Pat Metheny



album in pagina:

- Travels
-
Offramp
-
American Garage
- Bright Size Life




collabora in:

- Contemplacion
 
(Pedro Aznar)

- Works
- Passengers
- Dreams So Real
- Ring

  (Gary Burton)

- Under Fire
 
(Jerry Goldsmith)

- Nocturne
  (Charlie Haden)


- Toninho Horta
- Moonstone

  
(Toninho Horta)

- Shadows And Light
- Mingus

  (Joni Mitchell)

- The Story Of Moses
 
(Bob Moses)

- Jaco
  (Jaco Pastorius)

- Different Train
  (Steve Reich)


- Ricardo Silveira
- Long Distance
 
(Ricardo Silveira)


- Mutacao
 
(Celia Vaz)

- Welcome Back
- Love Life
 
(Akiko Yano)



Lee's Summit è un grosso sobborgo all'estrema periferia sud-orientale di Kansas City, Missouri. La città ha poco di notevole, a parte forse il fatto di ospitare le tombe dei fratelli Younger, membri della famigerata banda di fuorilegge capeggiata da Jesse James, che negli anni Sessanta e Settanta dell'Ottocento imperversò in tutto il Midwest. Molti appassionati di jazz, conoscono Lee's Summit per un altro motivo: perchè proprio lì è nato e cresciuto Pat Metheny. Prima della nascita di Pat, almeno tre generazioni della famiglia Metheny avevano vissuto a Lee's Summit. Tra i primi abitanti c'era stato Moses Metheny, un attore di origini irlandesi che si esibiva nei "chautauquas", spettacoli itineranti molto popolari nell'America rurale dell'Ottocento, che univano scenette comiche e sermoni didattico-moraleggianti (Pat si ricorderà del suo antenato quando, nel 1979, intitolerà un disco New Chautauqua). Il figlio di Moses, Harrison, nel 1915 aveva aperto un'autofficina che nel 1944 sarà rilevata dal suo figlio David, la cui moglie Lois darà alla luce due pargoletti: Mike, nel 1949, e Patrick Bruce, detto Pat, il 12 agosto del 1954.


La musica è una tradizione di famiglia, in casa Matheny: la madre è un'appassionata ascoltatrice di classica, il padre un trombettista dilettante, e anche il nonno materno, Delmar B. Hansen, è un valente trombettista e didatta.

Ben presto Pat e il fratello Mike cominciano anch'essi a studiare la tromba. Mike continuerà con lo strumento fino a dedicarvisi da professionista, mentre Pat verso i dodici anni acquista la sua prima chitarra. Poco dopo, riceve in regalo una Gibson Es-175 del 1958, che per anni rimarrà il suo strumento prediletto.

Dopo un primo interesse per il rock, Pat, stimolato dal fratello, inizia a spostarsi verso il jazz. Seguono anni di studio intenso, nei quali assimila rapidamente il linguaddio della tradizione jazzistica e si esibisce in ogni tipo di contesto musicale. Quando, nel 1972, si iscrive all'Università di Miami, è già talmente abile da venire subito inserito come insegnante nei corsi di jazz. A Miami conosce persone che avranno un posto importante nel suo futuro, tra le quali Gil Goldstein, Jaco Pastorius, Dan Gottlieb e Mark Egan.

Entra anche in contatto con il vibrafonista Gary Burton, che nel 1973 gli propone di insegnare al Berklee College of Music di Boston. A soli diciotto anni, Pat è il più giovane docente nella storia della Berklee.

Nel 1974 Pat Metheny suona per due mesi nel quartetto di Paul Bley, insieme a Jaco Pastorius e Bruce Ditmas: un'esperienza fondamentale per la sua crescita artistuca, ma della quale purtroppo non rimangono documenti soddisfacenti, a parte
Jaco, del 1974, un disco che con la sua scarsa qualità sonora non rende giustizia al gruppo.

Alla fine di quello stesso anno, Metheny entra nel quintetto di Gary Burton, dove la sua chitarra va ad affiancare quella di Mick Goodrick, il quale eserciterà un'influenza decisiva sulla formazione del suo stile. Alla batteria c'è Bob Moses, al basso Steve Swallow. Il chitarrista passerà i tre anni successivi nella band di Burton, che gli fornisce l'occasione di debutto sulla grande scena jazzistica.

Ring (1975), uscito per l'ECM a nome del vibrafonista, è la prima vera incisione in cui si può ascoltare Metheny, impegnato qui su una chitarra Fender Coronado a dodici corde. Seguiranno Dreams So Real (1976) e Passenger (1977), sempre per l'ECM. Su quest'ultimo, quella di Metheny è l'unica chitarra, dato che Goodrick aveva lasciato il gruppo.

Nell'aprile del 1975, dopo un concerto a Wichita, Pat conosce un giovane pianista di nome Lyle Mays, suo coetaneo, con il quale stabilisce da subito una forte intesa umana e musicale. Nel maggio del 1976 Metheny incide per l'ECM, in trio con jaco Pastorius e Bob Moses, il suo esordio da leader, intitolato
Bright Size Life. Il chitarrista con ha ancora compiuto ventidue anni, ma ha già elaborato uno stile personale e ben definito, e nel disco si può leggere in filigrana molto di ciò che svilupperà negli anni successivi.

Nel febbraio 1977 Metheny incide per l'ECM
Watercolors, in quartetto con Lyle Mays alle tastiere, Eberhard Weber al contrabasso e Danny Gottlied alla batteria. Con l'eccezione di Weber, la lineup è già quella che caratterizzerà il primo Pat Metheny Group. Metheny ha dichiarato più volte di non amare questo lavoro, ritenendolo debole dal punto di vista compositivo e troppo condizionato dall'estetica ECM e dalle concezioni timbriche di Manfred Eicher, In effetti, il disco risente molto del suono spazioso e delle atmosfere eteree proprie dell'etichetta tedesca. Ciò nonostante, la musica lascia chiaramente presagire quella della band futura: c'è già il timbro incofondibile della chitarra del leader, insieme alla sua capacità di creare composizioni nelle quali la complessità strutturale e armonica si adagia in morbide aperture melodiche. E ci sono già tutti gli elementi che andranno a definire la musica del Pat Metheny Group: jazz, echi di fusion, ma anche elementi pop, country, folk. In Florida Greeting Song fa addirittura capolino un momento di free improvisation, nel duetto iniziale tra Metheny e Gottlieb.

Curiose, a volte, certe coincidenze. In taluni casi, davvero stuzzicanti. Trattandosi di coincidenze, sono di norma imponderabili, aleatorie, casuali e prive di logica, oppure -eventualità più rara- possono essere cadenzate da una tempistica ciclica, regolare e simmetrica. Se capitano nei territori dell'arte, di solito spianano la strada a commistioni imprevedibili, anche quando i codici dei soggetti in gioco non collimano alla perfezione.
Ma scendiamo nel concreto. Le vicende che nel corso di più di mezzo secolo hanno visto incrociare a intervalli randomici i destini di Paul Bley, Ornette Coleman e Pat Metheny, sembrano la piacevole risultante di una miracolosa predestinazione. Incontri capaci di partorire mescolanze intriganti, perciò da analizzare.

Snoccioliamo allora le concidenze che in periodi e situazioni differenti hanno accomunato i tre artisti. Naturalmente, l'indagine ruota attorno alla figura di Pat Metheny.

Partiamo da lontano. Dal luglio 1958. Allorchè Paul Bley si presenta all'Hillcrest Club di Los Angeles per esibirsi alla testa di un quintetto leggendario, uguale per quattro quinti al futuro combo Atlantic di Ornette Coleman, completato da Don Cherry, Charlie Haden e Billy Higgins. In quel concerto californiano (documentato in
The Fabolous Paul Bley Quintet, Musidisc), Bley tiene in pratica a battesimo, o quasi, il padre del free, che appena quattro mesi prima aveva esordito per la Contemporary con Something Else!, sostenuto da una formazione per metà identica.

Nel luglio del 1958 Metheny non aveva ancora compiuto quattro anni. La musica lo ha comunque coinvolto precocemente, un innamoramento avvenuto per induzione, grazie ai dischi del fratello maggiore, trombettista e cultore jazz. Crescendo, il piccolo Pat si avvicina al sound levigato di Miles Davis, per infine infatuarsi della musica rivoluzionaria di Coleman, che ne segna l'adolescenza, gli studi e un po' di vita futura.

Metheny comincia con la tromba, passa al corno, finchè si converte alla chitarra in seguito all'ascolto di giganti seminali quali Kenny Burrell, Jim Hall, Wes Montgomery, Attila Zoller. Fa esperienza con anonime band di Kansas City. Riceve presto dei riconoscimenti, che lo convincono a trasferirsi a New York, imprescindibile "Mecca" culturale di qualsiasi innovazione. Nella "Grande Mela", approfondisce le frseologie delle star degli strumenti a fiato, da John Coltrane a Freddie Hubbard a Clifford Brown. La vincita di una borsa di studio, offre a Metheny la possibilità di iscriversi all'Università di Miami. Deve però attendere l'invito di Gary Burton, che lo ingaggia nel 1974, per entrare dalla porta principale nelle fascinose stanze del jazz nobile. (...)

Sergio Pasquandrea da JazzIt n° 58 maggio 2010



- Travels
(1983) ECM 1252 - vinile

1. Are You Going With Me? 9.20 - 2. The Fields, The Sky 7.50 - 3. Goodbye 8.15 - 4. Phase Dance 8.05 - 5. Straight On Red 7.27 - 6. Farmer's Trust 6.27 - 7. Extradition 5.42 - 8. Goin' Ahead As Falls Wichita, So Falls Wichita Falls 16.24 - 9. Travels 5.04 - 10. Song For Bilbao 8.27 - 11. San Lorenzo 13.38

Musicians:
Pat Metheny, Lyle Mays, Steve Rodby, Dan Gottlieb,
Nana Vasconcelos

Produced by Pat Metheny and Manfred Eicher
Recorded live from concerts in Dallas (Tx), Philadelphia (Pa), Hartford (Ct), Sacramento (ca), and Nacogdoches (Tx) on July, October and November 1982
Engineering by Randy Ezratty

Nel suo piccolo, Pat Metheny è una star. In sette anni di carriera, cambiando spesso compagni di avventura ma serbando intatta la propria immagine di chitarrista brillante e riflessivo, è riuscito a guadagnarsi fama e buon seguito, sfuggendo alle "penitenze" che di solito toccano a chi fa jazz o che del genere. Il pubblico ascolta volentieri le sue "modern serenades", elettroniche ma delicate; l'impianto è jazz, così da non scontentare gli ortodossi di quella chiesa, ma il gusto per lo spettacolo e la contaminazione ha radici rock e in fondo spira un'aria di musica leggera, elegante si ma facile facile, che sa convincere anche i più dubbiosi.
Travels è il primo album dal vivo del repertorio discografico di Pat Metheny. Registrato dal vivo nel corso di un tour americano tenutosi nel 1982, è una rassegna dei più noti brani dell’artista, da San Lorenzo e Phase Dance, che si riferiscono al primo periodo della carriera alle più recenti pagine di So Falls Wichita e Are You Going With Me? Pat Metheny si esprime con il linguaggio melodico di cui si è sempre mostrato osservatore, modellando sommessamente i toni della chitarra e lasciando che intorno spiri il vento luminoso delle tastiere di Lyle Mays, fedele collaboratore, o rintocchino i battiti suggestivi delle percussioni di Nana Vasconcelos.La musica scivola così senza fatica e, specie quando Pat Metheny imbraccia la chitarra-synth, l’idea è quella di una irrefrenabile fluidità, di una colata di suono liquido che assume suggestive trasparenze, densità e colori.
Pat Metheny e Lyle Mays citano spesso tra gli ispiratori Bill Evans e Keith Jarrett e altri maestri che hanno lavorato bene con le “paste bianche”.
Riccardo Bertonecelli da Rockerilla n° 36 luglio/agosto 1983

- Offramp
(1982) ECM 1216 - vinile

1. Baracarole 3.17 (Metheny/Mays/Vasconcelos) - 2. Are You Going With Me? 8.47 (Metheny/Mays) - 3. Au Lait 8.32 (Metheny/Mays) - 4. Eightteen 5.08 (Metheny/Mays/Vasconcelos) - 5. Offramp 5.59 (Metheny/Mays) - 6. James 6.47 (Metheny/Mays) - 7. The Bath 3.50 (Mwetheny/Mays)

Musicians:
Pat Metheny, Lyle Mays, Steve Rodby, Dan Gottlieb,
Nana Vasconcelos

Produced by Manfred Eicher
Recorded on October 1981 at Power Station, New York
Engineering by Jan Erik Kongshaug and Gragg Lunsford
Cover photo by Deborah Feingold

Molte persone si saranno interessate a questo giovane chitarrista dopo averlo scovato in quel doppio live di Joni Mitchell, Shadows And Light. Appariva così, dietro l'angolatura del session-man, una rivelazione prodigiosa immersa in quella nobile formazione di jazzofili di lusso.
La sorpresa, comunque, riguardò solo quella fetta di pubblico aderente all'area musicale rock meno espansionistica. Mentre per chi bazzicava tranquillamente attorno ai lidi new-jazz, quell'american boy travestito da sconosciuto, volto sorridente e capelli oltre le spalle, era solo una vecchia conoscenza.
Cinque anni prima, nel 1975 pubblicava il suo primo album,
Bright Size Life, cui seguivano Watercolors nel 1977 e Pat Metheny Group nel 1978; ancora, New Chautauqua e American Garage. Nell'anno della partecipazione allo stage della cantautrice canadese, con l'affiatato tastierista Lyle Mays, realizzava un disco tutto particolare: As Falls Wichita, So Falls Wichita Falls. Ha pure partecipato ad incisioni con personaggi come Gary Burton (Dream So Real).
Come attività collaterali, l'enfant prodige ha sostenuto, per un certo periodo, incarichi di insegnamento presso una delle scuole più stimate e riconosciute internazionalmente: la Berklee School of Music; referenza di non poco conto. (...)
Pat Metheny è un chitarrista che si lascia affascinare da nuove esperienze, come un bambino è affascinato dal racconto di favole intrecciate; dotato di una discreta versatilità tecnica e compositiva, impeccabile pulizia esecutiva del proprio strumento e riconoscibile per quelle timbriche un po' ovattate, sollecita la propria ricerca espressiva anche attraverso la varietà dei musicisti che lo accompagnano.
Offramp è l'album e ideato e scritto quasi per intero con Lyle Mays, membro del gruppo insieme a Steve Rodby, Dan Gottlieb e Nana Vasconcelos, quest'ultimo come espite. I pezzi sono caratterizzati da una certa alternanza stilistica: dalla rilassatezza felliniana dell'aria di Au Lait, ai fendenti frenetici della chitarra-synth di Offramp, alla melodica, ma non ingenua, orecchiabilità di James, Eighteen e Are You Goung With Me?
Vittorio Azzoni da Rockerilla n° 29 dicembre 1982

- American Garage
(1980) ECM 1155 - vinile

1. (Cross The) Heartland 6.49 - 2. Airstream 6.16 - 3. The Search 4.45 - 4. American Garage 4.06 - 5. The Epic 12.55

Musicians:
Pat Metheny, Lyle Mays, Mark Egan, Dan Gottlieb

Produced by Pat Metheny
Recorded at Longview Farm, NO, Brookfield, Mass. on June 1979
Engineering by Kent Nebergal
Cover photo by Joel Mayerowitz

Pat Metheny Group consegue ottimi risultati di vendita e rimane per più di un anno nella classifica jazz di Billboard. La critica e il pubblico cominciano a registrare questo chitarrista ventiquattrenne come una delle nuove forze creative del jazz. Nel giugno 1979 la band entra in studio per registrare American Garage.
Il titolo allude agli anni in cui Metheny suonava con gli amici nel garage di casa, e il disco si sposta spesso verso energiche atmosfere rock, come nella title-track o nell'iniziale (Cross The) Heartland. Stavolta, tutti e cinque i brani del disco portano la firma congiunta di Metheny e Mays.
Metheny ha affermato di annoverare American Garage tra i lavori meno riusciti del gruppo: <<E' il secondo dal fondo dopo Watercolour. (...)Lo realizzai completamente sganciato dalla ECM. Fu registrato e missato in uno studio in cui non si sarebbe mai dovuto missare. Facemmo ogni genere di errore possibile. In più i pezzi scritti in quel periodo rappresentano alcune delle nostre cose peggiori>>.
Eppure la pubblicazione del disco, nel febbraio del 1980, coincide con la sua definitiva affermazione. American Garage vende più di duecentomila copie e si piazza in testa alle classifiche jazz, ricevendo numerosi riconoscimenti dalla critica e dalla stampa specializzata.
Sergio Pasquandrea da JazzIt n° 58 maggio 2010

- Bright Size Life
(1976) ECM 1073 - vinile

1. Bright Size Life 4.45 - 2. Sirabhorn 5.27 - 3. Unity Village 3.38 - 4. Missouri Uncompromised 4.13 - 5. Midwestern Nights Dream 6.00 - 6. Unquity Road 3.36 - 7. Omaha Celebration 4.17 - 8. Round Trip/Broadway Blues 4.58

Musicians:
Pat Metheny,
Jaco Pastorius, Bob Moses


Produced by  Manfred Eicher
Recorded at Tonstudio Bauer, Ludwigburg on December 1975
Engineering by Martin Wieland
Cover photo by Rainer Kiedrowski

(...) Tale capacità, già emersa in un interessante opera discografica del giugno 1974 come Jaco Pastorius-Pat Metheny-Bruce Ditmas- Paul Bley, si rivela nitida in Bright Size Life, prima incisione ufficiale del Pat Metheny Trio, in cui il chitarrista è affiancato da un Jaco Pastorius già in grado di esplorare con creativa meticolosità ogni appiglio melodico (si confronti la notevole versione di Bright Size Life presente nell'antologia Portrait Of Jaco: The Early Years 1968-1978) e da un intelligente batterista come Bob Moses.
Reduce da un'importante collaborazione con il vibrafonista Gary Burton, Metheny mostra una sorprendente maturità nel delineare una versatilità che non verrà più a mancare e che rende lo strumentista in grado sia di fondere che di affrontare separatamente il linguaggio del mainstream boppistico (l'eredità del bop è elemento indissociabile dell'estetica del chitarrista), un sapico camerismo ereditato dall'ascolto di Steve Swallow (allora regolare collaboratore di Burton), il contesto musicale del Midwest (dal blues alla country music) e la lirica complessità di Ornette Coleman. (...)
Gianni Morelenbaum Gualberto
da JazzIt n° 58 maggio 2010