Roxy Music



album in pagina:

- Roxy Music
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For Your Pleasure
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Manifesto
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Avalon


Di fatto una sorta di aristocrazia c'è davvero, e non a caso la nozione aumenta il suo potenziale quando ci si imbatte nel più sofisticato gruppo rock inglese dei Settanta, i Roxy Music. Stranamente quando si ha che fare con loro bisogna porsi in una visuale che è storica e trascendente allo stesso tempo: chiunque volesse tentare un pur vago confronto tra i Roxy e qualche altro gruppo loro contemporaneo si troverebbe a discutere più sulle differenze che sulle convergenze, ma contemporaneamente avrebbe tra le mani il prodotto concreto di una tra le più creative bands di progressive-music degli anni Settanta.

Quello che maggiormente colpisce è l'impossibilità di qualunque filiazione o paternità: i Roxy non sono figli nè padri di nessuno nel mondo del rock; qualunque eventuale riferimento esterno per il loro sound o per la loro poetica o per il show-act risulta puramente casuale, pur se occasionalmente determinato dalla logica interna del discorso. Nessuno prima di loro, nessuno dopo di loro, edonisticamente sospesi in una terra di nessuno le cui linee di demarcazione sono state tracciate profondamente e in maniera assai precisa fin dall'inizio. Così pare impossibile che qualcun altro possa infiltrarsi nel loro territorio per capire i segreti del loro carisma, della capacità che essi hanno di esistere sul nulla. Il peso dell'esser orfani è scorretto da una volontà di autodefinizione e di autodeterminazione rara nel mondo del rock-business.

Del resto le origini stesse dei componenti della band sono talmente eterogenee da non permettere l'identificazione di un comune background formativo. Bryan Ferry, figlio di ex minatore, è attratto dapprima dalle visual-arts (come Bowie, come Mick Jones e tanti altri) e dal cinema in generale. Sceglie così di essere un artista e viene accettato dall'Università di Newcastle-Upon Tyne per lo studio delle Fine Arts. Entra in contatto con la Pop Art per mezzo di Richard Hamilton, suo maestro e consigliere, a sua volta discepolo del surrealista Duchamp.

E' così che Bryan scopre la possibilità di adoperare i dettami di quella esperienza artistica per farli lavorare nel rock medium. Nel frattempo acquista una grossa auto americana ed inizia a recitare la parte del ricco artista dilettante, creandosi un notevole seguito femminile.

Brian Peter George St. Baptiste de la Salle Eno invece esce dal convento cattolico credendo di dover diventare un pittore. Ma presto si rende conto che le sue reali aspirazioni sono rivolte verso un altro campo. Più che la pittura in sè, è interessato dalla possibilità di produrre "eventi visuali". Fin da questo momento egli dimostra la sua abilità come "conceptualist" e le sue teorie coincidono con quelle dell'avanguardia musicale. Frequenta la scuola di Cornelius Cardew, e non perde un concerto di musica contemporanea.

La sua frustrazione consiste nel fatto che non ha mai imparato a suonare alcun strumento, ma appena scopre l'elettronica e i loops si accorge che può accedere alla musica da una differente angolatura: scrive nel 1968 Music For No Musicians e si fa coinvolgere sempre più nel rock.

MacKay, da parte sua, studia per diventare un musicista classico quando il suo interesse viene rapito dalle teorie avant-garde di John Cage. Forma un piccolo gruppo rock alla Reading University, e durante un concerto di musica sperimentale incontra Eno: un evento che si dimostrerà molto più che un puro caso negli anni a venire.

Phil Targett Adams "Manzanera" inizia a suonare la chitarra a dodici anni e continua pochi cantando, suonando la batteria e il basso. Durante l'ultimo anno di scuola forma i Pooh and The Ostrich Feathers con Bill McCormick, Charlie Hayward e Daevid Allen: le loro maggiori influenze sono Frank Zappa, i Soft Machine e i Velvet Underground. Il gruppo poi cambierà il suo nome in quello di Quiet Sun, finchè il disilluso Manzanera lascerà temporaneamente la musica e troverà un impiego alla Clarkson's Travel Agency.

A questo punto della storia i nostri hanno già capito che per poter concludere qualcosa devono frequentare Londra, giungla metropolitana per eccellenza, dove solo si possono allacciare fruttuosi contatti e produttive conoscenze.

Silurato dal suo posto di insegnate in una scuola di ceramiche per ragazze, che, invece di imparare quel poco che Bryan sapeva, si univano a lui in session musicali. Ferry decide seriamente di darsi finalmente da fare per dare una base al suo sogno musicale. Graham Simpson, suo vecchio amico e musicista a sua volta, gli compra un pianoforte e gli insegna a suonarlo, avendo anche egli in mente una combinazione di "arte e rock music" da realizzare con un gruppo di musicisti pieni di talento.

Presto MacKey si presenterà alle audizioni armato di oboe e con un sintetizzatore, ma incapace di usarlo. E' così che verrà contattato anche Eno (gennaio 1971). Manzanera legge l'annuncio sul Melody Maker e si precipita all'audizione: Ma Ferry lo recluta come assistente al mixer e come road-manager. C'è pure David O'List, appena uscito dai Nice di Emerson che può rappresentare la prima vera grossa opportunità di avere un professionista nella band.

Il nome del gruppo scelto sopratutto in base all'interesse che Ferry ha per il cinema. Dopo lunga selezione si opta per "Roxy", un nome che gioca sulla parola rock, ma ciò che richiama, inanzi tutto, è l'immagine del mondo del cinema degli anni '30.

L'idea di Bryan è quella che il pubblico connetta i Roxy con l'immagine del teatro e del cinema, un seme che verrà alimentato, una volta raggiunta una stabile posizione, dallo show-act del gruppo. L'unico problema è che un altro gruppo in America aveva già adottato il nome al quale viene così aggiunto il Music.

Roxy Music è perfetto per affrontare le folle...

Dopo aver tentato inutilmente di vendere alcuni demos, Ferry decide di portare la band "on the road", ma solo privatamente, o in piccoli clubs d'èlite.

Con uil nome e la fama del gruppo che si estende, Ferry tenta nuovamente un contatto con i discografici. La Island in un primo tempo rifiuta. Sarà Robert Fripp dei King Crimson ad aiutare Bryan: dopo averlo provato come cantante per i Crimson, pur avendolo trovato inappropriato per il suo gruppo, lo raccomanda caldamente alla E.G. Music, un piccolo menagement d'avanguardia che aveva puntato le sue carte su personaggi come gli stessi Crimson, Emerson Lake & Palmer e Tyrannosaurus Rex di Marc Bolan. Dapprima la E.G. propende per usare solo Ferry con una band di ottimi session men; ma BRyan rifiuta e presto riesce a convincere David Enthoven della validità del gruppo che ha messo in piedi. Ciò causerà non pochi problemi, visto che la E.G., in quel tempo era commercializzata dalla Island capitanata da Blackwell, una delle case discografiche più avventurose dell'epoca.

Presto Ferry si rende conto che O'List non può essere il chitarrista dei Roxy: è troppo professionale, e Bryan cerca invece un tipo più malleabile: la ricerca per un nuovo chitarrista è brevissima, visto che quel che si cerca è in casa. Phil Manzanera viene promosso sul campo da road manager a chitarrista. Il primo album
Roxy Music è pronto: il materiale è stato provato così tante volte che viene registrato velocemente sotto la guida di un'altra ex-eminenza cremisi: il poeta Pete Sinfield, che indovina un'eccellente produzione per il gruppo.

Le musiche sono graffianti e inusuali:
Remake/Remodel It è l'accettazione della rassegnazione. L'era nucleare è ormai il quotidiano e il tutto è reso con rara maestria dal lavoro al sax di MacKay e sintetizzato dalle diavolerie di Eno.

Fin da questo primo 'Lp si può incominciare a intravvedere la politica commerciale di Ferry: la copertina è quanto meno inusuale, unaKari Ann Moller stupenda, con un disco d'oro ironicamente buttato là, ai suoi piedi. Per realizzare le copertine Ferry chiama attorno a sè un drappello di esperti di moda. Contemporaneamente la Cover serve di indicazione per un approcio alla concezione dell'archetipo femminile di Bryan Ferry stesso. (
Ladytron) Raramente le donne nelle canzoni di Ferry vivono, esistono piuttosto in un mondo crepuscolare di rimembranze. 2HB è un tributo a Humphrey Bogart, e rimanda precisamente al film "Casablanca".

Dal vivo quello che più colpisce è non solo il loro abbigliamento con pelli di leopardo e altre stravaganze, ma sopratutto l'impatto sonoro. A volte si sente una voce provenire da dietro le quinte o la chitarra continuare a suonare mentre Manzanera ha smesso di toccarne le corde: è Eno che si diverte con i Revox e la sua voce particolare per dare quel tocco di magia elettronica. Lo stesso Manzanera talora si stupisce di ascoltare alcune frasi sonore uscite dal suo strumento mentre ne ha suonato altre completamente diverse... Sempre merito di Eno che presto verrà chiamato direttamente on stage, esattamente sul lato opposto di Ferry. Lo scontro Ferry-Eno è alle porte: non c'è posto per due comandanti in uno stesso squadrone. Specialmente quando si tratta di due esibizionisti malati di protagonismo come Eno e Ferry.

Eno attira le folle per il suo ambiguo androginismo, per le sue innovazioni di stampo concettuale, per le diavolerie elettroniche che conferiscono un gusto inconfondibile e queste prime esecuzioni dei Roxy. Ferry lo abbiamo già visto atteggiarsi a viveur, quanto basta per esercitare un forte potere di attrazione sul pubblico sopratutto femminile: qualcuno già parla di dandysmo. Si tratta di un'inguaribile egotismo, un'autocrazia sensuale ma sotterraneamente dispotica e protagonista.

Durante un concerto in America le folle acclamano a tal punto Eno che Ferry decide di silurarlo definitivamente. Jean Baptiste de la Salle esce dalla scena con dignità, la competizione essendo maggiormente sentita da Ferry, e poi lui non vuole avere a che fare con un gruppo che non è il suo. Anche se i fans sgridano alla sventura e il resto del gruppo è spiritualmente con Eno, Ferry se ne esce con una mossa astutissima: va a reclutare Edwin Jobson, che ha appena finito di lavorare con i Curved Air di Air Cut. La mossa è chiara: il contratto è talmente instabile che Eddie può essere mandato via senza preavviso, e chi è più malleabile di un giovane ragazzo pieno di talento in cerca di fama?

Eno partecipa ancora al secondo album Roxy,
For Your Pleasure, dove appare una conturbante Amanda Lear con una pantera al guinzaglio: poco distante c'è Mr. Ferry in auto sorridente. E' ancora il tempo in cui il gruppo viene scambiato per una band di glam rock al seguito di personaggi come Gary Glitter e Co. Eppure le musiche parlano chiaro: Do The Strand è l'inno dei Settanta, il resoconto che anche se il sessantotto era senza senso una cosa: almeno ha lasciato la danza della decadenza, e allo stesso tempo il giubilo e l'apocalisse della gioventù del momento. Ferry si fa filosofico ed esistenzialista in Strictly Confidential e saluta nuovamente un vecchio amore con occhi di piscina e corpo da tentatrice in Beauty Queen. Non sa dove finiscono i sentimenti, ma la risposta arriva con Editions Of You, accettazione dell'impermiabilità ai rapporti interpersonali.

In
Every Dream Home A Heartache c'è la definizione completa dell'amante ideale.

The Bogus Man è la riprova che i Roxy ci sanno fare: una veduta dalla finestra di un grattacielo della giungla del futuro che si prepara e del tempo che inesorabilmente trascorso minuto per minuto: Eno è il maestro in questo brano che resterà per molto tempo una sorta di inno per i Roxy.

In Europa esplode una vera e propria Roxy Mania: vincono il Grand Prix Du Disque al Festival di Montreaux per il miglior disco dell'anno. Se eno viene silurato con tanta sollecitudine è anche perchè Ferry intanto si è reso conto che il gruppo è abbastanza forte, che la sua immaine pubblica è piuttosto stabile e che può ormai far affidamento sulle proprie indubbie capacità di fascino.

Stranded terzo capitolo della storia, sarà un album straordinario, pur nella dipartita di Eno, che da parte sua si sta riorganizzando, sommesso dai debiti e ha inciso No Pussyfooting con Fripp mentre l'orizzonte dell'elettronica finisce di svelargli il segreto di un successo sicuro basato su idee intelligenti.

Dal 1974 Eno non apparirà più in pubblico, pur collaborando ininterrottamente con i maggiori personaggi del music world.

Il terzo album dei Roxy vede la presenza di Gustafson, al basso, il successore più probabile di Simpson e Porter.
La sua linea di basso è perfetta in quel piccolo gioiello di musica universale e senza tempo che è
A Song For Europe, vero capolavoro di un Ferry ancora impegnato a fare considerazioni sul tempo che fugge, che lascia solo momenti persi nella continua interrogazione di un ricordo e che vanifica ogni progetto futuro.

In apertura l'album si presenta con un inno alla commercialità, mai così azzeccato, come
Street Life, celebrazione della street chic caratteristicamente ambivalente, forse un richiamo di Ferry alle menzogne della stampa che gli stanno facendo perdere la testa. L'album è più sperimentale che mai e finalmente anche MacKay e Manzanera sono ammessi alle composizione di alcuni brani. Il ruolo dittatoriale di Ferry è ancora abilmente dissimulato: fatto sta che è lui a prendere il 70% degli introiti del gruppo. Non bisogna dimenticare, tra l'altro, l'uscita di These Foolish Things, il primo "solo" di Ferry, ottima occasione per contattare Eddie Jobson e legarlo poi ai Roxy e per suonare con altri musicisti. Per l'album, Ferry sceglie pezzi altrui, ma l'esperienza di suonatore con gente nuova lo stimola moltissimo.Continua tra l'altro l'esposizione sempre più cruda di corpi seminudi di fanciulle, come quello notevole di Marylin Cole, Playmate Of The Years 1972 di Playboy su Stranded.

Nelle intenzioni di Ferry, in realtà, doveva esserci più giungla che donna, ma l'effetto finale fu quello che oggi adorna la copertina dell'Lp. Ogni modella dei dischi dei Roxy, giova ricordarlo per inquadrare a fondo la personalità del leader del gruppo, avrà a che fare con Mr. Ferry; storie d'amore estremamente romantiche che lasceranno una traccia profonda nei testi delle più belle love songs dei Roxy Music. Dee di cartapesta da ammirare finchè il mondo non finisce per rivelarne la reale fragilità. La storia è abituale: Ferry si fa coinvolgere da donne dalla bellezza impossibile, per trasformarle in madonne e sirene da glorificare nelle sue canzoni.

Nel 1974 vedono la luce
Another Time, Another Place di Ferry, che batte ora la strada dei motivi MOR con grande successo, e In Search Of Eddie Riff, emblematico album di MacKay che tenta di esplorare tutte le capacità espressive del versatile sassofonista.
Ferry viene accusato sempre più dalla stampa di essere soltanto un poseur. E' il periodo dell'abbigliamento Nazi, con shows a base di fumi nebbiosi e scritte RM luminescenti: un altro recupero del passato hollywoodiano del film muto attraverso la pseudo-impersonificazione da parte di Ferry di Rodolfo Valentino.

Una figura un po' sbiadita in realtà, la più accurata e pretenziosa del nostro. L'immagine dittatoriale di Ferry, occultata dalla apparente democrazia nella composizione delle canzoni, si rivela nel fatto essenziale che i Roxy stanno diventando il gruppo privato di Bryan.

Esce
Country Life; la band che la stampa attende al varco, si afferma solida e sicura: l'album è un piccolo capolavoro. C'è la ricerca di uno sbocco verso soluzioni più pragmatiche e meno desolatamente romantiche: basterebbe ricordare la stupenda Out Of The Blue, mentre All I Want Is You ci porta ad un nuovo modello di love song. Ferry sta cercando anche nuovi temi in cui sublimare e trasferire le sue liriche disperatamente sensuali; Tryptych presenta in tre versi la morte e la promessa della seconda venuta di Gesù Cristo: che l'edonismo di Ferry si stia facendo catturare da qualche forma religiosa?

Dopo un terribile tour americano, in cui il posto al basso viene preso dall'ex-Crimson John Wetton, i Roxy tornano in studio: esce
Sirene, ma sembra un album composto solo per far numero: i Roxy sono stanchi e disorientati dalle ultime esperienze del tour americano, per la maggior parte rivelatosi un fallimento. Ferry ora è legato a Jerry Hall, dicianovenne modella che diviene la sirena della copertina. Solo Love Is The Drug fa sperare in una rinascita, brano al livello di Street Life, e The Thrill Of It All, ma il resto cade nel vuoto. Non in senso estetico, perchè professionalità e raffinatezza rimangono, solo che non c'è innovazione. Nightingale vede Ferry cimentarsi con profondità Keatsiane, ma il ridultato è imbarazzante trito. Sia Manzanera che MacKay sono stufi di essere l'appendice di Bryan Ferry. I Roxy si sciolgono a causa di una tensione snervante che cresce giorno dopo giorno.

Mackay viene investito di richieste di lavoro, guadagna abbastanza per scomparire in Cina e ritornare con
Resolving Contraddiction. Anche Manzanera, intanto ha inciso Diamond's Head, uno dei suoi più fini lavori e si impegna a fondo per compilare Viva Roxy Music!, un live da mozzare il fiato. Jobson reinventa il violino in Out Of The Blue, Change Meeting è coinvolgente come nel primo 'Lp. Manca invece qualunque canzone del fortunato Stranded, forse per un eccesso di autocritica.
L'addio finale arriva col
Greatest Hits, una delle migliori compilazioni mai fatte. Vi si può ascoltare la versione originale di Pyjamarama, Virginia Plain e molto da Stranded.

Durante gli anni dal '76 al '79, mentre divampa il movimento punk, Ferry non perde tempo e approfondisce la sua fama come cantante solista:
Let's Stick Together è una buona mossa commerciale anche se i remakes dei pezzi del primo Roxy Music non hanno tutte queste novità da offrire come si vuol far credere. Sono gli anni in cui Ferry accetta il ruolo che la stampa gli affibia: molte notti sono spese nei migliori quartieri jet-set della città.

In Your Mind è più ambizioso: tutte canzoni scritte da Ferry stesso. Poi un lungo periodo di riposo e meditazioni in America. Nel settembre '78 esce The Bride Stripped Bare, titolo tratto da un lavoro di Duchamp. Un lavoro introspettivo, che vede Ferry vicino alle posizioni esistenziali dei Dada, di cui Duchamp aveva fatto parte. Ferry libera la sua anima, ma la critica e il mondo sono interessati al suo corpo.

Scoraggiato dall'intento di continuare come solista, Ferry riunisce i Roxy. Viene aggiunto il giovane Tibbs, ex-Vibrators; completano le file Spenner e Carrack.
Thrash I e II, uscite come single, preannunciano un buon 'Lp. Fin dalla copertina ci son novità: oro solo manichini, Ferry è stufo delle modelle e vuole donne con cui parlare. Il senso della teatralità è vivo in Manifesto e la critica è attratta dalla forma West Side, East Side, speculare contrapposizione di musiche opposte e complementari; notevoli sopratutto Stronger Through The Years e Still Falls The Rain con notevoli lavori di Manzanera. Una vera canzone d'amore è Dance Away, completa nel suo fatalismo. Manifesto entra nei Top 30 delle charts americane sotto gli occhi increduli di Ferry. Un'accoglienza ancor più calorosa verrà riservata ai Roxy con lo stupendo Flesh & Blood.

Over You è un hit per eccellenza, il sound della ritmica è rinnovato da tre batteristi (Thompson è scomparso), guidati dall'ansia di Ferry di esplorare nuove possibilità: difficile adattare un heavy metal drummer come Thompson alle ultimissime esigenze di musica fantasticamente raffinata e delicata come le nuove Same Ol Scene. I Roxy sembrano aver dimenticato le toppe di Siren e la freddezza di Manifesto: più che di innovazioni qui si ammira il dolce, malleabile ma impeccabile professionismo, l'eterea e invalicabile perfezione degli arrangiamenti.

Due ragazze scagliano frecce verso alte mete sulla cover... Ferry trova finalmente pace ai suoi sentimenti sposandosi, e
Avalon, corona gli ultimi sforzi. Un album perfetto, delicato, le cui composizioni toccano i vertici della "musica senza età", godibile da una larga fascia di ascoltatori. Come non registrare nel cuore More Than This, Avalon Take e Change With Me, To Turn You On, solo per citarne alcune... Sulla copertina luoghi esoterici e mistici, un'armatura guarda verso orizzonti di edonismo totale. I Roxy hanno toccato il loro punto massimo: estensione totale dei progetti di Mr. Ferry, collaborazione fino alla fusione degli intenti, identificazione con l'oggetto delle loro musiche.

Oppure totale subordinazione di ogni spunto creativo alla massiccia autocrazia di Bryan Ferry, totale spersonalizzazione dei componenti del gruppo per completare un'immagine ora troppo importante per essere sciupata da ripicche personali. Ma si sa, nel mondo del business del rock, questi sono particolari di irrivelante importanza.

Alessandro Staiti da Mucchio Selvaggio n° 65 giugno 1983


- Roxy Music
(1972) Eg egcd 6 cd

1. Re-Make/Re-Model
5.12 - 2. Ladytron 4.20 - 3. If There Is Something 6.30 - 4. Virginia Plain 2.58 - 5. 2HB 4.27 - 6. The Bob (Meddley) 5.45 - 7. Change Meeting 2.55 - 8. Would You Belive? 4.54 - 9. Sea Breezes 7.02 - 10. Bitters Ens 2.06

Musicians:
Bryan Ferry, Phil Manzanera, Andrew Mackay, Paul Thompson, Brian Eno, Graham Simpson

Produced by Peter Sinfield
Recorded at Command Studios, London, March 1972
Engineering Andy Hendriksen
Cover photo by Karl Stoecker

- For Your Pleasure
(1973) Polydor 2310 551 - vinile

1. Do The Strand
4.00 - 2. Beauty Queen 4.35 - 3. Strickly Confidential 3.42 - 4. Editions Of You 3.40 - 5. In Every Dream Home A Heartache 4.25 - 6. The Bogus Man 9.22 - 7. Grey Lagoons 4.11 - 8. For Your Pleasure 6.58

Musicians:
Bryan Ferry, Phil Manzanera, Andrew Mackay, Paul Thompson, Brian Eno, John Porter

Produced by Chris Thomas and Roxy Music
Recorded at Air Studios, London on February 1973
Engineering John Middleton and John Punter
Cover photo by Karl Stoecker

E' il disco con Amanda Lear in copertina (le cronache rosa parlarono di una  relazione tra la fotomodella di allora e Ferry), ritratta da Karl Stoecker in campo noir con al guinzaglio una pantera. Non si tratterà di un dettaglio: perchè la complessiva importanza iconica, la coerenza progettuale sottesa all'album, dal suono all'immagine, dalla concezione della scaletta, ai temi delle liriche, all'aspetto promozionale, fanno di questa pagina una pietra miliare nella storia del rock tutto.
Colpisce poi l'attitudine fondamentalmente post-moderna. Visibile già dalle liriche.
I brani di For Your Pleasure sembrano metabolizzare, in un gioco sottilissimo di rimandi, tutti i possibili linguaggi altri sino a quel momento sperimentati dal rock: convergono qui il progressive, il kraut, il funky, il blues, il sinfonismo, il Canterbury sound, il glam, il rock'n 'roll delle origini, la novelty, il movimento rock in opposition, il jazz rock. E tutto alimenta l'inarrestabile urgenza del gruppo di portare ai suoi massimi esiti il formato canzone, in una forse mai più ripetuta sarabanda art pop. Impressionante il programma.
L'album si apre con Do The Strand: forsennata, eccessiva, demoniaca, un montare di maree che muove dall'attacco in medias res del cantato di Ferry e si scompagina nel minimalismo del break centrale. Beauty Queen dalla magnifica parte vocale è una ballad di marca blues che scaturisce da un riverbero elettrico e diviene lirismo in salsa delay e duplicità di ritmi che si insinuano in vicendevole gioco di incastri. Stictly Confidential è l'amore infelice vergato tra Van Der Graaf Generator e Bowie, associando oboe e dissonanze di chitarra. Editions Of You porta a un ulteriore grado di maturazione la nevrosi urbana di Virginia, in un parossistico dialogo del sax con i toni avant garde della chitarra di Manzanera e del VCS3 di Eno, in realtà un'ascendenza blues risolta in parossismo, altissima nei suoi esiti finali. In Every Dream Home è ballad new wave ante litteram, deserta, disperata, ancestrale, i Tuxedomoon alle prese col pop due lustri prima, con Ferry sacerdote dell'anaffettibilità che fa della sua esecuzione vocale una vera e propria esperienza estetologica di matrice modernista, prima che una coda psycho-blues anestetizzi la tensione emotiva in gioco timbrico. I nove minuti di Bogus Man raccolgono quanto possibile della contemporanea esperienza kraut, ma facendola coincidere con l'avanguardia del Canterbury Sound, il funky, la musica etnica, le coeve sperimentazioni minimaliste e il progressive, eppure, dato realmente impressionante, in contesto squisitamente pop. Forse l'apice di tutto il repertorio Roxy Music. Sicuramente un punto di non ritorno nella storia del rock: qui Eno matura le intuizioni che trasferirà poi nella produzione di Remain In Light dei Talking Head, ed al post punk ad Arthur Russell, dai Portishead agli Eurythmics di Paint A Rumor, dai Gentle Giant del secondo periodo ai Police, da Jah Wobble alla mutant disco più estrema, citando senza sistema, il futuro dell'art rock guarderà sempre alla monumentale generosità di questo pezzo come ad una fonte di ispirazione inesauribile. Grey Lagoons muove da una rassicurante ambientazione soul glam, per poi evolversi in uno spettacolare gioco di martellamenti honky tonk, pulsazioni funky di basso (questa volta un bravissimo John Porter) e solo di armonica trattata. Magnifica. C'è poi il puro genio delle title track: una lunare e viziosa ballad per voi, tribalismi e suoni filtrati, dove il cantato di Ferry, anche qui in qualche maniera memore di Hammill, ma in esiti di suprema astratezza, è stream of consciousness che prelude al liquido minimalismo psichedelico della sezione strumentale conclusiva. Di nuovo un linguaggio unico, fatto di mille rimandi, fa il suo ingresso nella storia del rock, rivoluzionando, o quanto meno riformulando il concetto di ballad, che da effusione lirica diretta ed espressiva diventa soliloquio mentale pronto a dissolversi nella libera invenzione. Non solo un lontanissimo preludio al post rock, ma un ulteriore punto di non ritorno del pop tutto.
Piergiorgio Pardo da Blow Up n° 124 Settembre 2008

- Manifesto
(1979) Atco ksd 38 114 - vinile

1. Manifesto
5.30 - 2. Trash 2.13 - 3. Angel Eyes 3.32 - 4. Still Falls The Rain 4.11 - 5. Stronger Through The Years 6.13 - 6. Ain't That So 5.39 - 7. My Little Girl 3.18 - 8. Dance Away 4.21 - 9. Cry, Cry, Cry 2.54 - 10. Spin Me Round 5.12

Musicians:
Bryan Ferry, Phil Manzanera, Andrew Mackay, Gary Tibbs, Paul Thompson, Alan Spenner, Paul Carrack

Produced by Roxy Music
Recorded at Ridge Farm and Basing Street
Engineering Rhett Davis, Jimmy Douglas, Phil Brown, Randy Mason
Cover by Bryan Ferry

(...) Siamo nel '79, che cos'è Manifesto?
Innanzi tutto l'album è distintamente separato da due facciate totalmente differenti in fatto di struttura e ispirazione, la East Side rappresenta l'Europa, il grande e meraviglioso Vecchio Continente e anche l'old-style dei Roxy, la vecchia e gorgogliante atmosfera da "une nuit a Paris" e l'estasi impulsiva dei passati brani.
La West Side è invece l'America, il nuovo mondo che essi cercano di schiudere con i coreti, i ritmi funky, l'istrionismo dollaresco che da sempre cova in Ferry. Intendiamoci, entrambe le facciate sono costruite dal suono Roxy Music e si sente perfettamente.
La East Side è quella che preferisco, indubbiamente. Due sono i nuovi capolavori, imprevedibilmente sfornati in un giro di neo-armonie cariche di antichi splendori;
Manifesto, la canzone è enorme. Tastiere semovibili languidamente lanciate in un tessuto ritmico-ripetitivo concentrato sul bassista Gary Tibbs (nuovo elemento stabile, ex Vibrators) e sulla batteria di Thompson, strappi di chitarra e sax, poi arriva Bryan e la sua voce proviene dagli antri di una sirena su una azzurra copertina, sembra di essere ancora quindicenni in un mare di figure ambigue che si imprimono sulla carta. Ferry emana una strana nebbia impercettibile che consegna al pezzo una portata veramente notevole. L'altro "great" è Stronger Through The Years. Ancora Bryan in grande clima di esaltazione con corde vocali filtrate e sdoppiate grazie ad uno strano accorgimento; l'ombra di Bogus Man è alle porte e come allora si insiste sulla ritmica e sugli effetti collaterali, prontissimi e inafferrabili Manzanera e Mackay stridono i loro strumenti nel finale. Poi le altre songs: dalla cesellata Trash a Angels Eyes vicina a durezze new wave mentre la ballata Roxy di Still Falls The Rain è direttamente legata al testo con un finale quasi uguale a Simpathy For The Devil degli Stones.
La West Side è arrogante, maldestra, provocante, l'infelice new-style o presunto tale del gruppo; giacca bianca con cravattino a nodo stretto, pantaloni larghi e party sulle colline hollywoodiane.
Ain't That So fa immediatamente arrivare i coretti, l'incedere del Rhythm and blues meno avvincente e il divertimento nel fondere il tutto in caratteristiche di estrema eleganza.
My Little Girl e Dance Away sono le meglio riuscite e specie la seconda, che si auspica sia la dimensione più attuabile di questa scelta, assomiglia proprio a una "Bitter-end" in piena arzigogolatura da salotto lussurreggiante di una villa americana ma Cry, Cry, Cry e Spin Me Round sono pessime, davvero mal riuscite e qui Ferry calca troppo la mano senza combinare nulla.
Finisce il disco,
Manifesto è tutto qua, luci e ombre sulla fotografia scattata mentre qualcuno spingeva...sì. è un po' mossa; vedremo quindi quale sarà il prossimo volto della musica Roxy, attualmente sempre estremamente personale e molto scivolosa sugli anni che passano, anche se personalmente mi auguro che non predomini la parte West dello "style" a cui pure oggi si può guardare e trasportare su pregevoli livelli.
Sandro Priarone da Rockerilla n° 5 marzo 1979

- Avalon
(1982) Eg egcd 50 - cd

1. More Than This
- 2. The Space Between - 3. Avalon - 4. India - 5. While My Heart Is Still Beating - 6. The Main Think - 7. Take A Change With Me - 8. To Turn You On - 9. True To Lie - 10. Tara

Musicians:
Bryan Ferry, Phil Manzanera, Andrew Mackay, Paul Thompson, Graham Simpson

Produced by Bryan Ferry

Li davano per sciolti già dai tempi di Flesh And Blood (1980). Ma i Roxy Music trovarono il tempo e la voglia per un ultimo scatto di reni. Avalon era un capolavoro di arte pop. In piena era new romantic, Bryan Ferry insegnava ai suoi tanti epigoni come realizzare un disco levogato, flessuoso, seduttivo.
Lontani ormai dalle preoccupazioni avanguardistiche degli esordi, i Roxi Music incarnavano il prototipo dell'eleganza in chiave rock attraverso canzoni struggenti (
Avalon, While My Heart Still Beating), legando in maniera perfetta melodie e sintetizzatori (More Than This, Take A Change With Me), nostalgie e easy listening di altissima qualità. Per qualcuno è il miglior disco dei Roxy Music.
Andrea Silenzi da Musica di Repubblica n° 383 - 4 settembre 2003