Ambitius Lovers
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- Greed
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- Greed
(1988) Virgin CDV 25 45 - cd
1. Copy Me 3.43 - 2. Privacy 3.43 - 3. Caso 2.40 - 4. King 4.35 - 5. Omotesando 1.36 - 6. Too Far 3.00 - 7. Love Overlap 4.40 - 8. Admit It 3.44 - 9. Steel Wool 1.01 - 10. Para Nao Contrariar Voce 2.38 - 11. Quasi You 4.24 - 12. It Only Has To Happen Once 3.41 - 13. Dot Stuff 1.03
Musicians:
Arto Lindsay, Peter Scherer, Nana Vasconcelos, Vernon Reld, D.K. Dyson,
Melvin Gibbs, John Zorn, Bernard Fowler. Marcai,
Gordinho, Trambique, Eliseu, Luna, John
Lurie,
Gall Lou, Kazu, Bill Frisell, Joey Baron, Jill Jaffe
Produced by Peter Scherer
Recorded at Skyline Studios
Engineering by Roger Moutenot
Arto
Lindsay, brasiliano d'origine e newyorkese d'adozione con
la sua faccia particolare si è fatto notare già da
tempi di No New York dove
insieme ai suoi DNA sconvolge le nostre orecchie
raffinate con suoni pervasi da un'inquietudine
difficilmente ignorabile, poco tempo dopo uscì il primo
ed incredibile album dei Lounge Lizards e l'incredibile
era creato più che dal sax sconvolto e mal suonato di
John Lurie, sopratutto dalla sua chitarra schizoide
eppure così affascinante, seguirono altre collaborazioni
ed uscite dai DNA fino al disco d'esordio da solista
intitolato proprio Ambitius Lovers
dove melodie e ritmi brasiliani erano confusi con
passaggi jazz e pennellate di rock personalissimo, il
tutto risultava un po' troppo mal organizzato ed il disco
non ebbe i consensi che forse Arto si aspettava e che
sicuramente in parte si meritava.
Questa nuova prova intitolata Greed
è frutto di una collaborazione con Peter Scherer,
tastierista a me purtroppo sconosciuto è invece una cosa
grande; tutto è perfetto dalle stesure compositive alle
esecuzioni che vedono come musicisti oltre al duo
addiruttura John Zorn al sax, Bill Frisell alla chitarra,
Joey Baron alla batteria, Nana Vasconcelos alle
percussioni, Vernon Reid alla chitarra Melvin Gibbs al
basso, Jill Jaffe al violino, insomma un sacco di bella
gente proveniente dalle frange più avanguardiste del
nuovo jazz americano, membri dei Power Tools e del gruppo
di Tim Berne unito per suonare musica che jazz non è e
che non può avere una definizione ben precisa anche se
le maggiori influenze sono funky e la dance più moderna.
Bene, ora che la maggior parte si sarà scandalizzata
posso dire che il disco è davvero splendido, denso di
vigore e di musicalità che appare sempre più raramente
in opere magari meno contaminate, qui c'è posto anche
per le dolci ballate in Bossa Nova scritte con evidente
influenza di Joao Gilberto, da sempre "grande
maestro" del genere e da sempre idolo di Arto
Lindsay. (...)
Romano
Patrizio da Buscadero n° 84 settembre 1988
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