Bjork



album in pagina:

- Vespertine
- Selmasong
- Medùlla
- Music From Drawing Restraint
- Homogenic


collabora in:

- Chansons Des Mers Froides
  (Hector Zazou)





Anche la gelida e dimenticata Islanda ha un contributo da offrire alla scena rock: i Sugarcubes sono infatti la prima band locale a varcare i confini dell'isola e a scalare le classifiche inglesi e americane.

Le origini del gruppo vanno rintracciate in oscure formazioni di new wave islandese: i Theyr, i Tappi Tikarras, attivi dal 1980 al 1982, o i Purkurr Pilnikk, in azione dal 1979 al 1983. Questi ultimi diventano Kukl e con questa sigla si fanno conoscere in Inghilterra, frequentando la scena anarchica dei Crass e riuscendo a pubblicare due album. I Sugarcubes nascono nel 1986 con Bjork Gudmundsdottir, Einar Orn Benediksson, Thor Fridrik Erlingsson, Bragi Olafsson e Sigtryggur "Siggi" Baldursson, coadiuvati da alcuni membri membri esterni (il chitarrista Por Eldon, l'organista Melax e, più recentemente, la tastierista Margaret "Magga" Ornolfsdottir). La cantante Bjork è colei che vanta maggiore esperienza, suo marito Thor e anche Bragi si dilettano di poesia mentre Einar è il responsabile della Gramm, prima etichetta indipendente islandese. Johnny Triumph (uno scrittore locale abbastanza noto) è il manager e con il suo contributo i Sugarcubes pubblicano
Birthday, dapprima edito dalla Gramm con testi islandesi (Ammaeli) e poi, nel settembre 1987, pubblicati in Inghilterra dalla One Little Indian, l'etichetta indipendente nata dal fallimento della Crass Record. Birthday diventa singolo della settimana per il Melody Maker, entra nei top 10 delle classifiche indipendenti e anche nella graduatorie nazionali. Il brano è uno dei più suggestivi dei Sugarcubes: la voce stridula di Bjork, un asciutto accompagnamento strumentale, un contenuto lirico insolito e, non ultimo, L'esotica origine del complesso, suscitano clamore. E' Bjork sopratutto a riscuotere i favori del pubblico, per via di una voce erotica e sottile che ne fa una sorta di sex simbol della new wave degli '80, prima ancora che una sua fotografia appaia sui giornali.

Nel gennaio 1988 i Sugarcubes danno alle stampe
Cold Sweat, che inaugura una serie di pubblicazioni in diversi formati, con spreco di remix e versioni alternate. In aprile Deus accompagna il primo album, uno dei dischi più interessanti del 1988, che spunta un quattordicesimo posto nelle classifiche inglesi. Il gruppo ha saputo creare un suono tra i più originali e distintivi degli '80 e Life's Too Good è notevole per inventiva ed efficacia. Stupiscono sopratutto i suoni, lontani dagli standard del rock anglo-centrico, e i testi poetici, a metà tra il naif e il malizioso. A quel punto il gruppo va in tour in Europa e America con notevole successo, e guadagna un contratto con l'americana Elektra. A poche settimane di distanza gli islandesi sono di nuovo in studio con i due fratelli Reid dei Jesus & Mary Chain, per alcune sedute estemporanee che fruttano una serie di nastri; una versione di Birthday, nulla più che una grezza alternate take, viene pubblicata con il nuovo titolo di Christmas.

Dopo la copiosa messe discografica del 1988, il gruppo si tiene in disparte per parecchi mesi. Nella primavera 1989 i Sugarcubes sono in studio con gli americani Miracle Legion per una versione di
Ladies>From Town edita su 12". Tornano poi con un brano come Regina che cerca di ristabilire la magica sintonia di Birthday. Nel 1992 gli Sugarcubes si sciolgono senza rancore, non prima di avere pubblicato il deludente Stick Around For Joy.

Bjork Gundmundsdottir si affaccia dunque ai '90 con un futuro tutto da inventare, a partire dalla pubblicazione di
Gling Glo, registrato con un trio jazz, e dalla collaborazione con Ooops a Ex: El degli 808 State, gruppo culto della scena dance. Va a vivere a Londra e nel giugno del 1993 pubblica il singolo Human Behaviour. Anzichè seguire le coordinate alternative pop degli Sugarcubes, nei suoi lavori solisti si dedica a suoni che si rifanno alla dance, immergendosi nella cultura dei club. Debut è il via di una nuova carriera: il produttore è Nellee Hooper, già con Soul II Soul e Massive Attack, e l'album è successo grazie ad una dance spezzata da breakbeat, arricchita da trame acustiche, da inflessioni pop e scaldata dalla caratteristica voce di Bjork, insieme teatrale e ironica. Il successo della carriesra solista eclissa rapidamente la popolarità della vecchia band: il New Musical Express nomina Debut album dell'anno; la cantante viene premiata come "miglior artista femminile solista" e "miglior esordiente" ai Brit Awards; Debut ottiene il disco d'oro negli USA e quello di platino in Gran Bretagna. Sempre nel 1994 comincia a lavorare al nuovo album solista, si esibisce a Mtv Unplugged ed è co-autrice della canzone che dà il titolo all'album di Madonna Bedtime Stories. Nel 1995 esce Post, realizzato in collaborazione con Nellee Hooper, Tricky, Graham Massey e Howie B. Il primo singolo dell'album, Army Of Me, scritto con Graham Massey degli 808 State, viene inserito nella colonna sonora del film Tank Girl e porta Post verso il grande successo, propiziato anche da un altro hit, It's Oh So Quiet. Oltre a vincere per la seconda volta, nel 1996, il Brit Award come migliore artista donna, Bjork arricchisce le pagine delle riviste non solo musicali: il suo tempestoso fidanzamento con Goldie, star della jungle, una rissa con i fotografi all'aeroposto di Bankok, la bomba che le viene inviata nel 1996, ne fanno una diva da pettegolezzo.

Nel 1996 esce
Telegram, che la vede collaborare con musicisti classici, tra cui il Brodsky Quartet, e che comprende remix dell'intero Post, Homogenic, uscito nell'estate 1997, la vede alle prese con un prodotto meno di tendenza e meno influenzato dal trip hop dei precedenti. Le registrazioni hanno avuto luogo in Spagna, dove l'artista ha vissuto negli ultimi mesi. Da Quel momento, Bjork decide di intrapprendere un'esperienza cinematografica, non senza titubanze. Scritturata da Lars Von Trier per il ruolo della protagonista del suo musical Dancer In The Dark, Bjork si rivelerà un'attrice piena di talento. La sua Selma è un personaggio reale e allo stesso tempo onirico, sospeso tra le asprezze della vita e l'estasi liberatoria del canto. La magistrale interpretazione di Bjork verrà premiata con la Palma d'Oro al Festival di Cannes del 2000. Ma l'attrice "esordiente" annuncia subito dopo di non voler mai più tornare al cinema. Intanto, l'album contenente estratti dalla colonna sonora del film, Selmasongs: Dancer In The Dark, ottiene un buon successo anche fuori dall'Europa. Il singolo I've Seen It All viene candidato all'Oscar come miglior canzone originale. Chiuso il breve e fortunato rapporto con il cinema, Bjork si rituffa nella musica e inizia a lavorare al nuovo album, Vespertine, che si rivelerà la sua opera più intima e personale.

Il 13 agosto 2004, con
Oceania, antipasto del sofisticato Medullà inaugura i Olimpici di Atene. Del 2005, infine, è la colonna sonora del film Drawing Restraint 9 del suo compagno Matthew Barney.

Da
Enciclopedia del Rock de L'Espresso

- Vespertine
(2001) One Little Indian - cd

1. Hidden Place - 2. Cocoon - 3. It's Not Up To You - 4. Undo - 5. Pagan Petry - 6. Frosti - 7. Aurora - 8. An Echo, A Stain - 9. Sun In My Mouth - 10. Heirloom - 11. Harm Of Will - 12. Unison

Aria e fuoco. Bjork sembra vivere sospesa tra terra e cielo, circondata dalle fiamme della passione. Forse è proprio questa sua distanza, questa affascinante estraneità a renderla assolutamente unica.
Il suono dei suoi dischi non ha eguali. Tutti prendono un po' da lei, senza per questo sentirsi in dovere di dare qualcosa in cambio. Bjork è l'incarnazione dell'artista del nuovo secolo, il termometro dello stato dell'arte nel 2001: sganciata dalle logiche del business, astratta e duttile quanto basta per diventare un modello.
La sua indipendenza conduce direttamente in uno spazio alieno, senza recinzioni, da vivere in assenza di ritmi e di melodie ruffiane. Seguendo il suo percorso, Bjork si è spinta oltre i confini tracciati con il commovente
Selmasongs. Vespertine è un disco di elettronica minimalista, di r'n' b lunare, che vive di inquietanti contrasti: le basi chirurgico-rumoristiche dei Matmos e le tracce scavate dai programmatori Valgeir Sigurdson e Marius De Vries convivono con l'arpa di Zeena Parkins, oltre che con la costante presenza degli archi.
Le canzoni sono notturne, sfuggenti, mai di facile presa: in mezzo a questo mistero sonoro (dominato dalle macchine ma carico di un'emotività incredibilmente umana) si aggirano ombre discrete, da Chet Baker a Billie Holiday fino a Tricky.
Vespertine è un disco pieno di intuizioni folgoranti, di genialità difficilmente eguagliabili (It's Not Up To You è di una bellezza celestiale), ma non possiede la semplicità che fa gridare al miracolo. E' una lezione di creatività concettuale, una maniera di fantasie di sconcertante modernità (esemplari, a tal proposito, Cocoon e An Echo, A Stain) ma non è abbastanza confortevole da offrire rifugio alle anime in pena. Canzoni da studiare più che da godere.
Andrea Silenzi da Musiche di Repubblica n° 296 - 13 settembre 2001

- Selmasongs
original motion pictures soundtrack
(2000) Universal 549204 - cd

1.
Overture - 2. Cvalda - 3. I've Seen It All - 4. Scatternead - 5. In The Musicals - 6. 10/Steps - 7. New World

Dancer In The Dark è il titolo del musical di Lars Von Trier vincitore della Palma d'Oro a Cannes, che vede Bjork nei panni dell'eroina Selma una emigrante cecoslovacca e madre single che lavora in una fabbrica dell'America rurale e che trova sfogo nella passione per la musica, specificatamente nei vecchi musicals di Hollywwood. Il dramma è dietro l'angolo perchè Selma sta perdendo la vista e lo stesso accadrà alla figlia se non troverà il denaro sufficiente per curarla... Voluta fortemente dallo stesso Von Trier, Bjork ha vinto il premio come migliore attrice ed ha composto la colonna sonora dell'intero musical, sette canzoni che la vedono inoltre esibirsi in duetti vocali con Thom Yorke e Catherine Devenue. Bjork sembra immedesimarsi completamente nei panni di Selma creando delle musiche sospese tra disperiozione e passionalità.
Un rapporto binario che sta alla base di tutta la colonna sonora. Prima di tutto l'identificazione con l'ambiente, la trasposizione dei rumori circostanti in suono, il dare una forma alla musica correlata alle immagini, ecco quindi l'overture orchestrale diretta da Vincent Mendoza (che già aveva collaborato con Bjork in
Homogenic), epica, drammatica che ci ricorda il dramma dell'imigrazione. Cvalda riproduce i rumori di fabbrica grazie alle tecnologie moderne delle drum machine che si fondono con l'emotività della voce di Bjork, il duetto con Thom Yorke, di I've Seen It All una sorta di bolero evidenzia subito l'altro lato della nostra eroina, fatto di sogni ed ottimismo.
Con il suo musical del 2000 Bjork, crea un efetto stratificato alle sue canzoni, e quindi contrappone alla durezza dei suoni trance (le macchine e cioè l'industria), la dolcezza degli arrangiamenti orchestrali e rivisita a modo suo l'esoticismo hollywoodiano degli anni '50 à la les Baxter e le sperimentazioni space age degli anni '60 stile Esquivel.
Tematicge già care all'islandese, qui ulteriormente approfondite. Ovviamente il valore del disco deve essere considerato nella sua totalità, e cioè legato alle immagini, ma anche il solo ascolto denota una ricerca approfondita e dei nuovi interessanti spunti nell'approcio suono-visione.
Sara Rovera da Buscadero n° 217 ottobre 2000

- Medùlla
(2004) One Little Indian tplp 358 - cd

1. Pleasure Is All Mine 3.26 - 2. Show Me Forgiveness 1.23 - 3. Where Is The Line 4.41 - 4. Vokurò 3.14 - 5. Oll Birtan 1.53 - 6. Who Is It (Carry my joy on the left, carry my pain on the right) 4.07 - 7. Submarine 3.11 - 8. Desired Constellation 3.23 - 9. Oceania 4.56 - 10. Sonnetts/Unrealities XI 1.59 - 11. Ancestors 4.08 - 12. Mouths Cradle 4.02 - 13. Miovikudags 1.24 - 14. Triumph Of A Heart 4.04

Musicians:
Bjork, Tagaq, Mike Patton, The Iceland Choir, Rahzel, Valgeir Sigurdsson, Mark Bell, Peter Van Hooke, Gregory Purhagen, Matmos,
Robert Wyatt, Oliver Alary, The London Choir, Shlomo, Nico Muhly, Jake Davies, Dokaka

Produced by Bjork

Voci: Rahzel (The Roots), Robert Wyatt, Shlomo, Mike Patton, l'eschimese Tagq e altri ancora. Insieme a Bjork sono il "midollo" (come recita il titolo) di un disco che non piacerà proprio per niente a tutti quelli che di lei hanno amato la parte più "trendy" di quando si faceva aiutare con i suoni jungle dal fidanzato Goldie. Ma adesso è ormai chiaro: non è mai stata una rincorsa a cercare di essere "di moda" ma una questione di curiosità, di voglia di sperimentare. Che culmina in questo cd, molto probabilmente il capolavoro di Bjork.
Un disco che fa affiorare entrambe le parti della sua sensibilità. Prima di tutto quella più oscura e, come ama lei stessa affermare, "pagana" di brani di sensualità inquietante come
Pleasure Is All Mine costruito du ansimi e sospiri tra piacere e dolore o la magnifica Oll Birtan per sola voce, che come un'antica incomprensibile litania, ripete le stesse parole per poi dilagare in mille rivoli o la fatata Submarine in cui canta Wyatt. E poi c'è la parte "solare": Who Is It, Oceania (che ha aperto le Olimpiadi), Triumph Of A Heart che chiude l'album come un vero inno alla gioia, con il giapponese Dokaka e la sua assurda, straordinaria incapacità vocale.
Luca Valtorta da Musiche di Repubblica n° 427 - 9 settembre 2002

- Music From Drawing Restraint
(2005) Polydor 9872852 - cd

1. Gratitude - 2. Pearl - 3. Ambergris March - 4. Bath - 5. Hunter Vessl - 6. Shimenawa - 7. Vessel Shimenawa - 8. Storm - 9. Holographic Entrypoint - 10. Cetacea - 11. Antartic Return

Musicians:
Bjork, Will Oldham, Jonas Sen,
Zeena Parkins, Velgeir Sigurosson, Nico Muhly, Mayumi Miyata, Gudrun Oskarsdottir, Samuel Salomon, Akira Rebelais, Shiro Nomura, Shonosuke Okura

Produced by Barbara Gladstone and Mattew Barney
Engineering by Valgeir Sigurosson
Cover photo by Chris Winget

- Homogenic
(1997) Mother 539 166  - cd
1. Hunter - 2. Joga - 3. Unravel - 4. Bachelorette - 5. All Neon Like - 6. Five Years - 7. Immature - 8. Alarm Call - 9. Pluto - 10. All Is Full Of Love

Produced by Bjork
Cover photo by Alexander McQueen