Naked City
album
in pagina:
-
Naked
City
- Torture
Garden
-
Absinthe
-
Radio
Il jazzista guastatore
John Zorn ha scelto come nome per una delle sue creature quello di una
pellicola del 1948 (La Città Nuda nell'edizione italiana), interpretata
da Barry Fitxgerald, Dorothy Hart, Don Taylor ed Howard Duff, diretta da
Jules Dassin e tratta dall'omonimo romanzo di Malvin Wald. Nel film le
indagini su un delitto compiute da un ispettore sono un pretesto per
descrivere le miserie dei sobborghi di New York City.
|
- Naked City
(1990) Elektra/Nonenush 7559-79238 - vinile
1. Batman 1.58 - 2. The Sicilian Club (E. Morricone) 3.27 - 3. You Will Be Shot 1.29 - 4. Latin Quarter 4.06 - 5. A Shot In The Dark (H. Mancini) 3.09 - 6. Reanimation 1.34 - 7. Snagglepus 2.14 - 8. I Want To Live (J. Mandel) 2.08 - 9. Lonely Woman (O. Coleman) 2.38 - 10. Igneous Ejaculation '20 - 11. Blood Buster '13 - 12. Hammerhead '8 - 13. Demon Sanctuary '38 - 14. Obeah Man '17 - 15. Ujaku '27 - 16. Fuck The Facts '11 - 17. Speedball '37 - 18. Chinatown (J. Goodman) 4.23 - 19. Punk China 3.01 - 20. N.Y. Flat Top '43 - 21. Saigon Pickup 4.46 - 22. The James Bond Theme (J. Barry) 3.02 - 23. Inside Straight 4.10
Musicians:
John Zorn, Bill Frisell, Wayne Horowitz, Fred Frith, Joey Baron, Yamatsuka Eye
Produced by John Zorn/Naked City
Engineering by Roger Moutenot
- Torture Garden
(?) Tearache MOSH 28 - vinile
1. Blood Is Thin 1.00 - 2. Demon Sanctuary '38 - 3. Thrash Jazz Assassin '45 - 4. Dead Spot '31 - 5. Bonehead '31 - 6. Speedball '37 - 7. Blood Duster '12 - 8. Pile Driver '33 - 9. Shangkuan Ling-Feng 1.14 - 10. Numbskull '29 - 11. Perfume Of A Critic's
Burning Flesh '24
- 12. Jazz
Snob Eat Shit '24
- 13. The
Prestidigitator
'43 - 14.
No Reason To Believe '26 - 15. Hellraiser '39 - 16. Torture Garden '35 - 17. Slam '23 - 18. Hammerhead '08 - 19. The Ways Of Pain '31 - 20. The Noose '10 - 21. Sack Of Shit '43 - 22. Blunt Instrument '53 - 23. Osaka Bondage 1.14 - 24. Igeous Ejaculations '20 - 25. Shallow Grave '40 - 26. Ujaku '27 - 27. Kaoru '50 - 28. Dead Dread '45 - 29. Billy Lair '10 - 30. Victims Of Torture '22 - 31. Speedfreaks '29 - 32. New Jersey Scum Swamp '41 - 33. S & M Sniper '14 - 34. Pigfucker '23 - 35. Cairo Chop Shop '22 - 36. Fuck The Facts '11 - 37. Obeah Man '17 - 38. Facelifer '34 - 39. N.Y. Flat Box '43 - 40. Whiplash '19 - 41. The Blade '36 - 42. Gob Of Spit '18
Musicians:
John Zorn, Bill Frisell, Wayne Horowitz, Fred Frith, Joey Baron, Yamatsuka Eye
Produced by John Zorn
Un album a
quarantacinque giri di circa trenta minuti, quarantadue
brani della durata media abbondantemente inferiore al
minuto, otto dei quali già usciti nel precedente lavoro
di John Zorn qui di nuovo affiancato da Bill Frisell,
Wayne Horvitz, Fred Frith e Joey Baron. Questo in cifre e
dati Torture Garden.
Potrebbe sembrare unopera minore nella variegata
produzione del sassofonista di New York, e invece i
quarantadue brani qui raccolti fanno il punto sulla
passione che John Zorn nutre per lhard core con
ununitarietà ben maggiore rispetto sia il
precedente disco che le esibizioni live. Messe da parte
colonne sonore e brani jazz, linteresse è
concentrato sui percorsi brevissimi e sulfurei attraverso
i quali dar vita ad unestetica delleccesso
infarcita di concettualizzazioni come solo un newyorkese
sa fare. Ci sono, è vero, alcuni brani che ripropongono
il frullato di generi, limmaginario sonoro
americano, con cambi di musiche, ritmi ed atmosfere ad
ogni battuta, ma il corpus di Torture
Garden è costituito dalla perfetta
interpretazione di molti pezzi brevissimi di hard core,
tutti arrangiati con cronometrica precisione da parte dei
cinque virtuosi. Blood Is Thin
è il br ano che apre la prima facciata del disco, la
sado-side (la seconda, non sarebbe neanche il
caso di dirlo è la maso-side), inizia con un
pesante riff che fa venire immediatamente in mente la
musica di John Bonham e soci.
Il fatto è che un attento ascolto dei quarantadue brani
rivela una varietà di evoluzioni attentamente
pianificata a tavolino con geometrie contorte,
sospensioni temporali, vomitate vocali di John Zorn e
della special guest Yamatshuka Eye, deflagrazioni
chitarristiche e batteristiche. Lalbum è corredato
da una foto di copertina di un certo Macioce, proveniente
dalla collezione di John Zorn e raffigurante una giovane
giapponese incatenata ad un infernale macchinario di
tortura e da due illustrazioni dellefferato Maruo
Suehiro che già aveva colpito nel precedente Naked City.
Gigi Longo daBuscadero n° 111 febbraio 19991
- Absinthe
(1993) Avant 004 - cd
1. Val de Travers 6.13
- 2. Une Corrispondence 5.04
- 3. La Fèe Vente 5.10
- 4. Fleurs du Mal 4.06
- 5. Artemisia Absinthium 4.30
- 6. Notre Dame de l'Oubli 4.47
- 7. Verlaine: part
one 4.23 - 8. Verlaine part
two 6.01 - 9. ... Rende Fou 6.03
Musicians:
John Zorn, Bill Frisell, Wayne Horowitz, Fred Frith, Joey Baron
Produced by John Zorn
Recorded at Electric Lady Studios, New York on December 1992
Engineering by Joe Ferla
Cover photos by Lisa Wells
(...)
Esattamente il contrario vale per Absinthe, che potrebbe
benissimo portare sulla confezione un adesivo che avverta
"Attenzione: anche se pensate di essere abituati all'atipico,
questo è più atipico di quel che vi aspettate". In effetti, anche
dopo il monolitico Leng Tch'e, chi poteva aspettarsi dai Naked
City un album di ambient-noise, pressochè privo di suoni di strumenti
riconoscibili, a parte alcune chitarre apparentemente molto scordate?
Proprio di questa sostanza musicale si tratta, che costituisce quel che
sembra dai titoli l'album francese di Zorn (praticamente quello che era
stato Saint Of The Pit per Diamanda Galas): citiamo per esempio Fleur
Du Mal, Notre Dame De L'Oubli (dedicata a Messiaen) e il
dittico Verlaine, la seconda parte del quale era uscita in
anteprima su quel Caged/Uncaged di cui altri si occuparono su
queste stesse pagine.
L'atmosfera maledetta/decadente evocata dai titoli va a sposarsi con
paesaggi sonori di rara desolazione e desuetudine, a tratti adorni di
aguzzi e contorti arbusti sonori (come nell'iniziale Val De Travers
o nella prima parte di Verlaine, dove addirittura emergono uno
sminuzzato pianoforte e voci alterate) ma anche, in altri brani, del
tutto monocordi, come l'oscuro e immutabile crepitio della conclusiva ...Rende
Fou o il cupo rimbombo di Fleurs Du Mal.
Zorn aveva già atulizzato rumorismi prima ma con la mediazione di un
manipolatore/improvvisatore umano, che li "interpretava" come
se fossero uno strumento fra gli altri, oppure come elemento integrato
in un insieme più ampio sia di orchestrazione che di elementi tematici
diversi ( si pensi all'incubo di vetri rotti e le frequenze alte Never
Again, che aveva in Kristallnacht un senso drammatico
preciso, preceduto e seguito com'era da elementi musicali direttamente
legati all'etnicità oppure connessi con un'esperienza più intima
di eventi storici e di memorie ancestrali). Qui, la nozione
dell'esplorazione pionieristica di paradisi artificiali e di zone
malsane e incognite dell'anima viene resa attraverso un uso esclusivo di
loop, campionamenti, frequenze, filtraggi e collage, alla ricerca di una
zona sonora tra l'incorporeo e il lutulento.
L'indirizzo del lavoro è indubbiamente nuovo per Zorn e in assoluto
abbastanza inedito, non tanto per le tecniche impiegate quanto proprio
per la meta espressiva perseguita, che si distingue rispetto alla
tradizione industriale-rumoristica per un assetto sonoro personale e per
l'usuale accuratezza zorniana della progettazione musicale. (...)
Andrea
Landini
da Musiche n° 15 primavera 1994
-
Radio
(1993) Jasrac - cd
1. Asylum
1.54 - 2. Sunset Surfer
3.00 - 3. Party Girl
'33 - 4. The Outsider
2.27 - 5. Triggerfinger
3.31 - 6. Terkmani Teepee
3.56 - 7. Sex Fiend
3.31 - 8. Razerwire
5.08 - 9. The Bitter And The Sweet
4.48 - 10. Krazji Kal
1.51 - 11. The Wault
4.44 - 12. Metaltex
2.07 - 13. Poisonhead
1.09 - 14. Bone Orchard
3.53 - 15. I Die Screaming
2.29 - 16. Pistel Whipping
'57 - 17. Skatekey
1.24 - 18. Sheck Corridor
1.05 - 19. American Psycho
6.09
Musicians:
John Zorn, Bill Frisell, Wayne Horowitz, Fred Frith, Joey Baron, Yamatsuka Eye
Produced by John Zorn/Naked City
Engineering by Roger Moutenot
|