King Crimson
album in
pagina
-
In
The Court Of Crimson King
- Lizard
- In
The Wake Of Poseidon
- Islands
- Lark's Tongues In Aspic
- Starless
And Bible Black
- Red
- Discipline
- Beat
- Three
Of A Perfect Pair
-
Thrak
-
Happy With What You Have To
Be Happy With
-
The Power To Believe
Robert Fripp, perchè
"lui" è il re cremisi, "lui" è King Crimson,
nasce a Wimborne, Dorset, nel 1946. Ed è lì, a Wimborne, che Bob
vive le sue prime esperienze musicali. Segue assiduamente il cammino
maestro della musica classica ma porge l'orecchio anche alla musica
jazz e alla sua prassi compositiva, lavorando comunque, nei primi
gruppettini di provincia, anche con la musica rock, alla quale per
cultura del periodo è indissolubilmente legato. La chitarra lo
affascina, in particolare, consigliandolo, dopo un indigestione di
propedeutiche lezioni private, di modificare personalmente i canoni
tradizionali per l'apprensione dei codici tecnici che lastricano la
strada del chitarrista virtuoso.
Quando nel 1967 arriva a Londra, Bob sembra avere ormai chiare le
direzioni che a un musicsta professionista si prospettano
nell'economia del mercato musicale. Il suo primo tentativo con i
fratelli Mike e Pete Giles (The
Cheerful Insanity Of...)
tenta già di astrarsi in qualche modo dalla concezione corrente di
musicista rock. Ama citare i vecchi trascorsi classici (Erudite
Eyes), ma quando lo fa,
escono dai tentativi note personali, di riassunto e verifica.
Nell'ambiente quasi ridanciano e certamente ironico del disco, Fripp
sviluppa già qualche tentativo di variazione personale sulla
concezione rock della chitarra: la tecnica jazzistica è nota, con
copia di quegli accordi che un critico americano chiamerà
"diluiti, alla Django Rheinhart", ma si riconosce la
superiorità, in termini fisicamente acustici, del suono pop, studiato
e curato nei particolari.
Quando l'occasione di cambiare livello e insegna al gruppo, aggregando
in un'unità maggiori intelligenze e tecnici musicali; arriva a
portata di Robert, questi fonda i King Crimson.
"Il fondamentale obiettivo di King Crimson è organizzare
l'anarchia di varianti influenze nella loro ricerca dell'iterazione e
dell'equilibrio. La musica, ne segue, si evolve naturalmente piuttosto
che svilupparsi attraverso linee predeterminate" (1° comunicato
stampa dei King Crimson).
Le idee ci sono e, una volta tanto, l'industria discografica è l'
pronta a offrire aiuto incalcolabile, con le facilità e sconti
comitiva. Dato al gruppo un discreto lasso di tempo durante il quale
stendere il proprio tappeto musicale, la Island Records si trova
recapitato un nastro completo sotto tutti gli aspetti; verrà
pubblicato il 10 ottobre 1969. Il titolo è In
The Court Of Crimson King.
La musica dei Crimson era eclettica, mischiava intelligentemente
influenze le più disparate come lheavy metal rock, l'avanguardia
atonale e la maestosità classica. Le sezioni di archi prodotte dal
mellotron si scontravano musicalmente con la chitarra agonizzante e
penetrante di Fripp; tempi frenetici e cambi di chiave e metriche
perverse, come nel classico 21st
Century Schizoid Man,
dimostrano il considerevole virtuosismo tecnico dei musicisti (Michael
Shore, In The Hall Of The
Crimson King).
Il dado era tratto. Il gruppo stava al gioco del mercato, proponendo a
sua volta nuovi codici di riferimento. C'è la prima facciata, 21st
Century Schizoid Man in
testa, che si impone all'orecchio più ingenuo, a tratti melodico e
sentimentale, a tratti rabbiosamente rock. E c'è la seconda facciata,
il lato oscuro della vicenda, che dimostra di guardare più avanti, di
tentare. C'è Moonchild:
ed è subito il flirt con la musica improvvisata europea, la
composizione istantanea, riletta con lente rock. Oppure In
The Court Of Crimson King,
con il riferimento al silenzio, alla dilatazione spazio/temporale
meditata: riferimenti al John Cage del 1966.
E sopra tutto questo, indimenticabile, il savoirfaire dei componenti,
cin un Fripp già impegnatissimo nella sua ricerca chitarristica
"oltre al larsen", un Mike Giles dotato di sensibilità
sopraffina, maestro nelle intenzioni della batteria per lunghi anni, o
un MacDonald che tra un fraseggio saxistico alla King Crimson e un
solo di flauto, riusciva a creare ex-novo il suono/mellotron dei Moody
Blues.
I compratori approvavano comunque, e la band inizia una vita dal vivo
alla lunga estenuante, che porta presto a crepe interne, a litigi,
ripensamenti e abbandoni. E' Fripp l'elemento, e attorno ruotano gli
astri dei comprimari, compreso Pete Sinfield, il parolista del gruppo,
che in un primo tempo (fino a Island)
vedrebbe di buon, anzi, ottimo occhio un posto d'importanza primaria
nella stanza dei bottoni del gruppo. L'accidia però auto-punisce
l'angelo ribelle, dopo malefatte grandi e piccole (un amore per la
visione alla Coleridge più oppiaceo; troppo assurdi flirts con la
pompa, la piuma di struzzo), costringendolo, fuori dai Crimson, a una
vita d'espedienti, bocciato dagli stessi suoi tentativi.
Al gruppo comunque, tornando nel 1969, è anche permessa la
ripetizione, Esce In The Wake
Of Poseidon, il quale
ricopia come la carta carbone la trama del primo lavoro: la canzone
dura (Pictures Of A City),
la bella melodia (Cadence
& Cascade), il titolo da
classifica (Cat Food).
L'intruglio perà è confezionato divinamente: una musica da
intrattenimento, forse, ma d'altissima qualità. Interventi pianistici
- di Keith Tippett - sull'orlo della perfezione, batteria esemplare (In
The Wake Of Poseidon),
chitarra ormai rumore, armonico, pennello.
Il lavoro consente al gruppo una pausa di riposo, necessaria dopo il
dilaniamento delle varie "blitz" interne. Fripp allarga il
giro di amicizie: include jazzisti nei parenti stretti, è introdotto
nella super-band Centipede, apre i paraocchi.
Lizard
esce alla fine del 1970: è la patria di Sinfield, essendo Fripp
troppo occupato - sull'altro versante della massicciata - a produrre
per Tippett Septober Energy.
I quattro baronetti in copertina, assieme a Ginger Baker e Jimi
Hendrix, etichettano il disco come rock, ma dentro il rock fermenta,
genera altro da sè. I frammenti di precedenti culture musicali sono
schiacciati l'uno addosso all'altro, trascinati verso l'abisso ove
"jazz e rock si incontrano". C'è l'oboe di Robin Miller per
intrecciare arabescate linee melodiche, ma anche le deviazioni di Big
Top, o una chitarra
lancinante e nuova (The
Battle Of Glass Tears),
pronta ad annunciare nuovi sviluppi. Il lavoro verrà in seguito
ripudiato/odiato da Fripp ma, alla distanza, regge ancora l'impatto
del tempo. Il gusto di fare pop con classe (Indoor
Games, Happy
Family), tradisce il
rigorismo degli arrangiamenti, ma è sempre un tradimento voluto: la
parola d'ordine - scambiata con velocità incredibile tra Fripp e
Sinfield - è confusione, come numero infinito di fusioni.
Sorvoleremo sulle vicende terrene del gruppo: basti sapere che King
Crimson, macchina da soldi eccezionale per il business discografico
americano, non ha vita facile. A quello che ostentatamente viene
chiamato rigorismo di Fripp si allegano sempre più frequenti uragani
interni, destabilizzanti il gruppo. Fripp e occasionali amici.
Per un Lizard
frutto del raziocinio, si produce un Island
seriamente impelagato in un rallentamento dinamico delle trame che
lascia intravvedere punti scuciti e/o sdruciti. A cose insopportabili
(Song Of The Gulls,
della serie "masturbazioni d'artista") si alternano però
episodi come Ladies Of The
Road, tra le canzoni pop
più inglesi mai prodotte, che - e siamo solo nel 1971 - già strappa
la maschera ai Beatles e ai loro imitatori a colpi di auto-ironia.
Fripp concede un piccolo saggio del suo scire musicale (l'assolo di
accordi di Sailor's Tale,
incredibile) e il gruppo va avanti, a metà tra il nuovo e il vecchio,
un po' in altalena.
Earthboud
sarà l'Island
dal vivo, con una band molto compatta, senza Sinfield, e con delle
inedite variegature funky (Peoria)
ed elettroniche (il VCS3 di Earthbound).
Una registrazione ignobile castiga purtroppo il gruppo, oltretutto
sciolto in pezzi dalla massacrante tournèe americana del 1972, che
diventa oggetto di lanci di ortaggi da parte di cecchini della critica
musicale inglese.
Ma Fripp è sempre oltre la bagarre fisica dei media: un gruppo
solidissimo alle spalle (anche se sulla carta l'unico rimasto è lui),
con sicure garanzie economiche, gli permette di pubblicare No
Pussyfooting, con il recente
amico Brian Eno alle prese tra nastri e sintetizzatori. Il lavororo
costa giusto il prezzo dei nastri, ed è registrato artigianalmente.
Ma quella chitarra diversa, sempre vacillante in un etereo gioco di
feedback e larsen, quel sottofondo magnetico che attrae attenzione e
vibrazioni, vanno ben oltre ogni precedente anticipazione. E' la fine
del rock, o quantomeno della chitarra rock, e sulla sua fine, artisti
del cesello, Fripp e Eno imperversano. Un suono come requiem, un
distorsore per la fine.
Ma i "nuovi" King Crimson sono già pronti a pubblicare, con
ampie dimostrazioni pratiche dal vivo, Lark's
Tongues In Aspic. E il filo
che si collega al rock più intelligente si assotiglia. Per un Jamie
Muir prelevato dalla congrega dei liberi improvvisatori di Derek
Bailey, c'è Exiles
che scimmiotteggia la vecchia Epitaph,
c'è il trito. Il ritrito.
E poi Starless And Bible
Black, Red,
Usa,
ad assotigliare ancora di più il filo di bava: c'è l'estetismo di
Trio e gli appassionati arrangiamenti di Fallen
Angel. E poi le mirabolanti
svisate di Asbury Park,
le sovraincisioni di Eddie Jobson, ma tutto, tutto, sa di insulso,
fuorviante. Se l'anarchia dei primi Crimson era quella della
creatività, e ben ne conseguiva (dipende dai gusti, ovviamente) la
sua successiva razionalizzazione, in questi dischi si subodora il
ricomponimento dell'anarchia del momento finale. Non era più il
gruppo un mucchio di cavalli dalle mille direzioni, ma l'agonia della
morte, l'erwzione prima del decesso.
A dimostrazione arriva lo scioglimento definitivo del 1974: quel
gruppo che era nato come mobile unità all'interno della carcassa del
sistema è imputridito anch'esso. Il caos, una volta strutturabile, ha
invaso anche la stanza di Fripp e dilaga tra i muri della camera dei
bottoni. Ma ben venga lo scioglimento se utile allo schiarimento del
"re": dopo una pausa di necessaria riflessione -
interpuntata da estemporanei ritorni con Eno - il nuovo Fripp
riappare. Senza occhialini e barba, sembra sereno, nonostante ipotizzi
in un vicino 1984 la fine del mondo occidentale. E con i sistemi del
mondo occidentale ci gioca e rigioca: ogni tanto riceve qualche
spintone, ma la sua corsa verso la fine trotterella con gamba ferma.
Ed esce Exposure
che, dopo le riconciliazioni con rock assieme a Bowie o Hall&Oates,
lo rimette a pieno diritto nel mondo musicale.
Al Aprile
e Luca Mayer
da
La Musica Rock-Progressiva Europea (1979)
Ed. Gammalibri
|
- In The Court Of Crimson King
(1969) EG EGCD 1 - cd
1. 21st Century Schizoid Man 7.20 - 2. I Talk To The Wind 6.05 - 3. Epitaph 8.47 - 4. Moonchild 12.11 - 5. The Court Of Crimson King 9.22
Musicians:
Robert Fripp, Ian McDonald, Greg Lake,
Michael Giles, Pete Sinfield
Produced by King Crimson
Engineering by Robin Thompson
Cover by Barry Godber
Profondi echi esoterici del passato. Un passato targato
1969. A quel tempo il Re Cremese fece la prima
apparizione in pubblico nel concerto commemorativo per la
morte di Brian Jones ad Hyde Park, come spalla degli
Stones. Il debutto di Robert Fripp, Greg Lake, Ian
McDonald e Michael Giles fu illuminante, ottimamente
condito dai versi allucinati di Pete Sinfield, uno dei
poeti maledetti vegetariani della nascente era del rock
sinfonico britannico.
Suoni indimenticati, futuribili ancor oggi, ammantati da
una malinconia esistenziale inguaribile. I testi partono
da una posizione triste e irrudicibilmente funerea (Epitaph),
ma con una costante volontà di migliorare la vita
dell'uomo, innalzandone i valori dello spirito.
Il viaggio inizia con la schizzofrenia del cittadino del
21° secolo (21st Century Schizoid
Man/Mirrors) per calmarsi al tintinnare
rinfrescante di I Talk To The Wind
e Moonchild.
La profezia è rimasta. Il suono magico dei Re Cremesi
resta in piedi, con tutta l'alea di rischio che
l'assuefazione a questo vortice sonoro comporta e con
tutto l'amore con quale si può ricambiare l'epicità
della Court Of The Crimson King.
(...)
Steve
Soriano da Mucchio Selvaggio n° 101 giugno 1986
- Lizard
(1970) EG EGCD 4 - cd
1. Circus (including Entry Of The
Chamaleons) 6.28 - 2. Indoor Games 5.41 - 3. Happy Family 4.16 - 4. Lady Of The Dancing Water 2.44 - 5. Lizard
a) Prince
Rupert Awakes 4.36
b) Bolero-The Peacock's Tale 6.39
c) The Battle Of Glass 10.58 (including Dawn Song - Last
Skirmisb - Prince Rupert's Lament)
d) Big Top 1.13
Musicians:
Robert Fripp, Mel Collins, Gordon
Haskell, Andy McCulloch, Pete Sinfield, Robin Miller, Mark Charig,
Nick Evans, Keith Tippett, Jon Anderson
Produced by Robert Fripp and Pete Sinfield
Recorded at Wessex Sound, London
Engineering by Robin Thompson
Cover by Gini Barris
Il disco più difficile
della prima stagione, interamente composto da Fripp e Sinfield: poco
rock e molto jazz, qualche spunto di avanguardia e molto Miles Davis,
perlomeno nell'influenza stilistica. C'è meno chitarra e più
mellotron, anche se non è così evidente, i toni sono ancora più
inquietanti, mancano momenti liberatori e sopratutto memorabili.
Il batterista Andy McCulloch prende il posto di Michael Giles, Haskell
(soltanto ospite nel disco precedente) è stato promosso a cantante/bassista
ma non ha la stessa classe, forza, espressività di Lake.
Il disco è fortemente caratterizzato dalla massiccia presenza di
jazzisti inglesi (ancora Tippett e Collins, Robin Miller, Mark Charig,
Nick Evans), a cominciare dalla suite Cirkus, che definisce
subito il taglio dell'album e dei nuovi King Crimson: brani cantati ma
non esattamente canzoni, poca melodia e molte improvvisazioni free
jazz, lunghi assoli di fiati.
Lady Of The Dancing Water vorrebbe ripetere l'esito di Cadence
And Cascade, e anche un brano dal titolo rassicurante come Happy
Family finisce per essere tutt'altro che lineare, in realtà è
un'inquietante filastrocca con disturbi free (e parole sarcastiche nei
confronti dei Beatles, raffigurati sul fronte di copertina dietro la
lettera I di Crimson). La suite conclusiva, Lizard, ha più la
forma di una composizione per ensemble di musica contemporanea, inizia
con la caratteristica voce di Jon Anderson (Yes), passa per un bolero
free, si conclude con una breve ed enigmatica musichetta da giostra
dagli esiti irrisolti.
Concettualmente è un'allegoria sul Circo dell'esistenza umana,
musicalmente è una puntata verso i territori estremi del progressive.
Cesare Rizzi da
Progressive & Underground, ed. Giunti
- In The Wake Of Poseidon
(1970) EG EGCD 2- cd
1. Peace - A Beginning '49 (Fripp/Sinfield) - 2. Pictures Of A City (including 42nd at
Treadmill) 8.03 (Fripp/Sinfield) - 3. Cadence And Cascade 4.27 (Fripp/Sinfield) - 4. In The Wake Of Poseidon (including Libra's Theme)
7.56 (Fripp/Sinfield) - 5. Peace-A Theme 1.15 (R. Fripp) - 6. Cat Food 4.54
(Fripp/Sinfield/McDonald) 7. The Devil's Triangle 11.39 (Fripp)
a) Merday
Morn (Fripp/McDonald)
b) Hand Of Sceiron (R. Fripp)
c) Garden Of Worm (R. Fripp)
8. Peace- An End 7.53 (Fripp/Sinfield)
Musicians:
Robert Fripp, Greg Lake, Mel Collins,
Gordon Haskell, Pete Sinfield, Michael Giles, Peter
Giles, Keith Tippett
Produced by Robert Fripp and Pete Sinfield
Recorded at Wessex Sound, London
Engineering by Robin Thompson
Cover by Pete Sinfield
I brani risalgono tutti all'anno
precedente e quindi a un momento di particolare grazia (il che ne fa
una sorta di Crimson King parte seconda), ma la scarsa sintonia
interna lo rende meno importante, più curato ma meno devastante
nell'impatto sonoro, anche se sale di un posto in classifica.
Lake ha abbandonato a metà delle session per unirsi agli Emerson,
Lake & Palmer, il mellotron è passato nelle mani di Fripp, che ne
fa un uso più originale di McDonald e lascia in secondo piano la
chitarra, a Keith Tippett e Mel Collins vengono affidati arrangiamenti
di marcato stampo jazz.
E' un album che parla ancora di alienazione, alternando momenti da
sogno e brani dall'impatto più forte, come nella sequenza iniziale:
dopo la morbida introduzione di Peace irrompe Pictures Of A
City per lasciare poi spazio a Cadence And Cascade: la voce
melodiosa di Gordon Haskell non vale quella di Lake ma la canzone
rimane comunque il più bel brano melodico scritto da Fripp e Sinfield.
Da lì in avanti è il trionfo del mellotron: maestoso in The Wake
Of Poseidon, minaccioso nel ritmo incalzante di The Devil's
Triangle, in un crescendo strumentale che passa per il free jazz
per concludersi con la terza parte di Peace. In mezzo Cat
Food, una canzone sul consumismo che spicca subito per
aggressività e poca melodia, e per l'arrangiamento di Tippett.
Cesare Rizzi
da Progressive & Underground, ed. Giunti
- Islands
(1971) EG egcd 5 - cd
1. Formentera
Lady 5.20 - 2.
Sailor's Tale 12.29 - 3.
The Letters 4.32 - 4.
Ladies Of he Road 5.32 - 5. Prelude:
Song Of The Gulls 4.15 - 6. Islands
9.16
Musicians:
Robert Fripp, Pete Sinfield,
Mel Collins, Boz, Ian Wallace, Keith
Tippett, Paulina Lucas,
Robin Miller, Mark Charig, Harry Miller
Produced by King Crimson
Recorded at Command Studios, Piccadilly, London
Engineering by Andy Hendrickson
Per molta critica è il disco
più debole tra quelli di studio, per i fans non è un brutto lavoro,
anche perchè ha un paio di momenti melodici molto belli (Formentera
Lady, Islands), e un gran lavoro di chitarra in A Sailor's Tale,
uno dei due strumentali firmati da Fripp.
E' il risultato di una formazione durata poco (il fiatista Mel Collins,
il bassista/cantante Boz Burrell, il batterista Ian Wallace) e anche
per quello non è passato alla storia.
Dietro un aspetto apparentemente più dimmesso si nasconde tuttavia un
lavoro complesso, che usa la melodia delle due canzoni sopracitate per
salire gradualmente verso altri livelli musicali: classica barocca,
lirica (tra gli ospiti c'è una soprano), jazz, avanguardia
contemporanea, free, improvvisazione.
Così come Cat Food del secondo 'LP, anche Ladies Of The
Road spicca per il taglio atipico (e altre citazioni beatlesiane):
è un'ironica canzone sulle groupies, le "donne di strada"
del rock. Song Of The Gulls, l'altro strumentale, è una pagina
di musica barocca per oboe e orchestra, Islands chiude il
cerchio riportando ai delicati paesaggi sonori del primo brano, con un
bel romantico assolo di Collins.
Cesare Rizzi
da Progressive & Undergrouns, ed. Giunti
- Lark's Tongues In Aspic
(1973) EG egcd 7 - cd
1. Lark's
Tongues In Aspic, part one 13.36
- 2. Book Of Saturday 2.49
- 3. Exiles 7.40
- 4. Easy Money 7.54
- 5. The Talking Drum 7.26
- 6. Lark's Tongues In Aspic, part
two 7.12
Musicians:
Robert Fripp, David Cross, John Wetton, Bill Bruford, Jamie Muir
Produced by King Crimson
Recorded at Command Studios, London on January/February 1973
Engineering by Nick Ryan
Cover by Tantra Design
A pochi mesi dal dimmesso commiato di Earthbound, Fripp ritrova
a sorpresa non solo energia e ispirazione ma anche un'inaspettata
sintonia musicale con un terzetto di nuovi musicisti. L'affiatamento
è quasi immediato e produce il secondo capolavoro, un disco ricco di
atmosfere dei Crimson, con Fripp finalmente leader convinto del ruolo
e un gruppo che accetta di assecondarlo invece che contrapporsi (non
è un caso che sia la formazione più stabile del decennio).
E' un disco allo stesso tempo sperimenale ma sorprendentemente
godibile, con John Wetton che non fa rimpiangere le prodezze vocali di
Lake (a volte anzi lo imita), la ritmica precisa di Bill Bruford, e la
novità del violino di David Cross, che stabilisce nuove coordinate;
cè anche il paroliere Richard Palmer-James al posto di Sinfield, e
l'enigmatica presenza del percussionista Jamie Muir. E c'è sopratutto
lo splendido pezzo omonimo, una sorta di "bolero di Fripp"
in continua evoluzione strumentale, scritto per sintetizzare
idealmente le partiture per archi di Bela Bartok e la chitarra di
Hendrix. Sul disco è diviso in due parti, complementari ma
sostanzialmente differenti, la prima a firma collettiva, la seconda
del solo Fripp; ci sarà una terza parte nel 1984 (su Three Of A
Perfect Pair) e una quarta nel 2000 (su The Costruktion Of
Light), a testimoniare di una struttura compositiva flessibile e
dell'importanza di un brano diventato ideale e simbolico trait d'union
tra le diverse epoche dei Re Cremesi.
Cesare Rizzi
da Progressive & Underground, ed. Giunti
- Starless And Bible Black
(1974) EG EGCD 12- cd
1. The Great Deceiver 4.03
(Wetton/Fripp/Palemr-James) - 2. Lament 4.02 (Fripp/Wetton) - 3. We'll Let You Know 3.41
(Cross/Fripp/Wetton/Bruford) - 4. The Night Watch 4.42
(Fripp/Wetton/Palmer-James) 5. Trio 5.41 (Cross/Fripp/Wetton/Bruford)
- 6. The
Mincer 4.09
(Cross/Fripp/Wetton/Bruford/Palmer-James) - 7. Fracture 11.17 (Fripp)
Musicians:
Robert Fripp, David Cross, John Wetton, William
Bruford
Produced by King Crimson
Recorded at AIR Studios, London, January 1974
Engineering by Peter Henderson
Cover by Tom Phillips
Per la realizzazione di questo
album (il titolo è preso da Dylan Thomas) Fripp usa un approcio
differente, utilizzando le sale concerti come studio di registrazione
(una tecnica usata molto anche da Frank Zappa, per esempio): i brani
registrati dal vivo (per gran parte ad Amsterdam) vengono ripuliti e
rielaborati in studio con sovraincisioni. Di tutto il disco solamente
12 minuti provengono da registrazioni interamente in studio.
Il livello qualitativo è prossimo a Lark's Tongue In Aspic, e
anzi ne completa l'evoluzione sonora, riprendendo certe sinistre
suggestioni dei primi anni, sopratutto nelle due lunghe
improvvisazioni della seconda faccita, filtrate attraverso una musica
un po' più cupa e molte improvvisazioni strumentali deliranti. In
compenso (ma se ne accorgono in pochi) torniamo ai vertici della
musica progressiva, grazie agli intrecci tra la chitarra di Fripp e il
violino di David Cross.
Tra il gotico urbano di The Mincer e l'improvvisazione
concertistica di Trio c'è Fracture, il lato meno
gentile dei Gentle Giant. Il testo di The Night Watch è
ispirato al capolavoro di Rembrant "La Ronda di Notte".
Cesare Rizzi
da Progressive & Underground, ed. Giunti
- Red
(1974) Polydor 2310 522 - vinile
1. Red
6.20 - 2.
Fallen Angel 6.00 - 3.
One More Red Nightmare 7.07 - 4.
Providence 8.08 - 5.
Starless 12.18
Musicians:
Robert Fripp, John Wetton, Bill Bruford, David Cross, Mel Collins, Ian McDonald, Robin
Miller, Marc Charig
Produced by King Crimson
Recorded at Olympic Sound Studios, London on July and August 1974
Engineering by George Chkiantz
Cover by John Kosh
E' l'ultimo album in studio
dell'era progressiva. Il gruppo è ufficialmente schierato a trio (Fripp,
Wetton, Bruford), in realtà c'è ancora Cross, più un quartetto di
fiati (con il fedele Mel Collins).
Sono cinque brani, di cui uno almeno (Red) degno di
collocazione tra i grandi classici dei Crimson, due canzoni (Fallen
Angel, One More Red Nightmare), un'intera facciata con le
lunghe improvvisazioni di Providence ( che arriva dal
repertorio dei concerti) e Starless.
Per la prima volta ci sono le foto dei musicisti in copertina.
Cesare Rizzi
da Progressive & Underground, ed. Giunti
- Discipline
(1981) EG 2311 103 - vinile
1. Elephant Talk 4.42 - 2. Frame By Frame 5.08 - 3. Matte Kudasai 3.45 - 4. Indiscipline 4.31 - 5. Thela Hun Ginjeet 6.25 - 6. The Sheltering Sky 8.22 - 7. Discipline 5.02
Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Bill
Bruford
Produced by King Crimson and Rhett Davies
Engineering by Rhett Davies
Cover by Peter Saville
(...)I
King Crimson di oggi operano su basi ritmiche superlative
e sveltissime, addirittura Bill Bruford, drumming
schematico per terreni progressive si lancia in funky
rhythm dalla velocità terribile e in preda a a
fenomenali propulsioni chitarristiche di un Belew
semplicemente eccezionale.
I singoli brani si intersecano in differenti punti
d'incontro, ma il risultato finale assume toni
galvanizzanti per scelta e concretezza: Elephant
Talk stordisce e impressiona per la sua
"elefantesca" carica funky parallelamente a Thela
Hun Ginjeet ancor più
"dance" e altamente raffinata di smanie
articolate agli arrangiamenti, un seguito della I
Zimbra delle "teste
parlanti". Frame By Frame
e Matte Kudasai sono
le più ancorate alla recente tradizione crimsoniana
tanto son dolci e docili ed improvvisamente nevrotiche.
Fenomenali sono i due poli di Discipline
e Indiscipline
violenta e folgorante la seconda tanto da sfoderare
cavernose profondità d'espressione vicine ai sogni
oscuri della Pictures Of City
di In The Wake Of Poseidon
con metodologie rapide e realistiche; diversa la foga
della title-track eseguita su tessuti armonici del tutto
quieti e formali collegati dall'incedere di un rinnovato
senso di suonare rock progressive (definizione caduta in
disgrazia da diverso tempo) in The
Sheltering Sky gioiello di rara
intensità strumentale, una specie di ponte tra
passato-presente-futuro in cui vivono invenzioni degne
delle fripptronics, percussività after-science,
affinità a cristallini movimenti impressionistici.
Sandro
Priarone da Rockerilla n° 18 novembre 1981
- Beat
(1982) EG 2311 156 - vinil
1. Neal And Jack And Me 4.21 - 2. Heartbeat 3.54 - 3. Sartori in Tangier 3.35 - 4. Waiting Man 4.22 - 5. Neurotica 4.47 - 6. Two Hands 3.22 - 7. The Howler 4.10 - 8. Requiem 6.30
Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Bill
Bruford
Produced by Rhett Davis
Engineering by Rhett Davies
Cover by Rob O'Connor
Un alone
di fascino misterioso ha sempre accompagnato le
impenetrabili realizzazioni armoniche di questo gruppo
scuola d'oltre Manica. Nel lontano '69, King Crimson
ergeva le storiche fondamenta di poliformiche sonorità,
intimamente sviscerate dagli intrighi di corte del Re
Cremisi. Attraverso le vorticose esperienze degli anni
successivi, Robert Fripp, sorprendente chitarrista e
geniale compositore, ha saputo consolidare attorno a sè,
quell'immagine di vistosa apertura mentale magicamente
estroflessa nella condensa di asettiche creatività
esecutive. L'esperienza di Fripp magnetizza singolari
doti d'intelligenza e tecnica strumentale nell'allestire
l'ennesima formazione identificata col sigillo di
garanzia King Crimson. Per l'occasione l'invito a corte
è stato riproposto ai paladini del capitolo Discipline:
Bill Bruford, che consolida la propria figura ritmica
sbizzarrendosi in prestazioni pulsanti al fulmicotone
alternate da giochi percussionistici d'estrazione
orientale; e Adrian Belew, il "Sir Lancillotto"
della situazione; con le nevrotiche divagazioni della sua
chitarra-synth partorite dalle fertili attività svolte
in casa Talking Head, impersonifica l'elemento a più
valenze dotato di poliedriche proprietà vocalità,
rispondendo così all'appello del capo carismatico.
In Beat i sentieri da
percorrere sono il prevedibile riverbero
"disciplinato" della risorta epopea reale (la
veste grafica è concepita sulla medesima linea
stilistica). Ma l'angolo di pendenza si è leggermente
abbassato e gli itinerari vergini si prospettano meno
impervi e meno inaccessibili, pur garantendo la visione
di caleidoscopiche panoramiche stratificate dalle
suggestive rarefazioni atmosferiche. Neal
Anf Jack And Me è il brano
introduttivo, iniettato di frammenti di biografismo
keruochiano (atto di fedeltà illusoria nei confronti del
titolo dell'album), e precede i languori
generazionalizzati d'un amore idealizzato, seminato
dietro le spalle tra le vicissitudini del sogno beat.
(...) Una caratteristica che sorprenderà la
straordinaria nitidezza tridimensionale attraverso cui si
percepiscono i suoni degli strumenti, oltre alla
squisitezza dell'incisione.
Vittorio
Azzoni
da Rockerilla n° 26 luglio/agosto 1982
- Three Of A Perfect Pair
(1984) EG 817882 - vinile
1. Three
Of A Perfect Pair - 2.
Model Man - 3.
Sleepless - 4.
Man With An Open Heart - 5.
Nuages (That Which Passes,
Passes Like Clouds) - 6.
Industry - 7.
Dig Me - 8.
No Warning - 9.
Lark's Tongues In Aspic (part
III)
Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Bill Bruford
Produced by King Crimson
Il terzo incomodo (questa una
delle possibili traduzioni del titolo) della corrente incarnazione
della band confessa apertamente la più volte palesata dicotomia tra i
King Crimson "popolari" e quelli "intelettuali".
Non a caso il disco è diviso (era diviso dovremmo dire visto che con
il cd questa sfumatura è andata persa) tra left side, lato sinistro,
e right side, ovvero lato destro, ma forse anche, più correttamente
"lato giusto". La prima parte infatti presenta una serie di
quattro brani di un'elementarietà tanto lampante quanto provocatoria
che strizzano l'occhio alla New Wave Of British Pop-Rock dei migliori
Duran Duran, con ritmiche tutte rigorosamente in 4/4 che ritornano,
dopo avere a lungo costituito eccezione, ad essere la norma. Nuages
è il brano di passaggio. La ritmica battente dettata dallo stick
e dalla batteria elettronica, tappeto sonoro su cui, supportato da
Belew, Frip si produce in un assolo lento e misurato nei toni, conduce
l'ascoltatore verso le sonorità aride e decisamente industrial della
seconda facciata. Difficile commentare la caparbia rigidità della
base sincopata in 9/4 di Industry che mai si fonde con il tema
musicale delle due (indipendenti) chitarre o il cantato-parlato piatto
e disperato della successiva Dig Me. Meglio la parte conclusiva
dell'album ovvero la chiusura del cerchio. Una Larks' Tongues In Aspic
part III che, a ben vedere, conserva abbastanza poco delle due sezioni
iniziali di dieci anni più vecchie se non la ripresa di qualche
accordo ed un generale umore anni '70 che però si perdono fatalmente
soffocati dalla troppo breve durata del brano. Per i King Crimson c'è
ancora spazio solo per un ultimo tour in Giappone, l'unico paese forse
ancora abbastanza sofisticato per la loro musica. Poi sarà ancora un
decennio di ricerca e di sperimentazione, fino alla ripresa del
sentiero della "quarta via" nel 1994 con gli splendidi Vroom
e Thrack e il nuovo suono degli anni '90.
- Thrak
(1995) Virgin 7243 - cd
1. Vroom
4.37 - 2.
Coda: Marine 2.41 - 3.
Dinosaur 6.35 - 4.
Walking On Air 4.34 - 5.
B'Boom 1.11 - 6.
Thrak 4.11 - 7.
Inner Garden I 1 1'47 - 8.
People 5.53 - 9.
Radio I '13 - 10.
One Time 5.21 - 11.
Radio II 1.02 - 12.
Inner Garden II 1.15 - 13.
Sex Sleep Eat Drink Dream 4.48 -
14. Vroom Vroom 5.37
- 15. Vroom Vroom: Coda 6.39
Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Bill
Bruford, Trey Gunn,
Pat Mastellotto
Produced by King Crimson and David Bottrill
Engineering by David Bottrill
- Happy With What You Have To Be Happy With
(2002) Sanep 123 - cd
1. Bude
- 2.
Happy With What You Have To Be Happy With -
3. Mie Gakure -
4. She Shudders -
5. Eyes Wide Open -
6. Shoganai -
7. I Ran -
8. Potato Pie -
9. Lark's Tongues In Aspic (part
IV) - 10. Clouds
Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Trey Gunn, Pat Mastellotto
Produced by King Crimson
Engineering by Ken Latchney
Cover by P.J. Crook
- The Power To Believe
(2003) Sanctuary 06076 - cd
1. The
Power To Believe I: A Cappella -
2. Level Five -
3. Eyes Wide Open -
4. Elektrik -
5. Facts Of Life: Intro -
6. Facts Of Live
- 7. The Power To Believe II -
8. Dangerous Curves -
9. Happy With What You Have To
Be Happy With - 10.
The Power To Believe III - 11.
The Power To Believe IV: Coda
Musicians:
Robert Fripp, Adrian Belew, Trey Gunn, Pat Mastellotto
Produced by King Crimson
Recorded at The Tracking Room, StudioBelew and Pat's Garage
Engineering by Jeff Juliano
Cover by P.J. Crook
Da tempo un disco dei
King Crimson
non era così atteso: recensioni entusiastiche su riviste a tiratura
nazionale da parte dei pochi fortunati a cui vengono date le copie
gratis mesi prima (sig); " Nuovo metal", l'"heavy metal secondo i King
Crimson", il "ritorno del re" e via discorrendo. I due precedenti dischi
di questa formazione (Thrack e Construction Of Light)
avevano lasciato qualche perplessità anche tra i
prog-fan
e l'attesa di una rinascita e di un cambio di rotta era grande. Attesa
ripagata?
Un breve intro a cappella (The Power To Believe I) fa da prologo
a Level Five, ennesima variazione sul tema di "Red" (1974) ma con
un impatto più duro; tipici gli accordi
frippiani
ma il barrage chitarristico presto si sfrangia in un vortice che prende
allo stomaco, le chitarre di Fripp e Belew dialogano, si intersecano, si
scontrano, refluiscono, si innalzano senza pace, Mastellotto continua a
valere 1/4 di Bruford ma spinge molto. Sette minuti vertiginosi. Gran
pezzo. Si prosegue con Eyes Wide Open, melodica, potenziale
singolo, refrain non irresistibile ma impreziosita da un buon
arrangiamento con un grande lavoro chitarristico e un discreto utilizzo
dell'elettronica. Passiamo a Elektrik, tipico brano strumentale
degli ultimi Crimson con le chitarre che ruotano dapprima attorno a un
punto di equilibrio per poi aprirsi parti più aggressive ed epiche, bel
lavoro di Gunn alla warr guitar che funge da basso ma alla fine è un
pezzo che ti porta in giro a vuoto 8 minuti senza costrutto. Facts Of
Life, altro brano cantato, ricorda Prozak Blues del disco
precedente, pezzo molto tirato, alcuni pregevoli stacchi di Fripp, ma
alla fine non ci scaldiamo più di tanto.
Il disco riprende decisamente quota con The Power To Believe II,
base ritmica sintetica, discreta, liquida su cui Fripp ricama alcuni
suoi tipici accordi da altro mondo, gelidi, alieni, vagamente
orientaleggianti, poi il pezzo cambia registro con la voce filtrata su
un ottimo fondo di frippertronics, quindi la sezione ritmica e sul
finale un assolo da brividi del Re. Ancora meglio Dangerous Curves,
ossia Talking Drum (da Lark's Tongue In Aspic) 30 anni
dopo: una progressione travolgente, irresistibile con tutto il gruppo al
massimo.
Con Happy With What You Have To Be Happy With ritorna il cantato,
il brano è sulla falsariga di Facts Of Life, bello ma non
sconvolgente; la terza parte di Power To Believe è uno degli
episodi migliori, con un Fripp dilaniante in brano pittorico, astratto,
molto suggestivo. Le
frippertronics
della breve Power To Believe IV chiudono il disco in un clima
quasi angosciante un po' rovinato dalla solita voce filtrata.
Disco molto moderno piacerà anche ai non addetti al
progressive,
purché si accettino certe tipiche ridondanze, ed è senza dubbio il
miglior lavoro dei King Crimson in questa formazione, con un Fripp molto
lucido nello sperimentare anche nuove strade per la sua creatura.
Michele Chiusi
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