Carla Bley



album in pagina:

-
Heavy Heart
- Fleur Carnivore
- Dinner Music




collabora in:

- Lost In The Stars/The Music Of Kurt Weill
  (AA.VV.)


- Relativity Suite
  (Don Cherry)

- Blast Of Silence
  (Golden Palominos)

- Liberation Music Orchestra
  (Charlie Haden)


- Review
- Silence

  (Michael Mantler)

- Voice And Instruments
  (J. Steele/J. Cage)

- Happy Come Home
  (Victoria Williams)

- Heavy Heart
(1984) Watt/ECM w 14 - vinile

1. Light Or Dark 6.03 - 2. Talking Hearts 6.48 - 3. Joyful Noise 5.06 - 4. Ending It 6.03 - 5. Starting Again 5.05 - 6. Heavy Heart 9.50

Musicians:
Carla Bley, Steve Slagle, Hiram Bullock, Gary Valentine, Kenny Kirkland,
Steve Swallow, Victor Lewis, Manolo Badrena, Michael Mantler, Earl McIntyre

Produced by Carla Bley and Michael Mantler
Recorded at Grog Kill Studio, New York on September and October 1983
Engineering by Tom Mark

Carla Bley ci illude da troppo tempo, ormai, perchè si cada ancora nell'inganno di attenderci grande musica da lei. Ogni suo disco è un'allettante promessa di nuove cose e attualissime combinazioni, con quel po' di rock, jazz storico, avant garde e ballabili orchestrali che vi ochieggiano; e d'altro canto puntuale è la delusione quando, una volta ascoltati, i brani si rivelano inferiori all'attesa, privi il più delle volte di quell'ironia e di quella fluidità espressiva che dovrebbero dar colore al patchwork.
A pensarla così, ci hanno detto, siamo in buona compagnia; mesi fa un servizio della rivista Down Beat dedicato alla Bley Band si intitolava "una serie di occasioni mancate", che è un buon proverbio per spiegare il deludente rapporto che abbiamo detto fra premesse ed esiti musicali.
Heavy Heart, ultimo disco in ordine di tempo e quattordicesimo della serie Watt, non sfugge alla regola anche se in fondo riesce meglio di molte opere precedenti. La Bley vi cuce un vestito musicale di citazioni ora curiose pra paradossali, in rapida dissolvenza l'una nell'altra; care memorie di jazz orchestrale si asciugano all'elettrico sole di Hiram Bullock e della sua chitarra molto jazz rock (Talking Hearts), gli spiriti psichedelici di Light Or Dark, si affacciano su certi temi da film, da night latino, da filodiffusione (Joyful Noise, Heavy Heart), il trombone di Gary Valente carica di umori beffardi il blues di Ending It. La protagonista suona con sorprendente misura l'organo e il sintetizzatore e governa questo suo mondo un po' scombiccherato ma non privo di genio; la aiuta una banda di buonissima levatura, profondamente rinnovata rispetto a quella del penultimo Social Studies in studio e del successivo Live!.
Riccardo Bertoncelli da Rockerilla n° 48 luglio-agosto 1984

- Fleur Carnivore
(1989) Watt 839 662 - vinile

1. Fleur Carnivore 11.11 - 2. Song Of The Eternal Waiting Of Canute 9.48 - 3. Ups And Downs 7.05 - 4. The Girl Who Cried Champagne 17.14 - 5. Healing Power 9.50

Musicians:
Carla Bley,
Steve Swallow, Lew Soloff, Jens Winther, Franck Lacy, Gary Valente, Bob Stewart, Daniel Beaussier, Wolfang Puschnig, Andy Sheppard, Christof Lauer, Roberto Ottini, Karen Mantler, Buddy Williams, Don Alias

Produced by Carla Bley and Steve Swallow
Recorded live, November 14 - 16, 1988, at the Monmartre, Copenhagen, Denmark
Engineering by Flamming Rasmussen

Attendevamo da parecchio tempo il ritorno di Carla Bley alla sua dimensione congeniale: la Big Band. Dischi simpatici come Heavy Heart e Sextet lasciavano parzialmente irrisolto il grande potenziale compositivo di Carla, limitando le sue geniali capacità arrangiatorie. La sensazione immediata che scaturisce da questo splendido live è la gioia di avere a disposizione una vasta tavolozza di colori e dinamiche estese; da sempre Carla è abilissima nel dosare gli equilibri fra gli strumenti a fiati, infondendo al sound collettivo humor e romanticismo personalissimi.
Forse la migliore esemplificazione di questa varietà espressiva è
The Eternal Waiting Of Canute che prende il via da un Beguine sussurrato per gonfiarsi in grotteschi accenti messicani e sfociare in un irresistibile crescendo soul. La genialità di Carla riesce a costruire sviluppi complicati partendo da elementi base semplicissimi, come le scale discendenti in 3/4 di Ups And Downs o i botta-risposta sensuali di The Girl Who Cried Champagne.
La formazione cosmopolita della band (con elementi da Austria, Francia, Italia, Germania, Danimarca e Inghilterra) aggiunge ulteriore interesse agli scambi di assoli, mettendo a confronto la calorosa istintività dei musicisti americani con il funambolismo imprevedibile dei fiatisti europei: accanto alle colonne portanti del sound di Carla, come il micidiale trombettista Lew Soloff, il trombonista Gary Valente e il bassista Steve Swallow, scopriamo con piacere il talento esplosivo del sassofonista Wolfang Pushnig e del tenorista Andy Sheppard.
La performance della band si carica di ardore collettivo nel coinvolgente jazz-blues
Healing Power, trascinato dal trombone un po' ruffiano di Valente e dalla batteria energica di Buddy Williams; ma è bene notare anche i magnifici scambi improvvisativi nello sviluppo sceneggiato di The Girl Who Cried Champagne.
La composizione più articolata e ricca di calore è
Fleur Carnivore espressamente dedicata al decennale della morte di Duke Ellington, undici minuti di romanticismo e nostalgia vivissima giocati su una successione d'accordi estremamente elegante.
La registrazione eccezionalmente cristallina serve a dovere la performance spumeggiante (quasi un'ora di musica senza zone d'ombra), pretendendo a gran voce il formato Compact per la resa realistic delle dinamiche complesse di questo grande concerto.
Massimo Bracco da Buscadero n° 99 gennaio 1990

- Dinner Music
(1977) Watt 6 - vinile

1. Sing Me Softly Of The Blues 7.35 - 2. Dreams So Real 5.34 - 3. Ad Infinitium 5.53 - 4. Dining Alone 4.32 - 5. Song Sung Long 6.02 - 6. Isa Lupino 7.58 - 7. Funnybird Song 3.02 - 8. A New Hymn 7.26

Musicians:
Carla Bley,
Michael Mantler, Roswell Rudd, Carlos Ward, Bob Stewart, Richard Tee, Eric Gale, Cornell Dupree, Gordon Edwards, Steve Gadd

Produced by Carla Bley and George James
Recorded at Grog Kill Studio, Willow, N.Y. on July through October 1976
Engineering by Michael Mantler
Cover by Jean Brousseau

Nell'ascoltare questo disco, che riproduce sostanzialmente lo stesso tipo di musica presentata da Carla Bley all'ultimo festival di Alassio, ho provato più o meno le stesse sensazioni avvertite da Candini in sede di recensione del suo concerto: siamo realmente difronte ad un inedito "crogiuolo sonoro", stilisticamente indefinibile, in cui confluiscono esperienze e influenze quanto mai disparate e apparentemente discordanti, che l'abile mano della leader riesce mirabilmente ad amalgamare sin quasi a renderle stranamente omogenee.
La musica attuale di Carla Bley è come una ricetta di cocktail, ricca di stranissimi ingredienti che una volta mescolati creano una deliziosa mistura da centellinarsi a poco a poco; l'accostamento ai piaceri della tavola non è casuale trattandosi di un 'Lp intitolato
Dinner Music.
Naturalmente non tutti gli intrugli composti e manipolati dalla Bley sono felici:
Dream So Real e Ida Lupino, ad esempio, risultano piuttosto anonimi e monotoni e si salvano solo grazie alla splendida parte di Roswell Rudd, mentre l'interpretazione vocale della stessa Carla in Dining Alone è alquanto insignificante e salottiera. In compenso, in Ad Infinitum, Song Sung Long e Funny Bird Song, che, non a caso, sono i temi più rockeggianti, la mistura si fa ben più alcolica e stimolante, sino a raggiungere il "diapason" nel brano di apertura in cui, in sottofondo al magico trombone di Rudd, si rincorrono, si intrecciano, si accavallano sino ad accoppiarsi fra loro il vecchio blues con il nuovo beat, la vecchia Louisiana con la giovane Europa, la tradizione negro-americana con il fiore del pop: la nuova cellula così nata potrebbe essere, chissà, il nuovo jazz...
Giorgio Lombardi da Musica Jazz n° 1 gennaio 1978