Keith Jarrett
album
in pagina:
-
The
Mourning Of A Star
- Treasure
Island
- El
Juicio
- Paris
Concert
- The
Koln Concert
- Vienna
Concert
- Death
Of The Flower
- Facing
You
- La
Scala
-
Still Live
-
Standards Live
-
Eyes Of The Heart
-
Nude Ants
-
Standards, Vol. 2
-
Standards, Vol. 1
-
Invocations/The Moth And The
Flame
- Staircase
-
Backhand
-
Changeless
-
Fort Yawuh
-
Mysteries
-
Ruta And Daitya
-
The Survivors' Suite
collabora
in:
- Works
(Gary Burton)
- Directions
- Get Up With It
- Live-Evil
- Miles Davis At Fillmore
(Miles Davis)
- Belonging
(Jan Garbrek)
- Conception Vessel
(Paul
Motion)
- Tales Of Another
(Gary Peacock)
- Tabula Rasa
(Arvo Part)
Nato ad Allentown (Pennsylviania)
l'8 maggio 1945, Keith Jarrett fu messo al pianoforte a tre anni. A
sette era già in grado di esibirsi in pubblico (come bambino prodigio
in programmi dell'Academy of Musica di Filadelfia e al Madison Square
Garden) ma suonava contestualmente altri strumenti: vibrafono,
sassofono soprano e batteria. Non completò gli studi regolari, sia
per ragioni di costo ("la mia famiglia non poteva
permetterselo") sia per l'attrazione irresistibile dell'
"altra" musica, affrontata consapevolmente alla Berklee
School of Music di Boston. Alla possibilità di trasferirsi a Parigi
per pefezionarsi in composizione con Nadia Boulanger (la più celebre
didatta novecentesca, passaggio quasi obbligato per un musicista del
nuovo mondo che voleva affermarsi come autore) preferì la gavetta
della musica dal vivo a tutti i livelli (in Trio l'aveva praticata a
Boston), dai piano-bar alle sedie jazz, che lo portò a New York. Lì
iniziò la sua assidua frequentazione con gli Atlantic Recording
Studios (con il Charles Lloyd Quartet, con cui compì la serrata serie
di tournèes europee che lo fecero conoscere fino in Russia e nei
paesi baltici). A diciassette anni aveva già battezzato la sua
lunghissima avventura discografica (sono ben oltre cento i suoi titoli
ufficialmente censiti), suonando con Don Jacoby, Don Gilliland, Toby
Guynn e Jon Van Ohlen.
Tra le importanti esperienze musicali di Jarrett, che ha suonato con
tutti i maggiori jazzisti del dopoguerra, e in vari gruppi, assume un
ruolo decisivo l'incontro con Miles Davis (1970-71) e quello con
Manfred Eicher produttore dell'intrapprendente etichetta tedesca ECM (Editions
of Contemporary Music), che dal 1971 ha documentato e stimolato la
sempre più ecclettica attività jarrettiana. Fermando e trasformando
in storia (ed esperienza emozionale collettiva) leggendarie esecuzioni
in formazioni jazz e non meno epiche improvvisazioni solistiche, ma
anche riunendo progressivamente in disco la sua produzione d'autore e
offrendo piena disponibilità alle incursioni nel repertorio classico,
sempre segretamente coltivato. Sono così nate le incisioni dei
Concerti di Mozart, del Clavicembalo
Ben Temperato e delle Suites
Francesi di Bach, dei Preludi
E Fughe Op. 87 di Sostakovic
e alcune Suites Per
Clavicembalo e altri brani
di Handel, e esecuzioni di partiture "scritte" come il Piano
Concerto e la Suite
Per Violino, Pianoforte e Orchestra
di Lou Harrison, Losadzak Per
Pianoforte e Orchestra di
Alan Hovhaness e l'Etruscan
Concerto di Peggy
Glanville-Hicks.
Fosse da rubricarlo per specificità musicale, ci sarebbe l'imbarazzo
della scelta. Accade la stessa cosa quando si tenta di ordinare i suoi
numerosissimi dischi per genere: per interprete o per autore, tra gli
esecutori di classica o di jazz, tra gli improvvisatori o che altro.
Di certo, non c'è problema nel trovare, in qualsiasi discoteca di
medio livello, in qualsiasi angolo di mondo tecnologicamente
civilizzato, un bel "nero" o un CD di Keith Jarrett. E ci
sono ottime probabilità ch quel documento sonoro sia la leggendaria
registrazione di The Koln
Concert (1975), un mitico 'Lp
che dopo avere sedotto milioni di ascoltatori alla prima uscita, ha
scavalcato come i veri classici le preferenze e le barriere
generazionali cifrando sonoramente un'epoca e diventando la carta
d'identità del più esclusivo e forte personaggio del piano jazz
nella musica d'oggi.
Keith Jarrett abita in una fattoria ottocentesca, immersa nel verde e
circondata da un bosco, nel New Jersey: in casa ci sono vari
strumenti, un paio di Steinway e clavicembali, uno studio di
registrazione professionale. Migliaia di libri e di spartiti, una
preziosa collezione di orologi (meccanici, naturalmente). Grandi
finestre, luce e silenzio.
Sintetizzando: Keith Jarrett è pianista ("elettrico" e
acustico), tastierista, clavicembalista (ma in Hymns
Spheres accarezzò
addirittura i tasti neri-e-bianchi del clavicordo e in privato ha
messo le mani, con scarsa soddisfazione dice lui, sul fortepiano,,
organista, suonatore di sassofono soprano e flauti di legno di
eterogenea etnia e foggia, percussionista e, occasionalmente,
chitarrista e vocalista. Oltre che, naturalmente, compositore. Ma ogni
professione musicale è stata concepita senza preconcetti, di stile
e/o di repertorio, spesso in coabitazione: così il suo repertorio ha
incluso gli autori barocchi e l'improvvisazione jazz, il lavoro come
autore di partiture classiche di impostazione tutto sommato prudente
(dal Quartetto Per Archi
del 1969 a Bridge Of Light
del 1991; attraverso Luminessence
e Arbour Zena
del 1974) e di lavori jazz. Mentre la sua attività solistica - prima
esercitata nell'ambito della musica afro-americana, in formazioni
oramai entrate nella storia - s'è progressivamente indirizzata
all'improvvisazione solitaria e di problematica collocazione di genere
che l'ha tra le altre cose portato a esibirsi per pubblici di ogni
radice culturale, fino al recital al Teatro della Scala nel febbraio
1995. Nel frattempo, in sala di registrazione ha provocatoriamente
portato partiture di quel repertorio classico ufficialmente
abbandonato da anni o di autori del Novecento, e scorrendo i programmi
dei suoi recital "seri" troviamo Bartok e Beethoven,
Scarlatti e Purcell. Hindemith e Carl Phillip Emanuel Bach.
La successione presentata in Backhand
fu registrata per la mitica etichetta Impulse a New York, negli studi
della Generations Sound in due soli giorni: 9 e 10 ottobre 1974.
L'anno è d'oro, lo esecuzioni lo testimoniano. Negli stessi giorni fu
realizzato (in cinque: con Jarrett, Redman, Haden e Motian suonava
Guilhermo Franco) anche Death
And The Flowers, mentre nei
primi mesi dell'anno era nata la straordinaria serie raccontata da Treasure
Island (febbraio), Lee
Knitz e Chet Baker Keith Jarrett-Quintet,
NDR Jazz Workshop '74,
Belonging
(aprile) e Get Up With It
(19-20 giugno, l'ultima esecuzione con Miles Davis). E il 24 gennaio
1975 ci sarebbe stata la storica performance dell'Opera di Colonia:
"la descrizione della bellezza".
In
Backhand
Jarrett non rinuncia a far sentire la sua irresistibile voglia di
confrontarsi con le più diverse espressioni musicali. Giunto quasi al
termine della sua esperienza con lo straordinario quartetto
"americano", avviata nel 1968 (era ancora nei ranghi del
gruppo di Charles Lloyd), quando cominciò a suonare in trio con il
contrabbassista Charlie Haden e Paul Motian alla batteria, quindi
completata nel 1972, con l'arrivo del sassofonista tenore Dewey Redman.
Secondo gli studiosi, fu un incontro esplosivo: i quattro sapevano
inventare con straordinaria genialità e sensibilità individuale, pur
rispettandosi quindi integrandosi a vicenda nel momento del far musica
insieme, tant'è che la fase dell'invenzione, la disciplina formale
come la versatilità e curiosità nei confronti dei nuovi modi di
espressione li trovò sempre allineati e solidali. Il primo esito
dell'incontro a quattro, l'album Birth
del 1972, era già un frutto maturo; una pienezza e libertà artistica
che attraverserà i sedici dischi realizzati fino al 1976, anno dello
scioglimento consensuale, voluto in una fase ancora produttiva del
gruppo.
Per Jarrett, fresco reduce della fondamentale esperienza musicale con
Miles Davis - ma anche della frustrante esperienza esecutiva
"elettronica" - la riconquista della tastiera del
pianoforte, dei pedali, del vecchio e rassicurante sistema
meccanico di leve e corde (quindi necessario di articolazioni e tocca)
aveva significato una sorta di rinnovata voluttà strumentale,
sopratutto per la manualità musicale che attraverso la sua
versatilità esecutiva si (ri)espresse non soltanto sui tasti
bianchi-e-neri del pianoforte. Il desiderio di evadere dai canoni del
jazz si materializzò in una serie di programmi, come dal titolo
tennistico di Backhand
in cui le immagini musicali accostate sono variegate.
Ci sono, naturalmente, ancora gli echi delle più recenti esperienze
musicali e sull'altro versante, i sintomi già adulti dellaprossima
conversione al grande recital solistico-improvvisativo testimoniati
dall'ultimo numero del programma - che Jarrett aveva sperimentato con
sempre maggiore assiduità in quegli anni, quando non era impegnato in
quartetto. E l'attrazione per sonorità, strumenti, stili extracolti e
di indole orientale (la modalità delle linee melodiche, il
minimalismo degli ossessivi segmenti ritmici); indotta da non
semplicistica attrazione esoticheggiante ma da consapevole impulso
sperimentale di timbri e modi esecutivi. Infatti gli strumenti del
"mini-poema-sinfonico orientale Kuum
(la petulante musetta cinese suonata da Redman, i tamburi e le
percussioni lignee, lo stesso armamentario di pizzicati con corde
"scordate" e non tese realizzato al contrabasso da Haden)
non vengono impiegati in modo "naturale" ma si esprimono
secondo prassi esecutive originali. Diventano evocazioni
onomatopeutiche o suggestivi "soffi" (magari lunghi,
insinuanti, "pedali"; ora d'armonia ora
polivocal-contrappuntistici) o mordenti graffi di suono; per disegni
ossessivamente ripetitivi o congelati in linee pentafoniche (compresi
i lamentosi staccati del basso) in cui il "suono vocale"
della musetta e del flauto (che Jarrett suona in modo un po'
rudimentale, su semplici diatomismi) ben si adattano al carattere
personale di melodie estreme, belliniamente lunghe, quasi infinite:
jarrettiane quanto caratteristicamente "orientali".
Come dischiara Backhand
con il "quartetto americano" Jarrett si permetteva molte
più fughe verso altre musiche, rispetto a quanto fatto con l'altro
quartetto storico, quello "nordico" formato poco dopo con
Jan Garbarek, Palle Danielsson e Jon Christensen (con Garbarek aveva
registrato il primo disco nell'aprile del 1974). Il senso prezioso di Backhand,
al di là dell'irrestibile materia musicale e del virtuosismo
individuale e colletivo che lo anima, risiede proprio nell'essere un
esito in cui le radici della più spregiudicata e crativa
improvvisazione jazz (così evidente in Inflight,
Vapallia,
e nel brano eponimo Backhand)
sono felicemente conseguenti sia agli spostamenti extracolti saggiati
in Kuum
sia nella breve auscultazione solistica di Victoria.
Il programma viene siglato da questa delicata creazione estemporanea,
che suona come una semplice "invenzione" bachiana appena
precisata da ricercati straniamenti jazzistici. E lì non è arduo
cogliere, al di là del tocco lieve e mordente insieme, così
caratteristico dello stile strumentale di Jarrett, il respiro
malinconico e solenne del grande affabulatore pianistico che sarebbe
esploso di lì a poco a partire dalla magica serata di Colonia, quando
sarebbe nata per sempre l'improvvisazione alla Jarrett, ovvero quella
"musica fatta di mille musiche e che s'impone asceticamente di
inventare ogni volta tutto: lo stile, la forma, il contenitore
stesso" (Carlo Maria Cella), che da allora appartiene al suono
dei nostri giorni; anzi "è" una tinta musicale, poetica e
spirituale, indispensabile all'orecchio moderno.
Angelo Foletto
da
Repubblica
|
- The Mourning Of A Star
(1972) Atlantic Records K 40309 - vinile
1. Follow The Crooked Path 6.15 - 2. Interlude No. 3 1.13 - 3. Standing Outside 3.21 - 4. Everything That Lives
Laments 2.14
- 5.
Interlude No. 1 1.38 - 6. Trust 6.57 - 7. All I Want 2.20 - 8. Traces f You 5.09 - 9. The Mourning Of A Star 9.19 - 10. Interlude No. 2 '53 - 11. Sympathy 4.33
Musicians:
Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion
Produced by George Avakian
Recorded at Atlantic Recording Studios, New York
Cover by Ira Friedlander
- Treasure Island
(1974) Impulse Records as 9374 - vinile
1. The Rich (and the poor) 9.20 - 2. Blue Streak 2.33 - 3. Fullsuvollivus (fools of all of us) 6.27 -
4.
Treasure Island 4.17 - 5. Introduction/Yaqui Indian Folk 2.15 - 6. Le Mistral 4.20 - 7. Angles (without edges)5.14 - 8. Sister Fortune 4.26
Musicians:
Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion, Dewey Redman, Sam Brown,
Guilherme Franco, Danny Johnson
Produced by Ed Mitchell
Recorded at Generatrion Sound Studio on February 27 and
28, 1974
Engineering by Tony May
Cover photo by Roberto Masotti
- El Juicio
(The
Judgement)
(?) Atlantic Records w 50154 - vinile
1. Gypsy Moth 8.20 - 2. Toll Road 5.43 - 3. Pardon My Rags 2.42 - 4. Pre-Judgement Atmosphere 2.32 - 5. El Juicio 10.24 - 6. Piece For Ornette 9.16 - 7. Piece For Ornette II '12
Musicians:
Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion, Dewey Redman
Produced by George Avakian
Recorded at Atlantic Recording Studios, New York
Cover illustration by Daniel Maffia
- Paris Concert
(1990) ECM 1401 - vinile
1. October 17, 1988 (K. Jarrett) 21.45 - 2. October 17, 1988 reprise (K.Jarrett) 16.45 - 3. The Wind (R. Freeman/J. Gladstone)
6.32 - 4.
Blues (K.
Jarrett) 5.22
Keith Jarrett solo
Produced by Manfred Eicher
Recorded live at Saile Pleyel, Paris on October 17, 1988
Engineering by Peter Laenger and Andreas Neubronner
- The Koln Concert
(1975) ECM 1064 st - vinile
1. Part I 26.15 - 2. Part II a 15.00 - 3. Part II b 19.19 - 4. Part II c 6.59
Keith Jarrett solo
Produced by Manfred Eicher
Recorded live at the Opera in Koln, Germany, January 24,
1975
Engineering by Martin Wielan
Cover photo by Wolfang Frankestein
- Vienna Concert
(1992) ECM 1481 - cd
1. Vienna (part one) 41.53 - 2. Vienna (part two) 26.03
Keith Jarrett solo
Produced by Manfred Eicher and Keith Jarrett
Recorded at Vienna State Opera on July 13, 1991
Engineering by Peter Laenger
Inner photo by Kuni Shinohara
- Death Of The Flower
(1974) Impulse asd 9301- vinile
1. Death Of The Flower 22.45 - 2. Prayer 10.08 - 3. Great Bird 8.41
Musicians:
Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion, Dewey Redman, Guilherme
Franco
Produced by Ed Michel
Recorded at Generation Sound Studios, New York City on
October 9 and 10 1974
Engineering by Tony May
Cover by Dave Jarvis
Recenti
esperienze hanno insegnato che Keith Jarrett, questo
musicista sbocciato come un'arcana e affascinante
orchidea nel gran giardino del jazz, può riservare
scomode sorprese nei concerti dal vivo, ma arriva quasi
sempre puntuale all'attesa del disco. La sua produzione
di questi anni resterà sicuramente nella storia di
questa musica, con il suo lussureggiante carico di
impulsi, di suggestioni, ma anche di sapienza e di
misura. Ebbene, dopo tanti capolavori, questo Death
Of A Flower è forse il più bel
microsolco di tutta l'imponente serie.
In una recente intervista, Jarrett disse che i suoi
dischi possono apparire diversi l'uno dall'altro non
perchè il nuovo debba partecipare di uno sviluppo, di un
progresso, ma solo perchè, rifiutando lui di essere un
robot, vuole che ciascuno abbia una propria identità.
Parole sagge. Il critico, non meno che lo scienziato,
arriccia il naso al termine "progresso" e
preferisce pensare in termini di "evoluzione".
E dello sviluppo dell'arte di Jarrett si potrà parlare
soltanto in prospettiva storica, fra molti anni e non
ora. Ma è anche certo che questo Death
Of A Flower va visto in ogni caso come
l'importante tappa di un lungo itinerario, in cui le doti
di fondo di Jarrett si sono rivelate con pienezza: la sua
fantasia creativa, la sua innata musicalità che non
emerge soltanto sulla tastiera del pianoforte, la sua
capacità di suscitare stati d'animo non soltanto con la
fusione degli elementi dei suoi piccoli complessi, ma
anche con le singole frasi del materiale sonoro
impiegato.
Death Of A Flower è
composto di tre soli brani, uno dei quali, quello del
titolo, esteso su un'intera facciata, per quasi ventirè
minuti. Ma l'estensione non è dispersione. Infatti
Jarrett sa rendersi interessante in ogni attimo, e non
soltanto perchè lui è un eccellente pianista e i suoi
partners sono tutti bravi. Basta poco, basta magari quel
suo flautino di legno, per arrivare al traguardo
musicale. Bastano i torrenziali strumenti a percussione.
Certo, quando poi viene il momento di questo o di quel
solista, che sia Jarrett stesso, che sia il torreggiante
Redman, che sia lo stupendo Haden, il nostro interesse si
accende e si fissa sulla sua personalità, ma è come
soffermarsi sul particolare illimitato di un affresco che
pur continua a vivere nella sua integrità e nella sua
omogeneità. La musica di Jarrett è evidentemente
concepita per il complesso, sia pur lasciando alla
fantasia individuale di arricchirla strada facendo. E' ad
esempio eccezionale l'assolo di Charlie Haden poco dopo
l'inizio del disco. Ma va anche sottolineato l'inserirsi
di ciascuno di questi assoli in un contesto che è
continuamente sostenuto da tutti gli altri, con grande
coerenza.
Ecco un disco, insomma, che domani ( se non già oggi)
annoveremo tra i capolavori del jazz contemporaneo. Ed è
confortante pensare che Jarrett, benchè sia sulla
breccia (dai tempi con Chales Lloyd)già da quasi dieci
anni, d'età non ne abbia che trenta,. In quel lungo
futuro che gli si apre davanti egli ha tutte le
possibilità, testimoniate appunto da un disco come
questo, di prendere il posto lasciato vacamente da uno
dei suoi maestri, Miles Davis, come inimitabile creatore
di atmosfere musicali.
Gian
Mario Maletto da Musica Jazz n° 11 novembre 1975
- Facing You
(1972) ECM 1017 st - vinile
1. In Front 10.07 - 2. Ritooria 5.50 - 3. Lalene 8.30 - 4. My Lady; My Child 7.20 - 5. Landscape For Future Earth 3.30 - 6. Starbright 5.03 - 7. Vapallia 3.51 - 8. Semblence 3.00
Keith Jarrett solo
Produced by Manfred Eicher
Recorded at the Arne Bendiksen Studio, Oslo
Engineering by Jan Erik Kongshaug
Cover photo by Danny Michael
Dopo
essersi messo in luce nel quartetto di Charles Lloyd alla
metà degli anni Sessanta e nel prestigioso gruppo di
Miles Davis fra il 1970 e il 1971, fu nella prima metà
degli anni Settanta che Keith Jarrett (nato in
Pennsylvania nel 1945) raggiunse la piena maturità
stilistica, oltre che il meritato riconoscimento
internazionale, inaugurando un rapporto con l'ECM nel
1971 e, due anni più tardi, con la Impulse.
Facing You, inciso nel
novembre 1971 e preceduto di poco dall'incisione di tre
importanti dischi Atlantic e di Expectations
per la Columbia, è il suo primo disco per pianoforte
solo. I vari brani, tutti a firma di Jarrett, mettono in
evidenza alcune componenti fondamentali del suo mondo
poetico. Sapori folk e gospel vengono esposti con
pulsante partecipazione, e a tratti con toni più
delicati, nell'iniziale In Front
e in maniera più pacata in Lalene.
Un afflato lirico caratterizza Ritooria e
Starbright, mentre My
Lady, My Child è una ballad, anche se
un po' distorta in una visione onirica. Tutte le
interpretazioni vengono esaltate dall'eccellente tecnica
pianistica del loro autore: da notare la caratura
cristallina del tocco, la sapiente amministrazione delle
dinamiche e della tensione, il coordinamento - o la
contrastante indipendenza - fra mano destra e la
sinistra.
A questa prima e paradigmatica fatica solitaria fecero
seguito due anni più tardi il triplo 'Lp Solo
Concerts Bremen-Lausanne e nel 1975 il
famoso The Koln Concert.
Quest'ultimo ha costituito la consacrazione del pianista
presso il vasto pubblico e, con i suoi tre milioni circa
di copie vendute nel mondo, rappresenta un record
assoluto in campo jazzistico.
Libero
Farnè
da Musica Jazz n° 56, luglio 2000
- La Scala
(1997) ECM 1640 - cd
1. La Scala, Part I (K. Jarrett) 44.50 - 2. La Scala, Part II (K. Jarrett) 27.42 - 3. Over The Rainbow (H. Arlen/E.Y. Hamburg) 6.02
Keith Jarrett solo
Produced by Manfred Eicher
Recorded at La Scala, Milano on February 13, 1995
- Still Live
(1988) ECM 1360 - cd
1. My Funny Valentine (R.
Rodgers/L. Hart) 10.50 - 2. Autumn Leaves (J.
Kozma/J. Mercer/J. Prevert) 10.24 - 3. When I Fall In Love (V.
Young/E. Heyman) 8.22 - 4. The Song Is You (J.
Kern/O. Hemmerstein) 17.33 - 5. Come Rain Or Come Shine (H.
Arlen/J. Mercer) 10.06 - 6. Late Lament (Paul
Desmond) 8.40 - 7. You And The Night And The Music (A.
Schwartz/H. Dietz) 19.08
a) Extension (Keith Jarrett) -
b) Intro (Keith Jarrett) - c) Someday Prince Will Come (F. Chrchill/L.
Morey)
8) Billie' Bounce (Charlie
Parker) 9.06 - 9. I Remember Clifford (Benny
Golson) 4.14
Musicians:
Keith Jarrett, Gary Peacock, Jack DeJonette
Produced by Manfred Eicher
Recorded live at Philarmonic Hall, Munich on July 13, 1986
Engineering by Martin Wieland
Cover photos by Rose Anne Colavito
- Standards Live
(1986) ECM 1317 - vinile
1. Stella By Starlight (N.
Washington/V. Young) 10.53 - 2. The Wrong Blues (A.
Wilder/W. Engvick) 7.42 - 3. Falling In Love With Love (R.
Rodgers/L. Hart) 8.04 - 4. Too Young To Go Steady (H.
Adamson/J. McHugh) 9.47 - 5. The Way You Look Tonight (D.
Fields/ J. Kern) - 6. The Old Country (C.
Lewis/N. Adderly) 5.10
Musicians:
Keith Jarrett, Gary Peacock, Jack DeJonette
Produced by Manfred Eicher
Recorded live at the Palais des Congrès Studio de la Grande Armèe on
July 2, 1985
Engineering by Martin Wieland
Cover draw by Frank Kafka
- Eyes Of The Heart
(1979) ECM t-1150 - vinile
1. Eyes Of The Heart (part
one) 17.11 - 2. Eyes Of The Heart (part
two) 15.43 - 3. Encore (a-b-c)
18.03
Musicians:
Keith Jarrett, Charlie Haden, Dewey
Redman, Paul
Motion
Produced by Manfred Eicher
Recorded live at Theater am Kornmarkt, Bregenz (Austria) on May 1976
Engineering by Martin Wieland
Cover photos by Keith Jarrett
- Nude Ants
(1980) ECM 1171 - vinile
1. Chant Of The Soil 16.58
- 2. Innocence 8.17
- 3. Processional 20.35
- 4. Oasis 30.36
- 5. New Dance 12.40
- 6. Sunshine Song 11.38
Musicians:
Keith Jarrett, Palle Danielson,
Ian
Garbarek, Jon Christensen
Produced by Manfred Eicher
Recorded live at the Village Vanguard, New York on May 1979
Engineering by Martin Wieland
- Standards, Vol. 2
(1985) ECM 1289 - vinile
1. So Tender (K.
Jarrett) 7.15 - 2. Moon And Sand (A.
Wilder/W. Engvick/M. Palitz) 8.55 - 3. In Love In Vain (J.
Kern/L. Robin) 7.06 - 4. Never Let Me Go (R.
Evans/J. Livingston) 7.42 - 5. If I Should Lose You (R.
Rainger/L. Robin) 8.29 - 6. I Fall In Love Too Easily (S.
Cahn/J. Styne) 5.12
Musicians:
Keith Jarrett, Gary Peacock, Jack DeJonette
Produced by Manfred Eicher
Recorded at Power Station, New York on January 1983
Engineering by Jan Erik Kongshaug
- Standards, Vol. 1
(1983) ECM 1289 - vinile
1. Meaning
Of The Blues (B. Troup/L. Worth)
9.22 - 2. All The Things You Are
(J. Kern/O. Hammerstein) 7.45 -
3. It Never Entered My Mind (R.
Rodgers/L. Hart) 6.42 - 4. The
Masquerade Is Over (A. Wrubel/H.
Magidson) 5.57 - 5. God Bless
The Child (A. Herzog/B. Holliday)
15.30
Musicians:
Keith Jarrett, Gary Peacock, Jack DeJonette
Produced by Manfred Eicher
Recorded at Power Station, New York on January 1983
Engineering by Jan Erik Kongshaug
- Invocations/The Moth And The Flame
(1981) ECM 1201 - vinile
1. First (Solo
Voice) 5.24 - 2. Second (Mirages,
Realities) 8.55 - 3. Third (Power,
Resolve) 7.35 - 4. Fourth (Shock,Scatter)
6.48 - 5. Fifth (Recognition)
5.04 - 6. Sixth (Celebration)
5.32 - 7. Seventh (Solo
Voice) 3.05 - 8. The Moth And The Flame part
I 6.59 - 9. The Moth And The Flame part
II 5.35 - 10. The Moth And The Flame part
III 8.23 - 11. The Moth And The Flame part IV 8.09
- 12. The Moth And The Flame part
V 9.41
Keith Jarrett solo
Produced by Manfred Eicher
Recorded at Ottobeuren Abbey on October 1980 and the Tonstudio Bauer,
Ludwigsburg on November 1979
Engineering by Martin Wieland
Cover photo by Gabor Attalai
- Staircase
(1977) ECM 1090 - vinile
1. Staircase: part 1, part 2, part 3 - 2.
Hourglass: part 4, part 5 - 3. Sundial: part 6, part 7, part 8 - 4.
Sand: part 9, part 10, part 11
Keith Jarrett solo
Produced by Manfred Eicher
Recorded at Davout Studio, Paris on May 1976
Engineering by Roger Roche
Cover photos by Franco Fontana
- Backhand
(1975) MCA - cd
1. Inflight 9.07
- 2. Kuum 11.40
- 3. Vapallia 7.49
- 4. Backhand 11.09
- 5. Victoria 5.04
Musicians:
Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion,
Dewey Redman, Guilherme Franco
Recorded at Generations Sound, New York City on 1974
Produced by Ed Michel
Engineering by Tony May
- Changeless
(1989) ECM 839 618 - vinile
1. Dancing
8.58 - 2. Endless 15.26 - 3. Lifeline 11.31 - 4. Ecstasy 12.59
Musicians:
Keith Jarrett, Gary Peacock, Jack DeJonette
Recorded live at Dallas, Lexington and Huston on 1987
Produced by Ed Michel
Engineering by Tom McKenney
- Fort Yawuh
(1973) Impulse 547 966 - cd
1. (If The) Misfits (Wear It) 13.15
- 2. Fort Yawuh 18.22
- 3. De Drums 12.10
- 4. Still Life, Still Life 8.38
- 5. Roads Travelled, Roads Veiled 20.36
Musicians:
Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion,
Dewey Redman, Danny Johnson
Produced by Ed Michel
Recorded live at the Village Vanguard, New York, on February 24, 1973
Cover photo by Al Kramer
- Mysteries
(1976) Impulse impl 8026 - vinile
1. Rotation 11.03
- 2. Everything That Lives 10.05
- 3. Flame 6.08
- 4. Mysteries 15.25
Musicians:
Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion,
Dewey Redman, Guilhermo Franco
Produced by Esmond Edwards
Recorded at Generation Sound Studios, New York City
Engineering by Tony May
Cover photo by Keith Jarrett
- Ruta And Daitya
(1973) ECM 1021- vinile
1. Overture/Communion
(K. Jarrett/J. De Jonette) 5.57 - 2. Ruta And Daitya
(K. Jarrett/J. De Jonette) 11.12 - 3. All We Got
(K. Jarrett/J. De Jonette) 1.56 - 4. Sounds Of Perù: Submergence/Awakening
(K. Jarrett/J. De Jonette) 6.28 - 5. Algeria (K.
Jarrett/J. De Jonette) 5.44 - 6. You Know, You Know
(K. Jarrett) 7.40 - 7. Pastel Morning
(K. Jarrett) 2.03
Musicians:
Keith Jarrett,
Jack DeJonette
Produced by Manfred Eicher
Recorded at Sunset Studios, Los Angeles
Engineering by Rapp/Wieland
Cover by Ira Friedlander
- The Survivors' Suite
(1977) ECM 1085 - vinile
1. The Survivors' Suite
(beginning) 27,34 - 2. The Survivors' Suite
(conclusion) 21.32
Musicians:
Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion,
Dewey Redman
Produced by Manfred Eicher
Recorded at Tonstudio Bauer, Ludwigsburg on April 1976
Engineering by Martin Wieland
Cover photo by Keith Jarrett
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