Eels



album in pagina:

- Beautiful Freak
-
Daisies Of The Galaxy
-
Electro-shock Blues
- Blinking Lights and Other                  Revelations




Gli Eels sono la creatura dell'eclettico Mark Oliver Everett, in arte E, autore di alcuni album solisti prima della nascita del gruppo.

Nel 1994, durante una serata open mic al Mint di Los Angeles, fa amicizia con Tommy (basso e voce) e Butch (voce e batteria). Nascono gli Eels e dopo due anni vede la luce il disco d'esordio. La musica che scaturisce da
Beautiful Freak è una specia di folk pop elettronico tinto di hip hop ombroso, malinconico e pessimista, in cui si racconta di relazioni finite male, violenza, paranoia: Susan's House è la storia di una violenza sessuale e di una maternità adolescenziale, mentre Novocaine For The Soul è un inno agli analgesici e alla farmacologia in generale per curare i dolori dell'anima. Il disco ottiene un ottimo riscontro di critica e di pubblico, e il successivo Electro-Shock Blues continua sulla stessa strada, a tinte ancora più scure anche per via del suicidio della sorella Edwards.

Daisies Of The Galaxy, che si apre con la deliziosa Grace Kelly Blues, è invece giocato su arrangiamenti minimali e toni più rilassati. Praticamente all'opposto si colloca Souljacker, volutamente rumoroso, coprodotto da John Parish. Nel 2003 vede la luce I Am The Messiah, raccolta di canzoni a  bassa fedeltà attribuita a MC Honky, alias dietro il quale parebbe nascondersi lo stesso E. Con Shootenanny, registrato in soli dieci giorni, gli Eels tornano invece ad atmosfere più cantautorali. Blinking Lights And Other Revelations, doppioalbum pubblicato nella tarda primavera del 2005, si propone come l'opera più complessa e matura scaturita fino a quel momento dalla fantasia di E. Quindi, l'anno dopo, è la volta di With Strings, disco dal vivo registrato con l'ausilio di una sezione d'archi. Nel 2008, le versioni strumentali di alcuni brani già editi degli Eels vanno a fare parte della colonna sonora del film di Peyton Reed Yes Man; nel relativo disco, pubblicato dalla Lakeshore, le canzoni sono invece presenti nella versione normale, affiancate dall'inedita Man Up. Quindi, nel 2009 è la volta di Hombre Lobo, buona sintesi tra gli aspetti più ruvidi e quelli più romantici della personalità artistica di Everett, nel frattempo rimasto da solo alla guida della formazione.

da
Enciclopedia del Rock ed. Arcana


- Beautiful Freak
(1996) Dreamworks drd 50012 - cd

1. Novocaine For The Soul - 2. Susan's House - 3. Rags To Rags - 4. Beautiful Freak - 5. Nor Ready Yet - 6. My Beloved Monster - 7. Flower - 8. Guest List - 9. Mental - 10. Spunky - 11. Your Lucky Day In Hell - 12. Manchild

Musicians:
E, Butch, Tommy

Produced by Mike Simpson
Recorded at Precision Mastering, Los Angeles, CA
Engineering by Rob Seifert

Un disco pieno di musica campionata? Lo ascolto, ma non so chi sono, ma il disco mi affascina. Lo riascolto e, pur non essendo assolutamente sulle mie coordinate usuali, non posso non ammettere che Beautiful Freak ha una bellezza malsana che mi affascina e mi coinvolge.
Non saprei definire il genere dell'album: la vocalità deve qualcosa persino ai Beach Boys, per non parlare dei Beatles, la musica è debitrice nei confronti dei Velvet Underground e dei Television (
Mental), lo sfilacciamento sonoro di Beck li ha indubbiamente influenzati.
D'altronte il produttore è Mike Simpson (Beastie Boys, Beck), ma la musica non ha nulla a che fare con questi due estremi: è una musica fluida che sfrutta la melodia, c'è una ricerca costante, pur avendo qualche campionamento, che porta il disco ad essere inevitabilmente ascoltato e riascoltato. Fascino malsano?
C'è qualcosa di strano in questi ragazzi: prima di tutto i nomi: E, il cantante (con già due esperienze solista alle spalle:
A Man Called E, ed un secondo cd, entrambi pubblicati dalla Polygram), Butch, il batterista, Tommy, il bassista.
Niente cognomi: non importa, niente ospiti, solo la musica, ed è quella che conta alla fine.
Ed il disco cresce, incuriosisce e cresce. Più lo ascolto, più mi entra dentro: La voce di E è particolare, ha delle tonalità molto interiori, quasi fosse filtrata, ma non lo è. E le canzoni crescono.
C'è molta melodia nelle ballate di questi ragazzi, non ci sono suoni duri e grezzi, ne ritmi particolari, bensi sonorità avvolgenti, costruite attorno alla voce, e, dopo averle ascoltate più volte, le sento mie.
Novocaine For The Soul, Susan's House, molto dolce, Rags To Rags, intrigante, Beautiful Freak, splendida.
Ed il disco prosegue su questi toni: un rock dalle melodie obblique, talvolta malate (
Not Ready Yet), talvolta ben giocate a livello lirico (le già citate Beautiful Freak e Rags To Rags), talvolta rumoristiche e dissonanti (My Beloved Monster).
(...) Indubbiamente i ragazzi delle idee e come carte assorbenti hanno recepito sonorità a destra ed a manca: ma il risultato ultimo è affascinante, con canzoni che lasciano a bocca aperta (anche
Flower, con quella sua latente religiosità e le percussioni sghembe).
Certamente questo disco non è sulla linea di quanto andiamo a proporvi ogni mese ma, credetemi, è tanto strano quanto interessante: richiede un po' di pazienza, un ascolto attento, ma poi, ne sono sicuro, non potrete non essere coinvolti da queste sonorità diverse, dove, comunque, la melodia la vince su qualunque cosa (
Guest List ascoltate l'armonica).
L'album prosegue attraverso sonorità straniate, suoni campionati, accenni di low-fi, ma, dopo tutto, la canzone esce allo scoperto ed il disco risulta decisamente fruibile.
No, non è un controsenso: solo che questo è un album che spiazza, è il classico disco che non ti aspetti, che vorresti rifiutare perchè "diverso" e che invece accogli e fai tuo perchè "unico".
Beautiful Freak va ascoltato con attenzione, ma è in grado di procurare emozioni vere, malgrado la sua falsa apatia, malgrado i suoi suoni volutamente "diversi".
Paolo Carù da Buscadero n° 172 settembre 1996

- Daisies Of The Galaxy
(1999) Dreamworks 450 218 - cd

1. Grace Kelly Blues - 2. Packing Blankets - 3. The Sound Of fear - 4. I Like Birds - 5. Daisies Of The Galaxy - 6. Flyswatter - 7. It's A Motherfucker - 8. Estate Sail - 9. Tiger In My Tank - 10. A Daisy Through Concrete - 11. Jeannies Diary - 12. Wooden Nickels - 13. Something Is Sacred - 14. Selective Memory

Musicians:
Mark Oliver Everett, Peter Butch, Grant Lee Phillips, Jim Lang, Wayne Bergeron, Butch

Produced by Jim Lang
Recorded at Chateau E on March-May 1999
Engineering by Wally Gagel

Daisies Of The Galaxy costituisce il superamento di quel periodo di tenebra per un ritorno alla luce e l'album come lo stesso Everet afferma "è una sorta di antidoto a Electro-Shock Blues".
Gli Eels recuperano le magiche sonorità del primo album, il suono moderno e contaminato ma pur saldamente vincolato alla tradizione ed alla melodia. Everet entra in studio con il granitico Butch che lo accompagna fin dall'inizio, con Grant Lee Phillips, dei Grant Lee Buffalo al basso e Peter Buck dei Rem alle tastiere ed incide un album di sicuro fascino e di incredibile efficacia, epurando il suono dalle basi campionate e sostituendole con suggestivi inserimenti di archi e fiati: il risultato è decisamente riuscito ed eguaglia, se non addirittura supera, la bellezza di
Beautiful Freak.
La musica di Daisieas Of The Galaxy è arrichhita da una semplicità espressiva e da una purezza sonora finora inedite per il gruppo di Los Angeles, qualità determinate da una maturazione e una raggiunta serenità a livello compositivo. L'album è un percorso attraverso atmosfere bucoliche, intime e pacificanti in cui spesso l'impiego di una sezione fiati o archi costituisce un intarsio estraneo al tessuto armonico della canzone, senza però snaturare l'identità artistica degli Eels ma anzi confermandone l'estro, come avviene in
Grace Kelley's Blues, un brano dai tenui risvolti country, in cui una banda di fiati in stile New orleans spezza in modo solenne le delicate ritmiche on in Daisies Of The Galaxy, una ballata molto intensa, lenta ed intrisa di malinconia con archi e fiati che amplificano la componente melodica, in Packing Blankets, distesa e solare, aperta al banjo e tutta giocata su acustici fraseggi di chitarra e tastiere, o in Jeannie's Diary e Wooden Nickels, perfetto connubio di melodie pop e rallentate ritmiche country folk. I Like Birds è una singolare filastrocca country blues, contaminata dalla chitarra e dalle tastiere che ne sabotano il candore; It's A Motherfucker nonostante il titolo oltraggioso, è pianistica ed incredibilmente dolce e delicata. Non mancano episodi del classico Eels-sound come Flywatter o The Sound Of Fear, dalle sonorità malate e disturbate, con voci filtrate, pulsioni urbane e notturne di basso e batteria, improvvise alterazioni ritmiche e con le tastiere che fungono da elemento anomalo, assumendosi il compito solitamente svolto dai campionamenti.
Con Daisies Of The Galaxy gli Eels non fanno altro che confermare le loro capacità di stupendi alchimisti sonori sempre in bilico fra modernità e tradizione, qualificandosi come una delle più interessanti ed originali band alternative.
Luca Almini da Buscadero n° 210 febbraio 2000

- Electro-shock Blues
(1998) Dreamworks drd 50052 - cd

1. Elizabeth On The Bathroom Floor 2.10 - 2. Going To Your Funeral part I 2.37 - 3. Cancer For The Cure 4.45 - 4. My Descent Into Madness 3.54 - 5. Three Speed 2.45 - 6. Hospital Food 3.23 - 7. Electro-shock Blues 2.29 - 8. Efil's God 3.19 - 9. Going To Your Funeral part II 1.30 - 10. Last Stop: This Town 3.27 - 11. Baby Genius 2.03 - 12. Climbing To The Moon 3.38 - 13. Ant Farm 2.11 - 14. Dead Of Winter 2.59 - 15. The Medication Is Wearing Off 3.51 - 16. P.S. You Rock My World 3.08

Musicians:
Mark Oliver Everett, Peter Butch, Jim Jacobsen, Patherson Huxley, Bill Liston, Grant Lee Phillips, Lisa Germano

Produced by Valerie Peck

Cover painting by Fiona Hinckley

A due anni di distanza da
Beautiful Freak che grazie al suo carattere personale e al singolo aprista Novocaine For The Soul ha portato gli Eels alla notorietà, il trio torna sulle scene con Electro-shock Blues, un album che conferma le doti evidenziate con il primo album e che, pur ricollegandosi al precedente, avvia un proprio particolare discorso.
In
Electro-shock Blues le atmosfere già oscure di Beautiful Freak vengono accentuate, sopratutto perchè l'album è ispirato a una tragedia personale che ha colpito E, il leader del gruppo. Più o meno al tempo dell'uscita di Beautiful Freak la sorella di E si suicidò. Questo lutto più che altri che hanno colpito E negli ultimi anni, sono l'agomento su cui si basano i testi di Electro-shock Blues. Già il titolo dei brani ben esemplificano l'atmosfera dell'album, l'apertura è affidata a Elizabeth On The Bathroom Floor (Elizabeth è il nome della sorella di E); altri titoli sono Going To Your Funeral, Cancer For The Cure, My Descent Into Madness, Hospital Food.
Musicalmente
Electro-shock Blues prosegue nella scia di Beautiful Freak. Gli Eels sembra assorbano tutto quanto sia per la loro di particolare interesse della scena musicale odierna e passata. Per cui ogni brano rappresenta un pot-pourri di diverse influenze, se a questo si aggiungono suoni campionati e sample si può facilmente intuire la babele di suoni contenuta in Electro-shock Blues.
Il personaggio più vicino, per attitudine, agli Eels è indubbiamente Beck, come quest'ultimo il trio formato da E (chitarra, wurlitzer e voce), Butch (basso), Tommy (basso) ha le sue radici nella musica folk e come lo stesso Beck a volte propongono brani in uno stile folk quasi puro, addirittura scarno, austero (
Ant Farm, Dead Of Winter), mentre in molti casi si fonde con linguaggi moderni spesso prodotti da macchine e non da tradizionali strumenti. Le canzoni si fondano sempre sulle melodie, spesso semplici, come nel caso di P.S. You Rock My World, on in quello del primo singolo Last Stop: This Town, la cui melodia sembra una filastrocca popolare (a cui si aggiungono improvvise sferzate di chitarra e una sezione ritmica molto forte), oppure nel caso di Baby Genius, che si apre con una musica da carillon e la cui linea melodica sembra tratta da una colonna sonora di una fiaba disneyana. My Descent Into Madness è invece un brano pop che ricorda le cose migliori degli ultimi Cornershop, mentre Efil's God con la voce in falsetto si sviluppa come un brano degli Smashing Pumpkins, se questi ultimi fossero meno indulgenti e pretenziosi. In altri casi la struttura è più complessa come in Cancer For The Cure e nel jazz moderno di Hospital Food, altri esempi in cui è evidente una vicinanza con l'opera di Beck (di quello meno legato al folk e contaminato da mille altre situazioni musicali). Alcuni episodi musicalmente si allacciano al tono drammatico dei testi: Electro-shock Blues, essenziale nel suo accompagnamento di piano e con la voce di E che assume particolari tonalità da sembrare filtrata; Elizabeth On The Bathroom Floor, triste e austera come anche le due parti di Going To Your Funeral.
Obliqui e melodici, gli Eels sono uno dei gruppi che meglio di altri sta interpretando la fine degli anni '90, nella quale il suono moderno ha ancora salde le sue radici nella tradizione, ma quanto ci viene offerto è una interpretazione personale.
Andrea Langè da Buscadero n° 194 settembre 1998

- Blinking Lights and Other Revelations
(2005) Vagrant 0602498817858 - cd

1. Theme From Blinking Lights - 2. From Which I Came/A Magic World - 3. Son Of A Bitch - 4. Blinking Lightd (for me) - 5. Trouble With Dreams - 6. Marie Floating Over The Backyard - 7. Suicide Life - 8. In The Yard, Behind The Church - 9. Railroad Man - 10. The Other Shoe - 11. Last Time We Spoke - 12. Mother Mary - 13. Going Fetal - 14. Understanding Salesman - 15. Theme From A Pretty Girl That Makes You Belive God Exists - 16. Checout Blues - 17. Blinking Light (for you) - 18. Dust Of Ages - 19. Old Shit/New Shit - 20. Bride Of heme From Blinking Lights - 21. Hey Man (now you're really leaving) - 22. I'm Going To Stop Pretending That I Didn't Break Your Heart - 23. To Lick Your Boots - 24. If You See Natalie - 25. Sweet I'll Thing - 26. Dusk: A Peach In The Orchard - 27. Whatever Happened To Soy Bomb - 28. Ungly Love - 29. God's Silence - 30. Loosing Streak - 31. Last Day Of My Bitter Heart - 32. The Stars Shine In The Sky Tonight - 33. Things The Grandchildren Should Know

Musicians:
E, Butch, Kool G. Murder, Chet, Puddin', Bobby Jr.,
Tom Waits, John Sebastian, Peter Buck

Produced by Mark Oliver Everet
Recorded at Onehitsville, USA
Engineering by Ryan Boesch
Cover photo by Mark Oliver Everet

Forse è proprio il curioso concetto di luminosa intermittenza riferito le gioie e ai dolori dell'esistenza, sottinteso nel titolo Blinking Lights And Other Revelations, la chiave d'accesso al nuovo album degli Eels ed in generale alla particolare weltanshaung del suo autore, Mark Oliver Everet, in arte E: un concetto, che espresso in questi termini suona estremamente banale, ma se non lo si affronta attraverso i versi e le atmosfere delle splendide canzoni raccolte in questo nuovo doppio lavoro di studio della band di Los Angeles, un disco dalla genesi complessa, maturata lentamente nel corso degli ultimi sette anni (sembra che la realizzazione di Shootenanny!, l'album del 2003, abbia sostituito una sorta di vacanza ritagliata dalle sessioni di Blinking Lights...).
Se i precedenti lavori Souljaker in particolare, e Shootenanny! presentavano infatti un approcio diretto ed un suono potente ed energetico, in generale Blinking Lights And Other Revelations sembra avere un carattere più riflessivo ed interiore, recuperando dal punto di vista lirico le dolorose tematiche, che erano il piccolo centro caldo attorno al quale si sviluppa il secondo album Electro-shock Blues, e musicalmente la semplicità melodica del delizioso e successivo Daisies Of The Galaxy: da un lato le liriche esternano l'universo di E, compresa la buona dose di dolore derivata dalle personali tragedie familiari, dall'altro la musica sembra avere un carattere catartico, liberatorio ed illuminante.
Buona parte di Blinking Lights And Other Revelations è composta da dolci ballate pianistiche dai toni intimi ed eterei, innocenti melodie e leggere armonie, che nascondono liriche corrosive e momenti di profonda introspezione, anche se non mancano andrenalinici rock'n'roll, sempre suonati con tempi e dinamiche personalissime. Fin dal primo album, lo splendido Beautiful Freak, la particolare musicalità degli Eels ruota intorno a bizzarre contaminazioni che arricchiscono lo splendido tessuto melodico delle composizioni con arrangiamenti che non escludono partiture d'archi spectoriane, elementi di musica tradizionale, campionamenti, sonorità oblique e convulsi ritmi urbani. Le trentatrè canzoni che compongono Blinking Lights And Other Revelations, raccontano sentimenti ed emozioni, memorie e rimpianti attraverso la voce ruvida e malinconica di E, rivelando molteplici sfumature sonore: dalla trasognata melodia dell'introduttiva  Theme From Blinking Lights e dell'onirica Marie Floating Over The Backyard, passando per splendide ed intensissime ballate dagli sfocati contorni country come la nostalgica Railroad Man, la velvettiana Lick Your Boots, scritta e suonata con Peter Buck dei REM o la spettrale I'm Going To Stop, per le scarne coloriture folk di Last Time We Spoke, la pianistica The Stars Shine In The Sky Tonight e Understanding Salesmen, fino al crescendo rock di From Which I Came/Magic World, attraversato da lirici assolo di una chitarra elettrica, al pulsante pop di Trouble With Dreams e Old Shit/New Shit ed alla dirompente energia di Going Fetal, febbricitante alchimia sonora arricchita dall'urlo di Tom Waits. Episodi minimali dal respiro bucolico come il delicato strumentale Blinking Lights (for you), la folkeggiante Bride Of Theme From Blinking Lights o la suadente Dust: A Peach In The Orchard, con l'autoharp di John Sebastian, si alternano a momenti musicalmente più ricchi come lo stralunato gospel di Son Of A Bitch, con una sezione fiati in accompagnamento, la triste love son If You See Natalie e la bucolica In The Yard, Behind The Church, con preziosi arrangiamenti d'archi, o le ritmiche in levare di Hey Man.
Musicalmente ricco ed articolato, Blinking Lights And Other Revelations tocca vertici di disarmante bellezza e commovente sincerità, frutto della penna di uno degli artisti più geniali e creativi dell'ultima generazione.
Luca Salmini da Buscadero n° 267, aprile 2005