Laurie Anderson
album
in pagina:
-
Live
at Town Hall
- Big
Science
- Home Of The Brave
- Mister Heartbreak
- Life
On A String
- Strange Angels
- Bright Red
- The
Ungly One With The Jewels
And Other Stories
-
Homeland
collabora in:
- Zoolook
(Jeanne-Michelle
Jarre)
- Strong Currents
- The Arch
(Hectror Zazou)
Anche
Laurie Anderson è stata icona di decenni passati: come
un tuono è scoppiata nel cielo plumbeo degli anno
Ottanta, rappresentando una delle forme d'arte più
elevate in quell'agro periodo. Un talento a tutto campo
che non si capiva dove riuscisse a stupire di più, se
nella parte teatrale delle sue originalissime
performances, o in quella musicale, o visiva, o
letteraria: un fuoco di creatività scoppiettante che per
qualche anno è arso vigoroso, ridefinendo parecchie
coordinate dell'arte nel ventesimo secolo. E che poi ha
però cominciato ad affievolirsi riducendosi negli anni
Novanta alla brace di un disco fiacchissimo (Bright Red,
Tightrope, 1994) uscito a cinque anni dal già poco
convinvente Strange
Angels precedente. Con fiammate estemporanee, come
l'aiuto al suo nuovo compagno, il leggendario rocker Lou
Reed, nel suo capolavoro Ecstasy.
The
Ugly One With The Jewels And Other Stories, compact disc del
1995, era invece una raccolta di testi teatrali dove la
musica aveva un aspetto secondario, mentre in campo
teatrale è degli anni seguenti un mastodontico progetto
dedicato a Moby Dick, la famosa balena bianca del romanzo
di Melville. Da quest'opera sono tratti tre dei dodici
brani che compongono Life On A String che sostanzialmente la vede
di nuovo impegnata in profondità nella tessitura delle
strutture musicali, con un alleggerimento nell'uso
dell'elettronica e un ritorno quasi costante al violino,
suo primo amore.
Un rilancio cercato e importante per la'rtista, che vede
la presenza di parecchi illustri collaboratori (dallo
stesso Lou Reed alla chitarra di Bill Frisell), la
produzione affilata di Hal Wilner e che ha goduto di un
notevole sforzo promozionale da parte della casa
discografica.
Sicuramente un'occasione opportuna per riascoltare dopo
una sostanziosa pausa di sette anni certi tipici moduli
espressivi dell'artista, presentati in più con cornici e
sottili infiltrazioni di nuovi elementi. Come il violino
della Anderson e un trio d'archi che tutto avvolgono
allungandosi in qualche struggente passaggio strumentale;
o la direzione musicale del bassista Skuli Sverrison
portatrice di pizzichi di atonalità; e i ritmi
morbidamente allucinati di un Dj in un brano o lo
strepitoso arrangiamento da post-musical di Van Dyke
Parks nel successivo Dark Angel - davvero una delle vette
compositive dell'artista. E anche le penetranti visioni,
i quadretti legati alla città di New York di Statue Of Liberty e Washington Street: omaggi e invocazioni di
una intelettuale americana.
Solo che da quando, nell'undici settembre 2001,
l'immaginario occidentale è stato squarciato dal brutale
irrompere di altre, crude realtà, tutto questo è
restato di colpo distanziato in altri tempi. L'operato
artistico, che fino ad un momento prima ci era sembrato
portatore di straordinarie rivelazioni, improvvisamente
ci è apparso come inadeguato alla complessità che
l'esistenza aveva nel frattempo continuato a generare,
incapace di lenire quella sorda angoscia esistenziale che
da quel momento penso avvinghi consapevolmente tutto
l'Occidente.
Così, in un piccolo gioco di citazioni, prendete Empire,
lungometraggio di otto ore girato da Warhol nel 1964 con
un'inquadratura fissa sull'Empire State Building, quando
questo era il grattacielo più alto del mondo prima della
costruzione delle Twin Towers; l'installazione Crystals
di Brian Eno, che ancora fisicamente nel 1984 sviluppava
forme volumetriche luminose influenzate da
quell'architettura, o il suo video di tre anni dopo,
Mistaken Memories Of Mediaval Manhattan, che trasfigurava
lo skyline newyorkese in torrioni di antichi castelli; la
rilettura garbatamente ironica del superuomo americano,
nel primo e più famoso brano di Laurie Anderson. Avrete
alcune espressioni legate da una linea di continuità nel
rappresentare un mondo che sembra vicino, giusto dietro
l'angolo, e che invece è perso in un'altra epoca ormai
distante.
Antonello
Antonelli da World Music
n° 53 marzo/aprile 2002
|
- Live at Town Hall
(2002) Nonenush 7559 79681 - cd
1. Here with You - 2. Statue Of Liberty - 3. Let X = X - 4. Sweater - 5. My Compensation - 6. Washington Street - 7. Piece And Parts - 8. Strange Algels - 9. Dark Angel - 10. Wildebeets - 11. One Beatiful Evening - 12. Poison - 13. Broken - 14. Progress - 15. Animals - 16. Life On A String - 17. Beginning French - 18. O Superman - 19. Slip Away - 20. White Lily - 21. Puppet Motel - 22. Love Among The Sailors - 23. Coolsville
Musicians:
Laurie Anderson, Skull Sverrsson, Jim Blake, Peter
Scherer
Recorded on September 19, 20, 2001 at Town Hall in New
York City.
Engineering by Jody Elff and Adam Blackburn
Produced by Laurie Anderson
Laurie Anderson era in tour l'11 settembre dell'anno
scorso e quel che è successo ha finito per condizionarne
le scelte. All'inizio era una show basato sul nuovo
album, Life On A String;
dopo è diventato un'antologia della carriera per cercare
di catturare in qualche modo l'aria stralunata ("spettrale",
dice lei, "come durante una vacanza strana")
che si respirava in quei giorni - "per una volta, ho
voluto cantare l'assoluto presente". Qui la
testimonianza della data-clou, quella appunto a New York,
19 e 20 settembre 2001.
Non c'è un'aria triste come si potrebbe immaginare,
ricordando anche i patimenti dell'ultimo disco; ma un
clima incerto, umorale, con salti lunghi dalla malinconia
a una febbrile eccitazione, dal gioco paradossale al
tormento, con i monologhi tipici dell'artista alternati a
suoi classici come Strange Angels,
White Lily e anche O
Superman, che da tempo
non figurava più in repertorio.
Laurie suona in quartetto e ogni tanto inclina verso una
specie di elettro-rock forte e teso. Il suo futuro,
forse, anche se il quadro complessivo non è in fondo
cambiato: "tecnologia, morte, tradimenti, perdite,
rabbia, angeli: di questo ho sempre riempito le mie
canzoni".
Riccardo
Bertoncelli da Musiche di Repubblica n° 330 - 30 maggio
2002
- Big Science
(1982) Warner Bros. WB k 57 002 - vinile
1. From The Air 4.29 - 2. Big Science 6.14 - 3. Sweaters 2.18 - 4. Walking And Falling 2.10 - 5. Born Never Asked 4.56 - 6. O Superman 8.21 - 7. Example 22 2.59 - 8. Let X = X/It Tango 3.01
Musicians:
Laurie Anderson, Roma Baran, Bill Obrecht, Peter
Gordon,
David Van Tieghem. Perry Hoberman, Rufus Harley, Chuck
Fisher, Richard Cohen
Produced by Laurie Anderson and Roma Baran
Recorded at The Lobby, New York City
Engineering by Leanne Ungar
Cover photo by Greg Shifrin
- Home Of The Brave
(1986) WEA 92 5400 - vinile
1. Smoke Rings 7.00 - 2. White Lily 1.16 - 3. Late Show 4.30 - 4. Talk Normal 5.27 - 5. Languase Is A Virus 4.10 - 6. Radar 2.01 - 7. Sharkey's Night 6.16 - 8. Credit Racket 3.28
Musicians:
Laurie Anderson, Joy Askev, Adrian Belew, Richard Landry,
Dolette McDonald, Bill Laswell, Daniel Ponce, Nile
Rodgers, David Van Tieghem, Williams S. Burroughs, Janice
Perdarvis, Curtis King, Robert Arron, Jimmy Bralower,
Diane Garisto
Produced by Laurie Anderson and Roma Baran
Recorded at: Park Theather, Union City, New Jersey - Blue
Rock Studios - Skyline Studios
Engineering by Leanne Ungar
Sono in
molti a domandarsi cosa mai sarebbe accaduto se un Fato
in vena di stravaganze non avesse proiettato O
Superman, il primo singolo di Laurie
Anderson, nelle zone alte delle charts di mezzo mondo:
probabilmente, la geniale performer newyorkese avrebbe
conosciuto soltanto lo status di "oggetto di culto",
e la sua arte audio/visiva sarebbe rimasta appannaggio di
pochi eletti.
Fortunatamente per tutti, le cose sono andate
diversamente, e la Anderson gode oggi di una popolarità
maggiore rispetto a qualsiasi altro artista del giro
"avant-garde"; Laurie è acclamata dalle folle
e coccolata dalla critica, i suoi incredibili spettacoli
multimediali riscuotono strepitosi consensi in ogni parte
del globo, i personaggi più significativi dell'ambiente
collaborano con lei e la sua casa discografica sembra ben
lieta di assecondare gli ambiziosi progetti scaturiti
dalla sua infaticabile mente.
Alla categoria di cui sopra appartiene certamente questo Home
Of The Brave, colonna sonora
dell'omonima performance/pellicola cinematografica; a
differenza del precedente lavoro vinilico dell'autrice,
il cofanetto quintuplo con il soundtrack di United
States I-IV, l'opera è costituita da
un solo 33 giri,, che nell'arco di otto composizioni
raccoglie il senso e le suggestioni di un'opera
inevitabilmente destinata a far parlare parecchio.
Come nel caso di United States,
il solo aspetto musicale si rivela insufficiente al pieno
godimento di una produzione nella quale sono le immagini
a ricoprire un ruolo determinante almeno al 50%; il
disco, però, ha dalla sua un accuratissimo lavoro di
arrangiamento e di produzione, in grado di farlo brillare
di luce propria e di renderlo in qualche modo scindibile
dal disegno globale: merito, oltre che della Anderson,
anche dei prestigiosi ospiti (fra i quali Adrian Belew,
David Van Tieghem, Joy Askew, Daniel Ponce, William S.
Burroughs e l'onnipresente Bill Laswell) che hanno
offerto il loro non trascurabile contributo alla miglior
riuscita dei brani.
Nonistante la perfezione dei suoni e delle strutture,
l'abilità degli strumentisti e l'innegabile carisma di
Laurie, però, Home Of The Brave non
passerà alla storia come Big Science,
nè verrà osannato come album fondamentale: esso,
piuttosto, si presenta come la realizzazione valida ma
prevedibile di un'artista non più "ricoluzionaria",
ma ormai consolidata in un clichè sonoro sempre unico ma
non certo inedito.
Di differente, rispetto ai vecchi dischi, c'è la forma
più elaborata, gli intrecci più rifiniti, il mestiere
di chi ha trovato un suo stile espressivo e non sembra
intenzionato, almeno per il momento, a distaccarsene; sarà
soltanto dovere di cronaca, quindi, segnalare la
scintillante bellezza di Smoke Rings
o Credit Racket, la
nuova edizione di Sharkey's Night,
le divagazioni "caraibiche" di Talk
Normal o le intelligenti (ma qualcuno
le troverà "scandalose") soluzioni "dance"
di Language Is A Virus,
attuate con Nile Rodgers alla consolle.
Chi sperava di trovare, in questo 33 giri, una Anderson
protesa verso nuove direzioni creative, dovrà dunque
mettere in preventivo una delusione e consolarsi con la
performance che Laurie porterà presto anche sui nostri
lidi; per gli altri Home Of The Brave
rimane una buona occasione (ma non la migliore) per
avvicinarsi ad una personalità artistica di tutto
rispetto, che oggi come oggi - purtroppo - sembra avere
escluso la parola OSARE dal suo vocabolario.
Federico
Guglielmi da Mucchio Selvaggio n° 100 maggio 1986
- Mister Heartbreak
(1983) WEA 92 5077 - cd
1. Sharkey's Day 7.41 - 2. Langue D'Amour 6.12 - 3. Gravity's Angel 6.02 - 4. Kokoku 7.03 - 5. Excellent Birds 3.12 - 6. Blue Lagoon 7.03 - 7. Sharkey's Night 2.29
Musicians:
Laurie Anderson, Adrian Belew, Bill Blaber, William S.
Burrought, Michelle Cobbs, Anton
Fier, Peter
Gabriel,
Connie Harvey, Bill Laswell, Dolette McDonald, Brenda
Nelson, Sang Won Park, Daniel Ponce, Nile Rodgers, David
Van Tieghem, Phoebe Snow, Janet Wright, Atsuko Yuma
Produced by Laurie Anderson, Roma Baran, Bill Laswell and
Peter Gabriel
Recorded at The Lobby
Engineering by Leanne Ungar
(...)
Questa versione riveduta e corretta del nuovo Laurie
Anderson conserva i quattro brani del mini-album
originario e lo arricchisce di tre tracce che ben ci
ripagano di tanta attesa. Ci cala magicamente in una
giugla di rumori che si sciolgono elasticamente l'uno
nell'altro, con effetto di sinuosa, ipnotica suggestione.
Sonorità di flauto - forse simulate da una tastiera - il
ritmico zufolare di uccelli tripicali, note in simil-sitar
si stringono e si lasciano quasi affidandosi al caso e
assecondando una voce femminile dalla cantilena
ironicamente orientale. Un'impressione di solarità che
si confonde con il liquido fluire di immagini nottirne,
in un contrasto che è solo di certi strani sogni
inquietanti.
Excellent Birds vive
di questa indecisione tra il sonno e la veglia, quasi un
sogno di sonnambulo: un gioco percussivo irresistibile,
regolato e scandito da un grido d'uccello, si miscela con
la voce intensa di Peter Gabriel, la cui presenza si
avverte inconfondibilmente anche e sopratutto a livello
compositivo. E' una danza indimenticabile, che non cessa
di crescere nel ritmico rincorrersi delle voci, e che
segna forse il momento più alto dell'intero album. Sharkey's
Night è invece una semplice, spiritosa
"reprise" dell'iniziale Sharkey's
Day, con una ruvida voce maschile in
primo piano.
Per il resto rischiamo solo d ripeterci trattandosi dei
brani già presi in esame, da Blue
Lagoon, le cui stupefacenti torsioni
non cessano di turbarci, attraverso Sharkey's
Day e Langue D'Amour,
con una chitarra abrasiva in evidenza sino alla
memorabile Gravity's Angel,
il cui incalzante incedere è ancora sostenuto dal
decisivo contributo di Peter Gabriel.
Laurie mobilita insomma tutto il suo personale "cespuglio
di fantasmi" certa delle eterne, inossidabili "chances"
di seduzione che ha il Mistero. Un universo brulicante,
la cui ambiguità, prima ancora che nei testi, viene
dichiarata e difesa nelle sfasature e nell'imprevedibilità
dei ritmi. Cunei di tenebra e schegge di luce si danno il
cambio in un suono inclassificabile, in cui affilano le
unghie il solito finissimo David Van Tieghem, Bill
Laswell dalla mano leggera e un Adrian Belew la cui
chitarra è probabilmente responsabile di qualche uccello
gracchiante e di tanti idecifrabili runori.
Raramente il brivido dell'intelligenza ci si è
comunicato in forme così segrete e seducenti, e forse
per questo che l'ascolto del disco lascia nella memoria
come una sete insaziata, che non si acquieta neppure dopo
numerosi ascolti. A voi dunque il compito di trovare
increspature ed errori in questo nuovo lavoro di Laurie
Anderson; se ci sono a noi sono del tutto sfuggiti. Un
interrogativo a questo punto ci tormenta: che sia il
disco dell'anno?
Antonio
Curtoni da Buscadero n° 35 maggio 1984
- Life On A String
(2001) Nonenush 7559 79539 - cd
1. One White Whale 2.03 - 2. The Island Where I Come
From 4.07
- 3.
Pieces And Parts 3.35 - 4. Here With You 2.23 - 5. Slip Away 5.50 - 6. My Compensation 2.28 - 7. Dark Angel 3.24 - 8. Broken 3.19 - 9. Washington Street 4.40 - 10. Statue Of Liberty 4.25 - 11. One Beautiful Evening 5.05 - 12. Life On A String 2.58
Musicians:
Laurie Anderson, Tom Neils, Joey Baron, Chris Speed,
Cuong Vu, Skuli Sverrisson, David Torn, Greg Cohen, Danny Frankel,
Mino Cilenu, Eywind Kang, Eric Frienlander, Mitchell
Froom, Liheng, Peter Scherer, Hal Willner, Van Dyke
Parks, Bill Frisell, Ben Rubin, Mocean Worker, Lou Reed, Vinicio Cantuaria
Recorded at The Lobby, New York City
Engineering by Martin Brumbach
Produced by Laurie Anderson and Hal Willner
Photography by Victor Schrager
Laurie Anderson è un'artista poliedrica e "creativa"
nel senso più ampio del termine, da sempre aperta a
sperimentazioni teatrali-letterarie-musicali che nel
corso di una carriera mirabile l'hanno portata a
frequentare un mondo non sempre fatto di "sola"
musica.
Life On A String è il
suo primo album di canzoni inedite da sette anni a questa
parte e le sue radici affondano nel suo precedente lavoro
Songs And Stories Of Moby Dick,
spettacolo teatrale (ma che potremmo senza esitazione
definire multimediale per la mirabile interazione di
musica-letteratura-teatralità che sfoggiava) nel quale
si rileggeva in chiave assolutamente personale ed
originale il classico di Melville.
Per questo lavoro composto da dodici composizioni
rarefatte e raffinatissime, Laurie si è avvalsa di
collaboratori assolutamente eccezionali: innanzi tutto la
presenza di Hal Willner in qualità di cooproduttore
conferisce ancor più al lavoro uno spessore
assolutamente "colto" sia per le eleganti
soluzioni sonore adottate, sia per l'unitarietà del
progetto, che scorre come "un viaggio verso il
giardino dell'Eden, ma è anche una breve visita al Rumba
Club in una notte piovosa".
Aiutata dal bassista Skuli Sverrisson (coautore di My
Compensation) e dai preziosi contributi
di Bill Frisell, Lou Reed (quasi impercettibile la sua
presenza in One Beautiful Evening),
Mitchell Froom, Greg Cohen, Joey Baron, Mino Cilenu e Van
Dyke Parks, il carisma e la creatività della Anderson
trova sbocco in arrangiamenti che spesso utilizzano gli
archi come elemento fondamentale, ma che fin dai
vocalizzi che aprono l'ariosa One White
Whale ci introducono a un lavoro di
grande spessore. L'album prende quota con i fiati
placidamente impazziti e saltellanti di The
Island Where I Came From e l'intensa
ballata Pieces And Parts,
spogliata di ogni orpello e ridotta a musica per voce e
trio d'archi.
Nella successiva Here With You rimangono
addirittura solo gli archi per uno strumentale evocativo
tratto dal lavoro su Moby Dick, nel quale Laurie riesce a
cogliere "quel giusto insieme di bellezza e
tristezza che ho sempre cercato". L'estroso e per
certi versi inconfondibile arrangiamento di Van Dyke
Parks per Dark Angel
è un mirabile esempio di fantasia applicata a un brano
dalla struttura sfuggente e vagamente jazzata (e qui,
come nel caso di Statue Of Liberty,
il pensiero vola alla Joni Mitchell più jazzy), mentre
è un vero piacere ritrovare il dolente violino della
protagonista in Slip Away,
piccola sinfonia cantata dedicata al padre.
le architetture sonore approntate da Mitchell Froom e
Peter Scherer per Broken
lo rendono tra gli episodi più entusiasmanti dell'album,
con la voce che fluttua su un tappeto sinuoso di archi,
basso, batteria e tastiere; ancor più magnetica è Washington
Street, dove la sempre scintillante
chitarra di Bill Frisell si interseca con un gocciolio di
un loop campionato e con le linee ruvide del violino
elettrico e della voce quasi recitante di Laurie.
Sebbene permeato da atmosfere eteree e rarefatte, Life
On A String suona come un disco molto
newyorkese, governato da un'apparente patina di quiete
esteriore sotto la quale però si percepisce l'agitazione
di un turbinio emotivo ed intelettuale; rimane comunque
un'opera accessibile quanto basta da poterla considerare
musica da camera ideale per un viaggio interiore.
Marco
Grompi
da Buscadero n° 227 settembre 2001
- Strange Angels
(1987) Warner Bros. 925 900 - vinile
1. Strange Angels - 2. Monkey's Paw - 3. Coolsville - 4. Ramon - 5. Babydoll - 6. Beautiful Red Dress - 7. The Day The Devil - 8. The Dream Before - 9. My Eyes - 10. Hiawatha
Musicians:
Laurie Anderson, Scott Johnson, Gib Wharton, Dave
Lebaoit, Tom Wolk, Kenny Kosek, Hugh McCracken, Robby
Kilgore, Bakithi Khumato, Sue Hadjopoulos, Mike Thorne,
Eric Liljstrand, Ray Phiri, Gene Tyranny, Mark Egan, Nana Vasconcelos, Manolo Bodrena, Ian
Rotchie, Bobby McFerrin, Earl Gardner, Laurie
Frink, Steve Turre, Ale Foster, Lenny Picket, Lew Del
Gatto, Peter Scherer, David Van Tieghem, Anton
Fier,
David Spinoza, Jimmy Bralower, Leon Pendarvis, Steve
Gadd, Arto Lindsay, Cyro Baptista, Chris
Spedding, Tony Levin, Bill Buchen, Jimmy Tunnell
Produced by Laurie Anderson and Roma Baran
Sharkey è un genio
bizzarro che lavora nei laboratori della Grande Scienza.
Con pochi collaboratori e pochi mezzi a disposizione
costrisce macchine meravigliose, un Superuomo
addirittuara
Improvvisamente, tuttavia, Sherkey si stanca di quella
routine e, fatti i bagagli, si trasferisce in unisola
tropicale. Bella la vita tra lussurreggianti barocchismi
vegetali e pappagalli multicolori, ma presto Sharkey si
ammala di un virus sconosciuto proveniente dallo spazio
profondo, o così almeno si dice. Lo ricoverano a sirene
spiegate nella Casa del Guerriero, una
clinica efficiente e moderna; tentativo inutile, Sharkey
è ormai spacciato. Passa dunque a miglior vita, con il
sorriso sulle labbra, ed ecco una legione di angeli si
avvicina al capezzale del poveretto per accompagnarne lanima
al cospetto del Signore.
Strani angeli però: invece di elevare inni di diafana
purezza al Principale si mettono a danzare malinconici su
ritmi sensuali e sinuosi che ricordano tramonti
tropicali, profumano di terra e di amore.
Scherzi e manovalanze a parte, questalbum di Laurie
Anderson è fonte generosa di mille sorprese che alcuni
deluderanno ed altri faranno saltellare di gioia.
Cosa ha cambiato questartista per suscitare
reazioni così contrastanti? Semplice: si è ingegnata a
costruire dieci meravigliose canzoni (pop)olari.
Chi ha storto il naso ascoltando Language
Is A Virus farà meglio a tapparsi ora
i canali auricolari: non più il gelido e splendido
esotismo tecnologico di Mister
Hearbreack, ma un linguaggio sonoro
diverso, più caldo, immediato, che parla in egual misura
allintelligenza e al cuore.
Nessun taglio netto con il passato: Laurie Anderson di
oggi è la stessa di sempre, solo discorre con maggior
semplicità, con dolcezza e malinconia. Accarezza le
tradizioni musicali del centro e sud America, le culla
con sguardo ironico ma non cinico, le riveste di eleganza
europea e le porge cantando con grazia inaudita. Laurie
Anderson canta divinamente, abbandonandosi senza freni ad
unondata melodica irresistibile.
Latonismo fonetico, lesclusiva attenzione
alle valenze materiali della singola parola, lesaltazione
della sillaba, si stemperano in una concezione sonora di
più ampio respiro; è il periodare rilassato delle linee
melodiche che ora conta, il loro fluire su un tappeto
percussivo che media tra la scarna linearità dellesordio
e il florilegio stordente di Mister
Heartbreack.
La voce di Lurie Anderson passeggia tranquilla, si
innalza ad acuti improvvisi, si trasforma con la stessa
plastica duttilità di Kate Bush, ritrova oasi di
dolcezza che potrebbero appartenere a Cassell Webb,
rincorre suggestioni esplicitamente pop, si insinua tra
cori gospel, tra ballate caraibiche con tanto di slade
guitar, saltella tra le note squillanti dei fiati,
rimbalza sui morbidi ed armonicissimi tappeti di tastiere
per poi riposare allombra del canto suadente della
fisarmonica.
Un disco tranquillo e sereno, che rilega nellangolo
dissonanze e squilibri tonali, senza rinunciare ad essere
acuto, lucido, penetrante e convincente.
È una Laurie Anderson musicalmente terrena, screva da
intellettualismi compiaciuti, unartista che si
impadronisce dellidioma pop, lo raffina, lo
purifica ma non lo raffredda in glaciali schematismi, lo
elabora senza complicarlo e lo restituisce facendosi
gridare di meraviglia, come se fosse la prima volta che
si ascolta una canzone.
Non si parli di commerciabilità, si dica piuttosto della
genialità, della sincerità, del divertito candore con
cui Laurie Anderson ha creato un suo ennesimo capolavoro.
Alberto
Rossini da
Buscadero n° 97 novembre 1989
- Bright Red
(1994) Warner Bros. 9362-45534 - cd
1. Speechless 5.20
- 2. Bright Red 3.12
- 3. The Puppet Motel 3.09
- 4. Speak My Language 3.38
- 5. World Without End 2.47
- 6. Freefall 4.32
- 7. Muddy River 3.02
- 8. Beautiful Pea Green Boat 4.20
- 9. Love Among The Sailors 2.49
- 10. Poison 3.47
- 11. In Our Sleep 2.31
- 12. Night In Baghdad 3.23
- 13. Tightrope 5.58
- 14. Same Time Tomorrow 3.51
Musicians:
Laurie Anderson, Phil Ballou, Cyro Baptista, Joey Baron, Brian Eno, Ben Fenner, Guy Klucevsek, Gerry Leonard, Arto Lindsay, Greg Cohen, Jamie West-Oran, Kevin Killen,
Adrian Belew, Neil Conti, Phil Ballou, Marc Ribot, Dougie Browne, Lou Reed, Peter Scherer
Recorded at The Lobby in New York
Engineering by Kevin Killen
Produced by Brian Eno
- The Ungly One With The Jewels And Other
Stories
(1995) Warner Bros. 9362-45847 - cd
1. The End Of The World 5.00
- 2. The Salesman 3.19
- 3. The Night Flight From Huston 1.33
- 4. Word Of Mouth 4.50
- 5. The Soul Is A Bird 3.56
- 6. The Ouija Board 4.11
- 7. The Ungly One With The Jewels 5.06
- 8. The Geographic North Pole 5.22
- 9. John Lilly 3.34
- 10. The Rotowhirl 3.54
- 11. On The Way To Jerusalem 1.20
- 12. The Hollywood Strangler 1.50
- 13. Maria Teresa Teresa Maria 5.43
- 14. Someone Else's Dream 2.25
- 15. White Lily 1.17
- 16. The Mysterious "J" 2.57
- 17. The Cultural Ambassador 6.47
- 18. Same Time Tomorrow 7.49
Musicians:
Laurie Anderson, Cyro Baptista, Joey Baron, Brian Eno, Gerry Leonard, Greg Cohen
Produced by Laurie Anderson
Recorded at Sadler's Wells, London
Engineering by Ben Fenner
- Homeland
(2010) Nonenush 7559 79681 - cd + dvd
1. Transitory Life
- 2. My Right Eye
- 3. Thinking Of You
- 4. Strange Perfumes
- 5. Only An Expert
- 6. Falling - 7. Another Day In America
- 8. Bodies In Motion
- 9. Dark Time In The Revolution
- 10. The Lake
- 11. The Beginning Of Memory
- 12. Flow
Musicians:
Laurie Anderson, Skull Sverrsson, Peter Scherer, Eyvind Kang, Igor
Koshkendey, Mongoun-ool Ondar, Aidysmaa Koshkendey, Rob Burger,
Lou Reed, Shahzad
Ismaily, Omar Hakim, Kieran Hebden, Ben Wittman,
John Zorn, Lolabelle, Joey Baron, Mario
McNulty
Produced by Laurie Anderson, Lou Reed and Roma Baran
Recorded at Masterdisk, New York, N.Y.
Engineering by Laurie Anderson, Pat Dillett, Mario McNulty amd Marc
Usselli
Cover photo by Andrew Zuckerman
Ancora oggi, la critica della società americana e del
fallimento del sogno a stelle e striscie rappresenta un punto fermo
nella poetica di Laurie Anderson.
Tematiche ampieamente (e splendidamente) sviscwerate trent'anni fa, agli
esordi dell'artista di Chicago. Album come Big Science e
Mister Heartbreak e la piece multimediale United States I-IV
hanno contibuito, già nei primi anni Ottanta, alla definizione dello
stile, sia musicale che poetico, della Anderson: temi politici come il
collasso economico e l'erosione della libertà personale prendono corpo
in un canto che muta in declamazione, mentre la voce filtrata e
manipolata elettronicamente, gioca con i dialoghi e i personaggi.
Questa era Laurie Anderson ieri, così è oggi. A sessantatre anni
suonati, l'attuale compagna di Lou Reed ritorna sul mercato discografico
a distanza quasi di un decennio di silenzio dai tempi di Life On A
String (2001), riproponendo pressapoco le stesse dinamiche di allora
in un disco che trasporta in studio l'omonimo spettacolo portato in giro
negli ultimi due anni dall'artista americana.
Gli ingredienti, musicali e tematici del suo stile ci sono tutti. E
forse è proprio questo il problema, perchè, in fin dei conti, sono
sempre gli stessi.
Daniele Follero da Rock&Rilla n° 357 maggio 2010
|