Cocteau Twins
album
in pagina
- The
Spangle Maker
- Garlands
- Treasure
- Victorialand
- The
Moon And The Melodies
(with
Harold Budd)
collaborano
in:
- Lovely Thunder
(Harold Budd)
(...)
E' il 1982, nella cittadina scozzese di Falkirk, distante
circa venti miglia da Glasgow, due amici decidono di
formare un gruppo. Questi due amici si chiamano Robin
Guthrie e Will Heggie.
Una sera Robin, recatosi in un club, nota una minuta
fanciulla che si muove in modo molto aggraziato, e
immagina che una creatura in grado di ballare così possa
essere anche una brava cantante. Cos' decide di portarla
nella loro sala prove, presentarla a Will e convincerla a
cantare con loro. Elizabeth Frazer non aveva mai cantato
con una band prima di allora (anche se Robin,
conquistato, disse a Will che aveva già una discreta
esperienza). Con una certa risolutezza, ella improvvisò
una performance vocale che convinse tutti delle sue
capacità. Paradossalmente, la meno convinta risultò
essere lei, che attraversò una serie di fasi di profonda
indecisione, finchè assunse definitivamente il ruolo di
cantante dei Cocteau Twins.
Durante il primo periodo di prove, le affinità
artistiche tra Elizabeth e Robin si svilupparono in un
legame emotivo ed affettivo sempre più profondo,
conferendo una nota d'intimità ed intesa perfetta al
funzionamento dei meccanismi creativi della formazione.
Falkirk è una località situata in una zona industriale,
poco in sintonia con una certa iconografia che
cristallizza i paesaggi scozzesi come sviluppi armoniosi
di una natura ruvida e selvaggia. Forse le scenografie
fantastiche e i climi fiabeschi che i Cocteau Twins
evocano con variegato vigore emersero come una spontanea
reazione alla scarsa poeticità dell'ambiente che in
origina li circondava. Si può sottolineare che, sin
dagli inizi, i Cocteau Twins mantennero un relativo
isolamento rispetto al giro dei gruppi che operavano tra
Edimburgo e Glasgow. Questa scelta, se da un lato li
sottpose ad un preciso impegno organizzativo (i gruppi
che si tengono al di fuori di un rapporto di
collaborazione con i musicisti territorialmente contigui
hanno problemi pratici un po' più complessi di quelli
che già interessano le bands orientate verso la
solidarietà e l'interazione) dall'altro li preservò
dall'uniformare eccessivamente il loro stile e quello
degli altri.
Nel luglio del 1982 uscì Garlands, il primo 33 giri dei
Cocteau Twins. Praticamente ignorato dalla stampa
specializzata (piuttosto incline a catalogare la band
come una pallida imitazione di Siouxie and the Banshees),
Garlands
compì
un exploit sorprendente, stazionando per un po' nelle
zone basse delle charts indipendenti e, successivamente,
piazzandosi nelle prime posizioni con una tenacia
destinata a protrarre il successo del disco per molti
mesi. Opera sobria e rigorosa, Garlands possiede (oltre a una delle
più belle copertine nella storia della grafica rock)
atmosfere molto cupe e introverse, interpretazioni vocali
sommesse e uniformi, estrema dignità d'ispirazione.
Episodi come But
I'm Not rivelano grandi potenzialità dinamiche,
mentre The
Hellow Men e la title track lasciano chiaramente
presagire che Elizabeth influenzerà profondamente lo
stile canoro di molte colleghe dei tempi a venire.
Le affinità con Siouxie sono (e sempre saranno) più
apparenti che reali. Successo sorprendente, scrivevo
poc'anzi, per molte ragioni: per cominciare, il gruppo
non aveva seguito la usuale procedura di interviste con
la stampa, più apparizioni televisive, più concerti
ravvicinati per lanciare il 33 giri e l'eventuale singolo
(allora inesistente). La "classica" session per
la trasmissione di John Peel fu registrata dopo l'uscita
del disco e replicata per ben tre volte, in seguito alle
richieste del pubblico. Ovviamente seccati di essere
definiti imitatori di Siouxie, i Cocteau Twins all'epoca
erano molto più interessati alle composizioni dei Wire e
di Matt Johnson (ed effettivamente, non sono poche le
affinità stilistiche tra Burning Blue Soul, 154 e Garlands.
Nell'ottobre del 1982, in seguito ad una discreta
sequenza di concerti, i Cocteau Twins pubblicarono l'Ep Lullabies, che può essere
considerato il primo singolo del gruppo. Nonostante lo
stile delle composizioni fosse ancora assimilabile alle
atmosfere presentate su Garlands, alcune soluzioni vocali e
sopratutto le costruzioni chitarristiche evidenziano la
progressiva maturazione della band, sorretta da un
prezioso impressionismo dotato di avvincente e dinamica
eleganza.
Lullabies
occupò
lungamente i vertici delle classifiche indies,
contribuendo in misura non trascurabile al prolungarsi
del successo di Garlands. Il brano più emblematico
di quest'opera mi pare Alas Dies Laughin, ma consiglierei l'ascolto
dei mirabili equilibri composti in All About An Arklark e della passione profusa in
Feathers
Oar Blades. Autentici gioielli.
Mentre la stampa britannica, sull'onda dell'incredibile
popolarità conquistata da Garlands, comincia a corteggiare il
gruppo, sino ad allora superficialmente snobbato, i
Cocteau Twins procedevano con metodo nel loro cammino
musicale, tenendo numerosi concerti e puntando la propria
non-immagine sulle preziose doti vocali di Elizabeth
Frazer.
Ma l'anno dei Cocteau Twins può essere considerato il
1983 (almeno, dal punto di vista degli accadimenti
notevoli per la "crescita" del gruppo). In
marzo esce Peppermint
Pig,
singolo eccellente e inedito (cioè non contenuto su Garlands) così come era stato per i
brani di Lullabies). E' una vera e propria
sferzata di energia: kla title track rende pienamente
giustizia all'affascinante foto in copertina (tutti i
dischi dei Cocteau Twins hanno sempre avuto copertine
strabilianti per fantasia, sobrietà e raffinatezza
tecnica), snodandosi in un solidissimo incedere
percussivo che crea ed esalta gli intermezzi lirici di
Elizabeth Frazer, memorabili pitture brillanti di una
voce appassionata e magica. Magnifica! La stessa
attenzione per ritmiche serrate e coinvolgenti è
riscontrabile nei due brani del retro, Laugh Lines (che segnala, inoltre,
nuove direzioni espressive per la voce) e Hazel. Ennesimo successo di
pubblico, benevolmente accolto anche dalla critica, Peppermint Pig richiamò l'attenzione di
molti musicisti affermati. Per l'assurdità che regna
sovrana sul susseguirsi degli avvenimenti nell'emisfero
rock, furono gli Orchestral Manoeuvres in the Dark a
richiedere il supporto dei Cocteau Twins per la loro
tournèe auropea. Un tour massacrante e alienante per il
terzetto di Falkirk: non fu un caso se, per motivi
tuttora misteriosi, ma facilmente ascrivibili al rifuto
dello stress originato dai concerti di routine all'ombra
di stars così discutibili, Will Heggie abbandonò i
Cocteau Twins al termine del tour (la cosa parve ancor
più strana se consideriamo che Will e Robin erano amici
da più di otto anni), mentre Robin ed Elizabeth sino ad
allora avevano trovato la forza di tener fede al proprio
impegno solo in virtù dell'appoggio emotivo che potevano
darsi reciprocamente. Un periodo di ripensamento era
inevitabile: è curioso come gli eventi più importanti
siano spesso preceduti da circostanze caotiche e
nebulose, anche se vibranti di fervore creativo.
Ottobre 1983: esce Head Over Heels, lavoro semplicemente
geniale, disco di atmosfere rarefatte e vigorose
impennate poetiche. La voce di Elizabeth (questo dono
alla sensibilità del mondo) si manifesta in tutta la sua
potenza, in ogni lievissima sfumatura, in tutta la gamma
adamantina delle proprie possibilità tonali ed
armoniche. Questo disco rivela un nuovo gusto compositivo
per i Cocteau Twins: brani appassionanti come In The Gold Dust
Rush
e Musette
And Drums si collocano come efficaci contrappunti
all'aggressività ispirativa di In Our Angelhood, alla tensione crepuscolare
di When
Mama Was Moth, all'irresistibile tenerazza di Sugar Hiccup. E' un trionfo di riflessi
su acque lucenti: neanche l'ombra di Narciso, solo tuffi
di Sirenetta e voli plananti dell'Angelo Sterminatore...
Head
Over Heels si rivela un successo di proporzioni ancora
più ampie di quelle già notevoli raggiunte da Garlands: dopo una settimana dalla
pubblicazione raggiunge il 22° posto nei top 30 delle
classifiche ufficiali inglesi (ed è, come al solito,
primo nelle indies).
Il 18 novembre '83 compare Sunburst And
Snowblind, Ep che (per la prima volta) presenta anche
un brano già contenuto sul 33 giri (Sugar Hiccup), insieme con tre inediti,
tutti molto belli (tra essi mi paiono particolarmente
importanti From
The Flagstones, perchè contiene soluzioni vocali che
anticipano le future direzioni interpretative di
Elizabeth Frazer, e Because Of Whirljack, uno studio sul ritmo che i
Cocteau Twins svolgono con sapiente dinamicità). Arriva
la prima copertina (di giornale specializzato)
"importante": è quella del New Musical
Express, che dedica ai Cocteau Twins un'ampia intervista.
Le sorti di Head
Over Heels si preannunciano più che rosee, e infatti
il disco è tuttora in classifica (mentre sto allestendo
questo articolo).
La primavera del 1984 vede i Cocteau Twins in tounèe con
gli australiani Dead Can Dance, loro colleghi di
etichetta (4 AD). Sono concerti in cui Robin ed Elizabeth
vengono accompagnati dal bassista Simon Raymonde (ex
Drowing Craze), che si è unito alla formazione durante
le registrazioni del nuovo singolo (questa volta tre
brani completamente inediti: Pearly Dewdrep Drops - che fa conoscere i
Cocteau Twins anche in Italia, grazie all'intensa
programmazione delle emittenti radiofoniche - Pepper Tree e la stratosferica Spangle Maker, uno dei massimi vertici
raggiunti dai Cocteau Twins.
In questo periodo Elizabeth raggiunge notevoli
profondità di comunicazione emotiva con il pubblico: al
Victoria Palace, dopo solo quaranta minuti di esibizione,
i Cocteau Twins si ritirano perchè Elizabeth ha dei
gravi problemi alla voce. Però il biglietto è costato
quattro sterline, ed Elizabeth, con notevole sforzo,
lottando con le corde vocali doloranti, scossa dai
singulti di un pianto irrefrenabile, ritorna sul palco
per spiegare e scusarsi, salutando con il bis di Pearly Dewdrop Drops. La gente ha capito e
applaude, gettandole fiori bagnati di lacrime.
Sul finire dell'estate, tra agosto e settembre, i Cocteau
Twins incidono Treasure, il loro terzo e
meraviglioso 33 giri, negli studi di Edimburgo e Londra.
Il disco esce nel novembre '84, raccoglie unanimi
recensioni positive e compie i primi passi verso un
massiccio successo di pubblico, offrendo un'immagine (ma
il termine è impreciso) dei Cocteau Twins che li
consacra tra le formazioni più interessanti della scena
musicale britannica e mondiale.
I Cocteau Twins non sopportano che la loro arte venga
etichettata e catalogata, non vogliono far parte di
alcuna corrente musicale, non amano dare significati e
definizioni perchè sono convinti che la loro musica sia
l'unica risposta, l'unica interpretazione possibile della
loro umanità di musicisti schivi e sfuggenti. E' vero,
ed è un'attitudine molto positiva: ognuno può avere la
capacità, la possibilità e la sensibilità per capire
che cosa amare (e perchè) nella trasparente musicalità
dei Cocteau Twins. Non ci dev'essere costrizione, ma
interesse spontaneo, curiosità, entusuasmo. La maggior
parte dei loro testi risulta incomprensibile, ma questo
garantisce una libertà assoluta (ogni testo può
contenerli tutti, ognuno di noi puà scrivere il proprio
testo) e dimostra che il fascino del gruppo valica
facilmente i limiti idiomatici di ogni canzone. Entra nel
sangue attraverso il respiro delle pelle, fluisce rapido
dal cuore alla mente lungo sentieri di granito e velluto.
(...)
Alessandro
Colavolo da
Rockerilla n° 53 gennaio 1985
|
- The Spangle Maker
(1984) 4AD bad 405 - vinile
1. The Spangle Maker - 2.
Pearly.Downdrop's Drops - 3. Pepper-Tree
Musicians:
Elizabeth Frazer, Robin Guthrie, Simon Raymonde
Produced by Cocteau Twins
Cover photo by 23 Gertrude Kasebier
- Garlands
(1982) 4AD cad 211 - vinile
1. Blood Bitch - 2. Wax And Wane - 3. But I'm Not - 4. Blind Dumb Deaf - 5. Shallow Then Halo - 6. The Hollow Men - 7. Garlands - 8. Grail Overflowenth
Musicians:
Elizabeth Frazer, Will Heggie,
Robin Guthrie
Produced by Cocteau Twins
Cover by 23 Envelops
Una
copertina incantata, per una musica da sogno o incubo,
come preferite. I Cocteau Twins arrivano a questo esordio
discografico con un'opera sicuramente degna di ogni
attenzione, anche se non tremendamente innovativa. Come
pochi, sanno rifuggere dall'imperante disco-beat, ed anzi
si tuffano nel vortice di atmosfere cupe e sognanti, con
piglio deciso ed un incedere talvolta inquietante. I
punti di riferimento da tenere in mente sono Siouxsie,
che la cantante Elizabeth riecheggia da vicino, ed un
certo modo di sonorizzare Bill Nelson. La peculiarità
del gruppo può essere questo bilanciamento fra
l'ideologia "no future" ed una visione molto
più romantica e decadente. Insomma una specie di summa
sonora delle ultime tendenze britanniche.
Non credo ch il disco raccolga troppe vendite proprio
perchè il discorso musicale è spesso frazionato, ed in
alcuni momenti si istaura una fatica d'ascolto non
indifferente, ma sicuramente questi Cocteau Twins
meritano di essere seguiti con attenzione. Merita di
superare le incertezze per cogliere le raffinatezze che
in alcuni momenti questi musicisti riescono a regalare.
Un gradino sopra gli altri è sicuramente il pezzo
d'apertura dell'album, Blood Bitch,
veramente corposo e denso. Altra selezione da segnalare
con cura è The Hollow Men
che può forse essere erett a manifesto ideologico del
gruppo.
Una promessa quindi e non già una certezza, ma nessuno
oggigiorno pretende miracoli. Meglio raccogliere questo
frutto tutto sommato ancora acerbo e conservarlo per
tempi migliori. Siamo sicuri che la maturazione arriverà
in fretta.
Roy
Zinsenheim da Rocherilla n° 32 marzo 1983
- Treasure
(1984) 4AD cad 412 - cd
1. Ivo - 2. Lorelei - 3. Beatrix - 4. Persephone - 5. Pandora - 6. Amelia - 7. Aloysius - 8. Cicely - 9. Otterley - 10. Donimo
Musicians:
Elizabeth Frazer, Simon Raymonde,
Robin Guthrie
Produced by Cocteau Twins
Recorded at Palladium Studios, Edinburgh and Rooster,
West London during August and September 1984
Engineering by Jon Turner and Droston J. Madden
Emozionanti
proporzioni dell'eternità. I Cocteau Twins invitano
surrealmente all'esplorazione magica di vorticanti
rimembranze emotive. Creazione e avvicendarsi di
scintille, parole brillanti sul rogo di un mistico
linguaggio dalla musicalità estatica ed inquietante. Non
è più incantesimo, non è ancora trance. E' un vertice
di sensibilità sospesa nel ruotare di mille soli,
essenza estrema di irresistibili dolcezze, suono sublime
di metamorfosi arcane. Eccezionale sensualità nel senso
più puro. Pitture rupestri e luccichii nevosi, le
modulazioni di Elizabeth Frazer, gli arpeggi di Robin
Guthrie, la mite poesia di Simon Raymonde.
Ivo è un caldo
zampillare di chitarre adamantine negli echi boreali di
pulsanti vocalità vellutate. Lorelei
è un racconto multiforme e prezioso, sussurrato sotto la
luna da bimbi nascosti nei covoni di spighe. Con gli
occhi sgranati alle torce dei druidi. Cicely
riluce nebulosa in spirali di braci irradianti. Cristalli
elettronici e batteria martellante, voci che fendono la
notte sibilando nei focolari silenziosi di un villaggio
assediato dai ghiacci. La band utilizza sonorità roventi
per straniare i contorni delle armonie in sorprendenti
proiezioni cosmiche. Analoga possenza apocalittica
risplende nell'intro di Donimo,
conceendosi alle estasi improvvise di un lancinante
gospel gotico. Otterley
palpita di accordi sinuosi e parole mormorate negli
sbuffi di un maestrale che trascina i sogni di This
Mortal Coil.
I Cocteau Twins sono bardi del mondo antichissimo e
traslucente che conosce le pasioni di Atlantide, la
tenerezza di favole celtiche, le fluttuanti magie di
canzoni che accompagnano errabondi fabbricanti di
lustruni tra le case e le nebbie. La copertina di Treasure
è una quieta meraviglia di chiaroscuri, sfumature e
sovrapposizioni perfettamente complementari al continuo e
limpido rigenerarsi di un'opera dallo stile etereo e
generoso. Il vero tesoro è tale perchè è solo, ma può
essere di tutti.
Alessandro
Calovolo da Rockerilla n° 52 dicembre 1984
- Victorialand
(1986) 4AD cad 602 - cd
1. Lazy Calm - 2. Fluffy Tufts - 3. Throughout The Dark Months
Of April And May -
4. Whales Tails - 5. Oomingmak - 6. Little Spacey - 7. Feet-like Fins - 8. How To Bring A Blush To The
Snow - 9. The Thinner The Air
Musicians:
Elizabeth Frazer, Richard Thomas,
Robin Guthrie
Produced by Cocteau Twins
Ennesimo
incontro con i Cocteau Twins, un appuntamento a cui non
si può mancare e nemmeno arrivare in ritardo perchè
ogni volta c'è sempre qualche sorpresa che ci attende,
perchè sempre sarà poi un sorriso nuovo a increscarpi
sulle nostre labbra, un sorriso difficile da
interpretare, a metà strada tra il più completo
appagamento spirituale e la malinconia di un addio detto
senza rancore, tra lacrime invisibili, trasparenti.
Per i Cocteau Twins il rischio di saturare il mercato
discografico con la messa in circolazione a brede
distanza dei loro lavori, a questo Victorialand,
nove brani registrati a 45 giri, e infine al prossimo
album che pare debba uscire entro l'anno, è ben lungi
dal prendere consistenza in quanto il gruppo segue
coerentemente, certo, le proprie fondamentali linee
ispiratrici che oramai abbiamo imparato a riconoscere sin
dalle prime note, ma sa anche divagare sui temi acquisiti
con sapienza, estro e fantasia. Non è facile entrare a
far parte del mondo dei "nostri", in sintonia
con i loro lunghi fraseggi, ma dopo esserci riusciti,
dopo aver condiviso le loro serate e i nostri cuori,
allora non si vorrà più uscirne. Lontano quindi gli
avventori, gli amanti pagati a colpo, e venghino invece
quelle persone non capaci di rinunciare alla dolcezza e
al piacere dell'abitudine, anche malsana: una sigaretta e
quattro note in ordine sparso possono diventare istanti
di felicità.
Ritroviamo cos' Elizabeth Frazer a interessare i suoi
arazzi vocali, colorati e leggeri come pime di
sconosciuti volatili, e Robin Guthrie a sfumare
d'evanescenza le sue chitarre brillanti e cristalline,
Simon Raymonde invece si è fermato un attimo, ad
aspettare il nuovo plenilunio, e l'assenza del suo basso
è rimpiazzata dall'operato di Richard Thomas, componente
dei Dif Juz, sempre della scuderia 4AD, a conferma
dell'intercambiabilità tra i membri dei vari gruppi
nell'ambito di tale etichetta che definisce un'ingegnosa
politica artistica, positiva per la creatività del
singolo e per i risultati che si ottengono dal lavoro in
comune.
Victorialand è quindi
il logico preseguo dello scorso album, quel Treasure
prezioso e fatale, e trova con esso, nella costruzione di
tipiche atmosfere sognanti ed eteree, al tatto
impalpabili come sfuggenti al richiamo di un più alto
desiderio, il punto di maggior contatto, mentre si
affinano ancor di più, ad uno stadio di purezza
celestiale, i passagi, gli intermezzi, le perizie
tecniche delle varie composizioni. Queste ultime fanno
così parte di un compatto microcosmo, legate tra loro da
un'evidente omogeneità che accentua i loro momenti
introspettivi rendendole meno praticabili di quanto altre
canzoni firmate Cocteau Twins fossero state. Proprio per
quanto detto risulta ancora più difficile estrapolare,
da un'opera come Victorialand,
episodi e situazioni musicali particolari, ma cià non
influisce naturalmente sulla bontà dell'operato dei due
gemellini. Se volessimo comunque tentare una visisezione
di questa ennesima, splendida creatura, non potremmo
evitare di menzionare la sfavillante poesia del brano
d'apertura Lazy Calm,
introdotta da una lunga e soave parte musicale
caratterizzata dal sax di Richard Thomas, oppure il
folklore magico delle lande sconosciute di Feet-like
Fins.
In tutto il disco comunque si respira quel clima di magia
e d' incantesimo a cui i Cocteau Twins ci hanno abituato,
ed anche se raccolgono da più parti dubbi sulla presunta
staticità creativa in cui il gruppo può sembrare
essersi incuneato da Treasure
in poi, io credo che l'inconfutabile spessore artistico
di Victorialand dovrebbe
far evaporare tali incertezze come gocce di rugiada al
sole.
Clara
Cortellazzi da Buscadero n° 59 maggio 1986
- The Moon And The Melodies
with Harold Budd
(1986) 4AD cad 611 - cd
1. Sea, Swallow Me - 2. Memory Gongs - 3. Why Do You Love Me? - 4. Eyes Are Mosaixs - 5. She Will Destroy You - 6. The Ghosts Has No Home - 7. Bloody And Blunt - 8. Ooze Out And Away, Onehow
Musicians:
Elizabeth Frazer, Saimon Raymonde, Robin Guthrie, Harold Budd, Richars Thomas
Produced by Cocteau Twins and Harold Budd
I Cocteau
Twins tengono a far sapere al proprio pubblico che
l'album in questione non è da considerarsi un lavoro da
inserire nella discografia che porta loro nome, quanto
piuttosto una collaborazione che ha condotto a
determinati risultati vinilici, non è un caso che, in
copertina siano riportati i loro nomi per esteso dopo
quello di Budd, come se i tre volessero disfarsi da un
legame fattosi, per questa occasione, troppo vincolante;
però, detto francamente, ad ascolto del disco ultimato,
le precisazioni di Elizabeth e Robin paiono più che
altro delle "questioni burocratiche" che si
preferisce non lasciare in sospeso. E' infatti immediata
la consapevolezza di essere al loro cospetto, vale a dire
che è inconfondibile non soltanto il canto della Frazer,
la qual cosa può apparire anche ovvia, ma pure le
melodie che fuoriescono dai solchi del disco, come sempre
delicate ed avvolgenti; le atmosfere, ritratte al solito
nei loro imprecisi tratti chiaroscurali; la costruzione
stessa dei brani, che tipicamente si aprono improvvisi ed
emozionante ariosità dimentichi, quasi, della loro
soffusa intimità. Non è quindi un reale ibrido, nel
senso positivo del termine, quello che scaturisce da The
Moon And The Melodies, un ibrido che
vedrebbe cioè una più stretta connessione musicale ed
una più evidente ingerenza artistica, biunivoca
chiaramente, tra i diversi personaggi in questione.
Quanto detto resta una semplice constatazione di fatto,
che se da una parte vuole asserire o ipotizzare la
possibilità, affatto accertata, di un diverso risultato
finale attestante una più completa compenetrazione di
talenti, dall'altra prescinde categoricamente da
qualsiasi giudizio riguardante l'opera, cui invece si
appresta ora.
L'album comprende otto episodi, suddivisi equamente tra
strumentali e non, tutti di rara bellezza, e, credetemi,
non sono parole di una fanatica, perchè la peculiarità
dei Cocteau Twins, continueremo a chiamarli in questo
modo per comodità, non è quella di sbalordire
l'ascoltatore con il continuo rinnovamento della propria
ispirazione, quanto invece di prospettarla da diverse
angolature, calibrandone i cambi cromatici attraverso
lente sfumature piuttosto che non stacchi netti di
tonalità decise. Vien spontaneo, come dicevo poc'anzi,
parlare di "inserimento" delle tastiere di
Harold Budd, dei suoi emozionanti fraseggi pianistici,
nel sound dei Cocteau Twins, e questo oltre ad un vero
intendimento dell'opera porta anche ad un essenziale
arricchimento della musicalità e della rarefatta calma a
cui il nostro orecchio è ormai avezzo, e che trova la
celebrazione di questo connubio in brani cantati come Sea,
Swollow Me, mentre in strumentali come Memory
Gongs viene accentuato, con ottimi
risutati, la concentrazione solitaria di Budd orientata
verso musiche d'atmosfera. Altre componenti vengono
comunque a far parte di quest'ultimo album, contribuendo
tangibilmente al suo responso positivo, in primis l'uso
della voce di Elizabeth sempre più ardito ed in diverse
occasioni sovrainciso e sdoppiato come si stesse sognando
di sognare (molto bella sotto questo punto di vista Eyes
Are Mosaics), e in secondo luogo
l'inserimento in un paio di brani del sax di Richard
Thomas (Dif Juz) che si fonde perfettamente con le
atmosfere affrontate dai Cocteau Twins ma sopratutto da
Budd, valorizzandole, se possibile, ancor più. Pare
proprio un gioco fantastico, di quelli che eravamo solito
fare da piccoli quando ancora esisteva il mondo delle
fiabe; ora non ne conosciamo più le regole,
completamente scordate negli anni trascorsi, ma forse...
se solo ci fosse uno spicchio di luna ed una dolce
melodia...
Clara
Cortellazzi da Buscadero n° 65 dicembre 1986
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