David Darling
album
in pagina:
-
Cycles
- Journal October
-
Cello
- Dark
Wood
collabora in:
- Epigraphs
- The River
- The Sea
- The Sea II
(Ketil
Bjornstad)
- Faces
(John Clark)
- Exile
(Sidsel
Endresen)
- Window Steps
(Pierre Favre)
- Inverness
- Lake Unto The Clouds
- A Song For The Earth
(Radiance)
- Eos
- Skywards
(Terje Rypdal)
-
Old Friends, New
Friends
(Ralph
Towner)
Cresciuto ad Elkhart, nell'Indiana, Darling suonava il
basso in un complesso di rock and roll, il sassofono alto e quello
baritono in complessi jazz, la tuba nelle bande marcianti del suo paese,
ma scoprì la sua vocazione quando imbracciò il primo violoncello.
All'inizio degli anni '70 Darling milita nel primo Consort di Paul
Winter e partecipa alla session leggendarie di
Road e Icaro. Scompare dalla circolazione per circa cinque anni, poi
rientra nei ranghi e aiuta il maestro della world music a concepire
altre due pietre miliari del genere,
Earth Dance e Common Ground. Suonando con Winter, Darling ha l'occasione di
ascoltare musica proveniente da tutto il mondo: musica brasiliana, folk
africano, percussioni hindu... Il Consort è un laboratorio in cui ogni
assolo funge da incubatrice per una carriera solista.
E così Darling accopagna Ralph Towner su
Old Friends New Friends, Glen Moore su Introducing, e poi tanti altri, compresi persino il cantautore Arlo
Guthrie e il gruppo Spyrogira.
Nel frattempo ha avviato la sua carriera solista con
Journal October. L'album ha già i tratti che saranno del Darling
maturo: una superba padronanza dello strumento, un gusto prelibato per
le sonorità classicheggianti, la predilizione per i tempi medi e le
chiavi minori. Spiccanole variazioni minimaliste per solo violoncello di
Slow Return e l'improvvisazione per violoncello ed elettronica
della title-track. Le qualità timbriche della sua tecnica allo strumento
risaltano però meglio nei due Solo Cello: lamento tzigano, mantra indiano, improvvisazione jazz
e melodia occidentale tendono a confondersi in una dialettica tonale che
antepone l'intensità emotiva alla suggestione cromatica.
Contrariamente a quanto facevano i jazzisti d'avanguardia in quel
periodo, gli assoli di Darling rifuggono dalla fredda elugubrazione
stilistica per immergersi senza ritegno in una cornucopia di accenti
esotici e di melodie occidentali. La suggestione cromatica di "canzoni"
come Minor Blue e Clouds è elevatissima, benchè l'architettura della partitura
sia fra le più audaci del periodo (un trio di violoncelli, l'uno
sovrapposto all'altro con ruoli ritmici e melodici diversi).
L'album Cycles prese lo spunto da queste innovazioni, ma giovandosi di
un ensamble di tutto riguardo, nel quale spiccano Jan Garbarek al
sassofono, Steve Khun al pianoforte e Collin Walcott al sitar e alle
percussioni. Incontenibile l'estetismo, quasi barocco il risultato: da
Cycle Song a Ode, Darling coniauna forma di ballata pop-jazz, dagli
accenti vagamente indiani (Cycle Three), dimessa e soffusa, lenta e macerante, condotta da un
tema struggente.
Le collaborazioni continuano numerose, sia nelmondo del folk (Tom Rush)
sia in quello del jazz (Eos, con Terje Rypdal). Con Winter cesella
Callings e la Missa Gaia. In trio con altri due reduci del Consort, Jim Scott
alla chitarra e Nancy Runbel all'oboe, Darling dà anche vita ai Radiance,
con cui esegue world music da camera di grande originalità. Rispetto
agli Oregon l'ispirazione è appena più etnica, ma è l'esecuzione a
costruire il fatto saliente, all'insegna di una pulizia formale degna
della musica da camera più austera.
Nella seconda metà degli anni '80, Darling si rassegna a un ruolo di
gregario prima per il pianista Michael Jones, e i suoi
Amber, After The Rain e Magical Child, poi per la flautista Radhika Miller, con cui incide
Origins, Gems Of Grace, Blossoms In The Snow e Laughling Waters.
Il suo prestigio nel mondo della new age aumenta al punto da
consentirgli di tornare a registrare a proprio nome. Nasce così un altro
capolavoro. Cello, disco interamente dedicato al movimento classico
chiamato "adagio". Tutte le composizioni sono degli adagi, anzi sono
degli adagi ispirati all'adagio per eccellenza. l'Adagio Per Archi di Samuel Barber. A questo bisogna aggiungere un sound
spaziale dovuto agli arrangiamenti elettronici, in modo da estendere il
suono del violoncello. Il risultato sono poemi tonali come
Choral (una variazione su
Cycle Song), improvvisazioni a più voci come
Psalm (un tributo a Hindemith).
I tre Dark Wood si ispirano alle tecniche del canto gregoriano, mentre
Lament e The Bell si rifanno all'armonia e al contrappunto del Medioevo.
No Place No Where, Two Or Three Things e In November sono praticamente dei "remix" della stessa composizione
(il violoncello viene sovrapposto così tante volte da dare l'impressione
che sia un'orchestra d'archi). Soltanto
Totem ritorna alla tradizione rapsodica del violoncello
classico.
Dopo qualche anno è uscito un altro trionfo della sua arte solista:
Eight String Religion. L'album ha richiesto dieci anni di lavoro. Il suo
forte è innanzitutto la melodia, sia quella delicata di
Soft Light, strimpellata pianissimo sulle corde del violoncello e
accompagnata da improvvisazioni di pianoforte da cocktail lounge, sia
quella pop, Remember, canticchiata senza parole con la struggente
nonchalance di una ballata di Leonard Cohen. Il vertice di tutto questo
lied sottovoce è forse Sweet River: mentre il violino tiene un passo da ballo
rinascimentale, i violini intonano un adagio barocco che ritorna a
ondate e il pianoforte continua il discorso iniziato da un cinguettio
d'uccellini.
La title-track apre invece il fronte religioso, come da titolo.
L'intensità si fa lacerante, benchè una nota lasci mai trasparire
fervore o disperazione. L'afflato mistico trapela invece da
Sojourn, dal soffice arpeggio di tastiere, dall'intrepido canto
del violoncello che imita l'oceano, dall'incalzante figura raga del
pianoforte. L'album più lirico, tenero e commovente della carriera di
Darling. Un lento, cosmico, intreccio di accordi che sembra sempre
cadere in trance.
Dark Wood (registrato nel luglio 1993) ripete il miracolo, con
una mano ancor più felice per le sovraincisioni del suo violoncello.
L'idea è quella dei pezzi omonimi di
Cello (il disco è infatti suddiviso in quattro
Dark Wood, a partire dal IV): ispirarsi alle tecniche della musica antica (qui non
soltanto medioevale sacra, ma anche profana e rinascimentale) per
comporre movimenti lenti ("adagio" o similia) di una compostezza e
austerità classica.
Dawn e New Morning, cullati in frammenti melodici che fluttuano nell'etere
con una dolcezza malinconica quasi "schubertiana", hanno di nuovo la
profondità e l'intensità di salmi religiosi. Anzi, gli abissi di
tonalità gravi di In Motion propendono per una concentrazione quasi zen, e in
Earth si intuiscono fievoli echi di raga. In
Journey e Medieval Dance, Darling tenta di imprimere il senso della fiaba, ma ne
risulta una musica dal movimento pulsante e dalla direzione sfuggente,
che presenta una qualità allucinatoria. Molti brani sono appena
accennati: Darling sfiora le corde del suo strumento per qualche secondo
e poi lascia che i reverberi della musica si spengano nel vuoto senza
neppure tentare di spiegare il suo gesto.
Con l'umile violoncello Darling ha trovato il modo di comporre una
musica sempre più personale e di un'emotività sempre più soffocata. Ogni
brano diventa un mosaico di "droni" anemici, di accordature che imitano
la viola da gamba, di timbri ovattati.
La sua arte di doppelganger violoncellistici che risuonano da angoli
reconditi dell'animo, ha raggiunto un livello di purezza davvero degno
della musica sacra antica.
Innamorato della bellezza classica, Darling è intento a continuare la
tradizione del violoncello classico. Anche nei suoi esperiementi più
audaci di etno-jazz non è mai stato un tecnico del sound, non ha mai
approfondito una cultura, ma soltanto preso in prestito la sua
emotività, il timbro, il feeling. Tutto ciò che la sua musica incorpora
viene imitato in un modo molto personale.
Darling è stato ed è tuttora uno dei protagonisti della rivoluzione che
sta portando gli strumenti ad arco al centro dell'attenzione della new
age. E, nonostante Darling disconosca il virtuosismo fine a se stesso,
le sue improvvisazioni rappresentano altrettante pietre miliari per
l'evoluzione della tecnica dello strumento.
Piero Scaruffi da:
Enciclopedia dellaMusica New Age, Elettronica ect
ed Arcana 1996
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- Cycles
(1982) ECM 1912 - cd
1. Cycle Song 7.06 (D. Darling) - 2. Cycle One: Namastè 4.08 (Darling/Walcott/Garbarek) - 3. Fly 9.18 (Darling) - 4. Ode 6.51 (Darling) - 5. Cycle Two: Trio 5.30 (Darling/Khun/Walcott) - 6. Cycle Three: Quintet And
Coda 7.51 (Darling/Khun/Walcott/Andersen/Castro-Neves) - 7. Jessica's Sunwheel 5.21 (Darling/Castro-Neves)
Musicians:
David Darling, Collin Walcott, Steve Khun, Jan
Garbarek,
Arild Andersen, Oscar Castro-Neves
Produced by Manfred Eicher
Recorded November 1981 at Talent Studio, Oslo
Engineering by Jan Erik Kongshaug
Cover photo by Christian Vogt
- Journal October
(1980) ECM 1161 - vinile
1. Slow Return 12.53 - 2. Bells And Gongs 1.25 - 3. Far Away Lights 3.40 - 4. Solo Cello 5.43 - 5. Minor Blue 3.15 - 6. Clouds 6.17 - 7. Solo Cello 6.22 - 8. Solo Cello And Voice 2.58 - 9. Journal October, Stuttgart 10.21
Musicians:
David Darling solo
Produced by Manfred Eicher
Recorded October 1979 at Tonstudio Bauer, Ludwigsburg
Engineering by Martin Wieland
- Cello
(1992) ECM 1464 - cd
1. Darkwood I 2.21
- 2. No Place Nowhere 4.39
- 3. Fables 5.04
- 4. Darkwood II 1.19
- 5. Lament 2.50
- 6. Two Or Three Things 4.43
- 7. Indiana Indian 3.24
- 8. Totem 2.13
- 9. Psalm 2.23
- 10. Choral 4.05
- 11. The Bell 2.39
- 12. In November 4.28
- 13. Darkwood III 3.18
Musicians:
David Darling solo
Produced by Manfred Eicher
Recorded on November 1991 and January 1992 at Rainbow Studio, Oslo
Engineering by Jan Erik Kongshaug
Cover photo from the film Passion by Jean Luc Godard
- Dark Wood
(1995) ECM 1519 - cd
1. Darkwood IV: Dawn 5.12
- In Motion 4.18
- Journey 5.09
- 2. Darkwood V: Light 1.03
- Earth 4.27
- Passage '52
- 3. Darkwood VI: Beginning 2.08
- Up Side Down 1.56
- Searching 2.52
- Medieval Dance 3.51
- 4. Darkwood VII: The Picture 3.49
- Returning 3.07
- New Morning 5.09
Musicians:
David Darling solo
Produced by Manfred Eicher
Recorded on July 1993 at Rainbow Studio, Oslo
Engineering by Jan Erik Kongshaug
Cover photo by Jim Bengston
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