Bill Frisell
album in
pagina
- I
That You?
- Lookout
For Hope
- In
Line
- Before We Were Born
collabora in:
- Greed
(Ambitius Lovers)
- Molde Concert
- Selected Recordings
(Arild Andersen)
- Life On A String
(Laurie Anderson)
- Fragments
- Paul Bley Quartet
(Paul Bley)
- After The Requiem
(Gavin Bryars)
- The
Elephant Sleeps But Still Remembers
(Jack
DeJonette)
-
Strange Weather
(Marianne Faithfull)
- Paths,
Prints
- Wayfarer
(Jan
Garbarek)
-
Second Sign
- Bass Desires
(Marc Johnson)
-
Lyle Mays
- Street Dreams
(Lyle Mays)
- I Have The Room Above Her
-
It Shoul've Happened A Long Time Ago
- Psalm
- Time And Time Again
(Paul Motion)
-
Absinthe
-
Naked City
- Radio
-
Torture Garden
(Naked City)
-
Heartbeat
(Ryuichi
Sakamoto)
- Grace Under Pressure
(John Scofield)
-
Dead Bees On A Cake
(David Sylvian)
- Fluid Rustle
-
Later
That Evening
(Eberhard
Weber)
-
Angel
Song
(Kenny
Wheeler)
-
The Arch
(Hector Zazou)
-
Film Works 1986 - 1990
- Spillane
(John Zorn)
|
- Is That You?
(1990) Elektra 7559 60956 - cd
1. No Man's Land 6.40 - 2. Someone In My Backyard 2.45 - 3. Rag 4.00 - 4. Is That You? 6.50 - 5. The Way Home 6.00 - 6. Twenty Years 2.43 - 7. Chain Of Fools 3.30 - 8. Hello Nellie 4.07 - 9. The Days Of Wine And Roses 3.35 - 10. Yuba City 5.42 - 11. Half A Million 4.00 - 12. Hope And Fear 1.06
Musicians:
Bill Frisell, Wayne Horvitz, Joey Baron, Dave Hofstra
Produced by Wayne Horvitz
Recorded at Ironwood Studios, Seatlle, on August 1989
Engineering by Roger Moutenot
Cover photo by Stephen Frailey
"Sei
proprio tu?" è il titolo del nuovo album del
geniale chitarrista americano, e in effetti le sorprese
non mancano in questo progetto piuttosto atipico e
varipinto.
Anzitutto non si tratta del consueto quartetto di Bill
(ritratto alla perfezione nell'esplosivo Before
We Were Born) ma di una formazione
particolarissima con il tastierista Wayne Horwitz e il
batterista Joey Baron: Frisell fa gran parte del lavoro
da solo, sovrapponendo la sua micidiale chitarra
elettrica e enigmatiche chitarre acustiche e suonando
persino basso elettrico e clarinetto.
Il risultato parte dalle bizzarre alchimie elettriche
come la corrosiva Someone In My
Backyard e la minaccia
tecnologica di Yuba City
per approdare allo stupefacente valzer felliniano Is
That You?, con tanto di tuba e
clarinetto, che si trasforma a vista d'occhio in
un'imprevedibile country-reggae free. Assolutamente
splendida la divaricazione armonica di The
Way Home, che sembra scritta in
collaborazione con Brian Eno per l'abilità di giocare su
un unico accordo in sospeso. Le sorprese continuano con
il divertimento sfacciato di Chain Of
Fools (proprio quello di Aretha
Franklin!) trasformata in un allusivo blues post-modern,
e con la sinfonietta onirica Hello
Nellie improvvisamente dilaniata dalla
chitarra ferita. Tra queste righe di fuoco troviamo
imprevisti sipari romantici, condotti con gusto insolito
dalla chitarra acustica e addirittura dal banjo (Rag
e Twenty Years). A
sublimare i due estremi espressivi in un'unica atmosfera
inafferrabile giunge No Man's Land,
eccezionale affresco visionario tra pennellate ampie di
chitarra acustica e scrosci roventi di elettricità.
La grandiosa originalità delle composizioni e le
invenzioni strumentali senza confini di Frisell,
confermano il chitarrista tra i geni più vivaci
dell'avanguardia americana già proiettata con le idee
del futuro.
Massimo
Bracco
da Buscadero n° 105 agosto 1990
- Lookout For Hope
(1988) ECM 1350 - cd
1. Lookout For Hope 6.27 - 2. Little Brother Bobby 6.57 - 3. Hangdog 2.24 - 4. Remedios The Beauty 6.18 - 5. Lonesome 4.36 - 6. Melody For Jack 3.26 - 7. Heckensak 2.51 - 8. Littler Bigger 3.10 - 9. The Animal Race 1.56 - 10. Alien Prints ( For D. Sharpe) 6.26
Musicians:
Bill Frisell, Hank Roberts, Joey Baron, Kermit Driscoll
Produced by Lee Towsend
Recorded at Power Station, New York City on March 1987
Engineering by James Farber
Cover photo by Robyn Stoutenburg
Bill
Frisell non finisce mai di stupirci: dopo aver costruito uno
splendido tandem chitarristico con John Scofield nei Bass
Desires, ha flirtato con le voci di Marianne Faithfull e
Mathilde Santhing ricamando insoliti accompagnamenti, si
è tuffato nel free geometrico del sassofonista Tim
Berne, ha mostrato il suo lavoro "nero" nel
micidiale trio elettrico dei Power Tools, e ora ci offre
il suo aspetto più lirico con una nuova band
intimistica.
Rispetto al pregevole album solista Rambler
c'è maggiore varietà d'espressione, si passa
dall'ironia del valzer post-modern Little
Brother all'enigma spezzettato della
scontrosa Animal Race
dall'acid-reggae Alien Prints
alla splendida melodia suadente Lonesome
intrisa di Mexico. Come contraltare alla chitarra
sfuggente Frisell ha scelto io violoncello di Hank
Roberts, rubato al gruppo di Tim Berne; quindi i
controcanti si tingono di sottile malinconia, anche nei
momenti ritmicamente più intensi come Lookout For Hope,
creando suggestivi contrasti. Al frazionamento
imprevedibile dei ritmi contribuisce il batterista Joey
Baron, una specie di De Jonette bianco più spigoloso.
Ciò che distingue Frisell da ogni altro chitarrista jazz
è il suo timbro astratto, ondulato dai vibrati e
dilatato dai riverberi, che suggerisce altre note oltre a
quelle effettivamente suonate.
L'arrangiamento a cubo di Rubik della monkiana Hackenshach
è un altro gioiellino che conferma l'unicità di questo
chitarrista; forse questo disco è meno immediato e più
introverso dei suoi lavori precedenti, ma innegabilmente
originale.
Massimo
Bracco
da Buscadero n° 80 aprile 1986
- In Line
(1983) ECM 1241 - vinile
1. Start 5.48 - 2. Throughout 6.50 - 3. Two Arms 3.52 - 4. Short 3.02 - 5. Smile On You 4.00 - 6. The Beach 5.58 - 7. In Line 4.32 - 8. Three 4.12 - 9. Godsong Song 3.58
Musicians:
Bill Frisell, Arild Andersen
Produced by Manfred Eicher
Recorded at Talent Studio, Olso on August 1982
Engineering by Jan Erik Kongshaug
- Before We Were Born
(1989) Elektra 960 843 - cd
1. Before We Were Born 6.46 - 2. Freddy's Step 3.02 - 3. Love Motel 6.43 - 4. Pip, Squeak 5.27 - 5. Goodbye 1.37 - 6. Hard Plains Drifter 13.18 - 7. The Lone Ranger 7.30 - 8. Steady, Girl 2.08
Musicians:
Bill Frisell, Arto Lindsay, Peter Scherer, Joey Baron,
Hank Roberts, Kermitt Driscoll, Julius Hemphill, Billy
Drewes, Doug Wieselman, Ciro Baptista
Produced by Lee Townsend, Peter
Scherer, Arto Lindsay, John Zorn
Cover photo by Laura Levine
Il chitarrista più geniale e versatile della nuova
avanguardia jazzistica ci propone un album
rivoluzionario, esplosivo, senza nessuna limitazione
stilistica, eppure spietatamente lucido.
La totale libertà espressiva del quartetto stabile di
Frisell (assaggiata anche nei folgoranti concerti
italiani) cavalca con ironia lunare o con micidiale
ferocia gli incredibili temi a puzzle: Freddy's
Step sembra un enigma di Ornette
Coleman rivisitato clownisticamente da Frank Zappa, Pip
Squeak è una rapida battaglia di
spigoli e dissonanze. La lucida follia del batterista
Joey Baron e le invenzioni gustose del violoncellista
elettrico Hank Roberts si sposano perfettamente alla
chitarra inimitabile di Frisell, splendidamente
coadiuvata da un agguerrito trio di sassofoni (il solista
di lusso è Julius Hemphill); il gruppo si concee perfino
un blues vagamente mingusiano (Love
Motel) stracciato da continue negazioni
armoniche.
Per rendere un'idea della maestria con cui Frisell sa
ribaltare le situazioni, Before
We Were Born parte da
un malinconico tema felliniano per sfociare in una
furibonda apertura distorta, resa ancora più acida dalle
tastiere feroci di Peter Scherer e dalla chitarra
abrasiva di Arto Lindsay (i due famigerati Ambitius
Lovers).
Se avete colto tutte le sfumature provocatorie nascoste
in questi brani, allora siete pronti all'aggressione
psico-fisica di: Hard Plains Drifter,
sono tredici minuti di sfida, con quattro o cinque temi
al minuto in un continuo cambio di ritmi e umori
contrastanti (dall'acid-country ubriaco al free più
selvaggio), un sorprendente gioco di scatole cinesi
combinato con la complicità del diabolico John Zorn,
supervisore dell'arrangiamento.
A ribadire la geniale originalità compositiva di
Frisell, la malinconica giostra The
Lone Ranger si
trasforma a vista d'occhio in una minacciosa pulsazione
elettronica. La melodia ansiosa di Steady
Girl, cantata teneramente da Arto
Lindsay, ci rituffa nel mistero di un enigma dilatato.
(...)
Massimo
Bracco
da Buscadero n° 93 giugno 1989
|