King Crimson



album in pagina

- In The Court Of Crimson King
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Lizard
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In The Wake Of Poseidon
- Islands
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Lark's Tongues In Aspic
-
Starless And Bible Black
- Red

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Discipline
-
Beat
- Three Of A Perfect Pair
- Thrak
- Happy With What You Have To
  Be Happy With

- The Power To Believe




Robert Fripp, perchè "lui" è il re cremisi, "lui" è King Crimson, nasce a Wimborne, Dorset, nel 1946. Ed è lì, a Wimborne, che Bob vive le sue prime esperienze musicali. Segue assiduamente il cammino maestro della musica classica ma porge l'orecchio anche alla musica jazz e alla sua prassi compositiva, lavorando comunque, nei primi gruppettini di provincia, anche con la musica rock, alla quale per cultura del periodo è indissolubilmente legato. La chitarra lo affascina, in particolare, consigliandolo, dopo un indigestione di propedeutiche lezioni private, di modificare personalmente i canoni tradizionali per l'apprensione dei codici tecnici che lastricano la strada del chitarrista virtuoso.

Quando nel 1967 arriva a Londra, Bob sembra avere ormai chiare le direzioni che a un musicsta professionista si prospettano nell'economia del mercato musicale. Il suo primo tentativo con i fratelli Mike e Pete Giles (
The Cheerful Insanity Of...) tenta già di astrarsi in qualche modo dalla concezione corrente di musicista rock. Ama citare i vecchi trascorsi classici (Erudite Eyes), ma quando lo fa, escono dai tentativi note personali, di riassunto e verifica. Nell'ambiente quasi ridanciano e certamente ironico del disco, Fripp sviluppa già qualche tentativo di variazione personale sulla concezione rock della chitarra: la tecnica jazzistica è nota, con copia di quegli accordi che un critico americano chiamerà "diluiti, alla Django Rheinhart", ma si riconosce la superiorità, in termini fisicamente acustici, del suono pop, studiato e curato nei particolari.

Quando l'occasione di cambiare livello e insegna al gruppo, aggregando in un'unità maggiori intelligenze e tecnici musicali; arriva a portata di Robert, questi fonda i King Crimson.

"Il fondamentale obiettivo di King Crimson è organizzare l'anarchia di varianti influenze nella loro ricerca dell'iterazione e dell'equilibrio. La musica, ne segue, si evolve naturalmente piuttosto che svilupparsi attraverso linee predeterminate" (1° comunicato stampa dei King Crimson).

Le idee ci sono e, una volta tanto, l'industria discografica è l' pronta a offrire aiuto incalcolabile, con le facilità e sconti comitiva. Dato al gruppo un discreto lasso di tempo durante il quale stendere il proprio tappeto musicale, la Island Records si trova recapitato un nastro completo sotto tutti gli aspetti; verrà pubblicato il 10 ottobre 1969. Il titolo è
In The Court Of Crimson King.
La musica dei Crimson era eclettica, mischiava intelligentemente influenze le più disparate come lheavy metal rock, l'avanguardia atonale e la maestosità classica. Le sezioni di archi prodotte dal mellotron si scontravano musicalmente con la chitarra agonizzante e penetrante di Fripp; tempi frenetici e cambi di chiave e metriche perverse, come nel classico
21st Century Schizoid Man, dimostrano il considerevole virtuosismo tecnico dei musicisti (Michael Shore, In The Hall Of The Crimson King).

Il dado era tratto. Il gruppo stava al gioco del mercato, proponendo a sua volta nuovi codici di riferimento. C'è la prima facciata,
21st Century Schizoid Man in testa, che si impone all'orecchio più ingenuo, a tratti melodico e sentimentale, a tratti rabbiosamente rock. E c'è la seconda facciata, il lato oscuro della vicenda, che dimostra di guardare più avanti, di tentare. C'è Moonchild: ed è subito il flirt con la musica improvvisata europea, la composizione istantanea, riletta con lente rock. Oppure In The Court Of Crimson King, con il riferimento al silenzio, alla dilatazione spazio/temporale meditata: riferimenti al John Cage del 1966.

E sopra tutto questo, indimenticabile, il savoirfaire dei componenti, cin un Fripp già impegnatissimo nella sua ricerca chitarristica "oltre al larsen", un Mike Giles dotato di sensibilità sopraffina, maestro nelle intenzioni della batteria per lunghi anni, o un MacDonald che tra un fraseggio saxistico alla King Crimson e un solo di flauto, riusciva a creare ex-novo il suono/mellotron dei Moody Blues.

I compratori approvavano comunque, e la band inizia una vita dal vivo alla lunga estenuante, che porta presto a crepe interne, a litigi, ripensamenti e abbandoni. E' Fripp l'elemento, e attorno ruotano gli astri dei comprimari, compreso Pete Sinfield, il parolista del gruppo, che in un primo tempo (fino a
Island) vedrebbe di buon, anzi, ottimo occhio un posto d'importanza primaria nella stanza dei bottoni del gruppo. L'accidia però auto-punisce l'angelo ribelle, dopo malefatte grandi e piccole (un amore per la visione alla Coleridge più oppiaceo; troppo assurdi flirts con la pompa, la piuma di struzzo), costringendolo, fuori dai Crimson, a una vita d'espedienti, bocciato dagli stessi suoi tentativi.

Al gruppo comunque, tornando nel 1969, è anche permessa la ripetizione, Esce
In The Wake Of Poseidon, il quale ricopia come la carta carbone la trama del primo lavoro: la canzone dura (Pictures Of A City), la bella melodia (Cadence & Cascade), il titolo da classifica (Cat Food). L'intruglio perà è confezionato divinamente: una musica da intrattenimento, forse, ma d'altissima qualità. Interventi pianistici - di Keith Tippett - sull'orlo della perfezione, batteria esemplare (In The Wake Of Poseidon), chitarra ormai rumore, armonico, pennello.

Il lavoro consente al gruppo una pausa di riposo, necessaria dopo il dilaniamento delle varie "blitz" interne. Fripp allarga il giro di amicizie: include jazzisti nei parenti stretti, è introdotto nella super-band Centipede, apre i paraocchi.

Lizard esce alla fine del 1970: è la patria di Sinfield, essendo Fripp troppo occupato - sull'altro versante della massicciata - a produrre per Tippett Septober Energy. I quattro baronetti in copertina, assieme a Ginger Baker e Jimi Hendrix, etichettano il disco come rock, ma dentro il rock fermenta, genera altro da sè. I frammenti di precedenti culture musicali sono schiacciati l'uno addosso all'altro, trascinati verso l'abisso ove "jazz e rock si incontrano". C'è l'oboe di Robin Miller per intrecciare arabescate linee melodiche, ma anche le deviazioni di Big Top, o una chitarra lancinante e nuova (The Battle Of Glass Tears), pronta ad annunciare nuovi sviluppi. Il lavoro verrà in seguito ripudiato/odiato da Fripp ma, alla distanza, regge ancora l'impatto del tempo. Il gusto di fare pop con classe (Indoor Games, Happy Family), tradisce il rigorismo degli arrangiamenti, ma è sempre un tradimento voluto: la parola d'ordine - scambiata con velocità incredibile tra Fripp e Sinfield - è confusione, come numero infinito di fusioni.

Sorvoleremo sulle vicende terrene del gruppo: basti sapere che King Crimson, macchina da soldi eccezionale per il business discografico americano, non ha vita facile. A quello che ostentatamente viene chiamato rigorismo di Fripp si allegano sempre più frequenti uragani interni, destabilizzanti il gruppo. Fripp e occasionali amici.

Per un
Lizard frutto del raziocinio, si produce un Island seriamente impelagato in un rallentamento dinamico delle trame che lascia intravvedere punti scuciti e/o sdruciti. A cose insopportabili (Song Of The Gulls, della serie "masturbazioni d'artista") si alternano però episodi come Ladies Of The Road, tra le canzoni pop più inglesi mai prodotte, che - e siamo solo nel 1971 - già strappa la maschera ai Beatles e ai loro imitatori a colpi di auto-ironia. Fripp concede un piccolo saggio del suo scire musicale (l'assolo di accordi di Sailor's Tale, incredibile) e il gruppo va avanti, a metà tra il nuovo e il vecchio, un po' in altalena.

Earthboud sarà l'Island dal vivo, con una band molto compatta, senza Sinfield, e con delle inedite variegature funky (Peoria) ed elettroniche (il VCS3 di Earthbound). Una registrazione ignobile castiga purtroppo il gruppo, oltretutto sciolto in pezzi dalla massacrante tournèe americana del 1972, che diventa oggetto di lanci di ortaggi da parte di cecchini della critica musicale inglese.
Ma Fripp è sempre oltre la bagarre fisica dei media: un gruppo solidissimo alle spalle (anche se sulla carta l'unico rimasto è lui), con sicure garanzie economiche, gli permette di pubblicare
No Pussyfooting, con il recente amico Brian Eno alle prese tra nastri e sintetizzatori. Il lavororo costa giusto il prezzo dei nastri, ed è registrato artigianalmente. Ma quella chitarra diversa, sempre vacillante in un etereo gioco di feedback e larsen, quel sottofondo magnetico che attrae attenzione e vibrazioni, vanno ben oltre ogni precedente anticipazione. E' la fine del rock, o quantomeno della chitarra rock, e sulla sua fine, artisti del cesello, Fripp e Eno imperversano. Un suono come requiem, un distorsore per la fine.

Ma i "nuovi" King Crimson sono già pronti a pubblicare, con ampie dimostrazioni pratiche dal vivo,
Lark's Tongues In Aspic. E il filo che si collega al rock più intelligente si assotiglia. Per un Jamie Muir prelevato dalla congrega dei liberi improvvisatori di Derek Bailey, c'è Exiles che scimmiotteggia la vecchia Epitaph, c'è il trito. Il ritrito.

E poi
Starless And Bible Black, Red, Usa, ad assotigliare ancora di più il filo di bava: c'è l'estetismo di Trio e gli appassionati arrangiamenti di Fallen Angel. E poi le mirabolanti svisate di Asbury Park, le sovraincisioni di Eddie Jobson, ma tutto, tutto, sa di insulso, fuorviante. Se l'anarchia dei primi Crimson era quella della creatività, e ben ne conseguiva (dipende dai gusti, ovviamente) la sua successiva razionalizzazione, in questi dischi si subodora il ricomponimento dell'anarchia del momento finale. Non era più il gruppo un mucchio di cavalli dalle mille direzioni, ma l'agonia della morte, l'erwzione prima del decesso.

A dimostrazione arriva lo scioglimento definitivo del 1974: quel gruppo che era nato come mobile unità all'interno della carcassa del sistema è imputridito anch'esso. Il caos, una volta strutturabile, ha invaso anche la stanza di Fripp e dilaga tra i muri della camera dei bottoni. Ma ben venga lo scioglimento se utile allo schiarimento del "re": dopo una pausa di necessaria riflessione - interpuntata da estemporanei ritorni con Eno - il nuovo Fripp riappare. Senza occhialini e barba, sembra sereno, nonostante ipotizzi in un vicino 1984 la fine del mondo occidentale. E con i sistemi del mondo occidentale ci gioca e rigioca: ogni tanto riceve qualche spintone, ma la sua corsa verso la fine trotterella con gamba ferma. Ed esce
Exposure che, dopo le riconciliazioni con rock assieme a Bowie o Hall&Oates, lo rimette a pieno diritto nel mondo musicale.

Al Aprile e Luca Mayer da
La Musica Rock-Progressiva Europea (1979)
Ed. Gammalibri


- In The Court Of Crimson King
(1969) EG EGCD 1 - cd

1. 21st Century Schizoid Man 7.20 - 2. I Talk To The Wind 6.05 - 3. Epitaph 8.47 - 4. Moonchild 12.11 - 5. The Court Of Crimson King 9.22

Musicians:
Robert Fripp, Ian McDonald, Greg Lake, Michael Giles, Pete Sinfield

Produced by King Crimson
Engineering by Robin Thompson
Cover by Barry Godber

Profondi echi esoterici del passato. Un passato targato 1969. A quel tempo il Re Cremese fece la prima apparizione in pubblico nel concerto commemorativo per la morte di Brian Jones ad Hyde Park, come spalla degli Stones. Il debutto di Robert Fripp, Greg Lake, Ian McDonald e Michael Giles fu illuminante, ottimamente condito dai versi allucinati di Pete Sinfield, uno dei poeti maledetti vegetariani della nascente era del rock sinfonico britannico.
Suoni indimenticati, futuribili ancor oggi, ammantati da una malinconia esistenziale inguaribile. I testi partono da una posizione triste e irrudicibilmente funerea (
Epitaph), ma con una costante volontà di migliorare la vita dell'uomo, innalzandone i valori dello spirito.
Il viaggio inizia con la schizzofrenia del cittadino del 21° secolo (
21st Century Schizoid Man/Mirrors) per calmarsi al tintinnare rinfrescante di I Talk To The Wind e Moonchild.
La profezia è rimasta. Il suono magico dei Re Cremesi resta in piedi, con tutta l'alea di rischio che l'assuefazione a questo vortice sonoro comporta e con tutto l'amore con quale si può ricambiare l'epicità della
Court Of The Crimson King. (...)
Steve Soriano da Mucchio Selvaggio n° 101 giugno 1986

- Lizard
(1970) EG EGCD 4 - cd

1. Circus (including Entry Of The Chamaleons) 6.28 - 2. Indoor Games 5.41 - 3. Happy Family 4.16 - 4. Lady Of The Dancing Water 2.44 - 5. Lizard
a) Prince Rupert Awakes 4.36
b) Bolero-The Peacock's Tale 6.39
c) The Battle Of Glass 10.58 (including Dawn Song - Last Skirmisb - Prince Rupert's Lament)
d) Big Top 1.13


Musicians:
Robert Fripp, Mel Collins, Gordon Haskell, Andy McCulloch, Pete Sinfield, Robin Miller, Mark Charig, Nick Evans, Keith Tippett, Jon Anderson

Produced by Robert Fripp and Pete Sinfield
Recorded at Wessex Sound, London
Engineering by Robin Thompson
Cover by Gini Barris

Il disco più difficile della prima stagione, interamente composto da Fripp e Sinfield: poco rock e molto jazz, qualche spunto di avanguardia e molto Miles Davis, perlomeno nell'influenza stilistica. C'è meno chitarra e più mellotron, anche se non è così evidente, i toni sono ancora più inquietanti, mancano momenti liberatori e sopratutto memorabili.
Il batterista Andy McCulloch prende il posto di Michael Giles, Haskell (soltanto ospite nel disco precedente) è stato promosso a cantante/bassista ma non ha la stessa classe, forza, espressività di Lake.
Il disco è fortemente caratterizzato dalla massiccia presenza di jazzisti inglesi (ancora Tippett e Collins, Robin Miller, Mark Charig, Nick Evans), a cominciare dalla suite Cirkus, che definisce subito il taglio dell'album e dei nuovi King Crimson: brani cantati ma non esattamente canzoni, poca melodia e molte improvvisazioni free jazz, lunghi assoli di fiati.
Lady Of The Dancing Water vorrebbe ripetere l'esito di Cadence And Cascade, e anche un brano dal titolo rassicurante come Happy Family finisce per essere tutt'altro che lineare, in realtà è un'inquietante filastrocca con disturbi free (e parole sarcastiche nei confronti dei Beatles, raffigurati sul fronte di copertina dietro la lettera I di Crimson). La suite conclusiva, Lizard, ha più la forma di una composizione per ensemble di musica contemporanea, inizia con la caratteristica voce di Jon Anderson (Yes), passa per un bolero free, si conclude con una breve ed enigmatica musichetta da giostra dagli esiti irrisolti.
Concettualmente è un'allegoria sul Circo dell'esistenza umana, musicalmente è una puntata verso i territori estremi del progressive.
Cesare Rizzi da Progressive & Underground, ed. Giunti

- In The Wake Of Poseidon
(1970) EG EGCD 2- cd

1. Peace - A Beginning '49 (Fripp/Sinfield) - 2. Pictures Of A City (including 42nd at Treadmill) 8.03 (Fripp/Sinfield) - 3. Cadence And Cascade 4.27 (Fripp/Sinfield) - 4. In The Wake Of Poseidon (including Libra's Theme) 7.56 (Fripp/Sinfield) - 5. Peace-A Theme 1.15 (R. Fripp) - 6. Cat Food 4.54 (Fripp/Sinfield/McDonald) 7. The Devil's Triangle 11.39 (Fripp)
a) Merday Morn (Fripp/McDonald)
b) Hand Of Sceiron (R. Fripp)
c) Garden Of Worm (R. Fripp)

8. Peace- An End 7.53 (Fripp/Sinfield)

Musicians:
Robert Fripp, Greg Lake, Mel Collins, Gordon Haskell, Pete Sinfield, Michael Giles, Peter Giles, Keith Tippett

Produced by Robert Fripp and Pete Sinfield
Recorded at Wessex Sound, London
Engineering by Robin Thompson
Cover by Pete Sinfield

I brani risalgono tutti all'anno precedente e quindi a un momento di particolare grazia (il che ne fa una sorta di Crimson King parte seconda), ma la scarsa sintonia interna lo rende meno importante, più curato ma meno devastante nell'impatto sonoro, anche se sale di un posto in classifica.
Lake ha abbandonato a metà delle session per unirsi agli Emerson, Lake & Palmer, il mellotron è passato nelle mani di Fripp, che ne fa un uso più originale di McDonald e lascia in secondo piano la chitarra, a Keith Tippett e Mel Collins vengono affidati arrangiamenti di marcato stampo jazz.
E' un album che parla ancora di alienazione, alternando momenti da sogno e brani dall'impatto più forte, come nella sequenza iniziale: dopo la morbida introduzione di Peace irrompe Pictures Of A City per lasciare poi spazio a Cadence And Cascade: la voce melodiosa di Gordon Haskell non vale quella di Lake ma la canzone rimane comunque il più bel brano melodico scritto da Fripp e Sinfield.
Da lì in avanti è il trionfo del mellotron: maestoso in The Wake Of Poseidon, minaccioso nel ritmo incalzante di The Devil's  Triangle, in un crescendo strumentale che passa per il free jazz per concludersi con la terza parte di Peace. In mezzo Cat Food, una canzone sul consumismo che spicca subito per aggressività e poca melodia, e per l'arrangiamento di Tippett.
Cesare Rizzi da Progressive & Underground, ed. Giunti

- Islands
(1971) EG egcd 5 - cd

1. Formentera Lady 5.20 - 2. Sailor's Tale 12.29 - 3. The Letters 4.32 - 4. Ladies Of he Road 5.32 - 5. Prelude: Song Of The Gulls 4.15 - 6. Islands 9.16

Musicians:
Robert FrippPete Sinfield, Mel Collins, Boz, Ian Wallace, Keith Tippett, Paulina Lucas, Robin Miller, Mark Charig, Harry Miller

Produced by King Crimson
Recorded at Command Studios, Piccadilly, London
Engineering by Andy Hendrickson

Per molta critica è il disco più debole tra quelli di studio, per i fans non è un brutto lavoro, anche perchè ha un paio di momenti melodici molto belli (Formentera Lady, Islands), e un gran lavoro di chitarra in A Sailor's Tale, uno dei due strumentali firmati da Fripp.
E' il risultato di una formazione durata poco (il fiatista Mel Collins, il bassista/cantante Boz Burrell, il batterista Ian Wallace) e anche per quello non è passato alla storia.
Dietro un aspetto apparentemente più dimmesso si nasconde tuttavia un lavoro complesso, che usa la melodia delle due canzoni sopracitate per salire gradualmente verso altri livelli musicali: classica barocca, lirica (tra gli ospiti c'è una soprano), jazz, avanguardia contemporanea, free, improvvisazione.
Così come Cat Food del secondo 'LP, anche Ladies Of The Road spicca per il taglio atipico (e altre citazioni beatlesiane): è un'ironica canzone sulle groupies, le "donne di strada" del rock. Song Of The Gulls, l'altro strumentale, è una pagina di musica barocca per oboe e orchestra, Islands chiude il cerchio riportando ai delicati paesaggi sonori del primo brano, con un bel romantico assolo di Collins.
Cesare Rizzi da Progressive & Undergrouns, ed. Giunti

- Lark's Tongues In Aspic
(1973) EG egcd 7 - cd

1. Lark's Tongues In Aspic, part one 13.36 - 2. Book Of Saturday 2.49 - 3. Exiles 7.40 - 4. Easy Money 7.54 - 5. The Talking Drum 7.26 - 6. Lark's Tongues In Aspic, part two 7.12

Musicians:
Robert Fripp, David Cross, John Wetton, Bill Bruford, Jamie Muir

Produced by King Crimson
Recorded at Command Studios, London on January/February 1973
Engineering by Nick Ryan
Cover by Tantra Design


A pochi mesi dal dimmesso commiato di Earthbound, Fripp ritrova a sorpresa non solo energia e ispirazione ma anche un'inaspettata sintonia musicale con un terzetto di nuovi musicisti. L'affiatamento è quasi immediato e produce il secondo capolavoro, un disco ricco di atmosfere dei Crimson, con Fripp finalmente leader convinto del ruolo e un gruppo che accetta di assecondarlo invece che contrapporsi (non è un caso che sia la formazione più stabile del decennio).
E' un disco allo stesso tempo sperimenale ma sorprendentemente godibile, con John Wetton che non fa rimpiangere le prodezze vocali di Lake (a volte anzi lo imita), la ritmica precisa di Bill Bruford, e la novità del violino di David Cross, che stabilisce nuove coordinate; cè anche il paroliere Richard Palmer-James al posto di Sinfield, e l'enigmatica presenza del percussionista Jamie Muir. E c'è sopratutto lo splendido pezzo omonimo, una sorta di "bolero di Fripp" in continua evoluzione strumentale, scritto per sintetizzare idealmente le partiture per archi di Bela Bartok e la chitarra di Hendrix. Sul disco è diviso in due parti, complementari ma sostanzialmente differenti, la prima a firma collettiva, la seconda del solo Fripp; ci sarà una terza parte nel 1984 (su Three Of A Perfect Pair) e una quarta nel 2000 (su The Costruktion Of Light), a testimoniare di una struttura compositiva flessibile e dell'importanza di un brano diventato ideale e simbolico trait d'union tra le diverse epoche dei Re Cremesi.
Cesare Rizzi da Progressive & Underground, ed. Giunti

- Starless And Bible Black
(1974) EG EGCD 12- cd

1. The Great Deceiver 4.03 (Wetton/Fripp/Palemr-James) - 2. Lament 4.02 (Fripp/Wetton) - 3. We'll Let You Know 3.41 (Cross/Fripp/Wetton/Bruford) - 4. The Night Watch 4.42 (Fripp/Wetton/Palmer-James) 5. Trio 5.41 (Cross/Fripp/Wetton/Bruford) - 6. The Mincer 4.09 (Cross/Fripp/Wetton/Bruford/Palmer-James) - 7. Fracture 11.17 (Fripp)

Musicians:
Robert Fripp, David Cross, John Wetton, William Bruford

Produced by King Crimson
Recorded at AIR Studios, London, January 1974
Engineering by Peter Henderson
Cover by Tom Phillips

Per la realizzazione di questo album (il titolo è preso da Dylan Thomas) Fripp usa un approcio differente, utilizzando le sale concerti come studio di registrazione (una tecnica usata molto anche da Frank Zappa, per esempio): i brani registrati dal vivo (per gran parte ad Amsterdam) vengono ripuliti e rielaborati in studio con sovraincisioni. Di tutto il disco solamente 12 minuti provengono da registrazioni interamente in studio.
Il livello qualitativo è prossimo a Lark's Tongue In Aspic, e anzi ne completa l'evoluzione sonora, riprendendo certe sinistre suggestioni dei primi anni, sopratutto nelle due lunghe improvvisazioni della seconda faccita, filtrate attraverso una musica un po' più cupa e molte improvvisazioni strumentali deliranti. In compenso (ma se ne accorgono in pochi) torniamo ai vertici della musica progressiva, grazie agli intrecci tra la chitarra di Fripp e il violino di David Cross.
Tra il gotico urbano di The Mincer e l'improvvisazione concertistica di Trio c'è Fracture, il lato meno gentile dei Gentle Giant. Il testo di The Night Watch è ispirato al capolavoro di Rembrant "La Ronda di Notte".
Cesare Rizzi da Progressive & Underground, ed. Giunti

- Red
(1974) Polydor 2310 522 - vinile

1. Red 6.20 - 2. Fallen Angel 6.00 - 3. One More Red Nightmare 7.07 - 4. Providence 8.08 - 5. Starless 12.18

Musicians:
Robert Fripp, John Wetton, Bill Bruford, David Cross, Mel Collins, Ian McDonald, Robin Miller, Marc Charig

Produced by King Crimson
Recorded at Olympic Sound Studios, London on July and August 1974
Engineering by George Chkiantz
Cover by John Kosh

E' l'ultimo album in studio dell'era progressiva. Il gruppo è ufficialmente schierato a trio (Fripp, Wetton, Bruford), in realtà c'è ancora Cross, più un quartetto di fiati (con il fedele Mel Collins).
Sono cinque brani, di cui uno almeno (Red) degno di collocazione tra i grandi classici dei Crimson, due canzoni (Fallen Angel, One More Red Nightmare), un'intera facciata con le lunghe improvvisazioni di Providence ( che arriva dal repertorio dei concerti) e Starless.
Per la prima volta ci sono le foto dei musicisti in copertina.
Cesare Rizzi da Progressive & Underground, ed. Giunti

- Discipline
(1981) EG 2311 103 - vinile

1. Elephant Talk 4.42 - 2. Frame By Frame 5.08 - 3. Matte Kudasai 3.45 - 4. Indiscipline 4.31 - 5. Thela Hun Ginjeet 6.25 - 6. The Sheltering Sky 8.22 - 7. Discipline 5.02

Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Bill Bruford

Produced by King Crimson and Rhett Davies
Engineering by Rhett Davies
Cover by Peter Saville

(...)I King Crimson di oggi operano su basi ritmiche superlative e sveltissime, addirittura Bill Bruford, drumming schematico per terreni progressive si lancia in funky rhythm dalla velocità terribile e in preda a a fenomenali propulsioni chitarristiche di un Belew semplicemente eccezionale.
I singoli brani si intersecano in differenti punti d'incontro, ma il risultato finale assume toni galvanizzanti per scelta e concretezza:
Elephant Talk stordisce e impressiona per la sua "elefantesca" carica funky parallelamente a Thela Hun Ginjeet ancor più "dance" e altamente raffinata di smanie articolate agli arrangiamenti, un seguito della I Zimbra delle "teste parlanti". Frame By Frame e Matte Kudasai sono le più ancorate alla recente tradizione crimsoniana tanto son dolci e docili ed improvvisamente nevrotiche. Fenomenali sono i due poli di Discipline e Indiscipline violenta e folgorante la seconda tanto da sfoderare cavernose profondità d'espressione vicine ai sogni oscuri della Pictures Of City di In The Wake Of Poseidon con metodologie rapide e realistiche; diversa la foga della title-track eseguita su tessuti armonici del tutto quieti e formali collegati dall'incedere di un rinnovato senso di suonare rock progressive (definizione caduta in disgrazia da diverso tempo) in The Sheltering Sky gioiello di rara intensità strumentale, una specie di ponte tra passato-presente-futuro in cui vivono invenzioni degne delle fripptronics, percussività after-science, affinità a cristallini movimenti impressionistici.
Sandro Priarone da Rockerilla n° 18 novembre 1981

- Beat
(1982) EG 2311 156 - vinil

1. Neal And Jack And Me 4.21 - 2. Heartbeat 3.54 - 3. Sartori in Tangier 3.35 - 4. Waiting Man 4.22 - 5. Neurotica 4.47 - 6. Two Hands 3.22 - 7. The Howler 4.10 - 8. Requiem 6.30

Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Bill Bruford

Produced by Rhett Davis
Engineering by Rhett Davies
Cover by Rob O'Connor

Un alone di fascino misterioso ha sempre accompagnato le impenetrabili realizzazioni armoniche di questo gruppo scuola d'oltre Manica. Nel lontano '69, King Crimson ergeva le storiche fondamenta di poliformiche sonorità, intimamente sviscerate dagli intrighi di corte del Re Cremisi. Attraverso le vorticose esperienze degli anni successivi, Robert Fripp, sorprendente chitarrista e geniale compositore, ha saputo consolidare attorno a sè, quell'immagine di vistosa apertura mentale magicamente estroflessa nella condensa di asettiche creatività esecutive. L'esperienza di Fripp magnetizza singolari doti d'intelligenza e tecnica strumentale nell'allestire l'ennesima formazione identificata col sigillo di garanzia King Crimson. Per l'occasione l'invito a corte è stato riproposto ai paladini del capitolo Discipline: Bill Bruford, che consolida la propria figura ritmica sbizzarrendosi in prestazioni pulsanti al fulmicotone alternate da giochi percussionistici d'estrazione orientale; e Adrian Belew, il "Sir Lancillotto" della situazione; con le nevrotiche divagazioni della sua chitarra-synth partorite dalle fertili attività svolte in casa Talking Head, impersonifica l'elemento a più valenze dotato di poliedriche proprietà vocalità, rispondendo così all'appello del capo carismatico.
In
Beat i sentieri da percorrere sono il prevedibile riverbero "disciplinato" della risorta epopea reale (la veste grafica è concepita sulla medesima linea stilistica). Ma l'angolo di pendenza si è leggermente abbassato e gli itinerari vergini si prospettano meno impervi e meno inaccessibili, pur garantendo la visione di caleidoscopiche panoramiche stratificate dalle suggestive rarefazioni atmosferiche. Neal Anf Jack And Me è il brano introduttivo, iniettato di frammenti di biografismo keruochiano (atto di fedeltà illusoria nei confronti del titolo dell'album), e precede i languori generazionalizzati d'un amore idealizzato, seminato dietro le spalle tra le vicissitudini del sogno beat. (...) Una caratteristica che sorprenderà la straordinaria nitidezza tridimensionale attraverso cui si percepiscono i suoni degli strumenti, oltre alla squisitezza dell'incisione.
Vittorio Azzoni da Rockerilla n° 26 luglio/agosto 1982

- Three Of A Perfect Pair
(1984) EG 817882 - vinile

1. Three Of A Perfect Pair - 2. Model Man - 3. Sleepless - 4. Man With An Open Heart - 5. Nuages (That Which Passes, Passes Like Clouds) - 6. Industry - 7. Dig Me - 8. No Warning - 9. Lark's Tongues In Aspic (part III)

Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Bill Bruford

Produced by King Crimson

Il terzo incomodo (questa una delle possibili traduzioni del titolo) della corrente incarnazione della band confessa apertamente la più volte palesata dicotomia tra i King Crimson "popolari" e quelli "intelettuali". Non a caso il disco è diviso (era diviso dovremmo dire visto che con il cd questa sfumatura è andata persa) tra left side, lato sinistro, e right side, ovvero lato destro, ma forse anche, più correttamente "lato giusto". La prima parte infatti presenta una serie di quattro brani di un'elementarietà tanto lampante quanto provocatoria che strizzano l'occhio alla New Wave Of British Pop-Rock dei migliori Duran Duran, con ritmiche tutte rigorosamente in 4/4 che ritornano, dopo avere a lungo costituito eccezione, ad essere la norma. Nuages è il brano di passaggio. La ritmica battente dettata dallo stick e dalla batteria elettronica, tappeto sonoro su cui, supportato da Belew, Frip si produce in un assolo lento e misurato nei toni, conduce l'ascoltatore verso le sonorità aride e decisamente industrial della seconda facciata. Difficile commentare la caparbia rigidità della base sincopata in 9/4 di Industry che mai si fonde con il tema musicale delle due (indipendenti) chitarre o il cantato-parlato piatto e disperato della successiva Dig Me. Meglio la parte conclusiva dell'album ovvero la chiusura del cerchio. Una Larks' Tongues In Aspic part III che, a ben vedere, conserva abbastanza poco delle due sezioni iniziali di dieci anni più vecchie se non la ripresa di qualche accordo ed un generale umore anni '70 che però si perdono fatalmente soffocati dalla troppo breve durata del brano. Per i King Crimson c'è ancora spazio solo per un ultimo tour in Giappone, l'unico paese forse ancora abbastanza sofisticato per la loro musica. Poi sarà ancora un decennio di ricerca e di sperimentazione, fino alla ripresa del sentiero della "quarta via" nel 1994 con gli splendidi Vroom e Thrack e il nuovo suono degli anni '90.

- Thrak
(1995) Virgin 7243 - cd

1. Vroom 4.37 - 2. Coda: Marine 2.41 - 3. Dinosaur 6.35 - 4. Walking On Air 4.34 - 5. B'Boom 1.11 - 6. Thrak 4.11 - 7. Inner Garden I 1 1'47 - 8. People 5.53 - 9. Radio I  '13 - 10. One Time 5.21 - 11. Radio II 1.02 - 12. Inner Garden II 1.15 - 13. Sex Sleep Eat Drink Dream 4.48 - 14. Vroom Vroom 5.37 - 15. Vroom Vroom: Coda 6.39

Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Bill Bruford, Trey Gunn, Pat Mastellotto

Produced by King Crimson and David Bottrill
Engineering by David Bottrill

- Happy With What You Have To Be Happy With
(2002) Sanep 123 - cd

1. Bude - 2. Happy With What You Have To Be Happy With - 3. Mie Gakure - 4. She Shudders - 5. Eyes Wide Open - 6. Shoganai - 7. I Ran - 8. Potato Pie - 9. Lark's Tongues In Aspic (part IV) - 10. Clouds

Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Trey Gunn, Pat Mastellotto

Produced by King Crimson
Engineering by Ken Latchney
Cover by P.J. Crook

- The Power To Believe
(2003) Sanctuary 06076 - cd

1. The Power To Believe I: A Cappella - 2. Level Five - 3. Eyes Wide Open - 4. Elektrik - 5. Facts Of Life: Intro - 6. Facts Of Live - 7. The Power To Believe II - 8. Dangerous Curves - 9. Happy With What You Have To Be Happy With - 10. The Power To Believe III - 11. The Power To Believe IV: Coda

Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Trey Gunn, Pat Mastellotto

Produced by King Crimson
Recorded at The Tracking Room, StudioBelew and Pat's Garage
Engineering by Jeff Juliano
Cover by P.J. Crook

Da tempo un disco dei King Crimson non era così atteso: recensioni entusiastiche su riviste a tiratura nazionale da parte dei pochi fortunati a cui vengono date le copie gratis mesi prima (sig); " Nuovo metal", l'"heavy metal secondo i King Crimson", il "ritorno del re" e via discorrendo. I due precedenti dischi di questa formazione (Thrack e Construction Of Light) avevano lasciato qualche perplessità anche tra i prog-fan e l'attesa di una rinascita e di un cambio di rotta era grande. Attesa ripagata?
Un breve intro a cappella (The Power To Believe I) fa da prologo a Level Five, ennesima variazione sul tema di "Red" (1974) ma con un impatto più duro; tipici gli accordi
frippiani ma il barrage chitarristico presto si sfrangia in un vortice che prende allo stomaco, le chitarre di Fripp e Belew dialogano, si intersecano, si scontrano, refluiscono, si innalzano senza pace, Mastellotto continua a valere 1/4 di Bruford ma spinge molto. Sette minuti vertiginosi. Gran pezzo. Si prosegue con Eyes Wide Open, melodica, potenziale singolo, refrain non irresistibile ma impreziosita da un buon arrangiamento con un grande lavoro chitarristico e un discreto utilizzo dell'elettronica. Passiamo a Elektrik, tipico brano strumentale degli ultimi Crimson con le chitarre che ruotano dapprima attorno a un punto di equilibrio per poi aprirsi parti più aggressive ed epiche, bel lavoro di Gunn alla warr guitar che funge da basso ma alla fine è un pezzo che ti porta in giro a vuoto 8 minuti senza costrutto. Facts Of Life, altro brano cantato, ricorda Prozak Blues del disco precedente, pezzo molto tirato, alcuni pregevoli stacchi di Fripp, ma alla fine non ci scaldiamo più di tanto.
Il disco riprende decisamente quota con The Power To Believe II, base ritmica sintetica, discreta, liquida su cui Fripp ricama alcuni suoi tipici accordi da altro mondo, gelidi, alieni, vagamente orientaleggianti, poi il pezzo cambia registro con la voce filtrata su un ottimo fondo di frippertronics, quindi la sezione ritmica e sul finale un assolo da brividi del Re. Ancora meglio Dangerous Curves, ossia Talking Drum (da Lark's Tongue In Aspic) 30 anni dopo: una progressione travolgente, irresistibile con tutto il gruppo al massimo.
Con Happy With What You Have To Be Happy With ritorna il cantato, il brano è sulla falsariga di Facts Of Life, bello ma non sconvolgente; la terza parte di Power To Believe è uno degli episodi migliori, con un Fripp dilaniante in brano pittorico, astratto, molto suggestivo. Le
frippertronics della breve Power To Believe IV chiudono il disco in un clima quasi angosciante un po' rovinato dalla solita voce filtrata.
Disco molto moderno piacerà anche ai non addetti al
progressive, purché si accettino certe tipiche ridondanze, ed è senza dubbio il miglior lavoro dei King Crimson in questa formazione, con un Fripp molto lucido nello sperimentare anche nuove strade per la sua creatura.
Michele Chiusi