Marinetti. A metà strada
entra l'organo della cattedrale di Monreale, che Battiato suona come
fosse Philip Glass. E' lui l'unico musicista del disco, che raccoglie
anche contributi di vario genere da parte dei giornalisti della
rivista Gong e dei soliti amici "Capra" Vaccina, Camisasca,
D'Adda.
Il secondo lato (Canto Fermo e Orient Effects) è
registrato dal vivo nella cattedrale di Monreale.
Qui si esauriscono le tracce più tipicamente progressive di Franco
Battiato. A simbolico suggello di questo breve periodo c'è il
progetto Telaio Magnetico, un brevissimo tour del 1975 nel Sud con
Camisasca, Mino Di Martino e "Capra" Vacino, documentato sul
cd Telaio Magnetico (1995).
Alessandro Gaboli
e Giovanni Oddone
da Progressive Italiano ed. Giunti
- L'Egitto Prima Delle Sabbie
(1978) Ricordi 8659 - vinile
1. L'Egitto
Prima Delle Sabbie - 2. Sud Afternoon
Musicisti:
Antonio Ballista, Bruno Canino
Produced by Pino Massara and Paolo Scarnecchia
Cover by Antonio Ballista
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