Pink Floyd
album
in pagina
- The
Piper At The Gates Of Dawn
- A
Saucerfull Of Secrets
- More
- Ummagumma
- Atom
Heart Mother
- Meddle
- Relics
- The
Dark Side Of The Moon
- Wish
You Were Here
collaborano in:
- Knebworth
(AA.VV)
Il
gruppo dei Pink Floyd ebbe origine nel 1965 quando Nick
Mason (batteria), Roger Water (basso) e Richard Wright
(tastiere), allora studenti, formarono una band che
chiamarono Sigma 6. Iniziarono suonando nelle feste tra
amici adottando spesso nomi diversi: da Meggadeaths a
Abdabs a Screaming Abdabs. I tre rimasero insieme
malgrado gli altri componenti del gruppo cambiassero
spesso. Ma le cose si modificarono radicalmente nel 1966
quando si unì a loro Syd Barrett (chitarra), un loro
amico, studente all'accademia dell'arte. La band
continuò per qualche tempo ancora a suonare R&B,
come aveva fatto fino a quel momento, ma Barrett
arricchì il gruppo del suo stile chitarristico
estremamente creativo e dell'altrettanto straordinario
talento come scrittore di canzoni.
Anche se gli esordi furono in collaborazione con Roger
Water, fu poi sempre Syd che firmò i successi grazie
alla sua abilità nello scrivere pezzi brevi e pungenti.
Fu lo stesso Barrett a dare al gruppo il nome che porta
ancor oggi. Questo nome fu creato dalla fusione dei nomi
di due bluesman: Pink Anderson e Floyd Council e, come
molte altre cose della loro storia, questo avvenne nel
momento più adatto.
I Pink Floyd esplosero su quella scena in rapida
espansione che era il mondo underground londinese,
arrivando ad essere una presenza obbliqua in ogni
manifestazione degna di nota e a figurare regolarmente
nei clubs più famosi, come l'UFO o il Marquee. Già
nell'ottobre 1966 erano entrati nel circuito commerciale
e in quel periodo venne fatto circolare un nastro
dimostrativo nella speranza di ottenere un'incisione. Ma
il tentativo si rivelò un insuccesso così che Joe Boyd,
il manager dell'UFO, decise di produrli personalmente nei
suoi studi a Londra, in modo da rivendere il prodotto
alla Elektra Record, la compagnia per la quale lavorava,
entrando così anche lui in lizza. Le cose non andarono
esattamente come Boyd sperava e dopo la produzione di due
singles l'affare fu rilevato dalla EMI/Columbia che
premeva per avere un produttore interno. L'11 marzo 1967
venne diffuso il loro primo single Arnold Layne, un pezzo di Barrett. In
realtà il brano fu subito censurato per il suo contenuto
polemico ma la pubblicità che ne derivò fu
preziosissima. Con questo e con la diffusione in giugno
di See
Emily Play i Pink Floyd iniziarono ad apparire
regolarmente nei programmi televisivi e nelle
trasmissioni radiofoniche. See Emily Play divenne il loro primo
successo di mercato.
Il giugno del 1967 vide anche l'uscita del loro primo
album The
Piper At The Gates Of Dawn, un titolo tratto da The
Wind In The Willows di Kenneth Grahams, che conteneva sia
racconti fiabeschi che pezzi tipicamente psichedelici. La
band fu in tour in Inghilterra e in Europa (anche se non
venne in Italia prima del 1969) con alterna fortuna; la
loro politica di non suonare i singles e l'illuminazione
da stordimento gli valsero tanto approvazione quanto
disprezzo. Tutto questo preparò comunque la strada al
successo futuro. Fu questo, purtroppo, il periodo in cui
il lavoro intenso spinse Barrett all'abuso di droghe
psichedeliche. Lavorare con cui divenne impossibile e il
suo modo di suonare si fece oscuro e imprevedibile. Una
disastrosa tournèe in Nord America dovette essere
interrotta a metà. Fu il capitolo finale della storia
tra i Floyd e Barrett che, di comune accordo, lasciò il
gruppo durante la registrazione del loro secondo album: A Saucerful Of
Secrets.
Uscito nel giugno del 1968, l'album vedeva la
partecipazione di un nuovo chitarrista, David Gilmour,
scelto proprio perchè era un vecchio amico sia di
Barrett che degli altri componenti del gruppo. Era
comunque ormai evidente che Waters aveva soppiantato
Barrett nel ruolo di compositore capo ed il gruppo si
distaccò definitivamente dai primi brevi pezzi di gusto
"pop" per dedicarsi ai lunghi brani
sperimentali che evocavano viaggi cosmici nello spazio.
Sostenuti da effetti di luce e da un impianto del suono
decisamente migliori, i Pink Floyd dimostrarono che il
timore del pubblico che il gruppo potesse esaurusrsi dopo
la partenza di Barrett era infondato, passando di
successo in successo.
La band continuò a impegnarsi nella produzione di
singles ancora per molto tempo, come nel caso di Apples And Orange (aprile 1968) e di It Would Be So Nice (aprile 1968), ma era ormai
fin troppo chiaro che questi erano un totale spreco di
tempo e denaro, cosicchè, con l'uscita di Point Me At The Sky (dicembre 1968), essi
depennarono i singles dal mercato inglese preferendo
dedicare tutte le loro energie alla realizzazione degli
albums. Il risultato fu buono e durante tutto il corso
degli anni '70, in Europa, i singles furono tratti
direttamente dagli albums, invece che realizzati
singolarmente. E' interessante notare che nessuno dei
singles degli anni '60 appare mai negli albums originali
di questo periodo.
Nel 1969 il regista Barbet Schroeder chiese loro di
realizzare la colonna sonora del suo film More, Schroeder
aveva apprezzato la musica dei Pink Floyd in Tonite Let's All
Make Love In London (1967) e in Committee (1968); la musica fu
registrata rapidamente per l'uscita del film nel luglio
1969. Essa mette in luce l'aspetto più pastorale della
capacità compositiva dei Floyd racchiudendo inoltre
delle raffinate melodie acustiche.
Va detto che in seguito le performances dal vivo del
gruppo persero in accuratezza e che questa mancanza di
rigore si riflesse sulle incisioni, ad esempio in Ummagumma che uscì in ottobre. Questo
doppio album, composto da un disco dal vivo e da un disco
in quattro parti diverse, ognuna realizzata, armeggiando
e pasticciando in studio, da ciascun membro del gruppo,
uscì per la Harvest, la nuova etichetta progressista
della EMI. Il disco era un muscuglio di effetti sonori e
di idee stanche e mise in luce l'impossibilità del
gruppo di lavorare separatamente.
Non appena terminato questo progetto il regista
Michelangelo Antonioni commissionò ai Pink Floyd la
musica per Zabriskie Point, un commento sociologico
sull'America studentesca che resta ancor oggi un
cult-movie. Sfrotunatamente le cose non filarono liscie e
il disco,, uscito nel gennio 1970, incluse solo tre brani
dei Floyd, di cui uno era un remake di Careful With That
Axe, Eugene. I rimanenti brani furono commissionati ad
altri artisti, tra cui i Grateful Dead, i Kaleidoscope e
gli Youngblods.
Esattamente nello stesso momento usciva il primo degli
unici due albums da solista di Barrett: The Madcap Laughs; l'altro, Barrett, uscì alla fine di
quell'anno. Questi lavori segnano un completo distacco
dal periodo con i Floyd, sono pere fredde e tetre anche
se geniali. Barrett si ritirò con la psiche gravemente
segnata e tutt'oggi vive appartato in solitudine: una
grande perdita per l'industria musicale.
Nel giugno del '70 apparve una vera rarità su vinile,
sotto forma di album dimostrativo, per l'etichetta
Harvest: Picnic.
A Breath Of Fresh Air, che raccoglieva, senza il
consenso del gruppo, Embryo, uno dei loro brani dal
vivo più richiesti del momento. Da allora il gruppo ne
proibì la diffusione, anche se, misteriosamente, la
compilation americana Works lo contiene insieme al pezzo
di Syd Barrett Terrapin.
Ma forse l'album più completo dei Pink Floyd fu quello
che uscì nell'ottobre del 1970: Atom Heart Mother. Il brano che da il titolo
all'album dura l'intera prima facciata, a testimonianza
della predilizione del gruppo per i lunghi pezzi
concettuali. Una rottura con la tradizione, e insieme il
segno di nuove, costruttive, sperimentazioni, è
l'inclusione degli ottoni e del coro di questo pezzo, in
parte orchestrale, in parte rock. La sorpresa maggiore si
ebbe quando la band portò con sè durante i tours
l'intera sezione del coro e degli ottoni. Questo lavoro
fu veramente il loro album numero uno. Gli arrangiamenti
dell'orchestra furono curati da Wright e da un suo amico,
Ron Geesin. Quest'ultimo compare insieme a Roger Water
nella colonna sonora per Music From The Body, un film documentario.
Va detto a questo punto che i Pink Floyd avevano
l'abitudine di eseguire in pubblico le loro nuove
canzoni, prima della diffusione ufficiale, sia per
valutarne l'impatto sugli ascoltatori che per apportarvi
eventuali miglioramenti. Senz'altro una buona idea, ma
anche un favore prezioso concesso indirettamente ai
"bootlegges", pronti a uscire in stampa prima
delle stesse copie ufficiali.
Nel 1971 i Pink Floyd iniziarono le prove per la
registrazione del loro nuovo album Meddle, un ideale proseguimento di
Atom
Heart Mother; infatti anche su Meddle un'intera facciata è
occupata da un solo brano e anche l'atmosfera è molto
simile. Il brano in questione, Echoes, di oltre 20 minuti, è
considerato forse come l'inno dei Pink Floyd ed è
rimasto uno dei brani dal vivo più amati al punto che
essi lo scelsero come brano d'apertura dei loro concerti
anche nel 1987.
Mentre il gruppo era impegnato nella produzione di Meddle, la EMI riempì questo
momento di pausa con l'edizione di un album-compilation: Relics che uscì in maggio. Il
disco è un mosaico di vecchi singles e di parte dei
pezzi per il catalogo Columbia. La copertina fi disegnata
da Nick Mason. Alcuni però gli preferiscono la roccaolta
europea Masters
Of Rock, del 1974, che raccoglie la maggior parte
dei pezzi di tutte e due le facciate dei primi singles.
Più tardi nello stesso anno, il gruppo venne in Italia
per preparare le scene del loro Live At Pompei, che fu
girato all'intenro di un anfiteatro romano e che venne
acclamato come il miglior film-concerto di quel periodo.
Il film è ora facilmente reperibile su video-cassetta.
Nel 1972 i Pink Floyd cambiarono ancora una volta
direzione. Essi si esibirono in una tournèe che è
considerata un altro momento epico della loro storia. Il
tour Eclipse uscì poi su disco nel marzo del 1973 con il
titolo The
Dark Side Of The Moon. Questa resta a tutt'oggi
il loro progetto più ambizioso: l'insieme dei brani,
collegati tra loro in un progetto di ampio respiro,
tratta della follia, della fatica di vivere, della
società moderna. Ancora oggi un bestseller, l'album
rimase per 14 incredibili anni nelle classifiche di tutto
il mondo.
Un breve intervallo tra le numerose tournèe consente di
registrare la musica per il film La Vallèe, sempre dello
stesso Babrbet Schroeder, che uscì poi nell'album Obscured By Clouds (giugno 1972). Finalmente i
Pink Floyd avevano raggiunto il loro scopo, ciò che per
anni avevano fortemente desiderato e inseguito: fama e
successo. A questa enorme popolarità e al seguito che la
band poteva a questo punto vantare, seguì un periodo di
stasi che spinse tutti i componenti del gruppo a
riconsiderare la loro posizione. In particolare, Roger
Waters riuscì a superare questo momento difficile e
improduttivo e decise di scrivere un nuovo pezzo sulla
loro condizione e sulle loro sensazioni del momento,
così come aveva fatto con l'album precedente. Le
tecnologie sempre più avanzate spinsero ancora più
avanti la loro produzione. La tournèe del 1974 vide sul
palco lo show più spettacolare dei Floyd. Gli anni più
recenti avevano visto lo sviluppo della quadrifonia come
ingrediente vitale dei loro spettacoli, ma ora, alle
spalle del gruppo, sorgeva un gigantesco schermo
circolare, largo 9 metri, su cui venivano proiettati
filmati e animazioni a illustrazione delle loro songs.
Con Wish
You Were Here, uscito nel settembre del 1975, siamo assai
lontani dalle atmosfere di The Dark Side Of The
Moon:
l'album, deliberatamente più freddo, tratta
dell'industria musicale e del suo nuovo potere di
alienazione. Inoltre contiene un appropriato omaggio a
Syd Barrett: Shine
On You Crazy Diamond. Esso non fu portato in
tournèe nella sua totalità fino al 1977 anche se alcuni
suoi brani furono utilizzati a sostegno delle ultime
esibizioni di The
Dark Side Of The Moon in America, nel 1975.
Il 1976 fu invece un anno di riposo dalle estenuanti
fatiche delle tournèe, intanto Waters aveva già
iniziato a lavorare sull'album seguente, Animals, fin da gennaio. In esso
l'autore diede libero sfogo al suo disprezzo per la
società e, in alcuni casi, al suo odio personale verso
alcuni personaggi, Fu questo un album cambia
drasticamente i Pink Floyd: infatti nè Mason nè Wright
sono citati fra gli autori e man mano che Waters prendeva
il comando del gruppo aumentava la sua intolleranza verso
gli altri componenti, non lasciando loro la possibilità
di partecipare. Nonostante questa situazione, il tour
successivo fu il più imponente mai realizzato con gli
stadi nord americani completamente gremiti. Vennero usati
nuovi filmati e una congerie di trucchi teatrali, come
gli enormi palloni (gonfiati) a forma di gruppo
familiare, di automobile e di un gigantesco maiale, il
simbolo dell'album. Ma non tutto andò per il meglio e
Waters, dopo aver accusato a sua volta notevoli problemi
psicologici a causa della tournèe, sviluppò una serie
di idee paranoiche, terrorizzato dal potere che il gruppo
dei Pink Floyd poteva esercitare sul pubblico. In
quell'anno mentre Gilmour e Wright produssero
indipendentemente degli ottimi albums solisti, Waters
iniziò a lavorare freneticamente ad una nuova idea.
L'album The
Wall,
quasi un'autobiografia, apparve nel 1979. Considerato il
lavoro più complesso ed elaborato dei Pink Floyd, Waters
come detto ne firmò la quasi totalità dell'intero
progetto, mentre Gilmour viene menzionato solo per la
realizzazione di tre pezzi. Il single Another Brick In The
Wall
divenne un successo clamoroso e insieme all'album
entrarono al primo posto delle classifiche al di qua e al
di là dell'Atlantico. Ne seguì uno straordinario
spettacolo per illustrare The Wall. Disgustato dall'esperienza
del 1977, Waters insisteva per un'esibizione in un'arena,
come esogeva lo spettacolo stesso, ma purtroppo, questo
era troppo, vasto e complesso per essere portato in
tournèe. L'equipaggiamento necessario pesava infatti
diverse tonellate e solo a Los Angeles, New York, Londra
e Dortmund riuscirono ad ospitare lo show che, nel
1980-81, rimase per una settimana in queste città. Il
Live-act includeva tutti i brani dell'Lp e si avvaleva,
oltre che dei soliti effetti, di un bombardiere in
picchiata, di uno schermo ancora più grande, di un suono
quadrifonico e di una quantità di pupazzi giganti. Ma
ciò che meravigliù il pubblico fu la costruzione,
durante il concerto, di un vero e proprio muro lungo il
palcoscenico che finiva per nascondere completamente la
band. Tutto ciò fu veramente una pietra miliare nella
storia dello spettacolo rock. Il progetto ebbe anche
altri sviluppi e, tra questi, la preparazione di un film:
questo doveva essere, inizialmente, un film-concerto, ma
poi finì per trasformarsi in una combinazione di azione
dal vivo e animazione (con i disegni di Gerald Scarfe che
curò anche la messa in scena). La regia fu affidata ad
Alan Parker e la colonna sonora incluse tutti i titoli di
The
Wall e
in più altri pezzi ancora in attesa di stampe ufficiali.
Purtroppo, subito dopo, le cose precipitarono e Richard
Wright, di comune accordo, abbandonò il gruppo. Lui e
Waters proprio non potevano più vedersi e, quasi a
prefigurare quello che poi doveva accadere, le cose
andarono di male in peggio. L'album successivo, The Final Cut, del 1983, è considerato
da molti appassionati il primo album di Roger Waters da
solo, in quanto è lui la figura dominante di tutto il
lavoro. Inteso inizialmente come parte della colonna
sonora di The
Wall,
in realtà Waters aveva scritto dell'altro materiale
sulla guerra delle Falkland, di forte critica politica.
Era come se Gilmour e Mason fossero ormai ridotti al
ruolo di semplici session-man. A molti questo album
apparve essere, letteralmente, il "Taglio
Finale" nella vita del gruppo. (...)
Glen Povey, Roberto Ruggeri, Andrea Tinari
da Raro n° 3 maggio 1989
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- The Piper At The Gates Of Dawn
(1967) EMI cdp 7 46384 - cd
1. Astronomy Domine (S. Barrett) - 2. Lucifer Sam (S. Barrett) - 3. Matilda Mother (S. Barrett) - 4. Flaming (S. Barrett) - 5. Pow R. Toc H. (Pink Floyd) - 6. Take Up Thy Stethoscope And
Walk (R.
Waters) - 7.
Interstellar Overdrive (Pink Floyd) - 8. The Gnome (S. Barrett) - 9. Chapter 24 (S. Barrett) - 10. Scarecrow (S. Barrett) - 11. Bike (S. Barrett)
Musicians:
Syd Barrett, Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright
Produced by Norman Smith
Gatti,
melodie indiane, destrutturazione a favore di nacchere e
canti strazia(n)ti, viaggi in comopagnia di allucinogeni
e giù sino ai campanelli che ci svegliano ricordando
semplicemente Let's Go In The Other Room
And Make Them Work.
Nel 1967 iniziava il cammino di Pink Floyd in una
dimensione allora inedita, assolutamente e rigorosamente
monofonica, affascinante e poliedrica. Qui la psicadelia
diventa pesante, muta nei suoni e li ispessisce per
davvero. Un arrogante (a ragione) unicum di atmosfere
inedite, tese alla condivisione di un viaggio che non
verrà ripreso se non dallo stesso equipaggio.
da Rumore n° 152 settembre 2004
- A Saucerful Of Secrets
(1968) Columbia c 064 - 04190 - vinile
1. Let There Be More Light (R. Waters) - 2. Remember A Day (R. Wright) - 3. Set The Controls For The
Heart Of The Sun (R. Waters) - 4. Caporal Clegg (R. Waters) - 5. A Sarcerful Of Secrets (Pink Floyd) - 6. See-Saw (R. Wright) 7. Jugband Blues (S. Barrett)
Musicians:
Syd Barrett, Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright,
David Gilmour
Produced by Norman Smith
Syd Barrett si ritira nella primavera
del 1968 e il suo posto viene preso da David Gilmour. Sul momento la
musica risente poco del cambiamento; scompaiono soltanto le trovate
più surreali, ma l'evoluzione "cosmica" procede. In realtà
la musica cosmica ha bisogno di essere alimentata da fuoco umano, e
senza Barrett si salva soltanto con un'assidua sperimentazione. Così
facendo, però, acquista una freddezza che prima non aveva.
Il disco del 1968 è intitolato alla lunga suite della seconda
facciata, A Saucerful Of Secrets. La struttura ricalca quella
dell'opera d'esordio: le delizie melodiche hanno però perso il tipico
dadaismo barrettiano, si avverte una maggiore monotonia
nell'esecuzione, dovuta a mancanza di fantasia negli arrangiamenti e a
un'eccessiva pulizia chitarristica.
Waters ha preso il comando, e Gilmour, che lo asseconda sono amanti
della musica soffice, raffinata e distensiva. Così le parti vocali
sono diventate più dolci e le tastiere si assuefanno a un decoro più
borghese.
Set The Controls For The Heart Of The Sun, celebrato hit della
musica cosmica, è in realtà un pallido rifacimento in chiave
orientale-onirica degli incubi astronautici di Barrett; la suggestione
è comunque notevole, perchè il suono si insinua dolcissimo, sospinto
da una percussione frenetica e assordante, da una litania monotona
bisbigliata sotto le note ossessive del basso.
Se Let There Be More Light è un raga-rock che ricalca le
progressioni della canzone psichedelica (tribalismo cosmico, melodia
solenne, caos dissonante), se il vaudeville ubriaco e bandistico di Corporal
Clegg (la gag più cosmica), e il Jugband Blues, l'ultima
boccaccia di Barrett, poco in sintonia con la seriosità degli altri
brani (ma quanto più penetrante e comunicativa quella voce, quanto
più calibrati i fiati paesani, i cori montanari, le intermittenze
chitarristiche, le dissolvenze, la malinconica coda in sordina!)
risentono ancora del buffo surrealismo barrettiano, See-Saw,
con sezione d'archi, e Remember A Day, in versioni più soffici
e orecchiabili, annunciano una musica d'atmosfera tutta giocata sui
timbri e sui colori.
La title-track dura quasi dodici minuti ed è un tentativo più
consistente di sconfinare nell'avanguardia. Il trip allucinogeno si
sublima in una religiosità totale, imponente e spaventosa, che
fonde liturgie cristiane e orientali in un unico anelito cosmico. I
grappoli pianistici di note, i rumori che sferragliano in sottofondo,
le voci elettroniche che riempiono gli spazi vuoti, le fitte
organistiche, la batteria apocalittica e il timbro lancinante della
chitarra, i giochi dissonanti, le grandinate armoniche casuali; sono
quanto di più ardito la psicadelia abbia mai tentato. Il movimento
ascensionale stabilisce un ordine rigoroso, e tonale, del disordine
spontaneo ostentato dai singoli strumenti.
L'organo da cattedrale a piena tastiera e il coro gregoriano che
chiudono in crescendo su toni lugubri e celestiali questo concerto in
tre movimenti (il primo rumoristico, il secondo percussivo, il terzo
tastieristico-corale) sigillano l'intervento più magistrale del rock
in area di contemporanea. Il coro finale si spalanca su abissi immani,
seducenti e terribili.
Piero Scaruffi
da Storia del Rock (underground & Progressive 1967-1973) - 1989
ed. Arcana
- More
original
motion pictures soundtrack
(1969) EMI cdp 7 46386 - cd
1. Cirrus Minor - 2. The Nile Song - 3. Crying Song - 4. Up The Khyber - 5. Green Is The Colour - 6. Cymbaline - 7. Party Sequence - 8. Main Theme - 9. Ibiza Bar - 10. More Blues - 11. Quicksilver - 12. A Spanish Piece - 13. Dramatic Theme
Musicians:
David Gilmour, Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright
Produced by Pink Floyd
Dopo questo disco i Pink Floyd
divennero sinonimo di musica d'atmosfera, di colonna sonora per film
underground (ne realizzarono tre in pochi mesi), e di spetacoli
sperimentali. More (1968), la terza colonna sonora, è un disco
semplice e grazioso, senza le ambizioni sperimentali di Saucerful
Of Secrets e senza la genialità irriverente di The Piper At
The Gates Of Dawn.
Da qui ha inizio la dominazione di Waters, che firma undici brani su
tredici e imprime una direzione ben precisa al sound del gruppo con Cirrus
Minor (delicato impressionismo silvestre con organo da cattedrale
e cinguettio di sottofondo), The Nile Song (un hard rock
licantropo), Cymbaline (fragile serenata per flauto, chitarra,
pianoforte e canto in sordina) Main Theme (un breve strumentale
da salotto), Quicksilver (il pezzo sperimentale, cupo e
rarefatto) canzoni sofisticate impreziosite dal timbro
spaziale-spichedelico. More mette a nudo le incertezze di
Waters, incapace di seguire le orme di Barrett e ancora indeciso fra
le libidini avanguardistiche e la musica leggera.
Piero Scaruffi
da Storia del Rock (Underground & Progressive 1967-1973) - 1989
ed. Arcana
- Ummagumma
(1969) Harvest 3 c 154 04222 - vinile
1. Astronomy Domine - 2. Careful With That Axe,
Eugene -
3. Set The
Controld For The Heart Of The Sun - 4. A Saurcerful Of Secrets - 5. Sysyphus - 6. Grantchester Meadows - 7. Several Species Of Small
Furry Animals Gathered Together In A Cave And Growing
With A Pict -
8. The
Narrow Way -
9. The
Grand Vizier's Garden Party
Musicians:
David Gilmour, Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright
Produced by Norman Smith
Cover by Hipgnosis
Nel 1969 vede la luce la loro opera
più ambiziosa, il doppio Ummagumma, consistente in un disco
dal vivo che raccoglie quattro versioni allungate di altrettanti
cavalli di battaglia cosmico-lisergici e in un disco di studio,
suddiviso in quattro parti, una per ogni componente del gruppo.
I pezzi dal vivo sono Astronomy Dominè, Set The Controls
For The Heart Of The Sun ( in una versione assai più cerimoniale
ed esoterica, orientale e cosmica), A Saucerful Of Secrets (in
versione romantica, con struggente inno finale di Gilmour soltanto
gridato, sugli accordi religiosi dell'organo), e un inedito Careful
With That Axe, Eugene, brano thriller che si trasina sttovoce per
orientalimi ipnotici e bisbigli soprannaturali in un'atmosfera di
tragedia incombente, e che all'improvviso viene squarciato da un urlo
lancinante, con blocchi di musica che schizzano da tutte le parti;
disintegrato, si riavvolge si se stesso e riprende soffice e
innocente, in agguato per un'altra vittima, metà amplesso metà trip,
metà incubo metà delirio.
Il disco di studio è una rigorosa e pretenziosa teorizzazione
dell'ideologia musicale dei quattro, ciascuno "intervistato"
dall'angolatura del suo strumento. Le quattro parti dell'opera sono
altrettanti esperimenti armonici eseguiti in perfetta libertà.
David Gilmour, nelle tre parti di The Narrow Way, è il più
incerto, vicino com'è a un concetto di musica da salotto,
intelligente e raffinata ma sopratutto distensiva. La sua chitarra si
ripete all'infinito (ora folk ora heavy, ora hawaiana ora acida), come
in una serie di variazioni minimaliste, lasciando all'elettronica il
compito di vivacizzare l'amosfera on piccoli vortici dissonanti, ma
quando l'elettronica viene a mancare scade in un melodico soft rock
per famiglia cullato da un lento ritornello lisergico.
Nick Mason, nel pur affascinante The Grand Vizier's Garden Party,
gioca con le percussioni prendendosi troppo sul serio, si comporta
come un bambino che voglia scoprire tutti i reconditi segreti sonori
dei suoi strumenti-giocattolo, ma ottiene miscele tanto suggestive da
farsi perdonare certe ingenuità. La molteplicità dei rumori e il
loro trattamento elettronico sono di capitale importanza: da questo
sterile esercizio avrà infatti origine la prassi di arrangiamento
"rumoristico" che diventerà un marchio di fabbrica del
complesso.
Richard Wright tenta la carta del sinfonismo, e nell'imponente Sysyphus
(in quattro movimenti) per la prima volta il complesso si misura
con la musica classica. Wright estrae con disinvoltura dalle tastiere
gli effetti voluti, distribuisce tocchi da rozzo dilettante e da
concertista smaliziato, ma si rifugia anche lui nel figurativismo
magico quando quando si è spinto troppo oltre i propri mezzi. A una
minacciosa apertura sinfonica fa seguito una breve sonata di pianismo
romantico; una tempesta di dissonanze pianistiche e un pezzo da camera
per sole percussioni introducono il finale sospeso e metafisico, un
crescendo spaventoso dalla quiete campestre all'uragano cosmico.
Rogers Waters contribuisce con due sue tipiche ballate: Grantchester
Meadows, delicata confessione acustica cn chitarra folk e uccelli
elettronici; e Several Species Of Small Furry Anumals, rapsodia
indemoniata per voci elettroniche e percussioni che simulano un
tripudio di bestioline di bosco. Waters, più umano di Wright, meno
banale di Gilmour e più dotato di Mason, trova il tanto cercato
giusto equilibrio fra sperimentalismo e soft rock; ma si tratta di un
avvenimento infausto.
Proprio con quest'opera monumentale, che dovrebbe consacrarli alla
testa del rock d'avanguardia, i Pink Floyd si confermano nel complesso
musicisti naif e mediocri, sensibilmente meno geniali che nelle prime
prove; più dotati per il sound d'atmosfera, molle e dolce, che non
per le astruse alchimie da conservatorio.
Piero Scaruffi
da Storia del Rock (Underground & progressive 1967-1973) - 1989
ed. Arcana
- Atom Heart Mother
(1970) Harvest CDP 7 46381 - cd
1. Atom Heart Mother (Mason. Gilmour, Waters,
Wright, Geesin)
a)
Father's Shout - b)Breast Milky - c)Mother Fore - d)Funky
Dung - e)Mind Your Throats Please - f) Remergence
2. If (Waters) - 3. Summer '68 (Wright) - 4. Fat Old Sun (Gilmour) - 5. Alan's Psychedelic
Breakfast (Pink
Floyd)
a) Rise
And Shine - b) Sunny Side Up - c)Morning Glory
Musicians:
David Gilmour, Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright
Produced by Pink Floyd
Recorded at EMI Studios
Engineering by Peter Brown and Allan Parson
E' il primo disco dei Pink Floyd a potersi fregiare a pieno titolo
dell'etichetta progressiva: brani notevolmente allungati, una concept
suite lunga un'intera facciata, atmosfere epiche e sinfoniche, una
ballata acustica (If) e qualche traccia di post psicadelia sono
i tratti caratteristici di uno stile in rapida maturazione.
Chitarre acustiche, orchestra, trombe, archi e coro, suoni
cristallini, basso e organo, una perfetta suite che dà il titolo al
disco: è l'affermarsi degli arrangiamenti sulle composizioni, che non
sono poi così memorabili.
In chiusura un breve ricordo di anarchia barrettiana, Alan's
Psychedelic Breakfast.
Sono ancora i Pink Floyd di Gilmour, più che di Waters, ma è
sopratutto opera di un collettivo più ampio, che comprende il
tecnico/compositore Ron Geesin e l'intero staff della EMI e degli
studi di Abbey Road.
La mucca di copertina rimane una delle icone più famose del
progressive inglese.
Cesare Rizzi
da Progressive &
Underground, ed. Giunti
- Meddle
(1971) Harvest cdp 7 46034 - cd
1. One Of These Days 5.57 - 2. A Pillow Of Winds 5.07 - 3. Fearless 6.05 - 4. San Tropez 3.40 - 5. Seamus 2.13 - Echoes 23.31
Musicians:
David Gilmour, Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright
Produced by Pink Floyd
Recorded atr Air Studios, Abbrey Road Studios and Morgan
Studios, London 1971
Engineering by Peter Bown and John Leckie
Cover photo Bob Dowling
Se il precedente rimane più amato dai fans, questo è però molto
più fluido e perfezionato sulla strada che porta a The Dark Side
Of The Moon.
L'orchestra ha lasciato spazio alle tastiere e al basso di Waters, che
incalza furioso sin dall'inizio di One Of These Days. E' uno
stile cha ha bisogno di ampi spazi strumentali e di una certa
solennità ritmica per dare il meglio, ma anche di un pubblico
disposto a perdersi in mezzo a una musica che somiglia sempre più a
certi fumi stupefacenti.
Anche qui c'è una suite lunga tutta una facciata, la cui trasognata
suggestione non lasciava supporre sviluppi così clamorosi.
Il disco successivo (Obscured By Clouds), colonna sonora del
film La Vallèe, è soltanto un momento interlocutorio in attesa che
prenda forma il capolavoro.
Cesare Rizzi
da Progressive & Underground, ed. Giunti
- Relics
(1971) EMI c 048 50740 - vinile
1. Arnold Layne (S. Barrett) - 2. Interstellar Overdrive (Pink Floyd) - 3. See Emily Play (S. Barrett) - 4. Remeber A Day (R. Wright) 5. Paint Box (R. Wright) - 6. Julia Dream (R. Waters) - 7. Careful With That Axe,
Eugene (Pink
Floyd) - 8. Cirrus
Minor (R.
Water) - 9.
The Nile Song (R.
Waters) - 10.
Biding My Time (R.
Waters) - 11.
Bike (S.
Barrett)
Musicians:
Syd Barrett, Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright,
David Gilmour
Produced by Norman Smith, Pink Floyd, Joe Boyd
Cover draw by Nick Mason
- The Dark Side Of The Moon
(1973) Harvest cdf 7 46001 - cd
1. Speak To Me/Breath In The
Air 3.57 -
2. On The
Run 3.31 -
3. Time 7.05 - 4. In The Great Gig In The Sky
4.47 - 5. Money 6.23 - 6. Us And Them 7.48 - 7. Any Colour You Like 3.25 - 8. Brian Damage 3.50 - 9. Eclipse 2.06
Musicians:
David Gilmour, Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright,
Dick Perry, Clare Torry
Produced by Pink Floyd
Recorded at the Abbey Road, London between June 1972 and
January 1973
Engineering by Alan Parson
Nessuno avrebbe scommesso su un disco come The Dark Side Of The
Moon, abile concentrato di molti ingredienti ma non così
straordinario e irripetibile come ha deciso la storia.
Le canzoni di Waters sono buone ma non così memorabili (a volte anche
banali come Money); ciò che le ha rese straordinarie e
indimenticabili è stato il tessuto sonoro nel quale sono state
immerse, quel tipico incedere lento ma regolare tra effetti sonori e
vari toni di grigio che ha fatto la fortuna dei Pink Floyd.
Per la storia è il disco di maggior successo dell'epoca progressiva,
uno degli album più famosi e venduti di tutti i tempi (oltre 30
miglioni di copie vendute, più di 700 settimane nelle classifiche
americane, vende tutt'ora 50.000 copie al mese), uno dei grandi esempi
di estetica rock; paradossalmente non è però riuscito a raggiungere
la vetta delle classifiche inglesi, fermandosi al secondo posto(...)
(...) Ancor oggi si può apprezzare lo straordinario lavoro di studio
effettuato all'epoca, una cura del suono che forse non ha eguali; se
per alcuni non è il miglior disco dei Pink Floyd è sicuramente il
più rappresentativo, anche perchè da lì in avanti inizia a essere
abile mestiere più che sincera fede progressiva.
Cesare Rizzi
da Progressive & Underground, ed. Giunti
- Wish You Were Here
(1976) Harvest cdp 7 46035 - cd
1. Shine On You Crazy Diamond (part one) 13.33 - 2. Welcome To The Machine 7.26 - 3. Have A Cigar 5.07 - 4. Wish You Were Here 5.40 - 5. Shine On You Crazy Diamond (part two) 12.21
Musicians:
David Gilmour, Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright,
Dick Parry, Roy Harper, Vanetta Field, Carlena Williams
Produced by Pink Floyd
Recorded at Abbey Road Studios, London, January to July
1975
Engineered by Brian Humphries
Il dopo The Dark Side Of The
Moon è l'inizio di un'altra storia per i Pink Floyd; Wish You
Were Here contiene forse tracce più rilevanti di progressive ma
patisce inesorabilmente il confronto con la strabigliante sorte del
precedente. E' un disco dalla vaga trama concept, dedicato con una
punta di nostalgico affetto al vecchio compagno Syd Barrett (anche se
nessuno lo ha mai confermato), il quale fece una rapida apparizione in
studio alla fine delle sedute e quasi non fu riconosciuto, tanto era
cambiato.
L'attaccamento alle origini nasconde in realtà un momento di vera
crisi interna, il primo dall'inizio della carriera, un repentino
raffreddamento dei rapporti che coinvolge tutti e quattro i musicisti,
che si traduce in una lavorazione difficoltosa e svogliata, in molti
ripensamenti, e in crepe interne sempre più vistose.
All'ascolto sono lunghi brani d'atmosfera, che si sviluppano intorno
al tema di Shine On You Crazy Diamond, che prende forma lungo
il disco per raggiungere il culmine nella parte finale. In mezzo,
frutto delle indecisioni di cui sopra, sono stati inseriti Welcome
To The Machine, Have A Cigar (con la voce di Roy Harper), Whish
You Were Here (con il violino di Stephane Grappelli, che però non
si sente).
Cesare Rizzi da
Progressive & Underground, ed. Giunti
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