Roxy Music
album
in pagina:
-
Roxy
Music
- For
Your Pleasure
- Manifesto
- Avalon
Di
fatto una sorta di aristocrazia c'è davvero, e non a
caso la nozione aumenta il suo potenziale quando ci si
imbatte nel più sofisticato gruppo rock inglese dei
Settanta, i Roxy Music. Stranamente quando si ha che fare
con loro bisogna porsi in una visuale che è storica e
trascendente allo stesso tempo: chiunque volesse tentare
un pur vago confronto tra i Roxy e qualche altro gruppo
loro contemporaneo si troverebbe a discutere più sulle
differenze che sulle convergenze, ma contemporaneamente
avrebbe tra le mani il prodotto concreto di una tra le
più creative bands di progressive-music degli anni
Settanta.
Quello che maggiormente colpisce è l'impossibilità di
qualunque filiazione o paternità: i Roxy non sono figli
nè padri di nessuno nel mondo del rock; qualunque
eventuale riferimento esterno per il loro sound o per la
loro poetica o per il show-act risulta puramente casuale,
pur se occasionalmente determinato dalla logica interna
del discorso. Nessuno prima di loro, nessuno dopo di
loro, edonisticamente sospesi in una terra di nessuno le
cui linee di demarcazione sono state tracciate
profondamente e in maniera assai precisa fin dall'inizio.
Così pare impossibile che qualcun altro possa
infiltrarsi nel loro territorio per capire i segreti del
loro carisma, della capacità che essi hanno di esistere
sul nulla. Il peso dell'esser orfani è scorretto da una
volontà di autodefinizione e di autodeterminazione rara
nel mondo del rock-business.
Del resto le origini stesse dei componenti della band
sono talmente eterogenee da non permettere
l'identificazione di un comune background formativo.
Bryan Ferry, figlio di ex minatore, è attratto dapprima
dalle visual-arts (come Bowie, come Mick Jones e tanti
altri) e dal cinema in generale. Sceglie così di essere
un artista e viene accettato dall'Università di
Newcastle-Upon Tyne per lo studio delle Fine Arts. Entra
in contatto con la Pop Art per mezzo di Richard Hamilton,
suo maestro e consigliere, a sua volta discepolo del
surrealista Duchamp.
E' così che Bryan scopre la possibilità di adoperare i
dettami di quella esperienza artistica per farli lavorare
nel rock medium. Nel frattempo acquista una grossa auto
americana ed inizia a recitare la parte del ricco artista
dilettante, creandosi un notevole seguito femminile.
Brian Peter George St. Baptiste de la Salle Eno invece
esce dal convento cattolico credendo di dover diventare
un pittore. Ma presto si rende conto che le sue reali
aspirazioni sono rivolte verso un altro campo. Più che
la pittura in sè, è interessato dalla possibilità di
produrre "eventi visuali". Fin da questo
momento egli dimostra la sua abilità come
"conceptualist" e le sue teorie coincidono con
quelle dell'avanguardia musicale. Frequenta la scuola di
Cornelius Cardew, e non perde un concerto di musica
contemporanea.
La sua frustrazione consiste nel fatto che non ha mai
imparato a suonare alcun strumento, ma appena scopre
l'elettronica e i loops si accorge che può accedere alla
musica da una differente angolatura: scrive nel 1968
Music For No Musicians e si fa coinvolgere sempre più
nel rock.
MacKay, da parte sua, studia per diventare un musicista
classico quando il suo interesse viene rapito dalle
teorie avant-garde di John Cage. Forma un piccolo gruppo
rock alla Reading University, e durante un concerto di
musica sperimentale incontra Eno: un evento che si
dimostrerà molto più che un puro caso negli anni a
venire.
Phil Targett Adams "Manzanera" inizia a suonare
la chitarra a dodici anni e continua pochi cantando,
suonando la batteria e il basso. Durante l'ultimo anno di
scuola forma i Pooh and The Ostrich Feathers con Bill
McCormick, Charlie Hayward e Daevid Allen: le loro
maggiori influenze sono Frank Zappa, i Soft Machine e i
Velvet Underground. Il gruppo poi cambierà il suo nome
in quello di Quiet Sun, finchè il disilluso Manzanera
lascerà temporaneamente la musica e troverà un impiego
alla Clarkson's Travel Agency.
A questo punto della storia i nostri hanno già capito
che per poter concludere qualcosa devono frequentare
Londra, giungla metropolitana per eccellenza, dove solo
si possono allacciare fruttuosi contatti e produttive
conoscenze.
Silurato dal suo posto di insegnate in una scuola di
ceramiche per ragazze, che, invece di imparare quel poco
che Bryan sapeva, si univano a lui in session musicali.
Ferry decide seriamente di darsi finalmente da fare per
dare una base al suo sogno musicale. Graham Simpson, suo
vecchio amico e musicista a sua volta, gli compra un
pianoforte e gli insegna a suonarlo, avendo anche egli in
mente una combinazione di "arte e rock music"
da realizzare con un gruppo di musicisti pieni di
talento.
Presto MacKey si presenterà alle audizioni armato di
oboe e con un sintetizzatore, ma incapace di usarlo. E'
così che verrà contattato anche Eno (gennaio 1971).
Manzanera legge l'annuncio sul Melody Maker e si
precipita all'audizione: Ma Ferry lo recluta come
assistente al mixer e come road-manager. C'è pure David
O'List, appena uscito dai Nice di Emerson che può
rappresentare la prima vera grossa opportunità di avere
un professionista nella band.
Il nome del gruppo scelto sopratutto in base
all'interesse che Ferry ha per il cinema. Dopo lunga
selezione si opta per "Roxy", un nome che gioca
sulla parola rock, ma ciò che richiama, inanzi tutto, è
l'immagine del mondo del cinema degli anni '30.
L'idea di Bryan è quella che il pubblico connetta i Roxy
con l'immagine del teatro e del cinema, un seme che
verrà alimentato, una volta raggiunta una stabile
posizione, dallo show-act del gruppo. L'unico problema è
che un altro gruppo in America aveva già adottato il
nome al quale viene così aggiunto il Music.
Roxy Music è perfetto per affrontare le folle...
Dopo aver tentato inutilmente di vendere alcuni demos,
Ferry decide di portare la band "on the road",
ma solo privatamente, o in piccoli clubs d'èlite.
Con uil nome e la fama del gruppo che si estende, Ferry
tenta nuovamente un contatto con i discografici. La
Island in un primo tempo rifiuta. Sarà Robert Fripp dei
King Crimson ad aiutare Bryan: dopo averlo provato come
cantante per i Crimson, pur avendolo trovato
inappropriato per il suo gruppo, lo raccomanda caldamente
alla E.G. Music, un piccolo menagement d'avanguardia che
aveva puntato le sue carte su personaggi come gli stessi
Crimson, Emerson Lake & Palmer e Tyrannosaurus Rex di
Marc Bolan. Dapprima la E.G. propende per usare solo
Ferry con una band di ottimi session men; ma BRyan
rifiuta e presto riesce a convincere David Enthoven della
validità del gruppo che ha messo in piedi. Ciò causerà
non pochi problemi, visto che la E.G., in quel tempo era
commercializzata dalla Island capitanata da Blackwell,
una delle case discografiche più avventurose dell'epoca.
Presto Ferry si rende conto che O'List non può essere il
chitarrista dei Roxy: è troppo professionale, e Bryan
cerca invece un tipo più malleabile: la ricerca per un
nuovo chitarrista è brevissima, visto che quel che si
cerca è in casa. Phil Manzanera viene promosso sul campo
da road manager a chitarrista. Il primo album Roxy Music è pronto: il materiale è
stato provato così tante volte che viene registrato
velocemente sotto la guida di un'altra ex-eminenza
cremisi: il poeta Pete Sinfield, che indovina
un'eccellente produzione per il gruppo.
Le musiche sono graffianti e inusuali: Remake/Remodel It è l'accettazione della
rassegnazione. L'era nucleare è ormai il quotidiano e il
tutto è reso con rara maestria dal lavoro al sax di
MacKay e sintetizzato dalle diavolerie di Eno.
Fin da questo primo 'Lp si può incominciare a
intravvedere la politica commerciale di Ferry: la
copertina è quanto meno inusuale, unaKari Ann Moller
stupenda, con un disco d'oro ironicamente buttato là, ai
suoi piedi. Per realizzare le copertine Ferry chiama
attorno a sè un drappello di esperti di moda.
Contemporaneamente la Cover serve di indicazione per un
approcio alla concezione dell'archetipo femminile di
Bryan Ferry stesso. (Ladytron) Raramente le donne nelle
canzoni di Ferry vivono, esistono piuttosto in un mondo
crepuscolare di rimembranze. 2HB è un tributo a Humphrey
Bogart, e rimanda precisamente al film
"Casablanca".
Dal vivo quello che più colpisce è non solo il loro
abbigliamento con pelli di leopardo e altre stravaganze,
ma sopratutto l'impatto sonoro. A volte si sente una voce
provenire da dietro le quinte o la chitarra continuare a
suonare mentre Manzanera ha smesso di toccarne le corde:
è Eno che si diverte con i Revox e la sua voce
particolare per dare quel tocco di magia elettronica. Lo
stesso Manzanera talora si stupisce di ascoltare alcune
frasi sonore uscite dal suo strumento mentre ne ha
suonato altre completamente diverse... Sempre merito di
Eno che presto verrà chiamato direttamente on stage,
esattamente sul lato opposto di Ferry. Lo scontro
Ferry-Eno è alle porte: non c'è posto per due
comandanti in uno stesso squadrone. Specialmente quando
si tratta di due esibizionisti malati di protagonismo
come Eno e Ferry.
Eno attira le folle per il suo ambiguo androginismo, per
le sue innovazioni di stampo concettuale, per le
diavolerie elettroniche che conferiscono un gusto
inconfondibile e queste prime esecuzioni dei Roxy. Ferry
lo abbiamo già visto atteggiarsi a viveur, quanto basta
per esercitare un forte potere di attrazione sul pubblico
sopratutto femminile: qualcuno già parla di dandysmo. Si
tratta di un'inguaribile egotismo, un'autocrazia sensuale
ma sotterraneamente dispotica e protagonista.
Durante un concerto in America le folle acclamano a tal
punto Eno che Ferry decide di silurarlo definitivamente.
Jean Baptiste de la Salle esce dalla scena con dignità,
la competizione essendo maggiormente sentita da Ferry, e
poi lui non vuole avere a che fare con un gruppo che non
è il suo. Anche se i fans sgridano alla sventura e il
resto del gruppo è spiritualmente con Eno, Ferry se ne
esce con una mossa astutissima: va a reclutare Edwin
Jobson, che ha appena finito di lavorare con i Curved Air
di Air Cut. La mossa è chiara: il contratto è talmente
instabile che Eddie può essere mandato via senza
preavviso, e chi è più malleabile di un giovane ragazzo
pieno di talento in cerca di fama?
Eno partecipa ancora al secondo album Roxy, For Your Pleasure, dove appare una conturbante
Amanda Lear con una pantera al guinzaglio: poco distante
c'è Mr. Ferry in auto sorridente. E' ancora il tempo in
cui il gruppo viene scambiato per una band di glam rock
al seguito di personaggi come Gary Glitter e Co. Eppure
le musiche parlano chiaro: Do The Strand è l'inno dei Settanta, il
resoconto che anche se il sessantotto era senza senso una
cosa: almeno ha lasciato la danza della decadenza, e allo
stesso tempo il giubilo e l'apocalisse della gioventù
del momento. Ferry si fa filosofico ed esistenzialista in
Strictly
Confidential e saluta nuovamente un vecchio amore con
occhi di piscina e corpo da tentatrice in Beauty Queen. Non sa dove finiscono i
sentimenti, ma la risposta arriva con Editions Of You, accettazione
dell'impermiabilità ai rapporti interpersonali.
In Every
Dream Home A Heartache c'è la definizione
completa dell'amante ideale.
The
Bogus Man è la riprova che i Roxy ci sanno fare: una
veduta dalla finestra di un grattacielo della giungla del
futuro che si prepara e del tempo che inesorabilmente
trascorso minuto per minuto: Eno è il maestro in questo
brano che resterà per molto tempo una sorta di inno per
i Roxy.
In Europa esplode una vera e propria Roxy Mania: vincono
il Grand Prix Du Disque al Festival di Montreaux per il
miglior disco dell'anno. Se eno viene silurato con tanta
sollecitudine è anche perchè Ferry intanto si è reso
conto che il gruppo è abbastanza forte, che la sua
immaine pubblica è piuttosto stabile e che può ormai
far affidamento sulle proprie indubbie capacità di
fascino.
Stranded
terzo
capitolo della storia, sarà un album straordinario, pur
nella dipartita di Eno, che da parte sua si sta
riorganizzando, sommesso dai debiti e ha inciso No Pussyfooting con Fripp mentre l'orizzonte
dell'elettronica finisce di svelargli il segreto di un
successo sicuro basato su idee intelligenti.
Dal 1974 Eno non apparirà più in pubblico, pur
collaborando ininterrottamente con i maggiori personaggi
del music world.
Il terzo album dei Roxy vede la presenza di Gustafson, al
basso, il successore più probabile di Simpson e Porter.
La sua linea di basso è perfetta in quel piccolo
gioiello di musica universale e senza tempo che è A Song For Europe, vero capolavoro di un
Ferry ancora impegnato a fare considerazioni sul tempo
che fugge, che lascia solo momenti persi nella continua
interrogazione di un ricordo e che vanifica ogni progetto
futuro.
In apertura l'album si presenta con un inno alla
commercialità, mai così azzeccato, come Street Life, celebrazione della street
chic caratteristicamente ambivalente, forse un richiamo
di Ferry alle menzogne della stampa che gli stanno
facendo perdere la testa. L'album è più sperimentale
che mai e finalmente anche MacKay e Manzanera sono
ammessi alle composizione di alcuni brani. Il ruolo
dittatoriale di Ferry è ancora abilmente dissimulato:
fatto sta che è lui a prendere il 70% degli introiti del
gruppo. Non bisogna dimenticare, tra l'altro, l'uscita di
These
Foolish Things, il primo "solo" di Ferry, ottima
occasione per contattare Eddie Jobson e legarlo poi ai
Roxy e per suonare con altri musicisti. Per l'album,
Ferry sceglie pezzi altrui, ma l'esperienza di suonatore
con gente nuova lo stimola moltissimo.Continua tra
l'altro l'esposizione sempre più cruda di corpi seminudi
di fanciulle, come quello notevole di Marylin Cole,
Playmate Of The Years 1972 di Playboy su Stranded.
Nelle intenzioni di Ferry, in realtà, doveva esserci
più giungla che donna, ma l'effetto finale fu quello che
oggi adorna la copertina dell'Lp. Ogni modella dei dischi
dei Roxy, giova ricordarlo per inquadrare a fondo la
personalità del leader del gruppo, avrà a che fare con
Mr. Ferry; storie d'amore estremamente romantiche che
lasceranno una traccia profonda nei testi delle più
belle love songs dei Roxy Music. Dee di cartapesta da
ammirare finchè il mondo non finisce per rivelarne la
reale fragilità. La storia è abituale: Ferry si fa
coinvolgere da donne dalla bellezza impossibile, per
trasformarle in madonne e sirene da glorificare nelle sue
canzoni.
Nel 1974 vedono la luce Another Time, Another Place di Ferry, che batte ora la
strada dei motivi MOR con grande successo, e In Search Of Eddie
Riff,
emblematico album di MacKay che tenta di esplorare tutte
le capacità espressive del versatile sassofonista.
Ferry viene accusato sempre più dalla stampa di essere
soltanto un poseur. E' il periodo dell'abbigliamento
Nazi, con shows a base di fumi nebbiosi e scritte RM
luminescenti: un altro recupero del passato hollywoodiano
del film muto attraverso la pseudo-impersonificazione da
parte di Ferry di Rodolfo Valentino.
Una figura un po' sbiadita in realtà, la più accurata e
pretenziosa del nostro. L'immagine dittatoriale di Ferry,
occultata dalla apparente democrazia nella composizione
delle canzoni, si rivela nel fatto essenziale che i Roxy
stanno diventando il gruppo privato di Bryan.
Esce Country
Life;
la band che la stampa attende al varco, si afferma solida
e sicura: l'album è un piccolo capolavoro. C'è la
ricerca di uno sbocco verso soluzioni più pragmatiche e
meno desolatamente romantiche: basterebbe ricordare la
stupenda Out
Of The Blue, mentre All I Want Is You ci porta ad un nuovo modello
di love song. Ferry sta cercando anche nuovi temi in cui
sublimare e trasferire le sue liriche disperatamente
sensuali; Tryptych presenta in tre versi la
morte e la promessa della seconda venuta di Gesù Cristo:
che l'edonismo di Ferry si stia facendo catturare da
qualche forma religiosa?
Dopo un terribile tour americano, in cui il posto al
basso viene preso dall'ex-Crimson John Wetton, i Roxy
tornano in studio: esce Sirene, ma sembra un album
composto solo per far numero: i Roxy sono stanchi e
disorientati dalle ultime esperienze del tour americano,
per la maggior parte rivelatosi un fallimento. Ferry ora
è legato a Jerry Hall, dicianovenne modella che diviene
la sirena della copertina. Solo Love Is The Drug fa sperare in una
rinascita, brano al livello di Street Life, e The Thrill Of It All, ma il resto cade nel
vuoto. Non in senso estetico, perchè professionalità e
raffinatezza rimangono, solo che non c'è innovazione. Nightingale vede Ferry cimentarsi con
profondità Keatsiane, ma il ridultato è imbarazzante
trito. Sia Manzanera che MacKay sono stufi di essere
l'appendice di Bryan Ferry. I Roxy si sciolgono a causa
di una tensione snervante che cresce giorno dopo giorno.
Mackay viene investito di richieste di lavoro, guadagna
abbastanza per scomparire in Cina e ritornare con Resolving
Contraddiction. Anche Manzanera, intanto ha inciso Diamond's Head, uno dei suoi più fini
lavori e si impegna a fondo per compilare Viva Roxy Music!, un live da mozzare il
fiato. Jobson reinventa il violino in Out Of The Blue, Change Meeting è coinvolgente come nel
primo 'Lp. Manca invece qualunque canzone del fortunato Stranded, forse per un eccesso di
autocritica.
L'addio finale arriva col Greatest Hits, una delle migliori
compilazioni mai fatte. Vi si può ascoltare la versione
originale di Pyjamarama, Virginia Plain e molto da Stranded.
Durante gli anni dal '76 al '79, mentre divampa il
movimento punk, Ferry non perde tempo e approfondisce la
sua fama come cantante solista: Let's Stick Together è una buona mossa
commerciale anche se i remakes dei pezzi del primo Roxy Music non hanno tutte queste
novità da offrire come si vuol far credere. Sono gli
anni in cui Ferry accetta il ruolo che la stampa gli
affibia: molte notti sono spese nei migliori quartieri
jet-set della città.
In
Your Mind è più ambizioso: tutte canzoni scritte da
Ferry stesso. Poi un lungo periodo di riposo e
meditazioni in America. Nel settembre '78 esce The Bride Stripped
Bare,
titolo tratto da un lavoro di Duchamp. Un lavoro
introspettivo, che vede Ferry vicino alle posizioni
esistenziali dei Dada, di cui Duchamp aveva fatto parte.
Ferry libera la sua anima, ma la critica e il mondo sono
interessati al suo corpo.
Scoraggiato dall'intento di continuare come solista,
Ferry riunisce i Roxy. Viene aggiunto il giovane Tibbs,
ex-Vibrators; completano le file Spenner e Carrack. Thrash I e II, uscite come single,
preannunciano un buon 'Lp. Fin dalla copertina ci son
novità: oro solo manichini, Ferry è stufo delle modelle
e vuole donne con cui parlare. Il senso della teatralità
è vivo in Manifesto e la critica è attratta
dalla forma West Side, East Side, speculare
contrapposizione di musiche opposte e complementari;
notevoli sopratutto Stronger Through The Years e Still Falls The Rain con notevoli lavori di
Manzanera. Una vera canzone d'amore è Dance Away, completa nel suo
fatalismo. Manifesto
entra
nei Top 30 delle charts americane sotto gli occhi
increduli di Ferry. Un'accoglienza ancor più calorosa
verrà riservata ai Roxy con lo stupendo Flesh & Blood.
Over
You
è un hit per eccellenza, il sound della ritmica è
rinnovato da tre batteristi (Thompson è scomparso),
guidati dall'ansia di Ferry di esplorare nuove
possibilità: difficile adattare un heavy metal drummer
come Thompson alle ultimissime esigenze di musica
fantasticamente raffinata e delicata come le nuove Same
Ol Scene. I Roxy sembrano aver dimenticato le toppe di Siren e la freddezza di Manifesto: più che di innovazioni
qui si ammira il dolce, malleabile ma impeccabile
professionismo, l'eterea e invalicabile perfezione degli
arrangiamenti.
Due ragazze scagliano frecce verso alte mete sulla
cover... Ferry trova finalmente pace ai suoi sentimenti
sposandosi, e Avalon, corona gli ultimi sforzi.
Un album perfetto, delicato, le cui composizioni toccano
i vertici della "musica senza età", godibile
da una larga fascia di ascoltatori. Come non registrare
nel cuore More
Than This, Avalon
Take
e Change
With Me, To
Turn You On, solo per citarne alcune... Sulla copertina
luoghi esoterici e mistici, un'armatura guarda verso
orizzonti di edonismo totale. I Roxy hanno toccato il
loro punto massimo: estensione totale dei progetti di Mr.
Ferry, collaborazione fino alla fusione degli intenti,
identificazione con l'oggetto delle loro musiche.
Oppure totale subordinazione di ogni spunto creativo alla
massiccia autocrazia di Bryan Ferry, totale
spersonalizzazione dei componenti del gruppo per
completare un'immagine ora troppo importante per essere
sciupata da ripicche personali. Ma si sa, nel mondo del
business del rock, questi sono particolari di irrivelante
importanza.
Alessandro
Staiti
da Mucchio Selvaggio
n° 65 giugno 1983
|
- Roxy Music
(1972) Eg egcd 6 cd
1. Re-Make/Re-Model 5.12 - 2. Ladytron 4.20 - 3. If There Is Something 6.30 - 4. Virginia Plain 2.58 - 5. 2HB 4.27 - 6. The Bob (Meddley) 5.45 - 7. Change Meeting 2.55 - 8. Would You Belive? 4.54 - 9. Sea Breezes 7.02 - 10. Bitters Ens 2.06
Musicians:
Bryan Ferry, Phil Manzanera, Andrew Mackay, Paul
Thompson, Brian Eno, Graham Simpson
Produced by Peter Sinfield
Recorded at Command Studios, London, March 1972
Engineering Andy Hendriksen
Cover photo by Karl Stoecker
- For Your Pleasure
(1973) Polydor 2310 551 - vinile
1. Do The Strand 4.00 - 2. Beauty Queen 4.35 - 3. Strickly Confidential 3.42 - 4. Editions Of You 3.40 - 5. In Every Dream Home A
Heartache 4.25
- 6. The
Bogus Man 9.22
- 7. Grey
Lagoons 4.11
- 8. For
Your Pleasure 6.58
Musicians:
Bryan Ferry, Phil Manzanera, Andrew Mackay, Paul
Thompson, Brian Eno, John Porter
Produced by Chris Thomas and Roxy Music
Recorded at Air Studios, London on February 1973
Engineering John Middleton and John Punter
Cover photo by Karl Stoecker
E' il disco con Amanda Lear in
copertina (le cronache rosa parlarono di una relazione tra la
fotomodella di allora e Ferry), ritratta da Karl Stoecker in campo
noir con al guinzaglio una pantera. Non si tratterà di un dettaglio:
perchè la complessiva importanza iconica, la coerenza progettuale
sottesa all'album, dal suono all'immagine, dalla concezione della
scaletta, ai temi delle liriche, all'aspetto promozionale, fanno di
questa pagina una pietra miliare nella storia del rock tutto.
Colpisce poi l'attitudine fondamentalmente post-moderna. Visibile già
dalle liriche.
I brani di For Your Pleasure sembrano metabolizzare, in un
gioco sottilissimo di rimandi, tutti i possibili linguaggi altri sino
a quel momento sperimentati dal rock: convergono qui il progressive,
il kraut, il funky, il blues, il sinfonismo, il Canterbury sound, il
glam, il rock'n 'roll delle origini, la novelty, il movimento rock in
opposition, il jazz rock. E tutto alimenta l'inarrestabile urgenza del
gruppo di portare ai suoi massimi esiti il formato canzone, in una
forse mai più ripetuta sarabanda art pop. Impressionante il
programma.
L'album si apre con Do The Strand: forsennata, eccessiva,
demoniaca, un montare di maree che muove dall'attacco in medias res
del cantato di Ferry e si scompagina nel minimalismo del break
centrale. Beauty Queen dalla magnifica parte vocale è una
ballad di marca blues che scaturisce da un riverbero elettrico e
diviene lirismo in salsa delay e duplicità di ritmi che si insinuano
in vicendevole gioco di incastri. Stictly Confidential è
l'amore infelice vergato tra Van Der Graaf Generator e Bowie,
associando oboe e dissonanze di chitarra. Editions Of You porta
a un ulteriore grado di maturazione la nevrosi urbana di Virginia, in
un parossistico dialogo del sax con i toni avant garde della chitarra
di Manzanera e del VCS3 di Eno, in realtà un'ascendenza blues risolta
in parossismo, altissima nei suoi esiti finali. In Every Dream Home
è ballad new wave ante litteram, deserta, disperata, ancestrale, i
Tuxedomoon alle prese col pop due lustri prima, con Ferry sacerdote
dell'anaffettibilità che fa della sua esecuzione vocale una vera e
propria esperienza estetologica di matrice modernista, prima che una
coda psycho-blues anestetizzi la tensione emotiva in gioco timbrico. I
nove minuti di Bogus Man raccolgono quanto possibile della
contemporanea esperienza kraut, ma facendola coincidere con
l'avanguardia del Canterbury Sound, il funky, la musica etnica, le
coeve sperimentazioni minimaliste e il progressive, eppure, dato
realmente impressionante, in contesto squisitamente pop. Forse l'apice
di tutto il repertorio Roxy Music. Sicuramente un punto di non ritorno
nella storia del rock: qui Eno matura le intuizioni che trasferirà
poi nella produzione di Remain In Light dei Talking Head, ed al
post punk ad Arthur Russell, dai Portishead agli Eurythmics di
Paint A Rumor, dai Gentle Giant del secondo periodo ai Police, da
Jah Wobble alla mutant disco più estrema, citando senza sistema, il
futuro dell'art rock guarderà sempre alla monumentale generosità di
questo pezzo come ad una fonte di ispirazione inesauribile. Grey
Lagoons muove da una rassicurante ambientazione soul glam, per poi
evolversi in uno spettacolare gioco di martellamenti honky tonk,
pulsazioni funky di basso (questa volta un bravissimo John Porter) e
solo di armonica trattata. Magnifica. C'è poi il puro genio delle
title track: una lunare e viziosa ballad per voi, tribalismi e suoni
filtrati, dove il cantato di Ferry, anche qui in qualche maniera
memore di Hammill, ma in esiti di suprema astratezza, è stream of
consciousness che prelude al liquido minimalismo psichedelico della
sezione strumentale conclusiva. Di nuovo un linguaggio unico, fatto di
mille rimandi, fa il suo ingresso nella storia del rock,
rivoluzionando, o quanto meno riformulando il concetto di ballad, che
da effusione lirica diretta ed espressiva diventa soliloquio mentale
pronto a dissolversi nella libera invenzione. Non solo un lontanissimo
preludio al post rock, ma un ulteriore punto di non ritorno del pop
tutto.
Piergiorgio Pardo
da Blow Up n° 124 Settembre 2008
- Manifesto
(1979) Atco ksd 38 114 - vinile
1. Manifesto 5.30 - 2. Trash 2.13 - 3. Angel Eyes 3.32 - 4. Still Falls The Rain 4.11 - 5. Stronger Through The Years 6.13 - 6. Ain't That So 5.39 - 7. My Little Girl 3.18 - 8. Dance Away 4.21 - 9. Cry, Cry, Cry 2.54 - 10. Spin Me Round 5.12
Musicians:
Bryan Ferry, Phil Manzanera, Andrew Mackay, Gary Tibbs,
Paul Thompson, Alan Spenner, Paul Carrack
Produced by Roxy Music
Recorded at Ridge Farm and Basing Street
Engineering Rhett Davis, Jimmy Douglas, Phil Brown, Randy
Mason
Cover by Bryan Ferry
(...)
Siamo nel '79, che cos'è Manifesto?
Innanzi tutto l'album è distintamente separato da due
facciate totalmente differenti in fatto di struttura e
ispirazione, la East Side rappresenta l'Europa, il grande
e meraviglioso Vecchio Continente e anche l'old-style dei
Roxy, la vecchia e gorgogliante atmosfera da "une
nuit a Paris" e l'estasi impulsiva dei passati
brani.
La West Side è invece l'America, il nuovo mondo che essi
cercano di schiudere con i coreti, i ritmi funky,
l'istrionismo dollaresco che da sempre cova in Ferry.
Intendiamoci, entrambe le facciate sono costruite dal
suono Roxy Music e si sente perfettamente.
La East Side è quella che preferisco, indubbiamente. Due
sono i nuovi capolavori, imprevedibilmente sfornati in un
giro di neo-armonie cariche di antichi splendori; Manifesto,
la canzone è enorme. Tastiere semovibili languidamente
lanciate in un tessuto ritmico-ripetitivo concentrato sul
bassista Gary Tibbs (nuovo elemento stabile, ex
Vibrators) e sulla batteria di Thompson, strappi di
chitarra e sax, poi arriva Bryan e la sua voce proviene
dagli antri di una sirena su una azzurra copertina,
sembra di essere ancora quindicenni in un mare di figure
ambigue che si imprimono sulla carta. Ferry emana una
strana nebbia impercettibile che consegna al pezzo una
portata veramente notevole. L'altro "great" è Stronger
Through The Years. Ancora Bryan in
grande clima di esaltazione con corde vocali filtrate e
sdoppiate grazie ad uno strano accorgimento; l'ombra di
Bogus Man è alle porte e come allora si insiste sulla
ritmica e sugli effetti collaterali, prontissimi e
inafferrabili Manzanera e Mackay stridono i loro
strumenti nel finale. Poi le altre songs: dalla cesellata
Trash a Angels
Eyes vicina a durezze new wave mentre
la ballata Roxy di Still Falls The Rain è
direttamente legata al testo con un finale quasi uguale a
Simpathy For The Devil
degli Stones.
La West Side è arrogante, maldestra, provocante,
l'infelice new-style o presunto tale del gruppo; giacca
bianca con cravattino a nodo stretto, pantaloni larghi e
party sulle colline hollywoodiane. Ain't
That So fa immediatamente arrivare i
coretti, l'incedere del Rhythm and blues meno avvincente
e il divertimento nel fondere il tutto in caratteristiche
di estrema eleganza.
My Little Girl e Dance
Away sono le meglio riuscite e specie
la seconda, che si auspica sia la dimensione più
attuabile di questa scelta, assomiglia proprio a una
"Bitter-end" in piena arzigogolatura da salotto
lussurreggiante di una villa americana ma Cry,
Cry, Cry e Spin Me
Round sono pessime, davvero mal
riuscite e qui Ferry calca troppo la mano senza combinare
nulla.
Finisce il disco, Manifesto
è tutto qua, luci e ombre sulla fotografia scattata
mentre qualcuno spingeva...sì. è un po' mossa; vedremo
quindi quale sarà il prossimo volto della musica Roxy,
attualmente sempre estremamente personale e molto
scivolosa sugli anni che passano, anche se personalmente
mi auguro che non predomini la parte West dello
"style" a cui pure oggi si può guardare e
trasportare su pregevoli livelli.
Sandro
Priarone da Rockerilla n° 5 marzo 1979
- Avalon
(1982) Eg egcd 50 - cd
1. More Than This - 2. The Space Between - 3. Avalon - 4. India - 5. While My Heart Is Still
Beating -
6. The
Main Think -
7. Take A
Change With Me -
8. To Turn
You On -
9. True To
Lie - 10. Tara
Musicians:
Bryan Ferry, Phil Manzanera, Andrew Mackay, Paul
Thompson, Graham Simpson
Produced by Bryan Ferry
Li davano
per sciolti già dai tempi di Flesh And
Blood (1980). Ma i Roxy Music trovarono
il tempo e la voglia per un ultimo scatto di reni. Avalon
era un capolavoro di arte pop. In piena era new romantic,
Bryan Ferry insegnava ai suoi tanti epigoni come
realizzare un disco levogato, flessuoso, seduttivo.
Lontani ormai dalle preoccupazioni avanguardistiche degli
esordi, i Roxi Music incarnavano il prototipo
dell'eleganza in chiave rock attraverso canzoni
struggenti (Avalon, While
My Heart Still Beating), legando in
maniera perfetta melodie e sintetizzatori (More
Than This, Take A
Change With Me), nostalgie e easy
listening di altissima qualità. Per qualcuno è il
miglior disco dei Roxy Music.
Andrea
Silenzi da Musica di Repubblica n° 383 - 4
settembre 2003
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