Jean Michelle Jarre
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Zoolook
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- Zoolook
(1984) Polydor 823 763 - vinile
1. Ethnicolor 11.41 - 2. Diva 7.33 - 3. Zoolookologie 3.46 - 4. Woollomooloo 3.20 - 5. Zoolook 3.51 - 6. Blah-Blah Cafè 3.22 - 7. Ethnicolor II 3.52
Musicians:
Jean Michelle Jarre, Adrian Belew, Yogi Horton, Ira Siegel, Laurie
Anderson,
Federick Rousseau, Marcus Miller
Produced by Jean Michelle Jarre
Cover by Kate Hepburn
Questo disco, pur
essendo un po discontinuo ed incoerente, come
spesso avviene alle opere ibride, fornisce alcuni
interessanti spunti di riflessione. Per cominciare, è un
prodotto che contrasta lambigua reputazione di Jean
Michell Jarre, sintetista più vicino alla scuola di Isao
Tomita e Vangelis che non alle elaborazioni di Brian Eno
e dei Kraftwerk. In questo senso Jarre ha compiuto un
notevole sforzo qualitativo, rinunciando alle pomposità
gratuite e alla sfrenata magniloquenza del synth anni
70. Collaboratori blasonatissimi: Adrian Belew,
Marcus Miller, Yogi Horton. E nel brano Diva,
Laurie Anderson, che costruisce armonie con fenomeni
vocalici.
Ma lincontrastato protagonista del disco è il
fairlight, strumento destinato a modificare profondamente
lespressione elettronica degli anni a venire. Jarre
ha raccolto voci e frasi dei più disparati idiomi
presenti nel globo e poi li ha riprocessati, stravolti e
miscelati con il fairlight, proprio come se si trattasse
di suoni e rumori non umani. Il risultato è piuttosto
interessante: si tratta di un tessuto sonoro ricchissimo
ed irrequieto, continuamente scoppiettante di ritmi,
esclamazioni accelerate e rallentate, lampi di colore ed
istantanee di luce. Ottimi esempi di questa dinamica
sonora sembrano le tittle-track ed anche Zoolookologie
e la seconda metà di Ethnicolor,
un lunghissimo brano inizialmente un po appesantito
da prolissità e barocchismi del synth.
Non `certo il caso di gridare al miracolo, i motivi più
convincenti sono molto simpatici, ma anche molto
commerciali... È, però, innegabile che Zoolook possieda
un suo fascino ed un preciso valore di attualità negli
anni in cui uscì. Forse Jarre avrebbe dovuto procedere
in modo più radicale, staccandosi completamente da
quello stile che in passato lo ha reso tanto ricco e
famoso.
Alessandro
Colavolo
da Rockerilla n° 53 gennaio 1985
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